Tratto da PaesiBaschiLiberi

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Retata di massa franco–spagnola

 

dal quotidiano GARA del 09.10.2003

 

34 CITTADINI BASCHI ARRESTATI IN UNA RETATA POLIZIESCA FRANCO – SPAGNOLA

Acebes riconosce che nelle decine di perquisizioni realizzate non sono stati trovati né armi, né esplosivo

 

Il ministro degli Interni spagnolo, Angel Acebes, ha reso evidente il carattere dell’operazione, affermando che con i 34 arresti di ieri “si è impedita la riorganizzazione” di ETA. Secondo lui, gli arrestati “formavano la nuova struttura di appoggio” all’organizzazione. L’operazione, coordinata da Baltasar Garzón e Laurence Le Vert, ha già comportato circa 40 perquisizioni nelle quali non sono stati trovati né armi, né esplosivi.

 

Mikel JAUREGI

 

DONOSTIA

 

Ad alcune ore dall’inizio della vasta operazione condotta dalle polizie spagnola e francese, il ministro degli Interni spagnolo, Angel Acebes, ha dichiarato alla stampa che essa era diretta contro “l’apparato di arruolamento ed infrastruttura” di ETA e ha affermato che con i 34 arresti eseguiti “si impedisce la riorganizzazione della struttura di appoggio” all’organizzazione armata.

 

Mentre le autorità francesi restavano in silenzio rispetto all’operazione coordinata dal titolare del Tribunale di Istruzione numero 5 della Audiencia Nacional (tribunale speciale spagnolo, N.d.T.), Baltasar Garzón e dalla “giudice antiterrorista” parigina Laurence Le Vert, quelle spagnole, com’è abituale in questi casi, si sono presentate alla stampa per fornire i dettagli della stessa e rallegrarsi dei risultati. “È un colpo molto duro che impedisce la riorganizzazione dell’apparato di appoggio ai comandos (strutture nelle quali sono suddivisi i militanti di ETA, N.d.T.)”, ha ripetuto più volte Acebes in una conferenza stampa tenuta presso la sede del Ministero degli Interni.

 

Dopo aver definito l’operazione iniziata verso la mezzanotte e che è durata fino all’alba di ieri “un messaggio molto chiaro” a coloro che si trovassero “in procinto di arruolarsi” in ETA, ha precisato che si cerca di esemplificare che “tutti saranno arrestati e sarà loro applicata la legislazione vigente in materia di lotta al terrorismo. E questa sarà una costante”, ha insistito.

 

Ha anche indicato che gli arrestati, curiosamente, provengono da tutti i territori e “avevano già compiti assegnati all’interno dell’apparato di appoggio”. Fra questi, ha citato l’arruolamento di nuovi membri, lavoro di infrastruttura e la stesura di rapporti “per facilitare il lavoro dei comandos operativi”.

 

D’altra parte, fonti della Polizia citate dall’agenzia Europa Press, hanno evidenziato che fra gli arrestati, “oltre ai compiti assegnati c’è un’altra distinzione: quella gerarchica”. Così, hanno indicato che fra essi ci sono “capi con compiti differenti”, “arruolatori”, “arruolati” e persone alle quali sarebbe stato proposto di entrare a far parte di ETA e che “in un primo incontro avrebbero rifiutato”.

 

Oltre ai 34 arresti, 32 eseguiti in Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.), uno nella provincia di Saragozza e un altro a Burdeos, i 350 agenti spagnoli e francesi che hanno preso parte all’operazione hanno eseguito 38 perquisizioni nelle quali, secondo Acebes, “è stata sequestrata numerosa documentazione”. Ha riconosciuto, comunque, che non sono stati trovati né armi, né esplosivi.

 

Per realizzare l’operazione, che è stata quella che ha registrato il numero più elevato di arresti fra quelle dirette dal giudice Garzón, i magistrati sono rimasti in contatto per far coincidere gli arresti, secondo quanto sottolineato fonti della Polizia. “È stata frutto di rogatorie incrociate fra i due magistrati”, hanno precisato.

 

Rispetto al lavoro investigativo sfociato in questa vasta operazione, il direttore generale della Polizia spagnola, Augustín Díaz de Mera, ha negato che “sia dovuta esclusivamente” alla documentazione presuntamente sequestrata a Ibon Fernández Iradi, arrestato a Ahurti il 19 dicembre 2002 e che due giorni dopo fuggì dal commissariato di Baiona. Di fatto, ha affermato che parte dell’operazione deriva da carte presuntamente sequestrate a Lorena Somoza Chamizo, arrestata lo stesso giorno in una località francese, dato che “nella documentazione acquisita comparivano nomi ed indirizzi degli arrestati di oggi”.

 

 

 

UNA LISTA, TRE OPERAZIONI

 

GARA

 

DONOSTIA

 

Quella di ieri è la terza operazione che fonti della Polizia attribuiscono alla “documentazione sequestrata a Ibon Fernández Iradi”. Lo stesso Baltasar Garzón aveva ordinato le due precedenti: il 19 febbraio furono arrestati quattordici cittadini baschi ed il 1 aprile altri nove. Quando ci fu la prima operazione, Angel Acebes parlò di “differenti gradi” di coinvolgimento fra gli arrestati mentre, dopo la seconda, fonti della Polizia indicarono che questa era di “carattere effettivo e preventivo”, si disse che alcuni degli arrestati “non erano ancora stati contattati da ETA”. Molti degli arrestati (sedici), furono incarcerati e denunciarono di essere stati torturati dalla Polizia spagnola.

 

 

 

IL “RASTRELLAMENTO” DEL 1987

 

GARA

 

DONOSTIA

 

La retata di ieri è, fra quelle degli ultimi anni in Euskal Herria, quella che vede il più alto numero di arresti. Nonostante recenti operazioni, come quella condotta contro il movimento pro amnistia o quella contro Ekin, abbiano registrato numerosi arresti, bisogna risalire al 1987 per trovare un maggior numero di arrestati in un’unica operazione. Il 3 ottobre di quell’anno, la Polizia francese effettuò un autentico rastrellamento che si chiuse con oltre 70 arrestati fra la comunità dei rifugiati politici in Lapurdi, Bassa Navarra e Zuberoa .

 

Nei giorni seguenti gli arresti continuarono, fino a raggiungere il numero di 120.

 

 

 

 

 

CENTINAIA DI POLIZIOTTI PER TROVARE SOLO COMPUTER, AGENDE E TELEFONI CELLULARI

Computer, agende personali, telefoni cellulari, cartine stradali, CD... in mancanza di altro bottino, la Polizia spagnola e quella francese, con centinaia di agenti in azione simultaneamente, si sono portate via 34 cittadini baschi, fra i quali una giovane incinta e due fratelli gemelli. Quasi tutti sono molto giovani, molti studenti e diversi già noti alla Polizia per arresti precedenti.

