2007.09.15



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#3

Florario - Miti, leggende e simboli di fiori e piante - Alfredo Cattabiani

Anno di pubbl. 1998
Collana Oscar Mondadori
Numero 549
Pagine 748
Formato 13,5 x 20,0
Legatura brossura
Prezzo euro 11,40
ISBN 8804442689

#2

Movimento Uomini Casalinghi - Vivere con Cura e TAV

Di seguito riporto le considerazioni di Antonio fatte a riguardo della partecipazione alla manifestazione NO-TAV del 17 dicembre 2005

Date: Sat, 17 Dec 2005 14:27:33 +0100

A fianco degli abitanti, delle montagne, degli animali e delle piante della Val di Susa

RISCOPRIAMO E FACCIAMO RIVIVERE LE ARMONIOSE
E PACIFICHE SOCIETÀ MATRISTICHE DELL'ANTICA EUROPA
A TORINO, CITTÀ SIMBOLO DELLA RINASCITA

Partecipiamo alla manifestazione Sabato 17 Dicembre 2005 a Torino, e a tutte le iniziative per fermare lo scempio della montagna e della valle con la TAV, volta a celebrare il mito devastante dell'alta velocità, del progresso a tutti i costi, del futuro senz'anima e senza vita del "genio" patriarcale.

La brutale aggressione del 6 Dicembre da parte delle forze di polizia contro il presidio dei valligiani per contrastare gli inizi dei lavori di perforazione della montagna, è l'ulteriore conferma della volontà distruttrice del potere patriarcale che sotto l'ideologia del progresso, della velocità - intesa come valore di per sé (ad es., vedi le corse automobilistiche), la spettacolarizzazione della vita, il mito delle opere faraoniche che nascondono la banalità dell'essere e del moderno male, come bulldozer "vanno avanti" a tutti i costi distruggendo la natura, rendendo la vita sempre più caotica e in pericolo (vedi problema dell'amianto, dell'uranio e dello smaltimento della terra di escavo); la militarizzazione della vita e l'impersonalità delle opere in cui sempre si sacrificano quelli che chiamano "interessi particolari," per appunto lo sviluppo della civiltà.

Personalmente invito a documentarsi su tutte le denunce portate avanti da anni dal comitato No Tav della Val di Susa, sempre ignorato dal potere economico politico, dai vari affaristi e anche dalla Regione e dai partiti, tranne dalla Sinistra Radicale e dai Verdi.

Questa vicenda riporta alla luce alcune questioni di fondo, come le grandi opere: da anni cercano di portare a compimento il ponte sullo stretto di Messina, per esempio, e con la cosiddetta "Legge Obiettivo", Berlusconi & Co hanno cercato di velocizzare i passaggi per arrivare alla realizzazione calpestando sempre più l'opinione pubblica, la democrazia e il dissenso.

Leggendo le denunce e le proposte del comitato No Tav emerge come il buonsenso vorrebbe che bastasse una ristrutturazione e modernizzazione della ferrovia esistente, ma le forze cieche patriarcali proseguono su quell'onda malefica per cui tutto ciò che è nuovo è meraviglioso e appetibile, mentre il riciclo di ciò che è stato fatto sembra minestra riscaldata, merce che è difficile da pubblicizzare.

Non solo, il fare un tunnel di oltre 50 chilometri ha un significato simbolico fondamentale: penetrare la montagna, una sorta di stupro della natura, il violarla a tutti i costi. D'altronde già Thomas Alva Edison sosteneva che il vedere una collina o una montagna è piacevole, ma vederla brulicare di fabbriche era eccitante e bellissimo. D'altronde con l'avvento delle società guerriere patriarcali indoeuropee, nel corso delle invasioni di circa 5-6000 anni fa che distrussero le pacifiche società matristiche, la natura verrà equiparata alle donne, mentre il pensiero e la cultura agli uomini, e il dominio sulle une e le altre o entrambe è sempre stata fonte di profondo piacere dei maschi patriarcali, sia al potere che complici; e quindi tutti i gesti che vanno nella direzione della sottomissione e dello stravolgimento della femminilità e della natura "selvagge" sono le vere politiche quotidiane del potere patriarcale.

