01 LUGLIO 2006

Base Usa, Hüllweck aveva detto sì
Urbanistica: è scontro totale
Marzotto, accordo trovato sulla ricollocazione Scongiurati i licenziamenti

Base Usa, Hüllweck aveva detto sì

di G. M. Mancassola

Parere favorevole. È questo il contenuto, nero su bianco, della lettera che il sindaco Enrico Hüllweck ha consegnato il 15 giugno scorso ai commissari del Comipa, il comitato regionale chiamato ad esprimersi sul progetto per la costruzione di una nuova caserma americana all’aeroporto “Dal Molin”. Lo rivela Ciro Asproso, consigliere comunale dei Verdi, che ha presentato in municipio una domanda di attualità, allegando il verbale della riunione che si tenne alla Ederle. L’incontro rappresentava la prima delle tre tappe che entro settembre decideranno le sorti dell’operazione: dopo il Comipa, il 6 luglio si riunirà una commissione ministeriale convocata dalla Difesa, con il coinvolgimento di Comune e Provincia; poi la pratica passerà sul tavolo del Governo Prodi, che darà l’ultimo giudizio. Alla Ederle il sindaco Hüllweck aveva partecipato da ospite, senza diritto di voto. Ma il suo ruolo era stato decisivo: bisognava infatti superare il parere contrario espresso dall’Edilizia privata, che aveva rilevato il contrasto con il piano regolatore. Ed ecco cosa riferisce il verbale di quella riunione: «Il sindaco consegna al Comipa una lettera specifica sulla realizzazione dei progetti Usa presso l’aeroporto “Dal Molin”. La lettera, pur confermando che i 16 progetti contrastano con quanto previsto dai vincoli dell’edilizia privata, sancisce che il Comune in deroga esprime parere favorevole definendo tali opere necessarie per la pubblica utilità e la difesa nazionale». La conseguenza è che il funzionario regionale Domenico Sarubbi «comunica che, a seguito della citata decisione del Comune di esprimere parere favorevole in deroga alle norme previste dal piano regolatore, la Regione Veneto esprime anch’essa parere favorevole». Uno dei commissari, poi, fa presente che «la progettazione avrà un impatto molto consistente sul territorio che va ben oltre il rispetto o meno delle norme del piano regolatore». Per questo, chiede al sindaco «se sta prendendo in esame anche i risvolti sociali e le diverse opinioni della cittadinanza». Hüllweck risponde quindi che «ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Romano Prodi», precisando che «la cittadinanza già era a conoscenza della problematica e soprattutto non vi è nessun accordo segreto stipulato fra la persona del sindaco e il comando Setaf su tale progettazione». Il sindaco chiede poi «sempre al Governo italiano se è intenzionato a dare attuazione al progetto. In caso affermativo, si chiede che lo Stato intervenga a favore del Comune per finanziare le nuove e necessarie infrastrutture stradali e dei servizi inerenti. Nella lettera è anche specificato che il Comune ha espresso in merito parere favorevole a condizione che vengano finanziate dallo Stato le infrastrutture stradali e dei servizi». Non tutto, quindi, era in mano al Governo Prodi. Alla comunità locale è stato chiesto un parere e il sindaco ha risposto positivamente, imponendo una serie di condizioni. Asproso riapre quindi il fronte polemico, tornando all’attacco: «Perché in quell’occasione il sindaco non chiese al comitato di rinviare il parere, in attesa di conoscere le determinazioni del gruppo di lavoro ministeriale in merito alle problematiche urbanistiche, viabilistiche ed idrogeologiche, come peraltro, richiesto da alcuni commissari?». E ancora: «Senza un ampio mandato del consiglio comunale e ben sapendo che questo avrebbe condizionato i pareri della Regione Veneto e del Comipa, il sindaco ha deciso, egli solo, del futuro di una città di 120 mila abitanti. Ora vorrebbe farci credere di non avere nessuna responsabilità sull'esito della decisione finale? Il consigliere sottolinea poi come uno dei membri del Comipa suggerisca «al Comune di valutare bene in sede consiliare tutti gli aspetti burocratici relativi al cambiamento della destinazione d'uso dei terreni, in quanto un'analoga situazione affrontata in precedenza da Comune di Padova, ha provocato un ricorso al Tar». Un altro commissario, poi, «chiede al sindaco se il presidente del Consiglio è tenuto a dare una risposta alla lettera. Inoltre chiede: se la citata risposta arriva tardi o fosse negativa, cosa succederà? E Hüllweck risponde che sarà il Governo a decidere su tutto e tutti». «Come fa il sindaco a dire che la cittadinanza era a conoscenza del progetto, se tutte le forze politiche, persino di maggioranza, hanno accusato la Giunta di aver agito all'insaputa del Consiglio comunale?», chiede Asproso, che conclude: «La mia opinione è che il sindaco abbia “venduto” Vicenza agli americani, ma nello stesso tempo, voglia farci credere che se il Dal Molin verrà cementificato la colpa è solo di Prodi».