 

I dati relativi all’operazione poliziesca, in alcuni casi confusi, sono arrivati in continuazione durante la giornata di ieri. Un terzo degli arresti, undici, sono stati eseguiti in Gipuzkoa. Alberto González Etxeberria è stato catturato nel quartiere di Intxaurrondo, a Donostia. Era già stato arrestato, dalla Guardia Civil, il 3 settembre 2002. Non è l’unico: molti degli arrestati di ieri hanno già vissuto questa esperienza.

 

Dopo quel passaggio nelle mani della Guardia Civil, González ricordò che gli dissero che “canterai a forza di sberle”. Raccontò come agenti “con guanti di gomma mi misero un dito nell’ano” e “inscenarono un’esecuzione”. Tornò in libertà senza cauzione lo scorso 29 gennaio, dopo quasi cinque mesi.

 

Aitziber Ezkerra, di Azkoitia, è stata arrestata verso le 05,00 a Gros (Donostia). Secondo quanto ha comunicato Askatasuna (organismo popolare antirepressivo, N.d.T.), Ezkerra, che ha appena concluso gli studi di Diritto, ha chiesto agli agenti che le mostrassero il mandato giudiziario. Questi, si sono limitati a rispondere che “tu sai già di cosa si tratta” e hanno perquisito la sua casa per due ore. Nel capoluogo di Gipuzkoa è stata arrestata anche Nagore López de Luzuriaga.

 

L’organismo antirepressivo ha segnalato che l’arresto, a Zegama, di Eneko Sorzabal e di Naiara Landazabal è stato eseguito verso le 01,30 e la perquisizione è durata oltre tre ore. I poliziotti hanno sequestrato un computer e diverse agende, come nella maggior parte dei casi. All’inizio, Landazabal ha avuto una crisi e ha cominciato a vomitare, anche se, a quanto sembra, al termine dell’intervento poliziesco in casa sua stava un po’ meglio.

 

Le sorelle Miren, Karmele e Arantxa Etxebeste Susperregi sono state arrestate nei rispettivi domicili di ErrenteriaOrereta. Askatasuna ha indicato che in nessuno dei casi è stato esibito un mandato di perquisizione. Karmele Etxebesti è incinta di cinque mesi e mezzo.

 

L’undicesimo arrestato in Gipuzkoa è stato Karlos Martín, originario di Lasarte e residente a Usurbil. Askatasuna ha indicato che gli agenti hanno sequestrato telefoni cellulari e cartine stradali. Martín, come la sua compagna, è camionista.

 

In Navarra, gli arresti sono stati nove. La Polizia spagnola ha fatto irruzione verso le 01,00 nel domicilio dei fratelli Eneko e Joseba Compains, situato nel quartiere di Iturrama (Iruñea). Askatasuna ha riferito che gli agenti, armati ed a volto coperto, hanno gettato a terra il padre dei due giovani, avvocato, e lo hanno trattenuto con mettendogli un piede sul collo. La perquisizione è durata due ore e sono stati sequestrati un computer e diversi CD.

 

In Alde Zaharra (Quartiere Vecchio, N.d.T.) sono stati arrestati Saioa Azpilikueta e Angel Elcid. Le perquisizioni sono iniziate verso le 01,00. Elcid, di 21 anni, è rimasto ammanettato e non gli è stato permesso di parlare neppure con i suoi genitori, mentre i poliziotti sequestravano diversi CD, una lista di alunni del corso di lingua basca dal quale era tornato due settimane fa, moduli per la richiesta del Documento di Identità Nazionale Basca, vestiario ed alcune chiavi.

 

Eneko Arebalo e Jordi Purti sono stati arrestati a Arrosadia. Nel domicilio del primo, gli agenti sono entrati armati ed in modo violento; hanno portato via il computer, dischetti, un telefono cellulare ed oggetti personali, oltre ad un’agenda e ad una lettera personale della sorella dell’arrestato.

 

Nell’abitazione di Purti, che ha già trascorso alcuni mesi in prigione, gli otto agenti, incappucciati ed armati, non hanno esibito alcun mandato. Il circolo Peña de San Fermín, del quale sono soci sia lui che Arbalo, ha espresso la sua solidarietà con i due giovani arrestati.

 

Garikoitz Mediorotz è stato arrestato per strada, intono alle 09,00, quando usciva dal garage della sua casa di Antsoain,. i poliziotti hanno trattenuto anche la sua compagna, anche se è stata liberata dopo l’identificazione.

 

Anche in casa di Ekain Guerra, a Barañain, gli agenti hanno avuto un atteggiamento aggressivo e hanno impugnato le loro armi, secondo quanto indicato dall’organismo antirepressivo, il quale ha aggiunto che hanno mostrato il mandato di perquisizione una volta terminata la stessa. Gli agenti in azione sono stati otto.

 

Ramón López, trentenne, è stato arrestato nella calle Intxaurrondo di Altsasu verso le 01,45. Sia a lui, sia alla sua compagna, è stata puntata una pistola alla testa. López è figlio di Julia Cid, consigliera comunale del Partido Socialista de Navarra (PSN, filiazione navarra del PSOE, N.d.T.) di questa località. Gli agenti si sono portati via il computer, 7.000 Euro, le chiavi di casa e della macchina, oltre a diverse fotografie.

 

DUE MESI IN LIBERTÀ

 

La terza provincia per numero di arresti è stata Bizkaia, con sette. Iker casanova è stato arrestato a Santutxu (Bilbao). Gli era già successo nell’estate 2002, accusato di aver organizzato manifestazioni. Era libero da appena due mesi. In precedenza era stato in prigione anche per il “caso Ekin”.

 

Anche Javier Gil è stato arrestato a Santutxu, precisamente nella calle Carmelo. Nello stesso luogo è stata effettuata la prima perquisizione e poi, verso le 03,00, lo hanno portato a casa della sua fidanzata, nella calle Fica, dove è stata effettuata una seconda perquisizione. Più tardi è stato fatto lo stesso nel chiosco che Gil gestisce nel Mercato de la Ribera. Secondo quanto comunicato da Askatasuna, la Polizia non ha portato via nulla da nessuno dei tre posti.

 

L’arresto della giovane Iugatz Duñabeitia è stato eseguito nel suo domicilio di Durango, al quale agenti della Polizia spagnola si sono presentati verso le 01,00. La perquisizione è durata tre ore.

 

Arantxa Martín è stata arrestata alle 00,45 nella calle Calzadas de Mallona (Bilbao) e dopo la perquisizione della sua casa, verso le 02,30, è stata condotta all’abitazione di sua madre nel quartiere di Altamira, allo scopo di perquisire anche questa. La Polizia non ha esibito alcun mandato di perquisizione e non ha permesso che Martín vedesse cosa portavano via.

 

Galder Bilbao è stato arrestato in mattinata nel quartiere di Algorta (Getxo), dove risiede con suo padre e suo fratello.

