01 LUGLIO 2005

dal Giornale di Vicenza

Arriva la “fiducia” dai partiti E Hüllweck non si dimette più
Tosi al S. Bortolo fra le polemiche
«Difendiamo il diritto di asilo» Domani super manifestazione

Arriva la “fiducia” dai partiti E Hüllweck non si dimette più
Ma An avverte: «Basta capricci, ora rimettiamoci a lavorare»

di G. Marco Mancassola

Ha ottenuto quello che voleva: la fiducia. Una parola che ieri non c’era e che oggi è ricomparsa, scritta nero su bianco, firmata dai segretari dei quattro partiti della Casa delle libertà per scongiurare le dimissioni che avrebbero fatto crollare il castello dell’amministrazione comunale di centrodestra. Dopo le parole equivoche diramate mercoledì dalle segreterie di Forza Italia, Lega Nord, Alleanza nazionale e Udc, Hüllweck era andato su tutte le furie e ieri mattina aveva dettato l’aut aut definitivo: senza “fiducia” si va tutti a casa. E così, in fretta e furia, i quattro segretari (Gabriele Galla per FI, Valerio Sorrentino per An, Giuliano Tricarico per la Lega e Vincenzo Garzia per l’Udc) si sono ritrovati all’ora di pranzo e hanno steso un nuovo testo, che suona così: «I partiti della Casa delle libertà, a seguito dell’incontro tenutosi mercoledì, ribadiscono il proprio sostegno al sindaco Enrico Hüllweck; sostegno che non è mai venuto a mancare, contrariamente a quanto affermato da alcune libere interpretazioni. Ribadiamo ancora una volta piena fiducia politica, nell'assoluta reciprocità, nell’operato del sindaco, resa più forte da una maggiore concertazione e collaborazione con tutti i partiti e tutti i consiglieri di maggioranza, per rendere ancora più incisiva l’azione dell’Amministrazione comunale». Alle 15 il fax era già nelle redazioni dei giornali, ma soprattutto nello studio del sindaco, che aveva atteso l’evoluzione degli eventi indossando il camice di pediatra, intento a sbrigare alcune visite. Letto e riletto il comunicato, verificato che ci fossero i contenuti pretesi una settimana fa, dopo che in sala Bernarda era finito in minoranza sulla mozione contraria al piano urbanistico del “Federale”, il capo dell’Amministrazione ha convocato una conferenza stampa nel soggiorno di casa sua, nel signorile palazzo di contrà S. Marco. Così, dopo il via vai di voci che nella mattinata avevano dato per imminente la presentazione di una lettera di dimissioni, dopo l’ebollizione di telefonate sparate fino a Roma ai vertici dei partiti alleati, dopo i sudori freddi patiti dalle schiene degli uomini di fiducia, la burrasca è passata, la temperatura è scesa a livelli accettabili, nell’ovattata atmosfera degli appartamenti privati del primo cittadino, davanti a qualche bibita fresca, accanto al coordinatore azzurro Galla finalmente rilassato in una comoda camicia e in ciabattine infradito, coccolati dalle note di un’armonia soft che arriva dallo stereo. Hüllweck si sfila la giacca, impugna il comunicato, lo legge e infine lo commenta: «È un documento non facile da produrre - dice - anche se apparentemente sembrerebbe il documento più facile del mondo». Poi fa una premessa sulla politica quale arte del divenire e della trasformazione: «Ci vorrebbero uomini per tutte le stagioni, ma non ce ne sono», tanto più al termine di una primavera agitata dall’affaire delle nomine in Fiera e dalla complessa tornata elettorale delle regionali. «Ho quindi ritenuto importante poter richiedere una valutazione su sostegno e fiducia, che mi fa piacere siano ribaditi in questo documento». Fiducia e sostegno, proprio nei giorni in cui Hüllweck taglia il traguardo del secondo anno del secondo mandato. «Il sindaco ha con sé le segreterie e quindi si può procedere con serenità, discutendo se occorre: qui non si chiedono unanimismi. Questo è un passaggio importante, che ritenevo necessario e che considero una pietra miliare che mi rende soddisfatto. A mia volta devo ringraziare le segreterie dei partiti. In cambio, assicuro ogni ulteriore sforzo per il massimo livello di collegialità nell’adozione delle scelte, sempre nella speranza di ottenere il risultato condiviso». Né sulla carta, né nelle parole, tuttavia, compare alcun concetto che faccia riferimento all’urbanistica, il vero nodo intorno a cui è esplosa questa crisi. «L’urbanistica è sempre materia difficile - commenta il sindaco - c’è una situazione non gradita in un settore sul quale bisogna riflettere. In questo momento occorre fare qualche passo in più per la città». Ma è un problema di programmi o di persone? «Le idee camminano sulle gambe degli uomini. Valuteremo. Esamineremo ai raggi x tutta la situazione per capire se basta una terapia ricostituente o se serve la puntura». Dopo una settimana trascorsa lontano da palazzo Trissino, ora che «i rapporti fra partiti e sindaco si sono normalizzati», Hüllweck tornerà questa mattina nel suo ufficio, dove lo attende un cumulo di pratiche; poi passerà qualche giorno di vacanza. Il sorriso sembra tornato, e tuttavia il consiglio comunale anche ieri sera è andato in bianco. Passata la tormenta, dall’arco di Alleanza nazionale scoccano avvertimenti precisi: «Ora basta con i capricci - dice l’on. Giorgio Conte, presidente provinciale - e ricominciamo a lavorare per la città. Si è già persa una settimana: nessuno aveva mai messo in discussione la fiducia al sindaco e al governo che rappresenta».

