Tratto da PaesiBaschiLiberi

www.gara.net

Dal quotidiano GARA del 17.10.2003

LA GUARDIA CIVIL ARRESTA OTTO PERSONE LEGATE ALL’EUSKARA ED ALLA CULTURA BASCA


L’ambito dell’euskara (lingua basca, N.d.T.) è stato nuovamente l’obiettivo di un’operazione della Guardia Civil ordinata dal magistrato spagnolo Juan del Olmo, che si è chiusa con otto arresti e tredici perquisizioni. Oltre ai domicili di tutti gli arrestati, gli agenti sono entrati anche in diverse imprese che hanno sede nel Parque Cultural Martín Ugalde di Andoain e nella sede di Donostia dell’azienda di distribuzione Zabaltzen . come nell’operazione di otto mesi fa contro il quotidiano “Egunkaria”, gli arrestati, che si trovano in regime di isolamento assoluto, sono noti per il loro lavoro per l’euskara e per la cultura.

Imanol INZIARTE

DONOSTIA

La Guardia Civil ha arrestato nella mattinata di ieri otto persone, delle quali sette in Gipuzkoa e una in Navarra. Tutti gli arrestati sono molto legati all’ambito dell’euskara e della cultura basca, in un’operazione che arriva otto mesi dopo la chiusura, per mano della polizia, del quotidiano in lingua basca “Euskaldunon Egunkaria”.

Gli arrestati sono Mikel Azkune (a Errenteria), Juan Mari Larrarte (a Hernani), Joxe Mari Sors, Mikel Arrizabalaga, Mikel Sorozabal e Javeir Legarra (a Donostia), Armando Hernández (a Tolosa) e Angel Ramón Diea (a Villatuerta).

L’operazione dell’istituto militare, iniziata verso le 01,30 del mattino, è stata ordinata, come quella di febbraio, dal magistrato della Audiencia Nacional (tribunale speciale, N.d.T.) spagnola Juan del Olmo. Oltre agli arresti sono state eseguite tredici perquisizioni, sia nei domicili degli arrestati, sian nei loro luoghi di lavoro.

L’avvocato di “Egunkaria”, Eneko Etxeberria, ha segnalato che questa operazione è diretta, da una parte, contro le imprese non ancora chiuse del gruppo Egunkaria S.A. e, dall’altro, contro l’impresa Buruntzape S.L..

Quest’ultima è la titolare di tutto il Parque Cultural Martin Ugalde di Andoain, dove sono state perquisite le sedi di diverse imprese e di organismi relazionati con l’euskara, fra essi la Euskarazko Komunikazio Taldea, promotrice del quotidiano “Berria”, Plazagunea e Gráficas Leitzaran. Gli agenti hanno occupato la zona fino alle 08,30 circa.

La Guardia Civil è entrata anche nei locali della casa editrice Zabaltzen di Donostia, da dove ha portato via gli hard disc dei computer. La perquisizione, che è durata quattro ore, è iniziata poco prima delle 04,30, alla presenza di due degli arrestati, Joxe mari Sors e Xabier Legarra. Agenti sarebbero entrati anche negli uffici della Gráfica Lizarra.

Il ministro degli Interni spagnolo, Angel Acebes, ha assicurato che questa retata è legata «all’indagine giudiziaria su possibili irregolarità contabili, destinazione di sovvenzioni e riciclaggio di denaro» da parte di imprese che hanno a che fare con la «trama “Egunkaria”». le agenzie di notizie, citando fonti investigative, hanno parlato di una somma «superiore a 15 milioni di euro di origine sconosciuta per cinque anni, non dichiarata al Fisco».

A questo proposito, bisogna ricordare le parole di José María Sors, direttore di Euskalgintza Elkarlanean, dopo la chiusura di “Egunkaria”. «Non abbiamo niente da nascondere e tutto da mostrare. È triste che ci troviamo in questa situazione, perché siamo di fronte ad accuse infondate. Tutto quello che c’è, è una presunzione. Non di innocenza, ma di colpevolezza. E dobbiamo compiere una serie di passi per dire “No, signori, siamo pronti a mostrare tutto ciò che sia necessario, dato che tutto è stato fatto nel più stretto rispetto della legalità”».