 

Secondo quanto indicato a GARA dal padre di Gorka Iriarte, originario di Gasteiz, la Polizia spagnola si è presentata verso mezzanotte nell’appartamento che suo figlio condivide con altri studenti a Bilbao. Dopo aver perquisito questa abitazione, gli agenti ed il detenuto si sono recati al domicilio della famiglia nel capoluogo di Araba, arrivando verso le 03,00 del mattino. “Hanno bussato alla porta e sono entrati circa tredici agenti, il segretario ed il giudice. Inoltre, dabbasso, sono rimasti altrettanti poliziotti. Gorka era ammanettato”, ha raccontato.

 

Ha aggiunto che prima hanno perquisito la sua camera da letto, dalla quale hanno portato via varie lettere, album di fotografie ed un’agenda. Dopo aver ispezionato il resto della casa, sono saliti in solaio. Gli agenti gli hanno comunicato che era stato arrestato per ordine del giudice Garzón per “collaborazione con banda armata” e lo hanno avvertito che era in isolamento assoluto.

 

La perquisizione è terminata alle 04,30. “A quel punto, sono scesi in strada e hanno messo Gorka in una macchina, sulla quale gli hanno messo un cappuccio in testa”, ha indicato. Prima che se ne andassero ha chiesto se lo avrebbero portato a Bilbao. “No, sicuramente sarà trasferito a Madrid”, gli hanno risposto. Ha visto suo figlio abbastanza tranquillo. Ciononostante, ha indicato che “sarà preoccupato, sapendo che resterà in isolamento assoluto per cinque giorni”.

 

Anche Haizea Pérez, originaria di Iruñea, è stata arrestata nel capoluogo di Bizkaia. Askatasuna ha indicato che nell’abitazione che Pérez condivide con altre quattro studentesse gli agenti hanno lasciato due stanze “a soqquadro”. Successivamente, si sono portati nel capoluogo di Navarra, dove hanno perquisito l’abitazione di famiglia.

 

In Lapurdi sono state arrestate quattro donne. Maika Arizaga e Emilie Martin, quest’ultima originaria di Maule, sono state arrestate nelle rispettive abitazioni di Baiona. A Larresoro è stata arrestata Malvina Rekalde e a Luhoso, Ihintza Otxadabaratz, originaria della Bassa Navarra.

 

Eneko Gorri, residente a Angelu, è stato preso dalla Polizia a Burdeos, dove studia. Gli agenti hanno portato via anche tre suoi compagni d’appartamento, anche se li hanno rilasciati poco dopo. Tutta l’operazione si è svolta fra le 06,00 e le 07,00, Fonti della Polizia francese hanno riconosciuto che le perquisizioni effettuate sono risultate “infruttuose”. Nella località di Murgia (Araba) è stato arrestato Augustín Gorbea, cinquantunenne, sindacalista di LAB (sindacato vicino alla Sinistra indipendentista basca, N.d.T.).

 

Il secondo degli arrestati fuori da Euskal Herria è stato Egoitz Martioda, originario di Gasteiz ed arrestato nella località di La Almunia de Doña Godina (Saragozza), dove studia presso la Scuola Universitaria Politecnica.

 

Fonti della Polizia hanno comunicato all’agenzia Efe che l’arresto di Martioda, ventiduenne, è stato eseguito verso le 01,30 da agenti del commissariato di Gasteiz, che hanno avuto la collaborazione della Brigata di Informazione del Comando Superiore della Polizia di Saragozza. La Polizia lo ha trasferito nel capoluogo di Araba dopo aver perquisito l’appartamento che condivide con altri studenti baschi.

 

 

 

MOBILITAZIONI DI DENUNCIA IN TUTTA EUSKAL HERRIA

le manifestazioni di protesta per la retata continueranno oggi e nel fine settimana

 

Numerose località basche hanno visto ieri mobilitazioni di denuncia contro l’operazione poliziesca e di solidarietà con gli arrestati. Le manifestazioni svoltesi nei paesi e nei quartieri d’origine degli arrestati assumono un significato speciale. Le manifestazioni di protesta continueranno oggi.

 

IRUÑEA

 

Per tutta la giornata di ieri, dopo essere stata diffusa la notizia della retata, si sono succedute mobilitazioni in numerose località di Euskal Herria, che hanno avuto un carattere speciale negli abitati dove sono residenti gli arrestati nell’operazione dei giudici Baltasar Garzón e Laurence Le Vert.

 

Così, già in mattinata nel campus della UPNA (Università del Paese Basco, N.d.T.) circa 120 persone si sono concentrate per denunciare gli arresti, specialmente quelli di Eneko e Joseba Compains, alunni di questo centro universitario.

 

Inoltre, una rappresentanza degli alunni che hanno partecipato a questa mobilitazione ha incontrato membri del collegio del Rettore per chiedere loro di interessarsi degli arrestati, dopo di che, a quanto sembra, questi si sono messi in contatto con l’ufficio di Garzón.

 

In serata, a Iruñea, la Polizia ha occupato la calle Mercaderes, nella Città Vecchia, dove era stata indetta un’assemblea informativa  che, pertanto, ha cambiato luogo di svolgimento e ha riunito circa cento persone. Successivamente, una cinquantina di persone ha realizzato un blocco stradale. Anche nel quartiere della Txantrea è stata impedita una manifestazione di 125 persone che, in precedenza, avevano partecipato ad un’assemblea.

 

A Arrasate, invece, è stata la Ertzaintza (Polizia Autonoma Basca, N.d.T.) ad impedire di riunirsi a settanta persone che volevano tenere un’assemblea.

 

Inoltre, nel quartiere di Iturrama, a Iruñea, dove vivono i fratelli Compains, si sono concentrate sessanta persone, mentre in quello di Altamira, a Bilbao, da dove viene Arantza Martín, cinquanta cittadini hanno partecipato ad una manifestazione e ad un concentramento. A Arrosadia, quartiere di Jordi Purdi e Eneko Arebalo, cento persone si sono riunite in un’assemblea informativa e hanno dato vita ad una manifestazione.

 

A Barañain, località nella quale vive Ekain Guerra, circa trecento persone hanno partecipato ad un’assemblea informativa e ad una successiva manifestazione, mentre a Orereta, dove vivono le sorelle Etxebeste, hanno manifestato seicento persone. A Zaldibia, paese di Bittor Garzia e Itsaso Garmendia, si sono mobilitate quattrocento persone. Inoltre, a Altsasu, località dove risiede Ramón López, una manifestazione ha riunito duecento persone.

 

A Alegia si sono mobilitate trenta persone, a Lezama sono stati in venticinque a partecipare, a Zornotza cinquanta, a Zizur Nagusia ventuno, a Hernani circa duecento. Nel quartiere di Errotxapea di Iruñea cinquanta persone hanno preso parte ad un’assemblea e, successivamente, ad un blocco stradale.

 

Inoltre, si sono registrate manifestazioni di protesta davanti al commissariato di Polizia di Baiona (ottanta persone), ad Angelu (trentacinque), Donibane Garazi (sessanta), Larresoro (ottanta), Maule (quaranta) e Azkaine (settanta), come anche nella Parte Vecchia di Bilbao (duecento).