Per esempio Vanna De Angelis documenta nei suoi bellissimi libri che invito a leggere, "Le Streghe" e "Dalla parte delle streghe", Piemme edizioni, come per esempio dal 600 dopo Cristo la Chiesa ingaggia una guerra contro gli alberi, soprattutto i grandi alberi, rei di essere considerati sacri e fonte di vita e di culto dal popolo "pagano", e quindi si scatenò una caccia alla distruzione degli alberi e dei popoli pagani, culminante in Carlo Magno, lo stesso che viene celebrato nei libri di testo, mentre quell'olocausto di alberi e natura passa inosservato.

Nel mito della velocità ci leggo l'incapacità, la paura del maschio "normale" patriarcalizzato che ha paura di interrogarsi, di fermarsi a chiedersi il perché delle cose, delle scelte, l'incapacità di godere di ciò che di bello ci viene regalato da Madre Natura, l'ignoranza che si ha verso di essa, per cui fiumi e montagne diventano solo discariche e ostacoli al movimento, cave per estrarne marmi e pietre, ecc.

D'altronde l'aver scatenato del 1300 al 1600 la caccia alle streghe, massacrando le raccoglitrici di erbe, le "Herbarie" e anche le guaritrici, le ostetriche e le donne che vivevano in stretto contatto con la natura, ha fatto sì che tutto quel sapere andasse perduto e quindi la natura è considerata solo un peso da sottomettere ai miti della civiltà artificiale della città, e tutto ciò che sa di 'montanara' - il termine stesso è dispregiativo - è da combattere.

Tra le altre cose ho scoperto che in Val di Susa ci sono leggende che raccontano che in questa valle vivevano oltre alle fate, gli arfai, cioè le fate-maschio, che aiutavano le donne nei lavori domestici: in particolare, vivendo essi dentro le sorgenti, i ruscelli e i fiumi, aiutavano le donne nell'operazione bucato, prendendo i panni e facendoli trovare puliti e asciugati il giorno dopo.

Secondo le ricercatrici e i ricercatori le fate erano entità spirituali che vivevano nella natura, considerate signore dei boschi, delle montagne e delle acque. Vivendo a contatto con la natura si acquista una seconda vista e un secondo orecchio - e mi viene voglia di dire tutti i secondi sensi e altri ancora - e si può accedere al dialogo con loro (cosa che in parte hanno fatto e fanno le artiste e gli artisti), in quanto il popolo li ha sempre considerati degli esseri amichevoli, ma con la devastazione degli ambienti naturali questa cultura e sensibilità sono scomparse e l'allontanamento da una vita naturale aggrava gli squilibri psicofisici dell'uomo "moderno": parafrasando Simone Weil, avviene uno sradicamento dalle proprie radici, sia naturali che matristiche.

Le crisi economiche e politiche che sempre più si aggravano dovrebbero far riflettere che il modello "di sviluppo" quantitativo è finito, superato e bisognerebbe fermarsi a riflettere sulle società e comunità che più riescono a vivere in armonia con la natura, sul modello delle antiche società matristiche del Neolitico o quelle delle fate-streghe nel Medioevo, poi perseguitate.

Per fermare l'ennesimo scempio in atto, questo della TAV per esempio e tutti gli altri scempi in atto, in particolare la sempre più crescente ondata di stupri e uccisioni di donne - e secondo me la violenza sessuale è generata dalla celebrazione del mito del genio, cioè il potere della mente che schiaccia e banalizza e sottomette i corpi femminili - occorre mettere in gioco anche nelle manifestazioni, tipo quella del 17 Dicembre, tutti quei saperi delle società matristiche che l'archeologa Marija Gimbutas chiama "l'Europa antica" e le pratiche delle fate-streghe del 1300-1600, pratiche incarnate dal femminismo degli ultimi trent'anni e soprattutto dal Movimento delle Madri della Plaza de Mayo in Argentina (su queste ultime invito a leggere l'ultimo libro di Daniela Padoan, "Le pazze", tascabili Bompiani).

