25 NOVEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Il carroarmato di cartone arriva in Sala Bernarda.
BASSANO.Incendiato un altro ripetitore.
Fs e dintorni: un ghetto."riprendiamoci la città".
Una sessantina di giovani fanno una parodia della guerra
Il carrarmato di cartone arriva in sala Bernarda

( m. e. b.) Una parodia della guerra al grido di «stop global war» e «fuori la guerra da Vicenza». Così una sessantina di “disertori della guerra” (giovani appartenenti al “nuovo capannone sociale”, struttura affittata dopo il fallimento dell’iniziativa “ragazze e ragazzi senza spazi”) hanno manifestato ieri in piazza dei Signori durante la seduta del consiglio comunale, sotto stretto controllo delle forze dell’ordine, fra adunate, parate militari e tamburi di un grottesco esercito armato di battipanni e scope agli ordini di un “capitano” improvvisato e dotato anche di un carro armato di cartone. Esplicita la protesta contro la consegna delle medaglie ai carabinieri di Nassirya, contestata con numerosi cori indirizzati anche al vicesindaco «Sorrentino dacci le medaglie». «Ve le siete meritate? - chiedeva poi il “comandante” - Avete ucciso abbastanza»? «150 mila innocenti, signore»! Urlavano i “soldati” con cipiglio militaresco.
«Siamo qui - spiega Marco Donello di Arciragazzi - per mostrare che non tutta la città è disposta a vedere Vicenza in prima linea in una guerra ingiusta e per protestare contro l’arrivo di altri 2mila americani».
«Vogliono le parate? - chiede Martina Vultaggio, una dei due portavoce che hanno recapitato il carro armato in consiglio comunale - Gliele abbiamo date: questa giornata e lo sciopero di ieri degli studenti, che hanno ottenuto una vittoria facendo rimandare la consegna delle medaglie ai carabinieri. Che si vogliono presentare come eroi, cosa che non sono, per far “passare” una guerra che non funziona».
«Martedì alle 21 - conclude - si terrà infine al capannone sociale di via dell’Edilizia 128 un incontro con due studentesse palestinesi che illustreranno radio “Global Project Palestine” e un progetto per la vendita di olio palestinese».


Incendiato un altro ripetitore
Dopo i cavi dell’elettrodotto a S. Felicita e gli impianti di Rubbio gli ecoterroristi imperversano e mettono a fuoco un altro obiettivo
Questa volta è stata presa di mira l’antenna Telecom a Camposolagna

(ca. b.) Un altro ripetitore dato alle fiamme. Nel breve volgere di una settimana, torna lo spettro dell’incendiario che agisce preferibilmente con il buio in zone montane, lontane dai centri abitati. Così siamo al terzo rogo e la matrice resta ancora un enigma. Prima le bobine di cavo elettrico per la linea Enel divorato dalle fiamme in valle Santa Felicita, poi il ripetitore della Rai preso di mira dagli incendiari in località Forcella a Rubbio con il contemporaneo danneggiamento del quadro elettrico della centrale dell’acqua nella stessa località. Ora è toccato al ripetitore della Tim posto in via Campo e ad una vicina cabina elettrica dell’Enel, poco a sud di Col del Campo a Camposolagna, nel territorio del Comune di Pove. Vicino, un’auto con le gomme tagliate. Il fatto è stato scoperto ieri mattina intorno alle 6,45 da una persona che casualmente si è trovata a transitare nella zona e che ha notato il rogo alla base dell’impianto telefonico. L’allarme è scattato subito al 112 dei carabinieri di Bassano. Sul posto si sono recati i militari del capitano Danilo Lacerenza per un primo sopralluogo insieme ai tecnici della Telecom chiamati a verificare l’efficienza dell’impianto, pare comunque funzionante. La tecnica usata per dare fuoco all’installazione appare quella già constatata a Rubbio, ovvero l’utilizzo di pezzi di bancale in legno. Ne sono convinti i carabinieri i quali, molto probabilmente, hanno in mano ulteriori elementi per giungere a questa conclusione. L’autore, o gli autori dell’ennesimo rogo, devono conoscere molto bene la montagna, questo è certo. Sanno come e dove muoversi per agire senza correre il rischio di essere individuati ma, soprattutto, conoscono la dislocazione degli impianti, ponti radio o ripetitori telefonici non fa differenza, come il fondo delle loro tasche. La zona del Grappa presa di mira ieri mattina, alle prime luci del giorno, è costellata di impianti del genere, distribuiti però in vasta area e non sempre individuabili da chi sale lungo la strada asfaltata. A questo punto, la vicenda dei roghi in montagna sta diventando un rompicapo per carabinieri e polizia, alle prese in pianura con un ripetersi di episodi criminosi che tengono sotto pressione le forze dell’ordine. Quale disegno si cela dietro questi fatti, se di disegno si può parlare, scartando quindi l’ipotesi di più autori in preda al bisogno di emulare atti vandalici che richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica. Non solo, e qui sta la domanda più interessante. Le bobine dell’Enel date alle fiamme in valle Santa Felicita, i ponti radio della Rai e l’acquedotto incendiati a Rubbio, il ripetitore di telefonia mobile della Tim di Camposolagna sul Grappa danneggiato dal fuoco sono in qualche modo legati ai fatti vandalici che dal 30 ottobre imperversano nel Bassanese, quindi in pianura e dunque in tutt’altro contesto. Quasi centoquaranta auto con le gomme bucate e una coltivazione di olivi distrutta? Gli investigatori hanno ingaggiato una partita e sono intenzionati a chiuderla solo in un modo.