I primi due anni del secondo mandato
Dal “tutti a casa” al “mi dimetto”
Non è la prima volta che scatta la paralisi

(g. m. m.) In principio c’era stata la genesi della Giunta e il primo “vi mando tutti a casa”; poi venne la commissione Territorio e il faccia a faccia con il premier Silvio Berlusconi, cui seguirono l’ex Cotorossi con il de profundis “se non passa, mi dimetto” e la trasformazione di Aim in holding, intrecciata con il caso del “buco di bilancio” vestito con l’abito da “ex sindaco”. Non è la prima volta che il Comune si inchioda di fronte a crisi cche fanno temere il peggio. In questi primi due anni della seconda Giunta Hüllweck la locomotiva si è fermata per almeno cinque pit-stop fuori programma. Erano trascorsi appena dieci giorni dalla trionfale vittoria alle elezioni del 2003, che già si parlava di blocco, paralisi, braccio di ferro, tensioni. Iniziava così l’avventura del secondo mandato, con il match della composizione della Giunta. Superata la prima trappola, il percorso a ostacoli era passato attraverso le nomine degli enti satelliti, una partita conclusa soltanto all’inizio di quest’anno per i veti incrociati fra i partiti. Passa l’estate e al ritorno sui banchi si presenta il bollente caso della presidenza della commissione “Territorio”, la più importante per la preparazione dei lavori del consiglio comunale. In seguito a quello che venne bollato come un “blitz”, infatti, la presidenza andò all’allora consigliere Marco Zocca, contro gli accordi che destinavano la carica all’aennista Giuseppe Tapparello. La polemica fu furibonda e portò a un processo interno a Forza Italia a carico dei presunti frondisti. Hüllweck, di fronte alla paralisi, confessò l’intenzione di voler volare a Roma, a colloquio dal presidente Berlusconi: «Gli dovrò dire che il clima non aiuta il sindaco, che l’Amministrazione deve difendersi da cose che succedono nei partiti. Si dice che ci sia chi vuole far cadere l’Amministrazione. Si dice... È possibile. È credibile. Ma nessuno pensi di tirare la corda fino a farmi lavorare male o come non voglio. Il giorno in cui verificassi che l’Amministrazione trae danno da quello che succede, sappiano che vanno tutti a casa». Era la prima versione del “tutti a casa” che verrà scandito altre volte, a partire da pochi giorni dopo, quando vennero sollevati dubbi sulla gestione del bilancio, allora nelle mani dell’assessore Carla Ancora. «Per tutti è poco chiaro quello che avviene: c’è solo una cupio dissolvi». Risolta la vertenza della “Territorio”, l’anno si concluse con una doppia maratona in Consiglio: c’erano da approvare il bilancio di previsione 2004 e il maxi-piano urbanistico del Cotorossi e del nuovo tribunale. Erano i giorni di Natale e in Consiglio si diffuse per la prima volta il malanno del numero legale ballerino: c’è e non c’è, ma c’è il sindaco, che andandosene infuriato si sfoga lungo le scale: «Se non passa il Cotorossi, mi dimetterò». Il Cotorossi passò e passò anche il bilancio, così il sindaco rimase saldo al volante. Tempo alcuni mesi, tuttavia, e la situazione precipitò nuovamente. Era giusto un anno fa, di questi tempi, quando in un’estate rovente si infilarono uno dopo l’altro il caso del disallineamento dei conti fra Comune e Aim, e della lunga trattativa sul piano di trasformazione dell’azienda in holding. Il Consiglio andava in bianco a ripetizione e Hüllweck, dopo aver ammesso tutta l’amarezza per una paralisi che non pareva risolversi, lanciò una provocazione, indossando abiti casual e sorridendo ai cronisti: «Sono in divisa da ex sindaco». Anche allora fu trovata la quadratura del cerchio e la nave si rimise in mare. Dopo tanto travaglio, deve aver pensato che era il caso di rinsaldare il patto di fiducia con i partiti, a scanso di ulteriori equivoci. Ora la fiducia è stata riaccordata: basterà?