 

Nelle località di Urretxu e Zummarraga (Gipuzkoa), per denunciare l’operazione, hanno manifestato cinquanta persone.

 

Le mobilitazioni di ieri avranno continuità nei prossimi giorni. Così, per oggi, è stata indetta un’assemblea informativa alle 20,00 davanti alla ikastola (scuola popolare in lingua basca, N.d.T.) Amaiur di Iturrama, mentre venerdì, alle 20,30, una manifestazione partirà dalla piazza del Municipio di Atarrabia. Nel quartiere di Altamira (Bilbao) avrà luogo una mobilitazione oggi, alle 20,00.

 

A Zaldibia, alle 20,00, si terranno oggi un’assemblea ed una seduta straordinaria del Consiglio Comunale e, a Barañain, un’assemblea nella Piazza del Comune, mentre una manifestazione partirà dalla Piazza della Costituzione di Donostia e un’altra dalla Potros Plaza di UrretxuZumarraga.

 

Inoltre, per domani, alle 19,30, è indetta una manifestazione dalla Plaza Circular di Bilbao e domenica, alle 18,30, si terrà un’altra manifestazione che partirà dal Sagrado Corazón.

 

 

 

LAB AFFERMA CHE “SI AGISCE IN BASE A SUPPOSIZIONI ED ARGOMENTI SENZA PROVE”

Sottolinea che questo tipo di operazioni poliziesche sono “proprie di regimi fascisti e dittatoriali”

 

GARA

 

DONOSTIA

 

LAB ha sottolineato ieri che la detenzione di trentaquattro persone ha “tutta l’aria di essere una nuova operazione al servizio della propaganda e della strategia repressiva degli stati spagnolo e francese”. Il sindacato della sinistra indipendentista ha denunciato che “nuovamente si fa tabula rasa della presunzione di innocenza e dei diritti fondamentali e si agisce nottetempo contro persone, in base a supposizioni, indiscrezioni ed argomenti senza prove”.

 

Ha sottolineato che questo tipo di situazioni sono “proprie di regimi dittatoriali e fascisti, stile al quale è sempre più vicino lo Governo spagnolo”.

 

Non ha dubbi rispetto al fatto che “ci troviamo di fronte ad un tentativo di moltiplicare l’esasperazione nella società basca, di portarci in un vicolo cieco e di opprimerci con strategie di assillo, sempre più estese ed impuni, per quanto tentino di vestirle con abiti legali”.

 

A fronte di ciò, ha manifestato che è il momento di “impuntarsi, unirsi e puntare su una via d’uscita in termini democratici, voltando le spalle alla strategia di esasperazione che vogliono imporre, a loro vantaggio, Madrid e Parigi”. “Coloro che sostengono che non si può fare nulla mentre continua la violenza dovranno spiegare se continueranno a chiudere gli occhi davanti alla violenza che praticano gli stati e cosa faranno”, ha sottolineato.

 

 

 

PERMACH: “QUESTO È IL CONTRIBUTO DELLO STATO SPAGNOLO AL DIBATTITO APERTO”

Sollecita Partito Nazionalista Basco (PNV), Eusko Alkartasuna (EA) e Izquierda Unida (IU) a “dire che dietro questa operazione c’è una scelta repressiva”. Fa appello a partecipare ai concentramenti che si svolgeranno domani davanti ai municipi

 

Joseba Permach, Pernando Barrena e Araitz Zubimendi hanno ieri denunciato il carattere “totalmente indiscriminato” dell’operazione poliziesca che si è chiusa con trentaquattro persone arrestate. Hanno ribadito che “il loro unico reato è sentirsi parte della sinistra indipendentista” e hanno sottolineato che “questo è il contributo dello Stato spagnolo al dibattito aperto in questo paese”.

 

Ainara LERTXUNDI

 

DONOSTIA

 

Joseba Permach, Pernando Barrena e Araitz Zubimendi hanno inquadrato l’arresto di trentaquattro persone “nel dibattito aperto sull’ambito del quale noi baschi abbiamo bisogno per garantire uno scenario di pace, giustizia e libertà. Questo è il contributo che lo Stato spagnolo, in chiave di guerra, porta a questo processo”. A questo proposito, hanno ribadito che “sono tanto cocciuti che continuano a proporre le stesse ricette di trent’anni fa”.

 

Inoltre, hanno sottolineato il carattere “totalmente indiscriminato” di questa operazione poliziesca. Hanno affermato che “l’unico reato di queste persone è sentirsi parte della sinistra indipendentista, essere giovani e sfidare lo Stato spagnolo. Questa è una ragione sufficiente perché in una notte come quella di ieri entrino nella tua casa e ti portino in qualsiasi commissariato spagnolo per, purtroppo, ricevere il trattamento fin troppo conosciuto dai cittadini baschi”, hanno aggiunto.

 

Permach, ha segnalato che “siamo di fronte alla terza operazione che si realizza, presuntamente, a causa di alcune carte apparse in mano di non si sa chi. Ci sono persone incarcerate unicamente perché il loro nome è comparso non si sa dove”.

 

Di fronte a questa vasta operazione, ha sollecitato PNV, EA e IU a “dire che dietro a ciò esiste una decisione politica di incarcerare giovani baschi, che esiste una scelta repressiva da parte del Governo spagnolo e che non ci troviamo di fronte ad una vicenda riconducibile unicamente al presunto potere Giudiziario. Li sollecitiamo a denunciare ciò che sta accadendo”.

 

In caso contrario, ha affermato che “capiremo che stanno condividendo la strategia di guerra e di repressione che stanno portando avanti PSOE e PP”. Riferendosi a quest’ultimo partito politico, ha insistito sul fatto che “torna a sbagliarsi se crede che sia possibile farla finita con la sinistra indipendentista per mezzo di arresti di massa. Si sbaglia completamente e come se ne sono andati Franco, Adolfo Suárez e Felipe González, se ne andrà Aznar, mentre la sinistra indipendentista continuerà a stare in piedi”.

 

Permach, ha anche fatto appello a partecipare ai concentramenti che ci saranno domani, alle 20,00, davanti ai municipi della maggior parte dei paesi con lo slogan “Errepresiorik ez. Euskal Herria aurrera (No alla repressione. Euskal Herria avanti, N.d.T.)”

 

 

 

 

SODDISFAZIONI E SILENZI

Unión del Pueblo Navarro (UPN, filiazione navarra del PP, N.d.T.), Partido Socialista de Euskadi (PSE, sezione basca del PSOE, N.d.T.) e Unidad Alavesa (UA) sono stati concordi nel definire “buona notizia” la vasta operazione poliziesca. Il presidente di Navarra, Miguel Sanz, ha detto che “abbiamo motivo di rallegrarci”. Aralar (formazione scissionista della sinistra indipendentista basca, N.d.T.), per contro, ha chiesto che si rispettino i diritti degli arrestati. il PNV, né EA, né IU hanno fatto alcuna valutazione pubblica rispetto a questa retata.

