Intervista ad Arnaldo Otegi, portavoce di Batasuna prima dell’illegalizzazione e parlamentare del gruppo Sozialista Abertzaleak. L’intervista è stata pubblicata sul quotidiano basco Gara il giorno 20.04.2003, ad un mese dalle elezioni municipali e provinciali che si svolgeranno il 25 maggio nelle province basche sotto dominazione spagnola ed a cavallo di eventi repressivi come la chiusura del quotidiano in euskara Egunkaria e l’arresto di alcuni responsabili di Udalbiltza (l’assemblea dei municipi baschi) ed immediatamente prima dell’annullamento delle liste della piattaforma elettorale Autodeterminaziorako Bilgunea e delle 241 piattaforme popolari che si sono presentate in tutti i municipi baschi. Nell’intervista Otegi annuncia che in caso di annullamento delle liste, già ventilato durante la raccolta di firme da parte delle autorità spagnole, sia l’AuB che le piattaforme municipali avrebbero preso parte ugualmente alle elezioni distribuendo proprie schede elettorali come atto di non sottomissione alle leggi antibasche ed antidemocratiche dello stato spagnolo.

Arnaldo Otegi
"Bisogna scegliere tra la volontà popolare e la legalità fascista"

Otto mesi fa era sicuro che l’offensiva dello stato spagnolo per eliminare dallo scenario politico la sinistra abertzale era condannata alla sconfitta.
Ribadisce questa analisi dopo l’illegalizzazione di Batasuna?

In effetti, allora dicemmo che eravamo assolutamente sicuri del fatto che le idee della sinistra abertzale sarebbero state presenti alle elezioni provinciali e municipali e facevamo un appello nel quale dicevamo che vi era un gran obiettivo per gli abertzale di sinistra in questo paese, che era, prevista la illegalizzazione di Batasuna, che la gente abertzale e di sinistra si organizzasse autonomamente, paese per paese, quartiere per quartiere, territorio per territorio. Ciò si è effettivamente realizzato e oggi possiamo affermare che vi sono decine di migliaia di persone che si sono organizzate per difendere valori abertzale e di sinistra in tutti i municipi di Euskal Herria. Quel primo obiettivo è stato raggiunto.

AuB (Autodeterminaziorako Bilgunea) ha annunciato giovedì scorso che ha raccolto più delle 80.000 firme necessarie per presentarsi alle elezioni.
Come valuta questo dato?

Bisogna considerare molto positivamente la risposta popolare che ha ottenuto l’appello di AuB e delle differenti piattaforme popolari per la raccolta di firme per la presentazione alle prossime elezioni. Bisogna tener presenti le difficoltà consistenti nel portare decine di migliaia di persone di fronte ad un notaio, in fila alla segreteria di un municipio… Credo che sia stata la raccolta di firme più massiccia (di massa) mai verificatasi in Euskal Herria. E questo è il secondo gran risultato raggiunto. Questo è il secondo grande schiaffo dato al signor Aznar.

Però già si parla di illegalizzare le candidature di AuB. Cosa ne pensa della decisione di questa piattaforma di, in caso di illegalizzazione, consegnare agli elettori proprie schede elettorali alternative affinché tutti possano esercitare il proprio diritto di voto?

La sinistra abertzale valuta in maniera assolutamente positiva questa decisione. In definitiva ciò che emerge da questa scelta è che la sinistrta abertzale vuole mantenere aperta la porta alla politica. Io, inoltre, farei un’altra riflessione: il signor Aznar no potrà impedire che le idee della sinistra abertzale e le candidature popolari siano presenti in queste elezioni. Non riuscirà a farlo. Voglio ricordare che quando chiusero Egin Aznar ebbe il coraggio di dire: "Che pensavano che non avremmo osato?"
. Bene, noi gli diciamo oggi: che pensava, che non avremmo osato? Noi stiamo osando e le urne saranno piene degli ideali abertzale e di sinistra.

L’ha sorpresa la reazione di PNV ed EA, che si sono mostrati molto critici con la decisione di AuB?

