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VICENZA : 4 giugno 2002
- controinchiesta sui fatti del consiglio comunale-

Dopo un anno di intese battaglie sociali, dopo la demolizione del c.s.o.a. Ya Basta, gli sgomberi e le violentissime cariche ingiustificate durante un corteo pacifico, il 27 ottobre 2001, dopo che alla mattina dello stesso 4 giugno ingenti forze di polizie mettono forzatamente fine ad una simbolica 5 giorni di occupazione del ex-lanerossi , denunciando 7 ragazzi trovati all' interno.
Quando la possibilità di dissenso viene proibita e nessuno reagisce, quando il centro storico viene vietato a chi vuole esprimere le proprie idee, ma è sempre a disposizione dei sindaci-podestà che chiudono Corso Palladio per la propria cena celebrativa.
Allora la magistratura continua inesorabile il suo burocratico corso e invia 42 avvisi di garanzia ai compagni presenti quel giorno in sala Bernarda (dentro o fuori non importa) e chi resiste a questo sistema viene imbavagliato: 70 procedimenti penali in un anno, 5 compagni arrestati dopo essere stati picchiati, oltre 20 milioni di lire di materiale sequestrato da oltre 3 mesi…..
Ma noi non ci arrendiamo:
DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA IN CITTA'!!!
exlanerossi- exlanerossi@yahoo.it

Dal resoconto della Seduta del Parlamento n. 155 del 10/6/2002,
Informativa urgente del Governo sull'irruzione verificatasi nella sala del consiglio comunale di Vicenza.
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento:
"I prodromi della situazione che si è poi verificata si erano già avvertiti nel corso di uno sgombero effettuato nella mattinata del 4 giugno allorché personale della locale questura procedeva a liberare l'ex opificio Lanerossi posto sotto sequestro dall'autorità giudiziaria ed occupato da elementi della sinistra antagonista locale sin dal 1° giugno. Nel corso di quell'operazione venivano identificati e denunciati cinque giovani occupanti, nonché veniva sequestrato ingente materiale che,successivamente verificato, portava al rinvenimento di un volantino in cui si invitava a presenziare alla seduta del consiglio comunale prevista per le ore 18. Verso le ore 18,45 una trentina di elementi appartenenti all'area antagonista dei centri sociali, suddivisi in piccoli gruppi, accedevano al settore della sala consiliare riservata al pubblico, come del resto avvenuto in numerose altre circostanze, mentre un piccolo gruppo di questi, circa dieci persone, si fermava davanti all'ingresso della sala consiliare riservato ai consiglieri. All'esterno dell'edificio rimanevano circa una ventina di giovani appartenenti alla stessa area. Le forze dell'ordine non hanno potuto impedire ai citati appartenenti ai centri sociali di accedere al settore della sala consiliare riservata al pubblico in quanto, come è noto, le sedute del consiglio comunale sono pubbliche e può essere disposto l'allontanamento dal presidente dell'assemblea solo nel caso di azione di disturbo al regolare svolgimento dei lavori. Durante la seduta del consiglio alcuni dei giovani presenti nella sala scandivano slogan di dissenso contro l'amministrazione comunale, accusata di non prevedere appositi spazi per i centri sociali e con ciò provocando l'immediata reazione di alcuni consiglieri. Contemporaneamente, gli altri giovani rimasti davanti all'ingresso, riservato ai consiglieri e presidiato dai vigili urbani, tentavano di accedere nella sala consiliare; i vigili urbani riuscivano a contenere il tentativo d'irruzione unitamente con il personale della Digos in abiti civili. Entro l'arco di mezz'ora la situazione tornava alla normalità nessun consigliere comunale ricorreva alle cure mediche e non veniva registrato alcun danno. Il disagio venutosi a creare induceva in un primo tempo a sospendere verso le ore 19,15 la seduta del consiglio e successivamente, dopo un'accesa discussione tra i consiglieri - alcuni dei quali, quelli dell'opposizione, ritenevano possibile continuare poiché non erano più presenti i giovani antagonisti -, ad annullare la seduta alle ore 20,15."