 

Miguel Angel Sanz ha affermato che l’operazione effettuata dalle polizie spagnola e francese è “motivo di allegria e di soddisfazione”, considerando che “farà sì che personaggi di questa risma siano posti a disposizione della giustizia”. Nella sua conferenza stampa in occasione del centenario dell’impresa Cementos Portland Valderribas, il presidente dell’Alta Navarra ha segnalato che “non desidero altro che, facendo onore alla giustizia, la legge infine si imponga sulla criminalità e sul reato”. Ha affermato che “quando i criminali, o i presunti criminali sono posti a disposizione della giustizia, noi democratici abbiamo motivo di rallegrarci”. Ha valutato che “questo è motivo di allegria per noi che subiamo la pressione della violenza e dei violenti e osserviamo come, presto o tardi, ultimamente molto più presto che tardi, il peso della giustizia e della legge va a cadere su coloro che commettono soprusi e reati, che sono ciò che commettono gli assassini ed i terroristi”. ha sostenuto, inoltre, che gli arresti rendono evidente che “ci sono motivi per credere nello Stato di Diritto, nell’efficacia delle Forze e Corpi di Sicurezza dello Stato e per credere che, alla fine, l’impero della legge finisce per cadere su coloro che delinquono”. Rispetto all’arresto di Ramón López, figlio della consigliera comunale del PSN (Partito Socialista di Navarra, N.d.T.) nel municipio di Altsasu, il dirigente dell’UPN ha dichiarato che “non ho altro da fare che solidarizzare con lei, perché i fatti che si possano imputare al figlio saranno estranei alle decisioni ed azioni della madre”. Ha incoraggiato la consigliera Julia Cid “ad andare avanti ed a lavorare per ciò per cui immagino stia lavorando nel suo paese, nell’esercizio delle funzioni di consigliera, per il benessere del suo paese”.

 

Dopo aver saputo dell’arresto di Egoitz Martioda nella località di La Almunia de Doña Godina, municipio situato nella provincia di Saragozza, il presidente del governo aragonese, Marcelino Iglesias (PSOE), ha valutato che “ogni volta che si mettono alle corde i violenti, si consolida la pace”. Il massimo dirigente di Aragona ha rilasciato queste dichiarazioni poco dopo aver inaugurato, a Saragozza, la Fiera Campionaria Generale, dove si è complimentato con la Polizia spagnola considerando che “azioni come questa sono molto positive per avanzare verso il consolidamento della pace”.

 

Il portavoce parlamentare del PSE si è congratulato con la Polizia spagnola per la retata di massa. Ares ha sottolineato che “per i socialisti questi arresti sono una buona notizia, perché forniscono maggiore sicurezza e libertà ai cittadini di questo paese, soprattutto a noi che viviamo permanentemente scortati e protetti per l’assillo e le minacce costanti del nazionalismo etnicista e totalitario di ETA, che utilizza il terrore per i suoi pretesi obiettivi politici”. Il dirigente del PSE ha sostenuto che “ora è necessario che la politica basca sappia essere all’altezza delle circostanze per accompagnare i successi della polizia e della magistratura con l’unità politica contro il terrorismo, e che non lasci il minimo spiraglio di legittimità per coloro che vogliono sottrarci le libertà”.

 

Aralar ha preteso, attraverso un comunicato stampa, che si applichi “a tutti ed a ciascuno degli arrestati il protocollo raccomandato da Amnesty International per le persone in stato di arresto”. Ha ricordato che la presunzione di innocenza spetta a tutti gli arrestati e ha preteso “il rispetto di tutti i diritti umani che, come persone, spettano a questi arrestati, essendo la privazione della libertà una circostanza d’eccezione”. Dopo aver offerto “il suo appoggio ed essersi messa a disposizione” dei famigliari e congiunti degli arrestati, la formazione guidata da Patxi Zabaleta ha ribadito che “il superamento delle situazioni come quelle che si stanno vivendo oggi in tutta Euskal Herria potrà ottenersi solo per le vie del dialogo politico che renda possibile il riconoscimento di tutti i diritti politici, della distensione e della tregua che rendano possibile il dialogo”.

 

Unidad Alavesa ha sollecitato a “continuare a lavorare affinché secondo la Legge, si mettano dietro le sbarre tutti coloro che praticano, auspicano ed aiutano la trama terrorista di ETA”. Ha indicato che “il Paese Basco e la Spagna hanno bisogno della pace”, pertanto ha considerato che “con questi colpi che si stanno infliggendo a ETA otterremo che noi cittadini possiamo vivere in libertà”. Si è congratulata con le Forze di Sicurezza dello Stato (FSE) e ha auspicato che la collaborazione con Parigi “continui a dare i suoi frutti”.

 

I giovani di Convergencia Democratica de Navarra non hanno denunciato l’atteggiamento della Polizia, ma hanno deplorato che “il comportamento totalitario di ETA si accanisca con la gioventù”. Secondo loro, la conclusione da trarre da questa operazione poliziesca è che “ciò che ETA sta facendo con questi giovani danneggia evidentemente tutta la società navarra e che, più presto che tardi, tutti coloro che non hanno impedito, attivamente o passivamente, che i giovani si avvicinino all’ambito di influenza di ETA, riconosceranno quanto meno il danno causato ai giovani, alle loro famiglie e a tutta la società”, ha indicato l’associazione in un comunicato. I giovani del partito presieduto da Juan Cruz Alli sono andati oltre e hanno auspicato che la legge “cada con tutto il suo rigore” su quanti siano implicati in questa organizzazione, perché “è compito di tutti impedire che ETA continui ad adulterare lo spirito dei nostri giovani”, hanno affermato. Inoltre, hanno incoraggiato le FSE a “continuare a compiere fedelmente il loro dovere”.

 

 

 

editoriale del quotidiano GARA del 09.10.2003

 

NUOVO MESSAGGIO A EUSKAL HERRIA

 

In una vasta operazione ordinata in forma coordinata dai giudici Le Vert e Garzón, le polizie spagnola e francese hanno ieri arrestato in diverse località di tutta Euskal Herria trentaquattro cittadini baschi, i quali sono accusati di differenti gradi di coinvolgimento in ETA, Si tratta di un’operazione che ha precedenti in diverse azioni poliziesche definite “preventive” dal ministro degli Interni spagnolo e che, come i queste precedenti operazioni, si baserebbe su dati ricavati dalla documentazione sequestrata nell’arresto di Ibon Fernández Iradi nel dicembre dello scorso anno.

