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Asamblea?

14 marzo 2002

Le assemblee di quartiere davanti ad una strada che si divide in più sentieri........

La vera novità che l'Argentina ha visto irrompere in questi ultimi mesi nella scena politica e sociale sono le asambleas barriales, le riunioni degli abitanti di ogni quartiere.
Sono nate spontaneamente nel momento in cui bisognava affiancare al grido "che se ne vadano tutti i politici! Che non ne resti nemmeno uno!" una soluzione alternativa.
La gente di ogni singolo quartiere ha cominciato a vedersi agli incroci delle starde principali, portando sedie e microfoni, cominciando ad istituire una forma di democrazia partecipativa diretta alla gestione della política. "Basta delegare ai politici, è ora di discutere tra noi e riprenderci il potere", più o meno è questo quello che si ascoltava alla nascita della asambleas mesi fa. Nei loro primi giorni di vita le assemblee hanno funto da contenitore generale che riuniva tutte le proposte, le lamentele, le rivendicazioni, le soluzioni che ogni singolo cittadino riportava a tutti gli altri. Hanno retto per settimane come mezzo di partecipazione per tantissimi; oggi sono davanti ad una strada che si divide in più sentieri: alcuni pensano che dalle stesse assemblee debba nascere la classe dirigente di una nuova Argentina.
Altri credono che le assemblee debbano restare lontane e non contaggiarsi al contatto con il sistema politico-istituzionale tanto criticato e piuttosto devono intervenire praticamente laddove, e nei casi più urgenti, le istituzioni sono del tutto assenti o addirittura remano contro (in questa direzione alcune assemblee hanno provveduto a comprare e distribuire in un paio di ospedali l'attrezzatura medica di base affinché l'ospedale stesso del quartiere potesse continuare a rappresentare un importante punto medico di riferimento. Per capirci meglio: ci sono ospedali senza siringhe, garze sterili, aghi, guanti, perfino camici bianchi per i pazienti e il governo non ha previsto di spendere nemmeno un peso in piú per la salute pubblica in tutto il 2002!).
Altri ancora cominciano a pensare che dietro le assemblee ci siano comunque esponenti dei partiti politici di sempre (soprattutto di sinistra), che riuscirebbero cosí ad orientarle in una direzione piuttosto che in un'altra. Tutti comunque denunciano che l'attivitá di controllo della polizia si fa sempre piú intensa. In tanti hanno confessato di "essere seguiti fino a casa", che "la luce in strada durante le assemblee improvvisamente si abbassa", che "la polizia è ormai ovunque".

Di certo le assemblee di quartiere sono la reale novità nella storia politica del paese: sono l'espressione della bronca, la rabbia nei confronti della classe politica che si rivela ogni giorno piú corrotta e disposta a svendere il paese; prendere decisioni in prima persona senza piú contare sulla delega al politicante di turno è l'espressione piú chiara e semplice della voglia di cambiare definitivamente strada.
Come? è ancora impossibile dirlo. Il distacco tra potere possibile delle asambleas e potere reale che le stesse hanno, tuttora è incolmato. E in piú nella societá argentina sta montando la classica esigenza dei popoli sull'orlo della disperazione, che torni "l'ordine".
L'ordine, oggi come ieri, lo impersonificano i militari; d'altronde anche in Italia é arcinoto che ai tempi di Mussolini chiunque poteva lasciare aperta la porta di casa senza correre il rischio di subire un furto....
Tra assemblee di quartiere e golpe militare c'é l'attuale presidente in carica, Duhalde. Oggi ha il 35% degli argentini che lo sostengono e il 40% che lo vorrebbero a casa. Il 25% sono indecisi. Per orientare dalla parte del No a Duhalde questo 25% basterebbe pochissimo, un solo provvedimento impopolare e alla confusione che ne seguirebbe ancor più argentini risponderebbero accrescendo la propria necessità di "ordine".
Ci si dovrebbe augurare dunque che Duhalde rimanga in sella fino al 2003, data delle nuove elezioni politiche e presidenziali, ma se ci si volta indietro e si guarda a cosa il Governo di Duhalde ha rappresentato in questi mesi (continuitá con il sistema politico del passato e stesse ricette economiche) e verso quale fascia sociale guarda con maggiore attenzione (impresari e investitori stranieri) ci si dovrebbe augurare che Duhalde se ne vada.
Insomma l'importante è che il Fondo Monetario non presti piú una lira a questo paese, che non detti piú nessuna ricetta economica: giá ma senza che vengano sbloccati alcuni milioni di dollari che il Fondo ha congelato rispetto ad un prestito che aveva garantito alle casse argentine, c'é giá chi pronostica un tasso di inflazione elevatissimo, che il dollaro arrivi al valore possibile di 7-10-15-10 pesos, insomma un tracollo definitivo.
Cosa c''e insomma da augurarsi?
"L'America Latina é un continente con il proprio futuro alle spalle", chi lo ha detto non si sbagliava.

Il vostro inviato a Buenos Aires,
garabombo

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