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antifascismo oggi

Parlare di antifascismo non e' per niente facile. Perche' da una parte mi e' sempre sembrato un argomento troppo ovvio [chi non e' antifascista in una repubblica antifascista? (domanda che sembra banale, la risposta nel seguito)], dall'altra si rischia sempre di imbarcarsi in discorsi o deliranti ("i fascisti sono chiunque non la pensi come me") oppure di una pochezza costruttiva allarmante ("i fascisti hanno fatto cose sbagliate"). Le domande a 'sto punto possono essere due:
1. Ha senso parlare di antifascismo adesso?
2. Se si, e' possibile farlo senza annegare nella retorica? (e' quello che cerchero' di fare adesso)
La risposta alla prima domanda sembra essere scontata, ma il ragionamento che ne sta alla base non lo e' affatto. Vorrei approfondire questo punto, perche' e' di fondamentale importanza. Innanzi tutto e' indifferente la situazione politica attuale italiana, infatti il concetto di antifascismo che sto cercando di spiegare non l'ho tirato fuori perche' abbiamo un governo di stronzi con paurose sbandate neo fasciste, ma perche' fa parte (o almeno per me dovrebbe far parte) della coscienza comune di una nazione che il fascismo l'ha vissuto sulla propria pelle.
Portare avanti un discorso sull'antifascismo per me significa soprattutto fare tesoro del bagaglio storico che possediamo (e per il quale siamo tristemente noti) e partire da li', ripensando alle deportazioni, alle fucilazioni, alle code per il pane, alle adunate oceaniche di Mussolini, e chiedersi soprattutto: perche'? Come e' stato possibile arrivare a tanto? Pensare al coraggio di tanti che hanno messo in gioco la propria vita per rimediare agli sbagli di un'intera nazione. Eppure l'antifascismo non si puo' limitare solo alla resistenza partigiana, perche' e' il sentimento comune che l'ha fatta nascere e soprattutto, vincere. Ed e' per questo che l'antifascismo non puo' venire d'attualita' solo perche' c'e' la destra al governo o nei discorsi ufficiali il 25 aprile. In Italia, se interpellati, praticamente tutti si dichiareranno antifascisti (magari pure quelli di AN…), ma non so se sappiano di cosa stiano parlando. E' facile, molto facile, parlare adesso, che sono passati sessant'anni, che si sa chi erano i "cattivi", ma vi siete ma chiesti cosa avreste fatto voi? Pensateci bene, non e' retorica, cercate di immedesimarvi nell'epoca… fatto? Ora trasponete tutto ad adesso… Beh, siete ancora qui a leggere? Non vi viene voglia di far qualcosa? E badate bene, non e' istigazione a banda armata (qui lo confermo, mi sembra un'enorme cazzata, vedi gli anni settanta), io stavo pensando al 1919, al 24, molto prima della seconda guerra mondiale, quando si e' materialmente realizzato il regime: la marcia su Roma, l'omicidio Matteotti, l'inizio dello squadrismo… praticamente, la svolta autoritaria.
Chi si dichiara antifascista, ai nostri giorni, dovrebbe rendersi conto dei mutamenti politici in atto ed opporsi con tutte le sue forze non solo a tutti i fascismi ancora latenti nella nostra societa', ma anche a tutto cio' che puo' portare al fascismo. Non serve la presenza di fascisti per l'instaurarsi di comportamenti fascisti, e questi vanno estirpati.
Particolarmente preoccupante e' la situazione d'impunita' in cui vivono formazioni neo fasciste/naziste come forza nuova, fronte nazionale che inspiegabilmente non sono ancora state fare chiudere per cavilli legali. Un particolare molto fastidioso e' l'essere paragonati a questi individui perche' "gli estremi si attraggono". Niente di piu' falso. Io vedo gli schieramenti politici non come un cerchio, ma una linea retta, piu' si va verso destra e piu' le posizioni sono inconciliabili. Il fatto che su qualche argomento la si possa (apparentemente) pensare uguale e' un puro caso. Le motivazioni prime sono ideologicamente opposte. Esempio: circa quattro anni fa ad una riunione del coordinamento degli studenti avevo avuto la possibilita' di parlare con una "responsabile" (a 18 anni fa un po' ridere il termine) riguardo la rissa e conseguente cacciata di un gruppo di persone di destra in un corteo la settimana precedente. Io, un po' ingenuamente, mi ero preoccupato perche' ritenevo fosse necessario avere un fronte piu' ampio possibile per non far passare la riforma dell'allora ministro Berlinguer. La risposta fu lampante e inequivocabile: "Ma come puoi portare avanti qualcosa con quelli?, noi manifestiamo per una scuola giusta per tutti. Loro per tutti noi italiani!" Chiaro? Almeno un sassolino (-one) dalla scarpa me lo sono levato.
Altro elemento di preoccupazione e' la constatazione del fatto che, come all'inizio del ventennio, viviamo una situazione un po' particolare, infatti, pur di vivere tranquilla, la maggioranza degli italiani ha deciso di fottersene d'ogni parvenza di legalita' ed ha votato l'uomo forte. Dobbiamo biasimarli? Ad un elettore medio di Berlusconi che cosa gliene puo' fregare del falso in bilancio? E delle rogatorie internazionali? O del conflitto d'interessi? Pensate che chi ritiene che "tanto rubano tutti" si scandalizzi se il presidente del consiglio fa le leggi a suo favore? Il suo piu' grosso problema possono essere gli immigrati e la delinquenza ed ecco che arriva pronta pronta la nuova legge sull'immigrazione Bossi-Fini (ma non si odiavano?), gia' il nome fa paura, a me ricorda i treni piombati… Semplicemente il trionfo dell'egoismo, o, se volete, il declino dell'antifascismo.
Ed e' per questo che ha senso, anzi e' necessario, parlare di antifascismo, perche' dal sonno della ragione nascono nuovi incubi e tocca a noi agire adesso perche' non diventino realta'.