Rassegna stampa

Dopo questo ennesimo episodio l'unica cosa dignitosa che può fare Alex Cioni è ritirare la denuncia per diffamazione nei confronti di Rifondazione di Schio e LiberaZone oltre che chiedere umilmente scusa.

Da "L'Arena" di Verona 18/07/05:

Tifo & politica. Arrestati per lesioni gravi cinque militanti di estrema destra e denunciato un minore In una trentina se la sono presa con cinque giovani (tre erano donne) della sinistra, picchiandoli con catene e cinghie e colpendone uno col coltello
Notte di violenza in corso Porta Nuova
Un gruppo di ultras dell’Hellas, reduce dalla festa allo stadio, ferisce due ragazzi

di Fabiana Marcolini

Dal «lancio del fumogeno» alla «corsa con salto della transenna», dai canti e birra, per qualche supporter dell’Hellas la nottata, passando per un pestaggio a tre esponenti di sinistra in corso porta Nuova, è terminata dapprima in camera di sicurezza della Questura e poi in carcere a Montorio. Ma non solo tifosi (qualcuno riconoscibile perchè indossava la maglia dell’Hellas), all’aggressione con catene, cinghie, caschi e anche coltelli ha partecipato, secondo la polizia scaligera che è intervenuta in massa all’altezza di volto san Luca per bloccare l’aggressione e che ha identificato per il momento sei persone, un gruppo di una trentina di appartenenti all’area dell’estrema destra. Un’aggressione con modalità terribili avvenuta alle 4 della notte tra sabato e domenica a cento metri da piazza Bra finita con tre feriti, cinque persone arrestate e un minorenne denunciato. Le generalità non sono state rese note (forse si conosceranno oggi) ma in carcere sono finiti F.P., classe 1981, e A.S. del 1982 entrambi di Perugia, il bolzanino M.C. di 23 anni, A.B. 22 anni di Isola della Scala, e M.B. del 1985 residente a Zevio. Denunciato invece G.M. veronese di 17 anni. Per tutti l’accusa formulata dal sostituto procuratore Maria Cristina Motta è lesioni gravi e danneggiamento (aggravati dal numero di persone) e porto illegittimo di armi. Uno dei due esponenti di sinistra, Pasquale, è attualmente ricoverato in ospedale a borgo Trento a causa di diversi traumi alla testa, alle costole e la frattura della mandibola, lesioni provocate da calci, pugni e cinghiate. Luca, invece, accoltellato quattro volte, è stato medicato e poi dimesso: per lui un’ottantina di punti di sutura alla gamba - a causa di due fendenti profondi, uno dei quali ha sfiorato l’arteria femorale - una ferita al braccio e l’aggressore lo ha colpito anche alla base del collo, a pochi centimetri dalla giugulare. Un miracolo che sia sopravvissuto. Una furia che non ha risparmiato nemmeno la fidanzata di Luca, gettata a terra e colpita con calci e cinghiate. Le altre due persone che erano sull’auto, la compagna di Pasquale e una ragazzina di nemmeno sedici anni, sono state «graziate» solo perchè qualcuno del gruppo avrebbe urlato «Le donne non si toccano». Ma le botte agli altri, le urla, i colpi sono proseguiti per interminabili minuti, fino all’arrivo delle Volanti, a cui si sono aggiunte pochi minuti dopo alcune auto della polizia municipale e dei carabinieri. Le forze dell’ordine sono arrivate in massa, a sirene spiegate e gli agenti di polizia sono riusciti a bloccare, in mezzo al fuggi fuggi generale, cinque persone. Il sesto, risultato poi minorenne, è salito sullo scooter cercando di darsi alla fuga ma è stato bloccato poco distante da una pattuglia: nel vano portaoggetti aveva un coltello a serramanico, un manganello telescopico e una piccozza frangivetro. Per terra i feriti, pesti e sanguinanti, sono stati soccorsi e affidati alle cure dei sanitari delle ambulanze giunte in corso porta Nuova. Tutt’intorno lo scempio, in mezzo alla strada la macchina su cui viaggiavano i cinque aggrediti, distrutta dai colpi. Perchè l’aggressione è iniziata così, con l’inseguimento dell’auto. Poche ore dopo si è arrivati ad una prima ricostruzione di quanto era avvenuto in attesa degli sviluppi delle indagini affidate alla Digos, vista l’appartenenza delle persone coinvolte a gruppi politici antagonisti. Ma nella notte erano state eseguite alcune perquisizioni, una delle quali a casa del minore denunciato dove sono stati trovati due manganelli telescopici, una fionda professionale, numerose biglie in piombo e alcuni coltelli. Sequestrate anche una nocchiera in acciaio e una cintura con la fibbia sporca di sangue al ventenne di Zevio oltre a catene, cinghie e caschi utilizzati per colpire. Senza pietà.