 

Non è la prima occasione nella quale le autorità francesi arrestano cittadini baschi su richiesta di quelle spagnole, ma è la prima nella quale si verifica un’azione congiunta e coordinata da giudici di entrambi gli stati. Una circostanza che il ministro Acebes, apparso in conferenza stampa senza il suo omologo francese, metteva in rilievo con lo stile del “contro il “terrorismo” non esistono frontiere” di Sharon dopo aver attaccato la Siria, assicurando che operazioni di questo tipo “saranno una costante dentro e fuori dalla Spagna”. Precisamente, di questo clima internazionale di “guerra preventiva contro il terrorismo”, si avvale il Partido Popular per le sue azioni contro cittadini baschi, con le quali, oltre a procurarsi un’immagine di supposta efficacia poliziesca, obiettivo propagandistico che raggiungerà, anche se la maggior parte degli arrestati non entreranno in prigione, lancia il suo particolare messaggio a tutti coloro che siano partecipi degli aneliti di sovranità in Euskal Herria, affinché sappiano che nulla è possibile fuori dai parametri che impone Madrid.

 

Nelle operazioni “preventive” precedenti a questa, collegate dalle informazioni del Ministero degli Interni spagnolo, si sono viste coinvolte trentatré persone (ventitré arrestate e dieci che erano ricercate e che si sono presentate volontariamente alla Audiencia Nacional). Di queste, diciotto non sono arrivate ad entrare in carcere. Una parte degli arrestati (alcuni dei quali fra i  non incarcerati), hanno denunciato di essere stati oggetto di maltrattamenti e torture in locali della polizia. Il relatore delle nazioni Unite sulla tortura, Theo Van Boven, che si trova in Euskal Herria e sta indagando sulle denunce di tortura che ha ricevuto, ha l’opportunità di comprovare sul posto i meccanismi giudiziari e polizieschi che utilizzano gli stati spagnolo e francese contro la cittadinanza basca e, sicuramente, comprenderà meglio le ragioni per le quali arrivano nelle sue mani tanti resoconti di torture da uno Stato teoricamente “democratico”.

 

 

 

dal quotidiano GARA del 10.10.2003

 

LA POLIZIA CERCA ACCUSE PER I 34 ARRESTATI, CHE RESTANO IN ISOLAMENTO ASSOLUTO

 

Fonti della Polizia affermano che la retata è ancora in corso, benché ieri non vi sia stato alcun nuovo arresto, né sono trapelate le imputazioni concrete contro questi cittadini baschi

 

Dopo i 34 arresti e le quasi 40 perquisizioni registrati mercoledì nella maggiore operazione poliziesca  da molti anni a questa parte, durante la giornata di ieri non si è registrato alcun nuovo arresto e neppure sono trapelate accuse concrete contro gli arrestati, al di là dell’imputazione generica di relazione con “l’apparato di arruolamento” di ETA al quale ha fatto allusione il ministro Angel Acebes. Fonti della Polizia hanno solo indicato che si indaga per stabilire se qualcuno degli arrestati abbia potuto realizzare azioni come fornire informazioni utili alla commissione di attentati. Nel frattempo, tutti rimangono in isolamento assoluto.

 

GARA

 

IRUÑEA

 

Un giorno dopo la vasta operazione condotta dalle polizie spagnola e francese e che si è chiusa con un bilancio di 34 cittadini baschi arrestati e decine di perquisizioni, nella giornata di ieri non si è registrato alcun arresto, nonostante la Delegazione del Governo (Prefettura, N.d.T.) spagnolo in Navarra abbia assicurato all’agenzia Efe che l’operazione è ancora in corso, né sono state rese note nuove imputazioni contro gli arrestati.

 

Di fatto, circa le accuse agli arrestati, è trapelato solo quanto manifestato mercoledì dal ministro degli Interni spagnolo Angel Acebes, che ha detto che l’operazione era diretta contro “l’apparato di arruolamento e l’infrastruttura” di ETA. Ieri, si è solo indicato che “si indaga” per appurare se qualcuno degli arrestati abbia potuto realizzare azioni come fornire informazioni utili alla commissione di attentati.

 

Nel frattempo, gli arrestati, ieri, rimanevano in isolamento assoluto e nulla si sapeva riguardo al luogo dove si trovano. Askatasuna (organismo popolare antirepressivo, N.d.T.) faceva sapere che è stata inoltrata richiesta di habeas corpus per tutti loro, ma che “per il momento, non si è avuta risposta alla richiesta”.

 

In un comunicato, ha spiegato che i famigliari delle quattro arrestate in Lapurdi, Malvina Rekalde e Maika Arizaga, originarie della stessa provincia, Emilie martin, originaria della provincia di Zuberoa e Ihintza Oxandabaratz, originaria della Bassa Navarra e quelli dell’arrestato a Burdeos, Eneko Gorri, originario di Angelu, si sono recati in mattinata al commissariato di Baiona per consegnare loro vestiario e cibo. “I pacchi dei parenti delle prime quattro sono stati accettati, così non è stato per quanto portato da quelli di Eneko Gorri”, ha indicato.

 

Ciononostante, in serata, i genitori di Gorri hanno ricevuto una telefonata nella quale si comunicava loro che potevano portare il pacco alla Polizia del capoluogo di Lapurdi, “pertanto riteniamo che anche lui si trovi lì”, ha aggiunto Askatasuna che, comunque, ha avvertito che “non disponiamo di informazioni precise rispetto a dove si trovano”.

 

Ciò che si sa è che la “giudice antiterrorista” parigina Laurence Le Vert deve decidere oggi se mantenere in stato d’arresto ed in isolamento assoluto questi cinque detenuti. Rispetto agli altri ventinove, ventotto dei quali catturati in Araba, Bizkaia, Gipuzkoa e Navarra ed uno nella provincia di Saragozza, Askatasuna ha detto che saranno ascoltati fra oggi e domani dal titolare del tribunale di Istruzione numero 5 della Audiencia Nacional (Tribunale speciale, N.d.T.) spagnola, Baltasar Garzón. Concretamente, l’agenzia Efe ha affermato che oggi, in quattordici, saranno portati davanti al magistrato che ha coordinato, insieme a Le Vert, l’operazione.

 

 

 

FONTI DELLA POLIZIA GIUSTIFICANO L’OPERAZIONE INDICANDO CHE GLI ARRESTATI COMPARIREBBERO IN “DOSSIER DEGLI ARRUOLATORI”

 

GARA

 

MADRID

 

Fonti della Polizia sono tornate ad avvalorare la tesi che chiave dell’operazione sono stati alcuni documenti presuntamente sequestrati a Ibon Fernández Iradi ed a  Lorena Somoza quando furono arrestati, a dicembre, dalla Polizia francese. L’agenzia Europa Pressa ha reso noto che in questa documentazione sarebbero stati trovati “dossier su candidati ad entrare” in ETA, fra i quali figurerebbero gli arrestati nell’operazione.

 

“Le precauzioni prese per evitare l’infiltrazione di talpe, portavano gli arruolatori ad includere nei dossier dettagli personali sui candidati come, per esempio, passioni, studi, relazioni e anche percorsi politici”, sottolineano queste fonti, che cercano così di giustificare gli arresti delle persone citate in essi.