Dal resoconto della Seduta del Parlamento n. 155 del 10/6/2002,
TIZIANA VALPIANA ( deputato di rifondazione comunista):
"È evidente che l'amministrazione comunale di Vicenza, come è stato evidenziato nel corso degli interventi precedenti, non è in grado di dialogare con i giovani e con chi esprime un disagio molto grande per il fatto che in quella città, come in molte altre del Veneto, non esistono spazi fruibili per i giovani. I continui sgomberi, -abbiamo parlato di sette - non possono essere la risposta che opera soltanto sul piano dell'ordine pubblico, dovendo svolgersi questa sul piano dei bisogni che i ragazzi avevano mostrato. Vorrei brevemente riassumere quanto è successo con il centro sociale "Ya Basta!" che, come ricordava l'ex vice sindaco di Vicenza, ora deputato di Alleanza nazionale, è stato sgomberato nel 2001 ed immediatamente raso al suolo, dopo quella che io chiamerei una guerra senza quartiere dichiarata dall'ex vicesindaco a questi ragazzi. Dopo sette tentativi, il sabato precedente il consiglio comunale, i ragazzi avevano occupato un'area dell'ex stabilimento Lanerossi, dichiarando sin dall'inizio che avrebbero svolto, per sottolineare proprio il problema della mancanza di spazi in città, una "cinque giorni" di spettacoli e di dibatti. Vorrei ricordare, signor rappresentante del Governo, quale fosse il calendario delle attività previste per quei giorni: una festa studentesca, la proiezione delle partite dei mondiali di calcio su un megavideo, un torneo di calcetto, un'assemblea sul vertice della FAO in corso in questi giorni a Roma, l'assemblea provinciale del movimento studentesco e la presentazione di un libro, Cartoline dal Chiapas, con la presenza dei 99 Posse: un evento, quindi, del tutto politico che i ragazzi avevano organizzato e che si accingevano a svolgere per attirare l'attenzione delle istituzioni sul problema della mancanza degli spazi giovanili. I ragazzi avevano ripulito quella zona, falciando l'erba e montando un palco; avevano poi lanciato la proposta di aprire questo spazio, attualmente chiuso e sotto sequestro, alla città quale spazio verde. Avevano altresì dichiarato che, al termine dei cinque giorni di attività - ovvero il giovedì sera -, avrebbero abbandonato l'area e, dopo avere ripulito tutto, avrebbero riconsegnato alla città quell'area. Il quarto giorno, alle ore 10,30 del mattino, è arrivato lo sgombero. Vi erano all'interno della zona occupata cinque ragazzi che sono stati immediatamente identificati e portati in questura ed è stato successivamente sequestrato del materiale. Si trattava di attrezzature musicali, un gruppo elettrogeno, materiale elettrico, amplificatori e casse. Le operazioni di verbalizzazione del materiale sequestrato, considerata la grande quantità dello stesso, sono durate fino alle 16. Terminata l'operazione, i ragazzi hanno dichiarato di volersi recare alle ore 18 in consiglio comunale per protestare contro lo sgombero. La questione era quindi ampiamente annunciata ed ampiamente prevedibile. Nel momento in cui i ragazzi - sbagliando - sono intervenuti nel consiglio comunale,hanno interrotto le proteste dei quasi cento cittadini presenti, i quali stavano protestando rumorosamente poiché ritenevano la relazione del sindaco offensiva nei loro confronti.Il nostro collega, senatore Andreotti - maestro di tutti, credo, nel fare politica-, dice che a pensar male si fa peccato, ma che spesso poco si sbaglia. Io non vorrei che questi ingenui ragazzi, ingenui e... sicuramente privi delle più elementari categorie del fare politica, siano caduti in un tranello che io la inviterei ad osservare...anche guardando le cassette registrate dalla rete televisiva TVA ed Il giornale di Vicenza, che, ancora prima che i ragazzi aprissero la porta, nel momento in cui il primo ragazzo ha varcato la soglia del consiglio comunale, mostrano qualcuno pronto, dietro la porta, a sferrare il primo pugno. Il fatto poi che la cassetta ufficiale del consiglio comunale sia stata trafugata, poi ritrovata e che ora sia sotto sequestro la dice lunga. Sarebbe interessante che lei, signor sottosegretario, potesse vedere queste immagini, per sapere chi ha sferrato i primi pugni ed ha innescato, quindi, una rissa che noi condanniamo e che non possiamo tollerare, ma che probabilmente è stato un modo con cui questi ingenui ragazzi hanno servito su un piatto d'argento all'amministrazione comunale la possibilità di interrompere un consiglio comunale importante sulla questione dell'acqua".