Raccolte 3500 firme contro il nuovo insediamento: «Il 3 luglio tutti in piazza, poi andremo a Roma»
I Comitati in guerra con Bush
Due Comuni e 5 quartieri uniti: non toccate l’aeroporto

di Gian Maria Maselli

L'ombra dell'aeroporto militare Dal Molin e dell'area demaniale adiacente, che dovrebbero essere cedute alle forze armate Usa, sta riuscendo a fare ciò che non sempre è automatico: mettere insieme più comitati di cittadini. È il caso di quelli San Paolo-quartiere Italia, area Centrale del latte, Laghetto-Pp10, Monte Asolone, Ponte Marchese-San’Antonino, con l'interessamento anche di Caldogno e Lobbia-Costabissara. Comitati sorti con finalità diverse e peculiari, ma attualmente compattati dallo «spettro di un insediamento militare operativo, che porterebbe un forte impatto ambientale con la cementificazione di 600 mila metri quadri ora verdi, la costruzione di palazzine militari alte venti metri, inquinamento acustico, aumento del traffico in una zona (da via Sant'Antonino ai dintorni di viale Dal Verme) già assediata dal traffico. E poi problemi di integrazione con militari reduci da zone di guerra e quindi vittime di disagio psichico e una ulteriore militarizzazione della città, con relativi dubbi legati alle priorità dello sviluppo del capoluogo e alla sicurezza attorno ad obiettivi sensibili». «Del resto - osserva Paolo Ruffato del comitato San Paolo - come in passato poco prima di atterrare al Dal Molin i velivoli Usa si abbasseranno seguendo il corso del Retrone, che attraversa buona parte della città. Saranno molti vicentini ad averceli sulla testa, non solo gli abitanti di questa zona». E allora cosa fare per fermare un progetto che nemmeno il governo (vera sede decisionale con il ministero della Difesa) sa dire se è ancora un’ipotesi o se è cosa fatta, con relativo già avvenuto esborso di dollari al demanio e conseguente eventuale pagamento di penali da parte dell'Italia se non dovesse rispettare eventuali accordi vincolanti già firmati? Questa la risposta dei comitati: «Nostro primo obiettivo è sfruttare ogni margine esistente per bloccare il progetto. Andremo a Roma il 5 luglio per chiedere chiarimenti. Punto secondo, vogliamo evitare che in futuro una qualsiasi amministrazione comunale del capoluogo tenga certe decisioni in sordina, nascondendo fino all'ultimo il proprio avallo perfino a componenti della maggioranza, senza informare né consultare la cittadinanza». Leopoldo Carta, dirigente dell'As rugby Vicenza, nel chiedere quale nuova collocazione avranno i tre campi da gioco calcati da 250 tesserati di ogni età (verrebbero occupati da due campi da baseball americani e da parte delle palazzine militari) svela: «Già un anno fa l'assessore Claudio Cicero ci preannunciò la visita di tecnici statunitensi, venuti qui ad effettuare rilievi sul terreno. Speravamo che il comune sdemanializzasse l'area, acquistandola e classificandola come area sportiva. E invece….». Trainato anche dall'Osservatorio sulle servitù militari, si ingrossa dunque con il coordinamento comitati il fronte anti Dal Molin agli Usa. Lunedì 3 luglio alle 18 si terrà una manifestazione in piazza Castello. Fanno sapere Giancarlo Albera e Rosetta Guglielmo del coordinamento: «Abbiamo già raccolto 3.500 firme, e altre ne raccoglieremo in piazza. Dove mostreremo una gigantografia della cartina di Vicenza. Lì si vedrà bene quanta parte della città verrebbe occupata da insediamenti militari stranieri: la Ederle, il sito di Longare, il Dal Molin… Come una zona industriale. La nuova base Usa sarà un affare? Non certo per i comuni cittadini, ma solo per pochissimi vicentini. È una motivazione che fa acqua, continueremo la nostra battaglia».