«È roba da “Prima Repubblica” Una farsa che fa spendere soldi»

(g. m. m.) Quasi increduli di fronte alla desolazione di un consiglio comunale in cui rispondono all’appello appena dieci eletti dal popolo su 41 consiglieri, ben lontano dal quorum dei presenti fissato a quota 21. I consiglieri di opposizione non hanno mancato di far sentire tutto il loro disappunto per quanto accaduto ieri, nonostante la ritrovata fiducia. «È incomprensibile l’atteggiamento personale del sindaco - attacca il diessino Ubaldo Alifuoco - che prima convoca una conferenza stampa nella sua abitazione privata, per dire che la crisi è passata e che la maggioranza gli ha garantito sostegno per continuare l’attività amministrativa, e poi non si presenta in consiglio, continuando una farsa che fa spendere soldi ai cittadini per non fare nulla. Infine, è inaccettabile che un sindaco chieda la fiducia su un piano urbanistico specifico: questo comportamento lascia sbalorditi perché supporta l’idea di un coinvolgimento che va al di là della politica». «La fiducia richiesta a più riprese dal Sindaco è una mancanza di rispetto ai consiglieri della sua maggioranza - rincara Giovanni Giuliari, capogruppo della lista “Vicenza capoluogo” -. L'aver voluto coinvolgere le segreterie dei partiti dimostra ancora una volta l'incapacità del sindaco Hüllweck di svincolarsi dai lacci e laccioli che lo tengono legato non tanto a una coalizione consiliare, ma ai giochi delle segreterie dei partiti, incapaci di avere una relazione positiva ed efficace con i gruppi consiliari. Ho l'impressione che sopravvalutando il proprio consenso, Hüllweck pensi di poter contare su se stesso e di poter prescindere dal confronto con la propria maggioranza e più in generale con tutto il consiglio. Rischia di sconfinare nell'arroganza e soprattutto di non essere più credibile. È convinto il sindaco che una volta ottenuta la fiducia dalle segreterie dei partiti, i gruppi consiliari della sua maggioranza saranno compatti e fedeli? Ma è proprio convinto che con i ricatti e le “sparate” fatti in occasione del voto sulla mozione del Piruea del Federale possano nascere alleanze più robuste? Ci pare che con questa confusione di ruoli non si stia che riproducendo il vecchio modo di fare politica e che non si vuole proprio uscire dalle logiche della Prima Repubblica». «Crisi superata? No e per tre motivi - analizza il capogruppo dei Democratici di sinistra, Luigi Poletto - se ci fosse stato un accordo autentico e non un simulacro di accordo, il sindaco e la sua maggioranza si sarebbero presentati in aula. Nelle poche righe dei comunicati del centrodestra si definisce uno scenario in cui il sindaco appare messo sotto tutela da parte di un Comitato di sorveglianza costituito dai partiti. Non quindi un'espressione di fiducia quanto piuttosto l'evocazione di una strategia di ridimensionamento e controllo di un sindaco che sarà meno libero e più incapsulato. Ma i partiti del centrodestra sono rissosi e quindi tale rissosità si riverbererà sull'azione dell'Amministrazione con esiti di paralisi e di calo di una produttività amministrativa già bassissima. Infine, nei comunicati si omettono le tematiche per le quali la crisi è esplosa, ovvero la gestione dell'urbanistica in città. Segno che a cementare il centrodestra sono le convenienze di potere, non la concordia sulle soluzioni da dare ai problemi di Vicenza».