Invito a leggere il libro della Gimbutas "Le dee viventi", Ed. Medusa (da cui sono tratte le due immagini qui sotto), in cui dimostra come nelle antiche società matristiche i templi erano simili alle case, in cui i lavori di cura e domestici erano sacri: per esempio al pian terreno c'erano il forno per la panificazione, il laboratorio di tessitura e di ceramica, in cui si fabbricavano statuette che potevano essere contenute in una mano, a significare la concentrazione della sacralità in un piccolo oggetto simbolo del ciclo di nascita, vita, morte e rinascita, e il più delle volte era una statuetta dalle sembianze femminili a incarnare tutto ciò. Un altro simbolo potente e addirittura ostentato era la vulva, simbolo di quel processo a spirale di nascita-vita-morte e rinascita, quindi una simbologia dell'esistenza che procedeva a circolo, a spirale (vedi figura sotto a sinistra) e non lineare, come invece avverrà con l'avvento delle società patriarcali, dalle quali nasce l'ideologia delle sorti progressive, del futurismo, del modernismo, del superuomo razionale che scaccia il sogno, l'immaginazione, la fiaba (relegata all'infanzia), il gioco, la fantasia e la convivialità. Sempre da lì nasce l'incubo e l'ossessione del dominio - come è stato ben messo in evidenza dai gruppi del femminismo: il patriarca si eccita nel dominio, le emozioni sono date dal dominio, in tutti i campi, e dallo stupro, sia verso le donne che verso la natura, anche quello simbolico (per esempio il gol nelle partite di pallone è stato letto come stupro simbolico, con tutta l'eccitazione conseguente - tanto che si dice che il tale attaccante nel far goal ha 'violato' la porta avversaria?).

A sinistra: la vulva, fian-cheggiata da semicerchi e avvolta da spirali e mean-dri, è il fulcro di questa statuetta in terra cotta. Le linee sulla cintola e sulle cosce delimitano la sezio-ne del corpo che contiene questi simboli scolpiti. L'artigiano tracciò un se-gno a "V" sui seni e appe-na sotto un possibile segno di scrittura. Cultura Vin_a, 5000 a.C. ca. (Slatino, Bulgaria occidentale). A destra: busti femminili sti-lizzati che svelano un bucranio al posto dell'ute-ro e delle tube di Fallopio; 6000 a.C. circa (tempio di Çatal Hüyük, Turchia meridionale).

Credo dunque che bisognerebbe mettere in gioco tutte quelle pratiche e quelle simbologie non tanto - o non solo - per contrastare il clima mortifero e devastante delle attività e filosofie patriarcali, quanto perché chi ama la vita e la natura non può non riconoscere come siano state le donne le prime perseguitate, e poi perché non basta vivere e cercare di resistere, ma occorre riconoscere e ringraziare chi ci ha preceduto nel difendere e conservare l'ambiente, la vita e il tessuto relazionali - e l'arte e cultura conseguenti - che ci permettono di vivere una vita bella e alta. Ecco perché sia nel vivere quotidiano che nei momenti di difesa dalle aggressioni di qualsiasi tipo dovremmo e potremmo rimettere al centro la sacralità del quotidiano e dei gesti di cura, la sacralità della natura - animali, piante, minerali e fenomeni - e tutta una conoscenza di saperi, riti di ringraziamento e propiziatori, tra cui il canto e la danza per esempio, in modo di vivere veramente alla grande, perché tutto ciò alla fine crea una rete e un clima di grande vitalità che ci dà la forza, il coraggio e la gioia di continuare a vivere, esistere, elaborare nuove pratiche e anche fermare e ostacolare l'opera devastatrice dei gruppi di potere patriarcali.