Tutte le testimonianze circa gli arresti sono concordi nel segnalare l’imponente dispiegamento di Gardia Civil, circa 200, impiegati nell’operazione. Per esempio, la moglie di Mikel Azkune ha sottolineato le numerose Nissan Patrol che occupavano la via dove si trova la sua abitazione. Gli agenti hanno tenuto sotto tiro la coppia la illuminavano con delle torce. In casa c’erano anche i due figli, di tre e di un anno d’età.

In casa di Armando Hernández, a Tolosa, la perquisizione è iniziata alle 02,00 ed è terminata alle 05,00. le guardie hanno tenuto i tre membri della famiglia sulle scale per un’ora e, poi, hanno mostrato alcuni documenti che Hernández ha negato essere di sua proprietà.

Anche la casa di Mikel Arrizabalaga si è riempita di agenti armati, che si sono portati via un computer, libri, agende e persino un trofeo vinto per un articolo giornalistico sulla montagna.

«RISPETTO E DIGNITÀ»

J.V.M.

DONOSTIA

L’operazione di ieri è coincisa con la consegna del premio Vasco Universal a Martin Ugalde. Sua moglie, che si è recata a Gasteiz per ritirare il premio, nel suo discorso ha affermato di sentirsi «afflitta» per gli arresti. Ha chiesto per suo marito «il rispetto e la dignità che merita» e ha sottolineato che «nascere in questa terra e sentirsi basco non è n reato, è un diritto». Al momento delle dediche, ha avuto un ricordo, fra gli altri, per Santi Brouard, ucciso dai GAL (Gruppi Antiterrorismo di Liberazione, squadroni della morte organizzati durante il governo del PSOE per eliminare i dissidenti baschi, N.d.T.) e per i prigioniero politico Iñaki Uria. Inoltre, ha espresso il suo affetto e la sua solidarietà «alle famiglie dei prigionieri ed alle vittime della violenza».

LA STESSA STORIA DI OTTE MESI FA
«Come otto mesi fa». Questa è stata una delle frasi più sentite ieri al Martin Ugalde Kultur Parkea. A causa dell’esperienza di allora, era anche evidente la preoccupazione per il trattamento che potrebbero ricevere nei prossimi giorni gli arrestati.

Un misto di sorpresa e indignazione. Questo era il sentimento palpabile nelle prime ore del mattino nel complesso che ospita oltre una ventina di imprese ed organismi che lavorano per l’euskara e per la cultura basca. E, ovviamente, la sensazione che quanto accaduto ieri non fosse nulla di nuovo. «Come otto mesi fa», si sentiva dalla bocca dei lavoratori delle imprese che hanno la loro sede nel Martin Ugalde Kultur Parkea, ricordando così l’operazione contro “Euskaldunon Egunkaria” del 20 febbraio.

Solo alle 08,30, ora alla quale la Guardia Civil se n’è andata, lavoratori e giornalisti venuti per coprire la notizia hanno potuto accedere al complesso ed osservare sul posto «il lavoro» realizzato dalla Guardia Civil per cinque ore: porte forzate, uffici perquisiti e messi a soqquadro...

«Come otto mesi fa», si ripeteva. E come allora, a Andoain sono arrivati, poco alla volta, rappresentanti di forze politiche, istituzioni, organismi sociali e sindacati: i dirigenti della sinistra indipendentista Oarnaldo Otegi, Joseba Permache e Joseba Alvarez; i segretari dei settori comunicazione dei sindacati ELA e LAB, Gérman Kortabarria e Txutxi Ariznabarreta; il vicecoordinatore di Aralar Iñaki Irazabalbeitia; la rappresentante di Elkarri Maixux Rekalde... ne è risultata una specie di stillicidio che si è completato a mezzogiorno, con un concentramento spontaneo dei lavoratori delle diverse imprese del complesso.