Anche dalla Cgil pieno appoggio alla protesta di lunedì prossimo
In quel corteo le tre anime dei Ds fra astenuti, solidali e guerriglieri

(al. mo.) È il bello della politica: fra i Ds alcuni non andranno, altri si presenteranno alla manifestazione del 3 luglio in piazza Castello contro il progetto della base Usa al Dal Molin ma «solo a titolo personale» perché il partito «per non strumentalizzare la protesta» come ha fatto sapere la segretaria Daniela Sbrollini, ha deciso di non partecipare ma dare solo un’adesione. E poi c’è chi, come la Sinistra Ds di Andrea Tapparo che su quella “astensione” del partito non è per nulla d’accordo, sarà in prima fila. In piazza ci sarà anche la Cgil con il segretario provinciale Oscar Mancini: «Abbiamo incontrato il coordinamento dei comitati cittadini impegnati ad impedire l’ennesima colata di cemento sulla città - fa sapere in una nota il sindacato - E abbiamo rilevato l’esistenza di ampie convergenze. La Cgil ritiene che la previsione di un nuovo insediamento militare all’aeroporto Dal Molin avrebbe un impatto ambientale e sociale devastante in un’area già fortemente congestionata». Quanto alle scelte dei Democratici di sinistra di non partecipare come partito, Mancini alza le mani: «Non commento cosa fanno gli altri, so solo che ho ricevuto le adesioni al nostro documento sulla manifestazione del 3 luglio da parte di altri Ds». Come l’onorevole Lalla Trupia e il capogruppo in consiglio comunale Luigi Poletto. Che però si considera comunque in sintonia con le scelte della segreteria provinciale: «Giusto non strumentalizzare la protesta dei cittadini. La mia è una posizione personale, come capogruppo. E credo che saranno presenti in piazza Castello assieme ai comitati cittadini anche altri consiglieri come Antonio Dalla Pozza, Valentina Dovigo e Gianni Cristofari. Non diamo però la nostra adesione all’altra manifestazione, quella del 5 luglio (promossa dall’Osservatorio contro le servitù militari: ndr), non vogliamo che si trasformi in una protesta antiamericana. Quanto a Tapparo, per lui le cose sono molto chiare: la nuova base americana all’aeroporto è «invasiva e dannosa». Per questo «tutta la Sinistra Ds di Vicenza aderisce e partecipa attivamente al corteo del 3 luglio e ribadisce che la città vuole costruire la pace e non contribuire alle guerre. E si dissocia dalla decisione assunta dalla Segreteria provinciale del partito».