Per esempio alle manifestazioni come quella del prossimo sabato invito a portare del pane fatto in casa e a condividerlo, fosse anche una briciola ciascuno (la Chiesa cattolica si appropriò di questo antico rito con le ostie da distribuire durante la comunione); inoltre portare tessuti e canestri considerando sacre le arti del tessere e dell'intrecciare, che rimandano simbolicamente all'arte del relazionarsi; portare mazzi di fiori ed erbe essiccate durante i mesi passati; portare e mettere al centro le erbe e i frutti come dono di Madre Natura, che danno tanto benessere se sono naturali, sia spontanei che da agricoltura biologica; portare manufatti di ceramica, altra arte sacra; inoltre portare strumenti musicali e possibilmente cantare e danzare. L'auspicio è che si formino comitati di donne a condurre queste attività di metamorfosi, che occorre per trasformare quei piani di distruzione in possibilità di una vita migliore nella Val di Susa, creati sul modello dei consigli delle anziane nelle società matristiche, che decidevano sulle questioni più importanti e delicate.

"Torino" significa "piccolo toro": nelle antiche società matristiche era considerato un animale sacro, in quanto durante le scarnificazioni di corpi femminili (esponevano i cadaveri allo aperto in modo che gli animali necrofagi prima ne mangiassero le carni, per poi riporli nelle grotte o case dei morti - spesso colorate di rosso come il sangue mestruale, simbolo di vita un tempo sacro e in seguito demonizzato) si era notata la somi- glianza impressionante tra l'utero e le trombe di Falloppio con il bucranio, cioè il teschio e le corna del toro; pertanto le corna simboleggiavano in pieno quel ciclo di nascita-vita-morte e rinascita (vedi immagine). L'invito dunque è di portare a Torino cappelli e cappucci raffiguranti le corna (anche la corona dei re era una trasposizione simbolica e stilizzazione delle corna?).

Il toro come simbolo nell'antica arte europea è diametralmente opposto a quello della mitologia indoeuropea, dove è un animale del Dio del Tuo- no. Questa illustrazione fornisce la chiave per comprendere perché il toro sia collegato con la rigenerazione: non si tratta di una testa di toro, ma degli organi riproduttori femminili (ripresi da un testo medico pubblicato da Cameron nel 1981). La somiglianza è in effetti sorprendente. Immagi -ne tratta dal libro di Marija Gimbutas, "Il linguaggio della Dea", ed. Longanesi.

Vanna De Angelis, nel suo eccellente libro "Dalla parte delle streghe", dice che nei periodi di siccità, catastrofi ambientali e guerre, le donne facevano diverse pratiche che simboleggiavano il potere di rigenerazione: una di queste era alzarsi le gonne e mostrare la vulva alla Terra come potente simbolo di vita. Mi rendo conto che in questa società sessuofoba e allo stesso tempo percorsa dall'ossessione al sesso, una simile pratica potrebbe essere fraintesa, ma porta comunque a riflettere sul fatto che anche recentemente, quando il potere patriarcale agisce nel suo moto distruttivo (vedi guerra in Iraq) donne e maschi si sono messi a manifestare nudi: dopo aver tentato ogni pratica non-violenta, alla fine sono arrivati ad esporre i propri corpi e la bellezza della nudità di ciascuna/o come valore, come dono simbolo della vita donataci delle nostre madri e di cui dovremmo andarne fieri ed essere bravi custodi, insieme all'ambiente in cui viviamo.

Antonio - Lainate 8 Dicembre 2005

Movimento degli Uomini Casalinghi - Vivere con Cura - Milano

#1

Lenticchie e miglio

Quest'abbinamento l'abbiam provato per variare il solito piatto di lenticchie con le fette o i crostini di pane. Ho puntato sul miglio dopo aver provato riso e farro per vedere se la sua presenza tra le lenticchie poteva funzionare bene... E' ottimo.

Si taglia cipolla/glio/scalogno, vi si aggiunge 1o2 carote tritate e qualche erba aromatica (rametto di rosmarino e 1 foglia d'alloro ad es.), si fa andare un po' a fuoco allegro e poi si abbassa la fiamma, si aggiungono le lenticchie precedentemente ammollate e dopo una decina di minuti il miglio (in 250 gr di lenticchie io ho messo una tazza da te' di miglio). Altri 20 minuti e il tutte e' pronto. La quantita' d'acqua e' ad occhio, partendo da 3 bicchieri d'acqua e 2 di passata di pomodoro ho aggiunto l'occorrente sino a raggiungere la cottura asciutta.