Nel frattempo, si succedevano le dichiarazioni. Menzionavano l’operazione di febbraio e, soprattutto, le denunce di torture come quella di Martxelo Otamendi (direttore del quotidiano “Egunkaria”, N.d.T., che ha denunciato di essere stato torturato dopo il suo arresto, N.d.T.), al momento di entrare in carcere. «Con questo precedente, temiamo il peggio».

Mentre si svolgevano riunioni d’urgenza, su posto giungevano sia il presidente del Consiglio di Amministrazione del quotidiano “Berria”, Joxean Lizarribar, sia lo stesso Otamendi, che è rientrato da Barcellona appena avuta notizia di quanto avveniva in Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.). I loro volti denotavano la preoccupazione.

A mezzogiorno, nello stesso luogo di otto mesi fa, anche i lavoratori di Zabaltzen hanno tenuto un concentramento. Sul posto erano già presenti il deputato generale di Gipuzkoa, Joxe Joan González de Txabarri; una delegazione di GARA guidata dalla direttora Mertxe Aizpurua ed il direttore dell’emittente radiofonica Euskadi Irratia, Juli°n Beloki, fra gli altri. Molti volti anonimi li accompagnavano. E nell’ambiente, una sensazione, la stessa che li accompagnava dall’inizio: come otto mesi fa.

KONTSEILUA HA INDETTO PER DOMANI UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A DONOSTIA
Oggi, alle 20,00, si realizzerà un concentramento davanti ai municipi di Euskal Herria; «Viva Euskal Herria che parla basco. Sì all’euskara» è lo slogan scelto dal Consiglio

Kontseilua ha organizzato mobilitazioni per respingere questa nuova operazione poliziesca e lancia un appello per partecipare ai concentramenti che oggi, alle 20,00 si terranno davanti ai municipi ed al corteo che domani, alle 17,00, percorrerà Donostia. Inoltre, chiede ai soggetti politici, sindacali e sociali che si rechino a Andoain.

GARA

DONOSTIA

Il consiglio degli organismi sociali per l’euskara, Konteilua, ha indetto per oggi, alle 20,00 concentramenti di fronte ai municipi di tutta Euskal Herria, oltre ad una manifestazione per domani, a Donostia, alle 17,00, con partenza dal tunnel di Ondarreta, con lo slogan «Gora Euskal Herria euskalduna. Bai Euskarari» per respingere questa nuova operazione poliziesca.

Inoltre, ha fatto appello a sindacati, istituzioni, formazioni politiche e soggetti sociali affinché partecipino ad «una giornata di porte aperte», che si svolgerà mercoledì, alle 17,30, al Parque Cultural Martin Ugalde, affinché «possiate conoscere di prima mano il lavoro che si realizza nello stesso».

La direzione di Kontseilua, dopo una riunione d’urgenza, ha tenuto una conferenza stampa per fornire una valutazione dell’accaduto ed analizzare le misure da adottare. All’appuntamento, sono mancati due membri, gli arrestati Juan Mari Larrarte e Mikel Arrizabalaga. Il segretario generale di Kontseilua, Xabier Mendiguren, ha definito l’operazione «un’aggressione contro il movimento sociale che lavora per la normalizzazione dell’euskara».

Dopo aver denunciato la «grave situazione di vulnerabilità che subiamo», ha aggiunto che «non è il momento per parlare di impotenza di fronte a queste aggressioni, ma di proporre soluzioni».

Mendiguren ha annunciato, inoltre, che chiederà ufficialmente diverse riunioni ai governi di Lakua (sede del Governo Autonomo Basco, N.d.T.) e di Navarra, al fine di «analizzare a situazione attuale e come si possa articolare l’appoggio del quale hanno bisogno l’euskara e la cultura per andare avanti».

Le reazioni all’operazione sono state una costante. Nell’ambito dell’euskara, AEK (Coordinamento per l’alfabetizzazione in euskera degli adulti, N.d.T.) ha situato i fatti «nel quadro di criminalizzazione e attacco continuo all’euskara» e EHE ha avvertito che devono essere «le amministrazioni a garantire i meccanismi necessari a promuovere la normalizzazione dell’euskara».