RASSEGNA STAMPA

dal Gazzettino di Vicenza 5/6/02:
CONSIGLIO COMUNALE Si doveva parlare del caso-acqua. Poi l’irruzione. Botte e seduta sospesa Entra Ya Basta: scoppia la rissa La protesta delle tute bianche è continuata fuori palazzo sino a notte con la polizia schierata

Panico, urla e botte. Per la prima volta nella sua storia il consiglio comunale di Vicenza viene interrotto a causa dell'irruzione di una cinquantina di tute bianche che al grido di «Vicenza libera» sono entrate improvvisamente in sala Bernarda, mentre l'aula stava discutendo la vicenda acqua infetta.
Nei dieci minuti di massima tensione sono volati sberle e spintoni, poi i vigili urbani sono riusciti a chiudere le porte. La maggioranza polista e le minoranze (Ulivo e Lega) hanno entrambe stigmatizzato l'accaduto ma lanciandosi accuse reciproche di aver creato in qualche maniera un clima surriscaldato. Fino a tarda sera un presidio dei ragazzi dei centri sociali veneti ha sostato sotto il municipio, mentre alcuni esponenti di spicco della maggioranza chiedevano addirittura provvedimenti contro prefettura e questura «per il tardivo intervento delle forze dell'ordine».
LA SCINTILLA.Erano quasi le sette quando ieri sera in aula la tensione si era già surriscaldata: con manifesti e cartelloni contro la giunta cittadini, Cgil e Legambiente avevano criticato la gestione dell'emergenza contaminazione in zona Menti adottata dall'esecutivo e da Aim. Subito dopo l'assessore al bilancio Carla Àncora aveva annunciato che il presidente di Aim, Giuseppe Rossi, aveva querelato i consiglieri comunali e i dirigenti di Cgil che nei giorni scorsi avevano paventato una serie di irregolarità in un cantiere affidato alla ditta di costruzioni di cui Rossi è titolare. LA RISSA. All'improvviso è stato scontro. Annunciato dal boato di chi nell'androne della Loggia del Capitanio saliva le scale per accedere in consiglio. Una volta entrati in sala sono cominciati i fischi, diventati via via sempre più forti: poi il parapiglia che in qualche modo ha visto coinvolti pubblico, vigili urbani e giunta. Alcuni consiglieri comunali hanno subito qualche colpo: lo stesso sindaco Enrico Hllweck è stato colpito da una bomboletta. Poi un po' alla volta la calca è divenuta meno fitta, mentre molti tra le tute bianche guadagnavano l'uscita (in mattinata era stato sgomberato il presidio che i no global avevano allestito all'ex Lanerossi).
LE REAZIONI. «Episodio inqualificabile, gesti sconsiderati, necessità di perseguire coloro che hanno violato il diritto della città a discutere i propri problemi». Questo il tono delle dichiarazioni del sindaco e del suo vice Valerio Sorrentino. Posizioni in linea con i partiti (An, Fi e Udc) che supportano l'esecutivo berico. Sorrentino però è stato ancor più duro: «Il mio partito valuterà se interpellare il ministro degli interni Antonio Scajola per chiedere eventualmente provvedimenti nei confronti del prefetto Angelo Tranfaglia. Sebbene la questura fosse stata avvertita si è ugualmente permesso l'assedio della sala del consiglio: è inaccettabile. È evidente che gli episodi di oggi sonno avvenuti con la connivenza di alcuni dirigenti della sinistra berica». Poi dell'accaduto sono stati informati anche i parlamentari Gino Vascon della Lega e Giorgio Conte di An.L'OPPOSIZIONE.Le dichiarazioni del Polo però hanno scatenato la reazione dei partiti comunali e provinciali del centrosinistra, nonché dei gruppi consiliari ulivisti: «Va deprecato con forza ogni atto che impedisca la dialettica democratica» ha precisato Luca Romano (Margherita) in rappresentanza degli schieramenti in forza al centrosinistra berico.
I RISVOLTI. Ma la tensione è rimasta alta anche dopo che alle 19 il consiglio è stato sospeso (non regolarmente per il verde Ciro Asproso). All'esterno sino a notte un'assembramento di tute bianche ha continuato a urlare slogan contro l'amministrazione sotto l'occhio della polizia schierata in assetto antisommossa. Una serata conclusa col giallo della sparizione della videocassetta che registra i lavori consiliari.
Marco Milioni