Le risposte che hanno dato tanto il PNV quanto EA denotano un certo nervosismo. Alla fine non sappiamo se in realtà avessero preferito che la sinistra abertzale portasse avanti l’astensione o il boicottaggio, ma viste le reazioni sembra proprio che fosse questo il loro calcolo politico.
Di fatto gli abertzale di sinistra hanno scelto una formula creativa che è assolutamente gestibile politicamente. Così oggi possiamo dire che le iniziative della sinistra abertzale non dipendono dallo stato spagnolo ne da un fascista che si chiama Aznar. Indipendentemente da ciò che Aznar decide, la sinistra abertzale conserva la propria capacità di prendere decisioni, cosa che invece non fanno PNV ed EA.
Se qualche fascista spagnolo o qualche autonomista basco avrebbe voluto dire, alle nove di sera del 25 maggio, che è sparita la sinistra abertzale, si è sbagliato. La notte del 25 maggio dimostreremo che continua ad esserci una sinistra abertzale solida e con un forte appoggio popolare, cosa che a quanto pare non volevano ne gli uni ne gli altri.

Il portavoce dell’Euskadi Buru Batzar (il massimo organo direttivo del PNV, ndt.), Joseba Egibar, ha affermato che "la sinistra abertzale torna e creare una finzione".

L’unica finzione che si presenta in queste elezioni è quella di PNV ed EA, che continuano ad insistere a dire che in Euskal Herria vi sia democrazia.
Questa è la vera finzione. E vogliono continuare a sostenere che votare per Sodupe o Azkuna possa cambiare le cose in meglio, eludendo il grande problema strutturale che ha questo paese. Ma questo non lo devo dire io, quello che chiedo ai cittadini di questo paese è che facciano un bilancio degli ultimi due anni: 600.000 voti, maggioranza assoluta nel parlamento di Gasteiz"e cos’è cambiato?"che si è risolto? Ancora illegalizzazioni, ancora apartheid politico, la chiusura di Egunkaria, torture". Questo è ciò che è successo; un bilancio nero per questo popolo. Questo discorso non lo possono fare in questa campagna elettorale perché la gente ha occhi e ha visto esattamente ciò che è successo in questo paese da quando Ibarretxe disse "votatemi e andrò a risolvere le cose". La situazione è peggiore, e quindi quelli che vogliono vendere qualcosa di finto a questo paese sono loro.

Pensa che queste forze rilanciaranno il messaggio della paura dicendo che "torna Mayor Oreja" per cercare quello che si chiama il "voto utile"?

In queste elezioni ci sono tre grandi opzioni. Quella unionista, che consiste nel peggiorare ulteriormente le cose, quella del PNV e di EA, che significa "votateci affinché le cose rimangano come stanno" o che peggiorino, e poi c’è il voto per il cambio politico, l’opzione che vuole risolvere i problemi di Euskal Herria. Questa ultima è l’unica opzione che non vive nella fantasia, ma nella necessità popolare di cambiare le cose.

Si sostiene che votare per una candidatura illegalizzata significherebbe mettere nelle urne un voto nullo. Cosa ne pensa?

Se questo voto sarebbe nullo o meno è un dibattito molto interessante, ma bisogna chiarire cosa pensano coloro che sostengono questa tesi.
Pensano che centinaia di migliaia di baschi che pacificamente e democraticamente votano per una opzione abertzale e di sinistra non possono essere rappresentati perché un fascista chiamato Aznar vuole così e perché altri approfittano della situazione e vanno a mettere in atto ciò che comanda un fascista? Pensano che colui che deve decidere che consiglieri debba avere un municipio sia Aznar con la collaborazione di PNV ed EA? Questa è la questione.
Come è possibile che qualcuno che si definisce abertzale, che sostiene che la sovranità del popolo basco risiede nel popolo basco stesso, possa dire che il voto di un basco non è valido in queste elezioni? Sarà un voto nullo per Aznar, che è colui che impone la legalità spagnola, ma per coloro che non sono d’accordo con la legalità spagnola sarà un voto valido, o no?

In questo contesto la sinistra abertzale sostiene che queste elezioni non saranno democratiche.