LAB ha lanciato un appello a partecipare alle mobilitazioni che si organizzeranno e ha reclamato «un atteggiamento attivo, chiaro e fermo per uscire dall’impotenza alla quale fanno riferimento responsabili e partiti baschi», mentre Askatasuna (organismo popolare antirepressivo, N.d.T.) ha criticato il fatto che «ancora una volta, i sistemi esecutivo e giudiziario dello Stato spagnolo si sono alleati per attaccare Euskal Herria». Ha ribadito che «per ottenere la soluzione del conflitto politico non si possono escludere soggetti politici e sociali che hanno molto da dire».

Euskal Kulturgintza, Euskalgintza Elkarlanean Fundazioa, Buruntzape, Bai Euskal Herriari, Euskal Etxea de Bartzelona, “Gaztetxulo”, “Irutxulo”, Bagera, Gazte Abertzaleak, Orereta ikastola, EHNE, STEE-EILAS, ABK, l’Associazione degli Editori, Elkarri e Sortzen-Ikasbatuaz sono altri fra gli organismi che hanno denunciato l’operazione.

A tutti questi, si è aggiunto il Consiglio di Direzione di Udalbiltza (Assemblea degli Eletti nelle Istituzioni del Paese Basco, N.d.T.) composto da Patito Nazionalista Basco e Eusko Alkartasuna., per il quale «l’intenzionalità politica di queste iniziative è chiara».

OTAMENDI: «Che ci lascino lavorare in pace, una buona volta»

GARA

ANDOAIN

Il direttore del quotidiano “Berria”, Martxelo Otamendim ha reclamato, a mezzogiorno, davanti alle porte del Parque Martin Ugalde, «che ci lascino lavorare in pace, una buona volta», mentre ha sottolineato che «era da molto tempo che avevano voglia di farcela».

Otamendi ha evidenziato che le imprese colpite dall’operazione diretta dal giudice della Audiencia Nacional spagnola Juan del Olmo «si occupano di far progredire questo paese facendo informazione e sviluppando infrastrutture culturali». Per questo, ha sottolineato la necessità che questo tipo di imprese ricevano appoggio sociale ed istituzionale di fronte alle aggressioni delle quali sono oggetto da parte del tribunale speciale spagnolo.

Inoltre, Otamendi, che è stato arrestato lo scorso febbraio durante l’operazione che ha portato alla chiusura del quotidiano “Egunkaria” e che, dopo essere stato rimesso in libertà ha affermato di essere stato torturato, ha espresso la sua preoccupazione per lo stato nel quale si potrebbero trovare gli arrestati che, come lui a suo tempo, sono nelle mani della Guardia Civil.

OBIETTIVO: PARALIZZARE ATTRAVERSO IL PURO TERRORE

Nessuna delle azioni che costituiscono reato imputate dal ministro degli Interni spagnolo agli otto arrestati ieri su ordine della Audiencia Nacional giustifica i metodi utilizzati dal giudice Juan del Olmo: cattura da parte della Guardia Civil, con assalto notturno alle loro abitazioni ed isolamento assoluto degli arrestati per diversi giorni prima del passaggio a disposizione della magistratura. Nello Stato spagnolo e, soprattutto, nelle operazioni che coinvolgono l’indipendentismo basco, si abusa oltremodo di metodi polizieschi come l’arresto, che nelle società democratiche sono riservati a casi molto specifici. Nella maggior parte delle occasioni basterebbe convocare gli imputati davanti al giudice, a maggior ragione se alcuni di essi hanno già manifestato in occasioni precedenti la loro assoluta disponibilità a fornire tutte le spiegazioni necessarie sulle loro rispettive imprese. Per di più, bisogna ricordare che diversi degli arrestati a febbraio, in quello che sembra essere il preludio di questa operazione, hanno denunciato di essere stati torturati dalla Guardia Civil durante il periodo di isolamento assoluto. Denunce che si sommano a molte altre esistenti. Gli arresti violenti, l’isolamento assoluto, il timore della tortura e la minaccia del carcere, sono parte sostanziale della strategia che in questi momenti sta portando avanti lo Stato che, con operazioni di questo tipo, quella realizzata a febbraio con la chiusura del quotidiano “Egunkaria” ed altre precedenti, sta mandando alla società basca il messaggio che nessuno, né per la sua rilevanza sociale, né per la sua pubblica lontananza dalla strategia armata di ETA è al sicuro dal vedersi coinvolto in questo calvario, fintanto che Euskal Herria persisterà nel suo tentativo di imboccare il cammino che la porterà alla sovranità. Lo Stato tenta di castigare e paralizzare attraverso il terrore quelle persone che stanno lavorando alla costruzione delle basi che contribuiscono a mantenere viva Euskal Herria ed impedire, così, che questo paese abbia un’opzione di futuro come tale.