Urbanistica: è scontro totale

di G. M. Mancassola

«Fortuna che il nuovo assessore aveva promesso un nuovo metodo di lavoro. Invece di migliorare, la situazione è peggiorata. E noi ci sentiamo presi in giro». Ha dovuto fare il pompiere, ieri, Giuseppe Tapparello, presidente della commissione Territorio, il più importante filtro fra la Giunta e il Consiglio, perché istruisce le pratiche più delicate, quelle di urbanistica. Di fatto, la commissione rappresenta il Consiglio: è lo scontro totale in atto non lascia intravedere cieli sereni in vista di importanti appuntamenti come il Pp10 e il consuntivo 2005. Dopo le parole dell’assessore all’Urbanistica Marco Zocca, che ha accusato di inefficienza la commissione e il Consiglio per spiegare le ragioni del flop urbanistico di fine giugno, con il mancato voto sui sette Piruea, ieri più di un rappresentante del centrodestra chiedeva la testa dell’assessore, invocando una mozione di sfiducia. Tapparello, invece, nonostante fosse stato chiamato in causa da Zocca con nome e cognome, ha preferito consegnare alla stampa la sua replica, la sua verità, «dopo aver chiesto la condivisione» alla capogruppo leghista Manuela Dal Lago, ai forzisti Gabriele Galla e Fiorenza Dal Zotto, e al vicepresidente diessino Ubaldo Alifuoco. La commissione individua l’origine di molti mali nelle incomprensioni legate al Pat, il nuovo piano regolatore. «Nella programmazione dei lavori la commissione Territorio - spiega Tapparello - si è sempre mossa con una chiara certezza di fondo: senza il Pat, senza una visione generale di ciò che si intende fare sul territorio, non si può discutere di Piruea, piani che riguardano solo una particolare zona. A fine agosto il neo assessore prendeva l’importante impegno di licenziare il documento preliminare al Pat, quale strumento base che pone le linee guida su cui poi ragionare la gestione urbanistica e lo sviluppo sostenibile della città». Si torna allora alla bozza del prof. Crocioni, sfuggita al controllo degli uffici nell’estate 2005, distribuita in commissione a settembre, con la promessa di modifiche nel giro di un mese: «L’assessore si era impegnato a presentare il testo finale entro settembre. Il documento è stato invece presentato dalla Giunta solamente il 21 aprile di quest'anno e presentato ai consiglieri il 10 maggio». Senza visione generale, impossibile la visione del dettaglio. «Ricordo - prosegue Tapparello - che prima dell'adozione dei Piruea il settore Urbanistica, con una nota a firma dell’allora assessore Maurizio Franzina e della dirigente Lorella Bressanello, si era impegnato in modo che tutti i piani passassero in commissione per una istruttoria prima di andare in Giunta. Accordi, tutti, disattesi. Di otto Piruea solamente due hanno seguito l'iter pattuito (Ftv e Monte Asolone) perché iniziati ancora nel 2000». «La commissione - incalza Tapparello - si è riunita di media una volta alla settimana, intensificando negli ultimi mesi l'attività a due incontri settimanali per arrivare nell'ultimo mese anche a tre. La commissione ha parlato della zona industriale il 22 novembre 2005, alla presenza dello stesso Zocca che ha assicurato che a inizio 2006 la delibera sarebbe stata approvata. Ai primi di marzo, non avendo alcun riscontro, la commissione sollecitava l'assessore a presentare la delibera, che arrivava in Consiglio solamente ai primi di maggio. Lasciamo ai lettori valutare di chi è la responsabilità di questi ritardi. Non è colpa nostra se la commissione non ha potuto valutare le controdeduzioni relative ai Piruea ed esprimere le opportune osservazioni ma per l'estremo ritardo con cui ci è stato consegnato il materiale, che abbiamo trovato sulla scrivania solo a fine maggio». «Serve più condivisione - conclude Tapparello, supportato dalla maggioranza dei commissari - l’urbanistica non si fa al ristorante, come avevano proposto a inizio aprile per discutere del Pat. La realtà è che abbiamo perso 12 mesi. Se Zocca non riesce a gestire le due deleghe, all’Urbanistica e al Bilancio, non è colpa nostra. È esclusivamente colpa sua».

L’Udc a ruota libera su zona industriale, bando degli interessi diffusi, rotatorie e circoscrizioni
«Questa non è una maggioranza»
Cavazza: «Se non si trova l’intesa, il sindaco deve prenderne atto»

