Giu 012015
 

cordatesa12Riceviamo e pubblichiamo.

Sabato 30 maggio circa 40 persone sono andate davanti al CIE di Ponte Galeria a Roma, per far sentire ancora una volta la solidarietà ai reclusi e le recluse. Una pratica, quella del presidio, che viene portata avanti ormai da molto tempo e con costanza. Una volta al mese, infatti, ci si ritrova davanti le mura del CIE per proseguire la lotta contro questi centri di detenzione e per coltivare e rinnovare le relazioni, le amicizie e le complicità che esistono tra coloro che lottano dentro e chi li supporta da fuori. L’appuntamento a stazione Ostiense, per raggiungere e poi andar via insieme dal presidio, si riconferma una buona idea per evitare di imbattersi nell’insistente presenza di polfer e digos.

All’arrivo ci si è imbattuti nel solito “schema”, composto da giornalisti, sempre pronti a sciacallare qualche notizia o immortalare qualche momento di tensione per sbatterlo sulle pagine dei loro giornali, e dalle guardie, con blindati, celerini in tenuta antisommossa e un notevole plotone di digos, con le loro telecamere e il loro atteggiamento sempre più provocatorio. Dopo aver allontanato i giornalisti, tristi per non aver potuto “svolgere il loro lavoro”, il gruppo di solidali ha dato vita al presidio con musica, rumori e vari interventi dal microfono aperto.

La comunicazione si è svolta prima sotto le mura del femminile dove, tra le altre cose, è stata raccontata la rivolta di qualche giorno fa nel CIE di Torino, la solidarietà in strada contro le retate e gli arresti di Paolo, Toshi, Erika e Luigi, e dove è stato ripetuto il numero di telefono che un gruppo di compagni e compagne utlizza per lottare contro i CIE e le espulsioni e per far uscire le voci di chi è internato/a. La risposta delle ragazze si è fatta sentire con le urla e dopo circa un’ora si è deciso di spostarsi verso la sezione maschile, che si trova lontana da quella femminile.

La risposta dei reclusi è stata immediata e determinata. Sin da subito un gruppo di ragazzi ha provato a salire sul tetto per rispondere, con la protesta, alla presenza dei solidali all’esterno. Supportati dalle urla, i cori e la gioia dei manifestanti, la protesta si è fatta via via più forte, costringendo le guardie ad intervenire sul tetto e, stando ai racconti, lanciando gas lacrimogeni all’interno del cortile. Cercando giustamente di approfittare della situazione, un ragazzo ha provato a riguadagnare la libertà, tentativo di fuga purtroppo prontamente represso dalla polizia con un pestaggio.

Da segnalare che, come ormai succede ogni volta che viene indetto un presidio, sin dalla mattina la polizia ha deciso di non aprire le celle, neanche per la consegna del cibo. Un altro tentativo delle guardie per dividere i/le reclusi/e dai solidali, che evidentemente non funziona. Alcuni detenuti hanno infatti deciso di rifiutare i pasti. Per quanto riguarda il cibo, in molti ci hanno tenuto a raccontare la gravità della situazione: oltre alla pessima qualità, i pasti vengono costantemente “addizionati” con farmaci e tranquillanti per stordire ed annichilire le persone che giustamente sono piene di rabbia. Inoltre, con l’arrivo del caldo, le condizioni igieniche e la vita dentro diventano sempre più insopportabili.

Sempre da quanto raccontato da dentro, nella notte seguente (la notte tra il 30 e il 31 maggio) c’è stata un’irruzione delle guardie con tanto di cani nelle celle del maschile, per fare delle perquisizioni. Per fortuna sembra che non ci siano state aggressioni fisiche, ma l’ennesimo gesto intimidatorio è chiaro. La mattina seguente (il 31 maggio), verso le 10,30 un gruppo di ragazzi ha dato fuoco al prato che si trova di fronte al cortile delle celle di detenzione, per rispondere alle provocazioni della polizia e perchè disperati dalle condizioni igieniche. Per chi non lo sapesse infatti, il CIE di Ponte Galeria è in una vera e propria palude e nei periodi estivi diventa impossibile dormire per le zanzare.

Libertà per tutti e tutte!
Contro gabbie ed espulsioni!

Alcuni nemici e alcune nemiche delle frontiere