La gravità della situazione è evidente. Questo è uno Stato d’eccezione. La questione, ancora una volta, è se è possibile che tutti coloro che oggi protestano per questa azione repressiva dello Stato e dicono di avere un interesse comune nel costruire Euskal Herria, siano capaci di raggiungere accordi minimi che tentino almeno di porre un freno a questi abusi. E, come azione più urgente, è necessario garantire che gli arrestati siano trattati conformemente ai principi fondamentali dei diritti umani.

RIGUARDO GLI ARRESTI

Reati monetari. Racconta Angel Acebes (i ministri e consiglieri degli Interni agiscono sempre da portavoce della Audiencia Nacional) che gli otto arresti eseguiti ieri pretendono di chiarire «irregolarità economiche contabili, riciclaggio di denaro e sovvenzioni di imprese». A tali fini non era necessario applicare metodi tanto violenti. I famigliari e congiunti degli arrestati e buona parte di questa società oggi tremano al ricordo dei racconti degli interrogatori dell’operazione contro il quotidiano “Egunkaria”. Mandare la Guardia Civil a sfondare porte di notte e catturare cittadini insonnoliti non è il metodo che la Audiencia Nacional impiega con altri accusati di reati monetari, in casi di frodi o malversazioni molto più importanti di quelle che mai potrebbero aver commesso le imprese del mondo dell’euskara. I responsabili del BBVA (importante banca, N.d.T.) accusati di aver avuto conti segreti (si disse che alcuni erano per pagare ETA), quelli del Banco Santander Central Hispano, imputati di 138 reati di frode fiscale, Mario Conde, condannato per aver «distratto» oltre sette miliardi di pesetas, sono sempre stati educatamente convocati davanti al giudice, come deve essere in qualsiasi paese civilizzato.

Innocenti. Molti portavoce, anche istituzionali, hanno ieri proclamato la sicura innocenza degli arrestati. Tutti gli arrestati sono innocenti fino a che non si dimostri il contrario. Lo sono anche i trentaquattro arrestati la settimana scorsa per ordine dei giudici Garzón e Le Vert, benché la loro innocenza non abbia trovato tanti sostenitori pubblici.

Causa – effetto. Superato il primo shock provocato dall’operazione di febbraio contro “Egunkaria”, ci sono state voci che hanno tentato di incolpare la sinistra indipendentista di quell’intervento dello Stato. I più azzardati hanno anche trasformato in prova a carico la coincidenza per la quale la redazione del quotidiano si trovava a Andoain e l’attentato mortale che alcune settimane prima aveva messo fine, in questa località, alla vita di Joseba Pagazaurtundua (capo della polizia municipale di Andoain, ucciso da ETA, N.d.T.). Ora, qual è la causa e qual’è l’effetto? Queste non sono operazioni «antiterroriste». Fanno parte di una strategia globale dello stato per eliminare le basi che potrebbero rendere possibile una Euskal Herria sovrana in futuro. chiaro che c’è sempre chi considera che la pianificata e sistematica distruzione di case ed infrastrutture palestinesi da parte dell’esercito israeliano sono la «risposta» all’ultimo attentato palestinese.


