Tratto da PaesiBaschiLiberi

www.gara.net

 


I PRIGIONIERI POLITICI INIZIANO AD AUTOCONSEGNARSI IN TUTTI I CARCERI

ribadiscono la loro volontà di “continuare a contribuire al processo di liberazione di Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.)”. il collettivo ricorda che, nonostante la dispersione, mantiene organizzata la sua interlocuzione

Denunciare lo Stato d’eccezione che subisce Euskal Herria ed esigere il loro rimpatrio ed il loro diritto a partecipare al processo politico del paese. Questi sono i motivi che hanno portato il Collettivo dei Prigionieri Politici Baschi (EPPK) ad iniziare una serie di proteste in tutti i carceri degli stati spagnolo e francese. Nel suo comunicato, l’EPPK considera che “alcuni vogliono preparare un nuovo carcere per il nostro popolo”.

GARA

DONOSTIA

Euskal Preso Politikoen Kolektiboa (EPPK) ha reso pubblico un comunicato attraverso il quale annuncia che “il 27 settembre, Gudari Eguna (Giorno del Combattente, N.d.T.), alla mezzanotte, abbiamo iniziato ad autoconsegnarci in cella in tutti i carceri di Spagna e Francia. E nel primo fine settimana di ottobre faremo uno sciopero delle comunicazioni”.

Il motivo di questa protesta è denunciare “lo Stato d’eccezione che subisce Euskal Herria”, oltre ad essere una via per “superare l’isolamento politico imposto attraverso la dispersione”. In questo modo, l’EPPK rivendica il diritto al rimpatrio ed a “partecipare al processo politico di Euskal Herria”.

Il documento datato ieri, anniversario della fucilazione di Txiki e Otaegi, inizia con un ricordo di “Arkaitz Otazua (militante di ETA recentemente ucciso, N.d.T.) e di tutti i gudaris caduti sulla via della lotta” e di “voi che continuate a lottare là fuori”.

I prigionieri baschi sottolineano che la loro mancanza di libertà è conseguenza dei “progetti di negazione degli stati spagnolo e francese” ed assicurano che, nonostante siano “sequestrati” per “voler liberare il nostro popolo”, non si arrenderanno e si manterranno “in piedi davanti al nemico”. Nel documento si denunciano anche fatti come la messa fuori legge di organismi baschi, la chiusura di mezzi di comunicazione e la proibizione di svolgere manifestazioni.

I prigionieri politici affermano che “è fallito il modello di autonomia che ci avevano imposto” e che ora “hanno preparato nuove frodi”, davanti alle quali invitano a “cercare una soluzione nel riconoscimento della giustizia e dei diritti” di Euskal Herria.

Nonostante la sua situazione, l’EPPK ricorda che ha “l’intenzione di essere promotori nella lotta per la liberazione di Euskal Herria” e che, a questo scopo, ha “organizzato la sua interlocuzione”. A suo giudizio, i “carceri massacratori” si svuoteranno solo “quando scomparirà l’oppressione di Euskal Herria”.

 

Atzera

(indietro)