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Il 24 ottobre corteo
e blocchi stradali. Il 25 novembre occupata la sede dell’Arpat e il Municipio
di Pietrasanta L'INCENERITORE DEL POLLINO VA SPENTO Ridurre gli impianti esistenti, non crearne di nuovi |
Pietrasanta. Il 14 novembre
abbiamo partecipato al presidio-manifestazione indetto dal Collettivo contro
gli inceneritori e gli impianti nocivi della Versilia.
Dopo il presidio diverse decine di compagni e compagne hanno dato vita ad un
corteo spontaneo che, partito da Piazza Duomo, ha poi attraversato via Mazzini
raggiungendo la Piazza del Comune dove è stato realizzato un primo blocco
del traffico di alcuni minuti; successivamente, il corteo è passato per
il Viale Marconi, è sceso per il sottoferrovia ed ha raggiunto la Via
Aurelia dove è stato effettuato un secondo blocco stradale.
Procedendo per la via Aurelia il corteo ha raggiunto il Ponte della Madonnina
per poi rientrare in Piazza Duomo.
Lunedì 25 novembre abbiamo partecipato ad una seconda manifestazione
iniziata con l’occupazione simbolica della sede
dell’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana),
agenzia che si occupa di misurare la soglia delle emissioni di sostanze nocive
insieme all’ASL (anche se il controllo è stato incredibilmente
affidato - in forma di “autocontrollo” - alla TEV, cioè alla
società che gestisce l’impianto !!).
Mentre alcuni compagni salivano nell’ufficio dell’ARPAT gli altri
sono rimasti fuori a volantinare e a leggere un comunicato.
Appreso che durante la notte tra sabato e domenica erano stati bruciati rifiuti
si è deciso di andare in Comune.
Una volta entrati sono state chiuse le porte “vietando” l’ingresso
e chiedendo alle istituzioni ragione della violazione del fine settimana.
Dopo un'ora è apparso il sindaco di Pietrasanta, Mallegni, scortato dalla
Digos.
La nostra richiesta era quella di spengere l’inceneritore in quanto la
TEV, avendo disposto l’uso di rifiuti, aveva violato gli impegni assunti
in precedenza (in particolare dopo che - qualche settimana fa - era esplosa
la notizia che per due mesi l’impianto aveva bruciato furtivamente CDR).
Mallegni ha “chiamato a raccolta” alcuni sindaci della Versilia
(Viareggio e Seravezza) e il presidente della provincia, Tagliasacchi, e tutti
insieme si sono recati all’impianto.
Noi li abbiamo seguiti insieme ad alcune donne del Pollino che nel frattempo
ci avevano raggiunto.
Dopo aver aspettato a lungo fuori dai cancelli (perché naturalmente i
manifestanti non avevano il diritto di sentire con i propri orecchi le cose
che la TEV aveva da dire) in compagnia di decine di poliziotti, carabinieri
e digos in assetto anti-sommossa gli “istituzionali” sono usciti
rinnovando le loro ennesime e mai mantenute promesse.
Successivamente ci siamo spostati in Piazza Duomo per una ulteriore attività
di controinformazione.
La vicenda dell’inceneritore del Pollino va avanti da anni (anzi da moltissimi
anni se si considera la lotta per la chiusura del vecchio impianto), con alti
e bassi della mobilitazione popolare.
Il senso della nostra partecipazione alle recenti iniziative di lotta è
quello, oltre che di testimoniare concretamente la nostra contrarietà
all’accensione dell’impianto, anche quello di cercare di “tenere
alta la guardia” cercando di impedire ai politicanti di regime di prendere
il movimento contro l’inceneritore “per stanchezza”, facendo
furtivamente oggi o nel prossimo futuro quello che non era stato possibile fare
in passato a causa della mobilitazione popolare.
Naturalmente siamo consapevoli che la questione degli impianti nocivi non si
risolve semplicemente spostando o rimandando il problema e che è necessario
costruire un diverso modello di sviluppo basato sul rispetto della natura e
della salute (Marx avrebbe detto “contro lo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo e dell’uomo sulla natura”).
E’ possibile ottenere questo obbiettivo restando entro i confini di un
sistema fondato sul consumo indiscriminato, sul profitto e sullo sfruttamento
(naturalmente questo vale per i paesi ricchi che possono permetterselo saccheggiando
le ricchezze naturali ed umane di quelli poveri) ? Secondo noi no.
Certo, qualche obbiettivo parziale è possibile, anzi è stato raggiunto.
Ma un nuovo modello di sviluppo e di consumi non può non nascere senza
abbattere il modo di produzione attuale e senza costruire un nuovo modo di produzione
non capitalistico.