IL SINDACATO COMISIONES OBRERAS DI EUSKADI SOTTOSCRIVE LA DENUNCIA DELLA MAGGIORANZA SINDACALE ED ANNUNCIA LA SUA PRESENZA ALLA MANIFESTAZIONE DI DOMANI, A DONOSTIA
Come già avevano fatto altri sindacati baschi come ELA, LAB, ESK, STEE-EILAS e EHNE, il sindacato Comisiones Obreras ha oggi sottoscritto la denuncia dell’operazione contro persone ed imprese legate alla produzione culturale in lingua basca e ha annunciato la sua presenza, domani, alla manifestazione che si terrà a Donostia.

In una nota stampa resa pubblica oggi, Comisiones Obreras di Euskadi ha denunciato “le perquisizioni e gli arresti realizzati nelle imprese legate al quotidiano “Berria” e ha annunciato che rappresentanti di questo sindacato parteciperanno alla manifestazione che partirà domani, alle 17,00, dal quartiere Antiguo di Donostia.

Questo è il testo integrale della nota trasmessa ai media dal sindacato:

“Comisiones Obreras di Euskadi desidera esprimere il suo appoggio e la sua solidarietà a tutti i lavoratore e lavoratrici del quotidiano “Berria”, oltre che alle altre imprese colpite. Responsabili del sindacato saranno presenti alla manifestazione di protesta che si realizzerà domani.

Il responsabile del settore Salute sul lavoro e Ambiente di Euskadi, Jesus Uzkudun, in rappresentanza di Comisiones Obreras di Euskadi, deplora questo attacco contro un quotidiano in lingua basca e la sproporzionata durezza che comportano le perquisizioni e gli arresti eseguiti. Inoltre, dichiara che sia l’euskara, sia le persone che lavorano per la sua diffusione meritano lo stesso grado di rispetto che il resto della cittadinanza, in base alla presunzione della loro innocenza”.

APPOGGIO DELLA MAGGIORANZA SINDACALE BASCA

L’appoggio di Comisiones Obreras di Euskadi si somma a quello già espresso da ELA, LAB, STEE-EILAS, ESK e EHNE alla mobilitazione di domani nel capoluogo di Gipuzkoa.

Oggi, il segretario di ELA, José Elorrieta, ha ribadito il rifiuto già espresso ieri dal responsabile del settore Comunicazioni del sindacato, Germán Kortabarria, dell’operazione contro persone ed imprese legate alla produzione culturale in euskera.

Elorrieta ha definito oggi, a Bilbao, un atto di “abuso totale del potere giudiziario con un alto livello di impunità” gli arresti eseguiti ieri su ordine del giudice Juan del Olmo e ha chiamato la cittadinanza a partecipare alla manifestazione indetta per domani da Kontseilua.

Secondo il leader sindacale, gli arresti sono volti ad «andare contro ciò che si sta costruendo in questo paese, contro la difesa della cultura basca e contro l’euskara». «È patetico e tremendo -ha aggiunto Elorrieta- sentire il portavoce del Partido Popular (PP) dire che gli arrestati sono assassini, quando sappiamo chi sono e che lavoro stanno facendo».

Da parte sua, il sindacato LAB, che già ieri aveva denunciato l’operazione condotta dalla Guardia Civil, ha oggi lanciato un appello a partecipare alle manifestazioni indette, dato che «bisogna fare un passo avanti» di fronte alla «strategia di guerra dello Stato».

«Il PP ha visto che in Euskal Herria si è aperto un nuovo ciclo politico di dibattito e superamento del conflitto e vuole distruggere due pilastri della costruzione nazionale, quali sono la cultura e l’euskara», ha sostenuto Txutxi Ariznabarreta, segretario del settore Comunicazioni di LAB.

A suo giudizio, «da Madrid si è lanciata una strategia per mettere paura», che si basa sul fatto che «settimanalmente ci sia una montatura giudiziaria – poliziesca preceduta da campagne orchestrate in dichiarazioni di politici, imprenditori o conduttori televisivi da Madrid. Tutto questo ha un nome e si chiama terrorismo», ha indicato.

Perciò, ha considerato necessario «fare un passo avanti», dato che «bisogna rispondere in modo unitario davanti alla strategia di guerra dello Stato: partiti, istituzioni, sindacati e soggetti sociali».

 

Atzera

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