 

Inoltre, fonti della Polizia citate dalle agenzie Europa Press e Efe assicurano che la Polizia spagnola “indaga sulla possibile partecipazione di alcuni arrestati a compiti di informazione su obiettivi” per la commissione di attentati. In concreto, queste fonti hanno parlato della possibilità che alcuni di essi abbia fornito dati sull’imprenditore José María Korta, morto in un attentato di ETA il 3 agosto 2000.

 

Allo stesso modo, hanno indicato che “le indagini cercheranno di stabilire se fra gli arrestati figurano informatori” che abbiano agito per azioni armate più recenti, “specialmente per gli attentati mortali di quest’anno”. Così, hanno fatto riferimento all’attentato che, l’8 febbraio, ha causato la morte del capo della Polizia Municipale di Andoain e membro del Partito Socialista di Euskadi (PSE) e di Basta Ya (piattaforma civica “contro il terrorismo”, N.d.T.), Joseba Pagazaurtundua e a quello che ha provocato la morte dei poliziotti spagnoli Julián Embid e Bonifacio Martín, lo scorso 30 maggio, a Zangoza, dove si erano recati per rilasciare le carte d’identità ai cittadini della località.

 

 

IL CONSIGLIO COMUNALE DI ZALDIBIA CHIEDE LA LIBERAZIONE DEGLI ARRESTATI

 

ZALDIBIA

 

Il municipio di Zaldibia ha ieri svolto una seduta nella quale è stata approvata all’unanimità una mozione nella quale si denuncia il “carattere politico” di un’operazione che, oltre a quello di altre 32 persone, si è chiusa con l’arresto di Itsaso Garmendia e Bittor Garzia, residenti nella località della valle del Goierri. La giunta, composta da cinque consiglieri di Aralar (formazione scissionista della sinistra indipendentista, N.d.T.) e da quattro della piattaforma indipendentista Herriari Leial, ha approvato una mozione in otto punti presentata da Askatasuna, ai quali se ne è aggiunto un nono proposto da Aralar.

 

Nel testo proposto dall’organismo antirepressivo si esige la messa in libertà dei 34 arrestati e si dice che gli Stati spagnolo e francese “non hanno la volontà di risolvere democraticamente il conflitto”. Oltre a mostrare timori per il trattamento riservato agli arrestati, la giunta comunale fa appello a partecipare alle mobilitazioni di protesta ed annuncia che si farà carico delle spese che l’operazione causerà ai congiunti.

 

Nel punto incluso su iniziativa di Aralar, si evidenzia che “dobbiamo proseguire sulla via del dialogo, ottenere la scomparsa di tutte le violenze ed ottenere il diritto all’autodeterminazione”.

 

La Herri Batzarra di Zaldibia, che nel prossimo fine settimana celebrerà le sue fiestas, aveva già approvato varie iniziative di protesta; su proposta dei gestori, i bar chiusìderanno oggi fra le 19,00 e le 21,00 e, domani, su indicazione delle compagnie, si svolgerà un concentramento contro la tortura. Inoltre, ha sollecitato il Municipio a sostenere il decalogo del TAT (Comitato Contro la Tortura, N.d.T.) ed a farsi carico del costo per l’autobus che, alle tre di questa mattina, è partito da Zaldibia per Madrid, in appoggio agli arrestati.

 

 

LAKUA PREFERISCE NON PRONUNCIARSI ANCORA SUGLI ARRESTI

Josu Jon Imaz sostiene che “non abbiamo informazione diretta ed esauriente”

 

L’Esecutivo di Lakua (sede del Governo Autonomo Basco, N.d.T.) ha ieri affermato di non poter valutare gli arresti dato che “non disponiamo di informazioni dirette ed esaurienti” in proposito. Il consigliere alla Giustizia, Joseba Azkarraga, ha puntualizzato che “se gli arrestati hanno commesso qualche tipo di reato, mi pare una cosa molto buona che siano stati arrestati”.

 

GARA

 

GASTEIZ

 

Il portavoce del Governo di Lakua, Josu Jon Imaz, ha ieri indicato che il suo esecutivo non può fare una valutazione dell’operazione della Polizia francese e di quella spagnola dato che “non abbiamo informazioni dirette, né esaurienti”. Ha considerato che qualsiasi risposta sui 34 arresti “dovrebbe essere fornita dalla Audiencia Nacional, che è quella che ha promosso l’operazione o, eventualmente, dai responsabili delle Forze di Sicurezza dello Stato (FSE), che sono coloro che la stanno conducendo”. Comunque, Imaz ha aggiunto che “logicamente, quando conosceremo i termini dell’operazione, allora la valuteremo”.

 

Il consigliere alla Giustizia dell’Esecutivo di Ibarretxe (presidente del Governo Autonomo Basco, N.d.T.), Joseba Azkarraga, ha manifestato che “se gli arrestati hanno commesso qualche tipo di reato, mi pare una cosa molto buona che siano stati arrestati, ma se sono azioni di poca consistenza, mi pare molto male”.

 

Da Gazte Abertzaleak, organizzazione giovanile di Eusko Alkartasuna, si è richiesto che si salvaguardi la presunzione di innocenza e che si rispettino “scrupolosamente” i diritti degli arrestati. Dopo aver denunciato “la mancanza di garanzie da sradicare e, se necessario, punire i casi di tortura ai quali ci hanno abituati le FSE e la Guardia Civil”, si è criticata la “sistematica criminalizzazione alla quale il Governo del PP sottopone la gioventù di Euskal Herria”. Inoltre, si è puntualizzato che “l’uscita dal conflitto umano e politico deve essere unicamente per vie civili e non militari”.

 

Il portavoce di Elkarri (movimento pacifista, N.d.T.), Jonan Fernández, ha affermato che il suo movimento vede con “molta preoccupazione  questo genere di azioni e ha affermato che “una gran parte della società non ha fiducia in esse, e neppure noi”. “Ne abbiamo viste molte, così,  che poi sono finite in nulla e come si utilizza il concetto di entourage di ETA per giustificare qualsiasi cosa”.

 

 

 

UPN E PSN DI ALTSASU ADERISCONO ALLA RICHIESTA DI RISPETTO DELLA PRESUNZIONE DI INNOCENZA

M. B.

 

GASTEIZ

 

Il Municipio di Altsasu ha ieri concordato all’unanimità un testo nel quale chiede alle istanze di polizia e della magistratura “un’azione conforme alla presunzione di innocenza che spetta a qualsiasi persona in situazione di privazione della libertà fino alla celebrazione di un processo con le dovute garanzie”. Il Consiglio municipale si impegna anche a svolgere “le pratiche necessarie per interessarsi della situazione del concittadino arrestato”, in riferimento a Ramón López.

 

Il documento è stato appoggiato dai portavoce di tutti i gruppi (Aralar, PSN, UPN, Agrupación Alsasuarra, IUN e EA). I rappresentanti di Araalar hanno chiesto che oggi si svolga una seduta straordinaria, ma la proposta è stata respinta.