(g. m. m.) «Questa maggioranza non è una maggioranza». Nel furibondo valzer politico di fine giugno, che si è divorato le grandi strategie urbanistiche in un solo boccone e che sta macinando gli equilibri precari del centrodestra, si butta a pesce anche l’Udc. Il quarto partito per peso specifico della Casa delle Libertà, con un assessore e un consigliere, alza la testa e spara bordate destinate ad agitare ulteriormente le acque comunali. A parlare è Roberto Cavazza, vicesegretario regionale dell’Unione democristiana. «Questa maggioranza non è una maggioranza - dice - visto il risultato politico-amministrativo rimediato sul tema dell’urbanistica. Non siamo riusciti in tre anni ad avere una variante decente alla Zona industriale, finendo per demandare il parere risolutivo ad altri». In altre parole: se qualcuno dovesse chiedere al consiglio comunale cosa ha deciso, il Consiglio risponderebbe di andarlo a chiedere alla Regione. «La stessa vicenda dei Piruea non è stato un bell’esempio di amministrazione - prosegue Cavazza -. In campagna elettorale, nel 2003, ci sono state dichiarazioni a destra e a manca che promettevano risposte ai cittadini che avevano aderito al bando per gli interessi diffusi. Ebbene, del Bid non si è saputo più nulla». E poi c’è il capitolo Mobilità: «Si pensi a dare dignità al piazzale della Vittoria, dove abbiamo oltrepassato qualsiasi esempio di contraddizione politico-amministrativa». Accanto a Cavazza c’è l’assessore allo Sviluppo economico Ernesto Gallo, che ricorda il suo parere contrario, fatto mettere a verbale, anche su altri rondò, come quello di viale Milano davanti alla stazione delle Ftv. «Finiamola con le rotatorie e dedichiamoci ad aspetti che stanno più a cuore ai cittadini, come il rifacimento del manto stradale o dei marciapiedi», prosegue Cavazza, che attacca anche la politica del decentramento: «La gestione è da dimenticare. Non avendo deleghe, c’è un continuo disaccordo con l’Amministrazione. Auspico quindi che le circoscrizioni siano rifondate, oppure si abbia il coraggio di eliminarle. Così come sono, vanno a discapito dei cittadini, che non hanno risposte rapide e concrete. Sarebbe meglio, a quel punto, delegare per ogni zona un consigliere comunale perché si incarichi di portare subito in Consiglio i problemi dei cittadini». Gallo, poi, sventola una nota ricevuta per conoscenza con la quale il sindaco Enrico Hüllweck informa che è scaduta la speciale delega fiduciaria riservata al consigliere forzista Dino Nani per seguire le faccende dell’Annona: «Non ho più l’assessore ombra - scherza Gallo -, che ho sopportato con pazienza soltanto su incarico del partito, rimanendo al mio posto». La conclusione è ancora di Cavazza: «Sono convinto che, se non si troverà la condivisione delle forze politiche della maggioranza, a settembre il sindaco dovrà prendere atto. Non è possibile che non si trovi accordo su temi così importanti per la città. Forse sarebbe il caso di ripartire, con chiarezza e trasparenza, dal programma elettorale».


L’intesa sarà firmata il 12 luglio al Ministero
Marzotto, accordo trovato sulla ricollocazione Scongiurati i licenziamenti

di Giancarlo Brunori

La vertenza Marzotto si sblocca: niente licenziamenti, ma ricollocazione di tutti i dipendenti in esubero. La conferma è contenuta in un’ipotesi di accordo siglata ieri, a chiusura di una trattativa durata fino al tardo pomeriggio tra azienda e sindacati, dopo uno sciopero di quattro ore. All’incontro hanno partecipato, per conto della Marzotto, Massimo Lolli direttore delle risorse umane e l’amministratore delegato Stefano Sassi. I sindacati erano rappresentati da Maurizio Ferron e Giancarlo Mati per la Cgil-Filtea, Mario Siviero e Sergio Spiller per la Cisl-Femca, Antonio Visonà e Pasquale Rossetti per la Uil-Uilta. I dipendenti per i quali l’azienda ha aperto la procedura di mobilità lo scorso maggio sono 175. Due i punti qualificanti dell’intesa che sarà firmata il 12 luglio a Roma. Il primo prevede un piano di gestione degli esuberi derivanti dalla cessazione delle attività di filatura, mistificio, tintoria tops, il cui trasferimento in Repubblica Ceca coinciderà con le ferie estive. Per questi lavoratori è previsto l’utilizzo della cassa integrazione guadagni straordinaria, con un piano di ricollocazione interna ed esterna con una ventina di posti liberi anche alla Fondazione Marzotto, in tintoria ed alla Valentino Fashion Group. Inoltre, è previsto il ricorso alla mobilità incentivata per i pensionandi e per i volontari. Il secondo punto dell’ipotesi di accordo, invece, riguarda il piano industriale specifico per la tessitura di Valdagno: viene garantita la produzione dei tessuti di ricerca e di più alto valore aggiunto; previsti interventi organizzativi ed investimenti per il mantenimento, a fronte degli andamenti di mercato, dell’attuale capacità produttiva e delle principali funzioni tecniche. Ieri, a sostegno del futuro dei lavoratori, una rappresentanza delle Rsu-Fulta, appartenenti alla Valentino Fashion Group di Maglio di Sopra, ha scioperato per un’ora.