dal Giornale di Vicenza del 4/09/02:
Tre mesi dopo l’incursione a palazzo Trissino, il pm Paolo Pecori ha terminato le sue verifiche Assalto al Consiglio. Inchiesta chiusa Sono 42 le persone indagate per l’irruzione nella sala municipale
di Ivano Tolettini
Tre mesi dopo l’irruzione di un folto gruppo di appartenenti all’estrema sinistra nella sala del Consiglio comunale l’inchiesta è chiusa. Il tafferuglio che scoppiò sulla porta e nelle immediate adiacenze di sala Bernarda nel pomeriggio del 4 giugno è stato analizzato dagli agenti della Digos e della polizia municipalie, incaricati dal pm Paolo Pecori di accertare chi c’era e i rispettivi ruoli. Il magistrato ha iniziato a informare i difensori dei 42 indagati che presto arriveranno gli "avvisi di conclusione delle indagini" per consentire loro di farsi interrogare o di produrre memorie difensive. Dopo di che partiranno le richieste di rinvio a giudizio. Violenza o minaccia a corpo amministrativo, resistenza e violenza aggravate nei confronti di quattro vigili urbani, lesioni personali lievi e danneggiamento. Sono i reati che vengono contestati al gruppo di sinistra antagonista - gran parte è appartenente ai centri sociali di Vicenza, Padova e Venezia-Mestre -, che verso le 18.45 del giorno in cui in Comune si sarebbe dovuta dibattere la questione dell’acqua inquinata in zona Menti, inflisse uno sfregio all’istituzione assembleare eletta dal popolo.
A scorrere l’imputazione, gli esagitati «muniti di fischietti e di megafono, salendo al primo piano del palazzo comunale», cercarono di entrare nella sala nella quale era in corso la seduta consiliare.
I poliziotti comunali cercarono di impedire l’accesso, ma scoppiò il corpo a corpo. Dai banchi della Giunta si alzò anche il vicesindaco Valerio Sorrentino per correre in aiuto degli incursori. Volarono calci e pugni. Qualcuno fra gli aggressori entrò nella sala e lanciò alcune bombolette spray, una di queste sfiorò la testa del sindaco Hüllweck. Ci fu chi tra gli autonomi guadagnò «l’area riservata agli scranni dei consiglieri comunali». Si levarono alte grida, insulti, minacce e slogan contro sindaco e consiglieri. La seduta fu interrotta. Insomma, a leggere il rapporto della polizia fu un’azione squadrista e antidemocratica in piena regola, durante la quale ci fu un ferito che si medicò al pronto soccorso.
Sotto inchiesta sono finiti 18 padovani, 16 vicentini e 8 veneziani. Tra costoro i portavoce di "Ya Basta" Francesco Pavin e Olol Jackson, nonchè quello degli autonomi padovani Massimiliano Gallob. A spulciare il nome degli inquisiti c’è anche quello del prof. Francesco Lauricella, 55 anni, ex rifugiato politico in Francia per i suoi trascorsi nell’Autonomia, il quale quel pomeriggio avrebbe assistito in qualità di "spettatore". Una presenza, la sua, che gli è costata un altro procedimento penale per l’occupazione dell’area ex Lanerossi ai Ferrovieri. La ricostruzione degli eventi è stata contestata da Ya Basta. «Il Consiglio comunale e deve rimanere uno spazio pubblico aperto anche al dissenso dei cittadini - disse Jackson -, non è immaginabile che a qualcuno venga impedito con la forza di partecipare e di presentare istanze a cui l’amministrazione non dà risposte».
Quel pomeriggio l’irruzione si colorò anche di giallo perché sparì dalla sala stampa la cassetta della ripresa della movimentata seduta consiliare. Riapparve qualche giorno dopo quando la manina che l’aveva prelevata la spedì alla responsabile della sala stampa. Su questo fronte l’inchiesta è destinata all’insuccesso, poiché non sono emersi indizi nelle indagini condotte dalla polizia municipale.
Quanto ai partecipanti all’irruzione in sala consiliare, gli investigatori sono risaliti a loro tramite le riprese televisive e le fotografie realizzate dalla polizia scientifica e acquisite presso le Tv private e i fotografi dei quotidiani. È possibile, ed ecco spiegato perché è stato iscritto sul registro degli indagati un così gran numero di persone, che sono stati segnalati in procura non solo quelli che sono entrati fisicamente in sala Bernarda, ma anche coloro che erano nelle immediate vicinanze di palazzo Trissino, come per esempio Lauricella e Jackson.
Il tafferuglio ebbe pesanti strascichi a livello istituzionale. Esponenti locali di primo piano della Casa delle Libertà, con in testa i rappresentanti di Alleanza Nazionale, chiesero la rimozione di prefetto e questore per la mancata protezione del palazzo della politica comunale. A pagare fu così il dott. Marcello Moraca. Egli in quei giorni era in ferie e aveva già in tasca il trasferimento alla questura di Ancona, capoluogo di regione. Si trattava di una promozione per i risultati conseguiti nel Vicentino. Invece, con un repentino cambiamento di programma firmato a Roma, fu destinato alla questura di Vercelli. Non proprio il massimo considerando il suo curriculum e tenendo conto che prima di arrivare a Vicenza aveva comandato il compartimento della polizia stradale di Piemonte e Valle d’Aosta.
Ritornando all’inchiesta, i 42 indagati una volta che avranno ricevuto l’"avviso" della procura avranno modo di definire le loro posizioni processuali.
Soprattutto a chi è stato immortalato dalle telecamere e dai flash vicino alla porta della sala consiliare, converrà la strada del patteggiamento, in maniera tale da lasciare eventualmente libera la strada dell’archiviazione a quanti non hanno materialmente partecipato alla fase più bellicosa. Così una fetta rilevante degli inquisiti potrebbe trovare l’uscita di sicurezza. Ecco l’elenco degli indagati, ai quali il pm Pecori contesta il concorso in violenza o minaccia a corpo amministrativo (reato con una pena fino a 7 anni di reclusione); la resistenza e la violenza aggravata; le lesioni personali contro quattro vigili e il danneggiamento della porta e serratura del Consiglio comunale. Si tratta di.... (vengono pubblicati nomi,cognomi e indirizzi di tutti gli "indagati")