È arrivato direttamente da Venezia senza autista per inaugurare, con le autorità locali, l’avveniristico laboratorio di emodinamica
Tosi al S. Bortolo fra le polemiche
L’assessore regionale accolto dall’ossessivo volantinaggio di Rdb-Cub

di Franco Pepe

Una visita preceduta da un volantinaggio ossessivo, asfissiante, che ha messo prima in affanno e poi in crisi Antonio Alessandri e il suo staff. Flavio Tosi, il nuovo e giovane assessore regionale alla sanità, giunto puntualissimo, e senza autista, al S. Bortolo per inaugurare il nuovo laboratorio di emodinamica, non se n’è neppure accorto, ma per un paio di ore prima del suo arrivo c’è stata una guerra di nervi nei corridoi dell’ospedale. L’affissione, ovviamente abusiva, pare sia iniziata ancora durante la notte ed è proseguita fino a pochi istanti prima dell’arrivo di Tosi. Decine, anzi centinaia, di volantini, attaccati sui muri, nelle bacheche, con frasi che hanno preso ironicamente di mira l’assessore nordista, accusato fra l’altro, di odio razzista. Insomma, manifesti piazzati un po’ dappertutto, finanche all’esterno, sul ponticello esterno, da parte di Germano Raniero e dei suoi del Rdb-Cub, che alla vigilia avevano fatto esplodere in una lettera aperta gli stessi toni esplosivi. Così, quando ieri mattina Alessandri di buon’ora è arrivato in ufficio, quasi gli veniva un colpo. Qualche minuto di sbigottimento e poi è partita la controffensiva con l’ordine perentorio a commessi e altro personale di rincalzo di tirare via tutta la stampa clandestina. È così iniziata una caccia sfrenata ai volantini e ai misteriosi attacchini. Solo che mentre il gruppo del dg li staccava, l’altro gruppo scatenato dei Rdb guidati da un Raniero in tenuta estiva strategicamente espostosi come diversivo, li riattaccava. Alla fine il dg non ne ha potuto più, ha chiamato la questura, e sono arrivati di corsa gli uomini della Digos. A questo punto la simpatica gazzarra è finita assieme alla campagna di volantinaggio orchestrata dal leader locale degli autonomi, e se ne è andata la prima parte (semiseria) non prevista dal copione della visita dell’assessore che, non si sa se informato o no dell’accaduto, ha mantenuto un aplomb invidiabile, dimostrando di essere entrato con naturalezza nel ruolo istituzionale. «Vedrete - ci confidava la presidente della Provincia Manuela Dal Lago giunta in ospedale assieme al neo consigliere della Lega Nord Roberto Ciambetti - sarà una sorpresa in positivo per molti. E’ intelligente, sa ascoltare, comprende i sentimenti della gente, e ha la capacità di mediare interessi generali e particolari. Io ho grande fiducia in lui. Vedrete che saprà prendere posizione, che saprà difendere il Veneto nei confronti di Roma. I volantini ? Solo bassa demagogia politica». E lui, Tosi, con la giacca in pratica fino in fondo malgrado l’afa attaccasse gli abiti alla pelle, a Vicenza ha cominciato a convincere anche gli scettici, perché le prime risposte le ha date subito concrete, senza paura e senza complessi, visto che alla sanità si accosta davvero “duro e puro” nel senso autentico dello slogan leghista coniato da Bossi, senza scheletri incatenati nell’armadio e senza l’assillo di dover proteggere lobbyes o colletti inamidati. «Da me la sanità vicentina avrà un occhio di riguardo. A parte i tanti amici di qui, i consiglieri regionali, la Dal Lago che conosco da 15 anni, ai quali dovrò - ha detto scherzosamente - rendere conto, la programmazione va condivisa. E per farlo bisogna venire sul territorio, dialogare, confrontarsi con i sindaci, con le parti sociali, con i colleghi. La sanità non è né di destra né di sinistra, e l’approccio non può essere demagogico. Ho ereditato - ha continuato - un ottimo sistema sanitario con livelli di eccellenza. Nel Veneto, tranne il Friuli che confina con noi, viene tutta Italia a curarsi, anche se i problemi ci sono, come le liste di attesa da abbattere, gli accessi ai pronto soccorso. Bisogna, quindi, fare investimenti. Ma prima voglia andare in giro per il Veneto per prendere visione delle cose che mancano. Ripeto, sono disponibile al confronto per affrontare insieme i problemi e mantenere la sanità vicentina ai livelli attuali». Una dichiarazione di intenti, la sua, presa al volo dal vicepresidente del consiglio regionale Achille Variati della Margherita: «Accogliamo questa proposta di dialogo. Gli tendiamo la mano anche noi. Facciamo subito a Venezia un tavolo sulla sanità vicentina». In precedenza, dinanzi al prefetto Angelo Tranfaglia, al consigliere regionale Onorio De Boni, all’assessore comunale Piazza, ai direttori generale Caffi e Carraro, e alla scia dei primari quasi al completo, la benedizione del nuovo, avveniristico laboratorio di emodinamica, il saluto del dg Alessandri, quello del presidente della conferenza dei sindaci Eleutheriuos Prezalis, che ha rivendicato il credito vicentino della seconda ortopedia, mai concessa da Venezia nonostante il sacrificio dei 50 posti di riabilitazione previsti dalle schede ospedaliere, e le spiegazioni tecniche di un raggiante Alessandro Fontanelli, primario di cardiologia.