 

 

INNOCENZA

 

La madre di López, consigliera comunale del Partito Socialista di Navarra (PSN) in questo municipio, ha affermato al “Diario de Navarra” che “metto la mano sul fuoco, perché non ha fatto nulla, perché non è coinvolto in nulla”. Ha indicato che “partecipava a manifestazioni di Batasuna, ma da qui ad accusarlo di appartenere a banda armata è una cosa che sembra una barzelletta”. “Di una persona coinvolta in qualcosa si sospetta, si vede. Ma non è così per un uomo che ha la vita organizzata , che va a lavorare, che ha tempi ben definiti per fare carriera…” ha detto.

 

 

BARRENA: “QUESTO DIMOSTRA CHE LO STATO È MALATO”

 

R.S.

 

IRUÑEA

 

Peranando Barrena e Txutxi Ariznabarreta, rispettivamente rappresentanti di Autodeterminaziorako Bilgunea (Assemblea per l’Autodeterminazione, piattaforma elettorale della Sinistra indipendentista, N.d.T.) e di LAB (sindacato vicino alla Sinistra indipendentista, N.d.T.), sono ieri stati concordi nel rimarcare che l’operazione evidenzia un processo di “fascistizzazione” dello Stato spagnolo. Barrena ha paragonato l’ondata di arresti di carattere “preventivo” con il film “Minority Report”, nella quale un poliziotto del futuro arresta persone un giorno potrebbero arrivare a commettere reati e ha concluso che la retata “è il sintomo di uno Stato malato. Ciò che abbiamo visto in questo film, già accade in questo paese”.

 

Per Ariznabarreda, l’accaduto può essere equiparato a quanto avvenuto sotto le dittature dell’Argentina o del Cile: “L’immagine successiva che ti viene in mente è che comincino a riempire campi da calcio, perché se iniziano ad arrestare tutta la gente sospettabile per Madrid, finiranno con il riempire campi da calcio”, ha detto. Il segretario del settore Comunicazioni del sindacato indipendentista ha insistito sul fatto che “il tema della presunzione di innocenza, che è chiave della democrazia, è stato tolto di mezzo”.

 

 

 

UNA LUNGA LISTA D’ATTESA

 

Txisko Fernández

 

Altri 34 cittadini baschi si trovano in questi momenti in locali della Polizia in attesa di ingrossare la lunghissima lista di prigionieri politici che trasformano Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.) in un paese “eccezionale” all’interno del continente europeo. In pochi giorni, settimane o mesi, il collettivo dei prigionieri potrebbe essere composta da oltre 700 persone.

 

Sebbene le fredde cifre possano portarci a pensare che l’ultima retata sia stata “eccezionale”, questo aggettivo non ha possibile applicazione in un contesto generale nel quale “la norma” sono gli arresti di massa, l’isolamento assoluto nelle celle, le testimonianze di tortura, la prigione provvisoria, le cauzioni milionarie, i processi in un tribunale speciale, la dispersione…

 

Non bisognerebbe nemmeno perdere molto tempo nel cercare di trovare le ragioni per le quali questo tipo di operazioni si verificano in determinate date, come l’ultima, che coincide con la visita del Relatore Speciale sulla Tortura dell’ONU, perché è più che evidente che questo dipende solo dall’agenda che stabiliscono a Madrid, alla Moncloa (sede del Governo spagnolo, N.d.T.) o nella Audiencia Nacional o sulla linea telefonica che collega le due sedi.

 

“La norma”, in questo paese, è che in continuazione i diversi corpi di polizia realizzino rastrellamenti fra i settori più impegnati nella costruzione nazionale e, in un attimo, un altro gruppo di cittadini baschi passi ad occupare uno spazio riservato nelle carceri spagnole e francesi.

 

In questo modo, senza alcuno scandalo politico, con molto poche critiche da parte dei media, e con un certo stupore sociale, lo Stato spagnolo sta riducendo la lista d’attesa nella quale si trovano i cittadini baschi che, per esempio, hanno fatto parte di una lista elettorale per loro volontà e credendo, sinceramente, che così si contribuisse a difendere la volontà democratica dei propri concittadini.

 

Questa lista di persone in attesa di essere arrestate ed incarcerate è nei computer della Polizia, negli atti giudiziari ed è pubblicata a capitoli su mezzi di comunicazione molto ben informati su questi problemi. Più triste risulta pensare che i nomi di questa lista si trovano anche nella testa di molti che non muoveranno un dito, né prima, né dopo la prossima alba poliziesca, per evitare un altro impune rastrellamento nel nostro paese.

 

 

 

IL PUBBLICO MINISTERO CHIEDE LA LIBERTÀ SU CAUZIONE PER LE TRE SORELLE DI ORERETA ARRESTATE NELLA MAXIRETATA

 

Il giudice della Audiencia Nacional spagnola Baltasar Garzón ascolterà oggi 14 dei 29 cittadini baschi arrestati nell’ampia operazione condotta dalla Polizia francese e da quella spagnola nella quale sono state arrestate un totale di 34 persone. Le audizioni sono iniziate con sensibile ritardo, intorno a mezzogiorno. Sono state ascoltate cinque persone, assistite da avvocati di fiducia. È trapelato solo che il procuratore ha chiesto la libertà su cauzione per tre di esse, le sorelle Miren, Arantza e Karmele Etxebeste, quest’ultima è incinta di cinque mesi e mezzo.

 

GARA

 

MADRID

 

A partire dalle 01,00 del mattino di mercoledì, 350 agenti della Polizia spagnola hanno arrestato undici persone in Gipuzkoa, sette in Bizkaia, nove in Navarra e un’altra nella provincia di Saragozza.

 

L’operazione, ordinata dal giudice Baltasar Garzón, è durata tutta la notte, fino all’alba. Sull’altra sponda del Bidasoa (fiume che segna il confine fra gli Stati spagnolo e francese, N.d.T.) altre cinque persone sono state arrestate da agenti di Polizia francesi, il che ha portato il bilancio complessivo degli arresti a 34 persone.

 

14 delle 29 persone arrestate in Hego Euskal Herria (Paese Basco Meridionale, sotto amministrazione spagnola, N.d.T.) e Saragozza saranno oggi ascoltate dal giudice Garzón. Le audizioni erano previste per le 10,30, ma alle 11,30 non erano ancora cominciate.

 

Passato mezzogiorno, gli arrestati, assistiti da legali di fiducia, hanno iniziato ad essere sentiti. Finora sono stati ascoltate cinque persone, ma è trapelato solo che il procuratore ha chiesto la libertà su cauzione per le sorelle Miren, Arantza e Karmele Etxebeste, arrestate a Orereta.

 

Tre dei cinque arrestati nella mattinata di mercoledì in Ipar Euskal Herria (Paese Basco Settentrionale, sotto amministrazione francese, N.d.T.), sono stati trasferiti a Parigi per essere interrogati dalla giudice Le Vert. Altri du, rimangono in isolamento assoluto nel commissariato di Baiona.

 

 

Atzera

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