Queste sono elezioni decisamente antidemocratiche fin d’ora. Chiunque lo potrebbe sostenere. Questo è un paese in cui si chiudono giornali, si illegalizzano organizzazioni politiche e si porta avanti un apartheid ideologico rispetto ad un settore indipendentista e di sinistra della popolazione. Tornando alla questione del voto nullo, immaginiamo che in Sud Africa l’African National Congress, quando era fuori legge e non poteva partecipare alle elezioni, avesse deciso di partecipare elle elezioni distribuendo delle schede proprie. Qualcuno avrebbe osato dire in Europa che quei voti erano nulli? Ad essere nullo è il sistema politico, poiché vi è una chiara contraddizione tra la volontà popolare basca e la legalità spagnola. E tutti dobbiamo scegliere tra rispettare la volontà popolare o la legalità imposta da un fascista come Aznar.

Recentemente Xabier Arzalluz (presidente del PNV, ndt.) ha detto che in fondo il problema è che i baschi vivono "soggetti ad una volontà straniera".

Ha detto bene, noi baschi dipendiamo da una volontà straniera. Quello che vogliamo sapere è se il 25 maggio il PNV, EA e IU saranno dalla parte della volontà dei baschi o di questa volontà aliena. In seguito il presidente del PNV ha fatto appello al PSOE affinché "si rigeneri la democrazia".
Tengo a precisare che la legalità spagnola è aliena sia che la governi il PP sia che la governi il PSOE.

La maggioranza sindacale basca ha presentato un testo in occasione dell’ultima Aberri Eguna (festa nazionale basca, ndt.) il cui contenuto ha fatto molto parlare. Questa iniziativa può essere uno strumento valido per costruire una nuova situazione verso una risoluzione del conflitto?

Questo Aberri Eguna deve rappresentare un punto di svolta nel processo politico basco ed in questo contesto il documento elaborato da ELA e LAB (sindacati baschi maggioritari, ndt.) merita una considerazione altamente positiva, perché basato su una chiave nazionale e di sovranità. Come sinistra abertzale valutiamo in modo molto positivo l’inizio di una dinamica sindacale che ci sembra importante. Non siamo d’accordo con la tesi secondo la quale i sindacati si devono dedicare solo a questioni sindacali; la costruzione nazionale e sociale di Euskal Herria non può essere prerogativa dei partiti politici, ma devono farsene carico tutte le forze politiche, i sindacati e gli organismi sociali e popolari. Inoltre sono convinto che uno dei gravi errori commessi nel processo che ebbe inizio con l’Accordo di Lizarra fu proprio quello di centrare eccessivamente la dinamica della costruzione nazionale attorno ai partiti politici. Penso che questo errore si stia correggendo, in questo quadro vedo l’iniziativa di ELA e LAB.

Parlando di proposte per la risoluzione del conflitto, la settimana passata avete portato la vostra di fronte alla Commissione dei Diritti Umani dell’ONU a Ginevra. Che esito ha avuto questa iniziativa?

E’ la prima volta che prendiamo parte ufficialmente alla Commissione Diritti Umani dell’ONU, peraltro in un contesto politico e storico nel quale siamo stati dichiarati illegali nello stato spagnolo, con tutto quello che c’è di simbolico, visto che in questa commissione sono rappresentati ufficialmente tutti gli stati. Per quanto riguarda Euskal Herria, di fronte alla posizione di alcuni partiti autonomisti che mettono sempre in dubbio le nostre posizioni riguardo i diritti umani, all’ONU siamo presenti in maniera ufficiale ed accreditati come membri con pieno diritto di partecipare al dibattito senza che nessuno, ad eccezion fatta per la delegazione spagnola, metta in dubbio il nostro impegno a favore dei diritti umani. A titolo informativo, il mio accredito è stato gestito da un organismo americano contro la tortura.
E a proposito della riflessione sul processo di Lizarra, la lettura autocritica che abbiamo fatto rispetto a quel processo abbiamo anche osservato che dal punto di vista internazionale non sapemmo muoverci in maniera adeguata; affinché ci fossero garanzie di sviluppo del processo era necessario mettere in atto a livello internazionale meccanismi di pressione nei confronti degli stati affinché riconoscessero la realtà nazionale basca.
La nostra presenza all’ONU, che non è la prima, risponde a questo lavoro di apertura di canali che permettano che un giorno vi siano significativi organismi a favore di una risoluzione democratica del conflitto.