Tavolo migranti, associazioni e sindacati scendono in piazza
«Difendiamo il diritto di asilo» Domani super manifestazione
Si chiede, innanzitutto, la garanzia del rinnovo del permesso di soggiorno

di Silvia Maria Dubois

Prima si discute e poi si manifesta. È una giornata intensa quella organizzata per domani dalle principali associazioni in difesa degli immigrati presenti nella nostra città e non solo. Il motivo? Battersi per la libertà dei richiedenti asilo nel nostro Paese. Si comincia alle 10 con un seminario e un successivo forum a Villa Lattes, dove interverranno rappresentanti di categoria e docenti universitari. Nel pomeriggio, invece, è prevista una manifestazione che partirà alle 17 dalla stazione percorrendo tutte le principali vie del centro. «L’Italia è l’unico Paese europeo senza una legge organica sul diritto d’asilo - spiegano i promotori delle iniziative - , la condizione dei richiedenti asilo, in Italia, è quanto di più precario si possa immaginare. Coloro che lo richiedono non possono lavorare e, nonostante dovrebbero essere garantite loro accoglienza e sussistenza, questa norma non viene rispettata, costringendoli ai limiti della sopravvivenza o a essere sfruttati nel mercato nero del lavoro». «Coloro che sono in possesso di un permesso per motivi umanitari - si prosegue - non hanno la garanzia del rinnovo neppure se hanno regolari condizioni di lavoro e così sono, come tutti i migranti, sottoposti al nuovo pesante ricatto del regolamento di attuazione della legge Bossi-Fini». Ma perché fare proprio a Vicenza questa manifestazione, visto che la nostra città non sembra essere toccata - almeno direttamente -dal problema? «Non è così - racconta Fabio Raimondi del Tavolo migranti dei social forum -, soprattutto nell’ultimo anno si è assistito ad un fenomeno ben preciso: centinaia di queste persone, con il permesso di soggiorno ottenuto in Campania, si sono poi spostate nella nostra Provincia dove hanno trovato lavoro in fabbriche e diverse aziende. Spesso, al loro arrivo, si sono subito messe in contatto con noi proprio per le numerose difficoltà trovate nell’ottenere il rinnovo dei permessi e tutti quei documenti necessari per rimanere». Quello che si chiede, in particolare, è il rinnovo automatico e la conversione dei permessi per motivi umanitari; la non esclusività del provvedimento di espulsione fino alla decisione del tribunale sul ricorso contro il diniego dello status di rifugiato; la possibilità di lavorare legalmente; la chiusura dei Cpt, il rifiuto di ogni forma di detenzione amministrativa per i richiedenti asilo in attesa di accertamenti e il blocco delle espulsioni di massa.