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14/10/01 marcia per la pace

Non ho ancora capito una cosa della marcia per la pace Perugia-Assisi. Ma in che punto del corteo eravamo? Gia' solo questa domanda dovrebbe dare l'impressione dell'incredibile quantita' di persone che sono affluite il 14 ottobre a Perugia. E proprio un fiume colorato sembrava la gente in marcia, gente diversa ma uguale allo stesso tempo, e' difficile da spiegare. Diversa perche' c'era veramente il mondo, anzi tanti piccoli mondi, che magari su tanti altri argomenti si troverebbero in disaccordo, pero' uguale perche' se eravamo li' in 500.000 ci sara' stato un motivo! Il trovarsi immerso (e non solo metaforicamente!) in quel serpentone di magliette, bandiere, striscioni e chitarre e' qualcosa che non puo' far altro che inorgoglirti, e quantomeno e' un'ottima ricarica per tutte le volte che ti sei sentito l'unico stronzo a pensarla cosi' (buttiamola sul banale, l'unione fa la forza, no? In alcuni casi no, ma ne parlero' dopo…)

Ma veniamo ai fatti! Dopo una allucinante partenza alle 3 del mattino con pullman della sinistra giovanile (giovani ds, ma sono meglio di quei infamoni "grandi", ho scoperto dopo che sono contro la guerra) ed un viaggio incominciato nei migliori dei modi (hanno intonato Contessa e dopo il verso "… picchiate con quello…" si e' sentito uno gridare: "ma cazzo, andiamo alla marcia per la pace!" Sono morto in due dalle risate.), siamo arrivati a Perugia verso le 9, e ci siamo divisi. Entrato in un'edicola ho avuto l'istinto di chiedere cittadinanza li': un posto dove vendono il manifesto O un altro giornale e' qualcosa di struggente (epica la scena di una tipa un po' (un po'?) svanita che mi chiede dove ho trovato il manifesto; il vuoto nei suoi occhi quando rispondo in edicola!)

Devo essere sincero, sulla marcia in se' non so bene cosa scrivere, ho dei seri problemi, come ne ho avuti a fare delle foto, perche' sotto quell'aspetto la perugia-assisi e' stata molto monotona, e una semplice tabella cronologica di quello che ho visto mi sembra francamente inutile (ok, e' anche laboriosa e io non sono capace a scrivere), quindi preferisco fare delle considerazioni globali supportato da tutte quelle piccole impressioni che mi hanno accompagnato fino a Santa Maria degli Angeli (ad Assisi proprio non si arrivava…)

Il primo strascico di polemica lo si deve alla partecipazione di alcuni esponenti (pardon, minchioni) dell'Ulivo favorevoli alla guerra. Cioe', intendiamoci, alla marcia poteva partecipare un po' chi voleva, in piu' era per la pace, non contro la guerra (che per me e' la stessa cosa), e se qualcuno ritiene che per riportare la pace bisogna fare la guerra (tipo nella seconda guerra mondiale), beh per la pace avra' bene il diritto di manifestare, no? [si puo' anche vivere senza coerenza, Berlusconi insegna…]. Il problema dell'Ulivo e dei Ds in particolare e' un altro: come per Genova hanno fatto uno squallido "vengo, non vengo", culminato in un delirante: "Basta che non sia un'altra Genova" [semplice, non mandate poliziotti, dico io… infatti non e' successo niente…], senza contare che hanno una base (di sinistra) che (ovviamente) va dall'altra parte rispetto alla dirigenza. Poi si stupiscono se sono al minimo storico… Uno strappo cosi' eclatante che lo striscione piu' emblematico mi sembra quello di un gruppo di scout (scout! Mica il club "Guerriglia e' bello") che recitava: "Ulivo violato in Palestina, SRADICATO in Italia". Eloquente, non vi pare? E' successo quello che diceva a Genova una ragazza intervistata dopo le cariche al corteo finale: "Se anche i pacifisti s'incazzano, sono cazzi". (Superlativa la maglietta di una con scritto: "Sono pacifista, ma anche molto molto incazzata")

Ho citato Genova non a caso, infatti la marcia era un susseguirsi di racconti dei "superstiti" del G8, ed e' una cosa strana, perche' sentivi una specie i continuita', con tutti che parlavano di quando scappavano dai lacrimogeni, oppure dalle cariche. Piccole cose, magari banali, sentire uno dire che quando sente odore di plastica bruciata si guarda sempre in giro, oppure vedere passare gli elicotteri e sentire un brivido sulla pelle. Non credo sia un caso che "quelli" della Perugia-Assisi erano gli stessi di Genova. Non e' una cosa da poco. Vuol dire che i manganelli non funzionano piu', vuol dire che a Genova, alla fine, abbiamo vinto noi, che non sono riusciti a screditarci o a frantumarci. Anzi. La risposta e' stata decisa e visibile a tutti, e questo perche' non monocorde. Non so bene come definire quelli che c'erano, non vorrei usare le classiche dizioni da giornale del cazzo stile no global, movimento dei movimenti, popolo di Seattle, di Genova o di Porto Alegre, non vorrei nemmeno far incazzare chi non ci si trovasse dentro. So pero' dire la forza che quella lunga carovana trasmetteva. Era la forza di persone lente, ma determinate ad arrivare, inamovibili ma disposte al dialogo, che sanno dove andare, ma conoscono i pericoli della fretta, che sono capaci di unirsi fottendosene della diversita', finche' la diversita' e' un arricchimento, ma sanno anche dividersi se la convivenza e' un impedimento. E' la forza di un popolo in marcia, con poche certezze, ma alle quali sta attaccato come fossero il bene piu' prezioso al mondo.

Stiamo passando un periodo buio, ma una certezza ci accompagna e ci fa da luce: nonostante Berlusconi, Fini e i loro fascisti al governo, la legge sulle rogatorie, Bush, il Wto, la banca mondiale, il fondo monetario internazionale, le guerre, l'opposizione a pezzi, Kyoto stracciato impunemente, e tutte gli altri venti contrari, noi non smetteremo di marciare, noi continueremo, ed e' per questo che vinceremo.