- Le reazioni sugli indagati
Forza Nuova: «I fermati non sono del partito»
Ma la federazione esprime solidarietà e accusa il centro sociale di Borgo Venezia

di Luigi Grimaldi

Da anni in città, sotto la cenere dei pessimi rapporti tra i poli radicali, cova il fuoco. Lo hanno dimostrato altri episodi di violenza più o meno eclatanti, ma con la barbarie dell’altra notte in centro è stata sfiorata la tragedia. La formazione politica che si è fatta sentire ieri per prima è stata Forza Nuova, il movimento che a Verona raccoglie le simpatie di molti giovanissimi. Lo ha fatto per dire che tra gli arrestati non c’è nessun suo iscritto e per smentire le prime notizie circolate sulle loro appartenenze a partiti e movimenti. Basta così? Niente affatto. La nota continua con accuse e solidarietà, quest’ultima, però, non rivolta ai feriti. Ecco una parte del testo di Forza Nuova: «Pur mancando ancora elementi tali da rendere chiari tutti i risvolti dell’accaduto, va segnalato il pesante clima di tensione che la sinistra sta cercando di creare inasprendo i toni dello scontro politico. Diversi, infatti, sono gli episodi di aggressioni ai danni di giovani di destra da quando è stato aperto il centro sociale di Borgo Venezia». «Pur non essendoci tra i fermati militanti di Forza Nuova», prosegue la nota, «esprimiamo solidarietà a quei giovani (quasi tutti non veronesi) che pensavano di trascorrere una piacevole serata in una città ospitale come Verona e si sono trovati coinvolti in questo episodio». A Yari Chiavenato, segretario della federazione veronese, un paio di domande sono obbligatorie. La prima: «Che senso ha dare solidarietà a persone che non sono iscritte al partito?» Risposta: «Perché può accadere che non c’entrino nulla, così come è accaduto a me con la storia del manichino allo stadio. Mi hanno arrestato e poi sono stato assolto». Seconda domanda: che vuol dire «coinvolti in questo episodio»? Risposta: «Suppongo che sia stata un’azione di difesa». Con due persone in ospedale con serie ferite e di fronte a un branco di trenta persone che ha malmenato due ragazzi e una ragazza, meglio chiedere chiarimenti su certe posizioni anche al dirigente nazionale di Forza Nuova Roberto Bussinello, avvocato nominato ieri da tre dei cinque indagati per l’aggressione, e che da anni tenta di diffondere l’idea di un partito che prende le distanze dalla violenza. «Da politico, devo dire che questo episodio è un qualcosa che deve assolutamente trovare una risposta adeguata. Non si può andare avanti in questo modo. Confermo le aggressioni che avvengono da tempo ai danni di giovani di destra, ma qui è possibile che ci sia stata una reazione non condivisibile che è figlia di un’esasperazione che noi politici dobbiamo assolutamente togliere. Anche dall’altra parte, però, bisogna togliere situazioni che possono accendere queste micce, come, per esempio, quel centro sociale. Da avvocato, poi, dico solo che dovrò valutare tutti gli elementi». Nella costellazione veronese dell’estrema destra ci sono varie galassie che confluiscono in diversi partiti, ma la nuova generazione alla quale appartengono i cinque arrestati spesso è fuori dalle militanze ufficiali. Resta il fatto che gli incroci ci sono, soprattutto durante le aggregazioni spontanee come in occasione di feste e concerti. Quanta fatica fanno i partiti ufficiali della destra radicale a contenere queste scorribande? Per Bussinello, nessuna: «I nostri ragazzi hanno sempre dimostrato una buona maturità politica». E per Chiavenato, la storia dell’altra notte non può essere figlia di cattivi esempi, come l’incursione a Telenuovo e l’aggressione ad Adel Smith in diretta. Lui c’era, e ne è convinto: «Quella era una faccenda diversa, un’azione politica».


