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PERCHE' SIAMO QUI Il volantino distribuito il 25 novembre |
Siamo qui all’ARPAT
perché alla favola delle “emissioni dentro la norma” non
ci crediamo.
Soltanto imbecilli e interessati possono credere che faccianobene metalli pesanti,
diossina, furani, acido cloridrico, monossido di carbonio, anidride solforosa,
ossidi di azoto, ammoniaca, anidride carbonica, acido fluoridrico.
Che queste sostanze siano sotto la soglia stabilita (pronta ad essere innalzata
ogni volta che viene superata) non vuol dire che non abbiano effetti dannosi
e nocivi sulla nostra salute e sull’ambiente, soprattutto nel momento
in cui reagiscono insieme all’aria, combinando le singole molecole inquinanti
e dannose. E questo avviene tutti i giorni, accumulando veleni nel nostro organismo
e nella terra, nell’aria e nelle acque. Soltanto una volontà politica
criminale può aver consegnato il controllo delle emissioni dei fumi a
chi ha costruito e gestisce l’impianto, delegando ad autocontrollarsi
chi dovrebbe essere attentamente controllato. Aspettarsi rispetto e correttezza
dalla TEV è semplicemente illusorio e la conferma sta tutta nei due mesi
in cui ha bruciato rifiuti tacendolo alla popolazione.
Affidare la salvaguardia dei nostri interessi, la difesa della salute e dell’ambiente
ai tecnici dell’ARPAT e della ASL, è altrettanto illusorio. Nella
migliore delle ipotesi, dimostrano tutta la loro incapacità e/o ininfluenza.
Alla fabbrica chimica Farmoplant, dopo decine e decine di controlli che non
avevano rallentato l’inquinamento e l’avvelenamento nemmeno per
un momento, qualche giorno prima che l’impianto del Rogor esplodesse,
l’ennesimo controllo dei tecnici sanciva la sicurezza della fabbrica al
99,99%.
Siamo qui, ancora in lotta, perché alla favola della riconversione a
bio-masse ci crediamo ancora meno. L’impianto a bio-masse che ci vogliono
far accettare come male minore produce comunque diossine (in quantità
doppia rispetto al CDR) e veleni vari, aumenta la temperatura e le precipitazioni,
buca l’ozono, distrugge foreste, presuppone impianti a CDR altrove (Livorno).
L’impianto del Pollino è stato concepito con 2 linee, una a bio-masse
e una a CDR, e sarà sempre pronto a bruciare rifiuti tra un mese o fra
un anno, oppure potrà farlo in incognito come ha fatto per due mesi,
oppure per una emergenza rifiuti creata ad arte, per una questione economica
di salute delle casse comunali, o soltanto per la decisione di un sindaco irresponsabile
che “dirige” il proprio Comune con una logica aziendale.
Contro tutte le nocività, per lo smantellamento dell’inceneritore.
Pietrasanta, 23 novembre 2002
Collettivo contro gli inceneritori e gli impianti nocivi (Versilia)