Fs e dintorni: un ghetto «Riprendiamoci la città» E An e Azione giovani “sondano” con questionari (g. m. m.) Un sondaggio per misurare il livello di integrazione e di esasperazione fra coloro che vivono nella zona di viale Milano, viale Roma, corso S. Felice e via Napoli e coloro che la frequentano. Si tratta di una zona spesso nell’occhio del ciclone per fatti di cronaca e polemiche fra residenti e Amministrazione comunale. A promuoverlo sono Alleanza nazionale e Azione giovani che ieri hanno presentato l’iniziativa in piazzale Bologna, dove è stato dato vita a un volantinaggio spinto dallo slogan "Riprendiamoci la città". Annunciata alla vigilia, all’ultimo ha dovuto rinunciare per impegni in laguna la consigliera regionale aennista Elena Donazzan. A farne le veci c´erano quindi il presidente del consiglio comunale Sante Sarracco e il consigliere comunale Francesco Rucco. «Vicenza - spiegano i promotori - da troppo tempo ha perso la sua tranquillità e la sua serenità. Intere zone sono diventate extraterritoriali, fuori dalla normale e civile convivenza, teatro di scontri di bande, confini di emarginazione, violenza e illegalità". «Piazzale Stazione, viale Roma, corso S. Felice, viale Verona, viale Milano, piazzale Bologna, via Genova, via Torino, via Firenze, via Napoli - analizza Alberto Rauli, presidente provinciale di Azione giovani - sono luoghi della nostra città dai quali i cittadini comuni sono stati estromessi e sono oggi ritrovo di disagiati, disperati, criminali. La zona limitrofa alla stazione, invece che cuore pulsante di Vicenza, è da anni divenuta ciò che non doveva diventare: un ghetto». In testa alle proposte, che verranno portate avanti in tema di immigrazione, c’è quindi la richiesta di espulsione immediata dei clandestini "senza se e senza ma". Viene chiesto poi lo stop a nuovi ingressi in Veneto: «I numerosi licenziamenti e le minori assunzioni, in un mercato del lavoro ormai saturo e in difficoltà rischiano di condurre a una guerra tra poveri». Terzo, il rimpatrio dei regolari se condannati per qualsivoglia reato: «Il diritto a vivere in Italia deve essere subordinato all’accettazione delle nostre leggi e regole di convivenza». I ragazzi di Azione giovani lanciano quindi una sfida al quartiere: «I cittadini non debbono sentirsi a casa propria solo tra le mura domestiche: la città appartiene a loro. Debbono godere del diritto di passeggiare liberamente, avere dei punti di ritrovo la sera dopo il lavoro, riprendendosi il diritto a vivere contro il degrado che ora li ghettizza». Alcune iniziative sono allo studio, come conferma il consigliere comunale Rucco: valorizzazione serale del parco giochi di Campo Marzo con concerti, tornei sportivi e giochi popolari, coinvolgendo persone di tutte le età; l’apertura anche serale di punti di ritrovo, come biblioteche e sale lettura, sale ludiche, centri culturali, luoghi dove socializzare e coltivare i propri interessi. «I mezzi di informazione ci riportano quotidianamente un elenco di fatti delittuosi e criminali ad opera di cittadini extracomunitari - si legge in un comunicato firmato dalla Donazzan - senza contare tutte le illegalità che non vengono alla luce. Gli abitanti onesti hanno paura ad esprimere il loro disagio perché temono minacce, violenze, vendette». Di qui l’invito ai residenti di raccontare il loro disagio e le loro esigenze, in forma anonima, nel questionario in distribuzione.