- I compagni delle vittime
«Tirati fuori dall’auto e massacrati di botte Volevano ucciderli»
Il Csoa «La Chimica» denuncia: «È solo l’ultimo episodio di una lunga serie di agguati e pestaggi»

Dalle prime ore del mattino gli amici del Csoa la Chimica, hanno fatto la spola in ospedale, monitorando ora per ora le condizioni di Luca e Pasquale, i due esponenti del movimento antifascista e antirazzista molto vicini al centro sociale, vittime dell’aggressione avvenuta in corso Porta Nuova domenica notte. «Quel che sappiamo è che Luca, Pasquale e le tre ragazze stavano passando in corso Porta Nuova quando hanno visto un gruppo di persone che stava picchiando alcuni ragazzi», spiega uno degli amici dei feriti, «non è chiaro ma pare fossero tre, a terra, presi a calci. Per questo si sono fermati, hanno urlato di smetterla e stavano per uscire dalla macchina quando il gruppo ha “spostato” l’attenzione su di loro». Questo è stato l’inizio. I primi aggrediti sono riusciti a scappare, ma il gruppo si è scatenato contro gli occupanti della macchina: erano stati riconosciuti. A colpi di casco hanno ammaccato la carrozzeria, frantumato il parabrezza. Inutile il tentativo di evitare la furia, sono stati inseguiti, bloccati, tirati fuori dall’auto e gettati a terra. «Pasquale è stato colpito con calci, spranghe, cinghiate. Anche Luca è stato circondato e mentre lo accoltellava il suo aggressore urlava che lo avrebbe ucciso», prosegue. «Hanno gettato a terra anche Pia, presa a calci nel ventre, colpita con le cinture. Le altre due ragazze avrebbero subìto la stessa fine se qualcuno del gruppo non avesse urlato che le donne non si toccano». Parlano a fatica di quel che è successo ma si sono alternati in ospedale dove Pasquale è ricoverato: «Non sappiamo quando sarà dimesso, lo tengono in osservazione. Luca invece è rientrato a casa nel pomeriggio, ma è sotto choc. Non vuol parlare con nessuno, non ce la fa». Una giornata trascorsa a riflettere, non hanno voluto accentuare toni e scatenare reazioni. Poi in serata un comunicato in cui raccontano l’episodio e al termine commentano: «Si è trattato di una vile aggressione eseguita da estremisti di destra provenienti dalla festa degli ultras. Questo dimostra lo stretto legame tra frange del tifo organizzato dell’Hellas Verona ed estrema destra, come da noi più volte denunciato. Questo è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di aggressioni ai danni di militanti del movimento e di immigrati, iniziata con l’omicidio di Dax a Milano ed intensificatasi in modo preoccupante negli ultimi mesi con un’escalation di agguati a mano armata da Brescia a Roma. Diffidiamo chiunque, sia nella stampa locale e nazionale, sia all’interno dei partiti di destra e di estrema destra, dal cercare di far passare quest’ulteriore aggressione come una rissa o un regolamento di conti tra opposti estremismi. Si è trattato di un tentato omicidio perpetrato a freddo».