dal Gazzettino di Vicenza del 4/9/02:
YA BASTA La violenta protesta venne scatenata dopo lo sgombero dell’ex Lanerossi occupato dai no global. Il mistero della videocassetta rubata e poi ricomparsa Assalto al Comune: 42 indagati dei centri sociali Il pm Paolo Pecori ha chiuso l’inchiesta sull’irruzione in sala Bernarda. Fra le ipotesi di reato la violenza a corpo amministrativo

(F.Pen.) Delitto aggravato di violenza o minaccia a corpo amministrativo, delitto aggravato di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali volontarie lievissime, danneggiamento aggravato. Sono i reati che il pm Paolo Pecori contesta a 42 ragazzi dei centri sociali, fra cui i vicentini Olol Jackson, Francesco Pavin e il padovano Max Gallob, per l'irruzione in sala Bernarda del 5 maggio scorso. Il sostituto procuratore ha chiuso in queste ore le indagini sulla vicenda dopo un certosino lavoro di raccolta di testimonianze e di accertamenti sulla base dei rapporti della Digos. Oltre, naturalmente, all'analisi della famigerata cassetta che aveva registrato la seduta consiliare, prima rubata poi ricomparsa.
La vicenda aveva preso il via martedì 5 maggio quando l'ex Lanerossi, occupata da Ya Basta, venne sgomberata dalla polizia. I ragazzi protestarono annunciando battaglia. Poco più tardi, alle 18, erano già in centro città insieme ad esponenti di altri centri sociali del Veneto. Arrivati davanti al palazzo municipale, dove era in corso il consiglio, avevano dato vita ad una rumorosa protesta, sorvegliati dalla polizia. Poi, una trentina di loro, avevano salito le scale e fatto irruzione in sala. Immediata la bagarre, in un corpo a corpo con i consiglieri e con l'intervento della polizia municipale. Nel caos era sparita la videocassetta che registra ciò che accade in sala. Venne però rispedita due giorni dop per posta all'ufficio stampa. Il filmato non riprendeva però tutte la fasi dell'irruzione e dello scontro: si vedeva tuttavia una bomboletta che sfiorava la testa del sindaco Enrico Hullweck, due ragazzi di Ya Basta respinti dalla polizia municipale, alcuni dei consiglieri comunali in aiuto degli agenti. La violenta protesta si era poi sgonfiata, e senza dover fare la conta dei feriti.
Erano seguite roventi polemiche con la polizia, accusata di non essere intervenuta per bloccare i giovani e difendere i pubblici amministratori. La replica era stata basata sul regolamento comunale che impone la richiesta del presidente prima di ogni ingresso nella sede consiliare.