24 NOVEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Studenti in sciopero contro i premi ai soldati in Iraq.
Bufera Impreglio, c'entra anche Vicenza.
Spesa,Montecchio batte Arzignano.

Studenti in sciopero contro i premi ai soldati in Iraq
(an. ma.) È di nuovo sciopero. Meditato e proclamato dagli studenti vicentini che domani, fanno sapere, scenderanno nuovamente in piazza per protestare. Questa volta però la riforma della scuola non c’entra, così come il servizio trasporti o il caro libri. A spingere i ragazzi fuori dalle aule è, si legge in un comunicato, «la presunta premiazione da parte dell’amministrazione comunale dei vicentini tornati da Nassiriya a nome di tutta la cittadinanza». «Quando si è sparsa la voce di questa iniziativa - si legge - è partita una mobilitazione spontanea che ha visto in questi giorni girare nelle scuole un appello in cui si invita a manifestare il 24 novembre, giorno della premiazione. Sono state raccolte centinaia di firme e si è deciso di protestare ancora una volta contro la guerra». Ad incrociare le braccia, tengono a precisare gli organizzatori della manifestazione, saranno semplicemente gli "studenti contro la guerra", decisi per una volta a lasciare da parte i consueti schieramenti che vedono contrapposti Coordinamento studentesco e Uds: «In questa occasione saremo semplicemente studenti che si identificano nel ripudio alla guerra».
«In questi giorni Falluja sta subendo una pioggia di bombe e altre centinaia di morti innocenti si vanno ad aggiungere alle già oltre 150.000 dall'inizio del conflitto iracheno - prosegue la nota - di fronte a questi ennesimi massacri l’amministrazione comunale ha pensato bene di premiare i "valorosi eroi di Nassiriya portatori di pace e democrazia". Noi pensiamo che questo sia vergognoso: come si può festeggiare e celebrare la morte, la distruzione e le bombe? Come si fa a definire quello che sta accadendo in Iraq "missioni di pace"?». Per questo domani mattina, concludono gli studenti, «saremo ancora una volta in piazza per mostrare il nostro ripudio della guerra senza se e senza ma e per ribadire che l’occupazione militare dell'Iraq deve finire».


Un’interrogazione del consigliere dopo le perquisizioni a carico del gruppo di ingegneria che sta lavorando anche per la Setaf
Bufera Impregilo, c’entra anche Vicenza
Asproso (Verdi): «Che intervento stanno compiendo dentro la caserma Ederle?»

L’inchiesta sull’Impregilo, con le perquisizioni scattate ieri nella sede di Sesto San Giovanni del grande gruppo italiano, tocca anche Vicenza. Se n’è accorto ieri pomeriggio il consigliere comunale Ciro Asproso (Verdi), quando ha notato che tra le tante note di agenzia uscite sull’inchiesta ce n’era una (Adnkronos) che citava anche, tra i cantieri edili in gestione all’Impregilo, le residenze per la base aerea di Aviano e di Camp Ederle a Vicenza. Asproso ha quindi inviato subito in Comune una domanda di attualità che prende spunto dalle notizie sulle perquisizioni in corso, da parte della Guardia di Finanza, con le ipotesi di falso in bilancio, falsa fatturazione e false comunicazioni sociali. Visto che la Impregilo è impegnata anche a Vicenza, per la Ederle, il consigliere comunale dei Verdi chiede «quali siano i contratti in corso a Vicenza per la costruzione di residenze a Camp Ederle». Inoltre Asproso chiede di sapere «se vi sono accordi urbanistici tra il Comune di Vicenza e il comando Setaf che implicano un piano di lottizzazione», e infine se «l’assessore all’urbanistica ritiene di chiarire pubblicamente quali siano i presupposti su cui si basa il rafforzamento della presenza militare americana in città». Come noto, da qualche tempo è emersa l’intenzione degli Usa e del governo italiano di aumentare l’insediamento di soldati americani a Vicenza, concentrando qui le forze statunitensi. In un’intervista rilasciata al nostro giornale in ottobre, il gen. Jason Kamiya, comandante della Setaf, rispondendo a una domanda sul probabile potenziamento delle forze Usa a Vicenza - coinvolgendo anche l’area dell’aeroporto - aveva risposto: «Quello che posso dire è che stiamo costruendo nuovi alloggi all’interno della Ederle, dove troveranno posto altri 600 soldati. Quanto al futuro, sono stato più volte a Roma e so che i nostri governi stanno parlando».


Spesa, Montecchio batte Arzignano
- L’assalto agli scaffali mette in crisi i pensionati
- Con acquisti itineranti si può risparmiare il 40%
- La frontiera dei prezzi: tre supermercati in due km
L’euro ha imposto il consumo nomade e Alte è il nuovo Eldorado per le famiglie

di Matteo Molon

Cambia la bussola dei consumi nella Valle del Chiampo. Ormai, infatti, per i consumatori è una certezza: Arzignano è cara. O, meglio, più cara dei Comuni vicini. E allora si comincia ad andare a far la spesa altrove, quando si può. E il baricentro di questo spostamento punta sempre più deciso verso Vicenza. Dove i prezzi, per inciso, sembrano più abbordabili anche grazie alla maggior concorrenza. Si va quindi ad Alte di Montecchio Maggiore, per esempio. Nell'attuale Far West dei prezzi, risalendo la strada statale 11 ci si imbatte nella Nuova Frontiera della convenienza: tre supermercati nel raggio di un paio di chilometri propongono il binomio per il quale la casalinga assennata investe gran parte del suo tempo, ossia un buon rapporto qualità-prezzo. Qui l'Ovest Vicentino che consuma tira una boccata d'ossigeno: i prezzi sono ribassati anche del 40 per cento e le casse dei supermarket in questione battono scontrini a tutto andare, la gente intasa i parcheggi all'esterno e i carrelli che escono traboccano letteralmente di merce. A conti fatti, il risparmio è notevole e vale la pena di soffrire la ressa e lo stress. Almeno una volta alla settimana, quindi, il consumatore dell'Ovest Vicentino riunisce la famiglia, la carica in auto e parte alla volta di Alte di Montecchio Maggiore. Chi ci è andato ne dice ogni bene - anche se ultimamente l'ottimismo degli aficionados di vecchia data si è leggermente intiepidito - mentre chi non si è ancora spinto fin là riporta quasi sognante i racconti di amici e parenti. Di persona, l'effetto nei giorni di punta è impressionante: le corsie del supermarket sono perennemente intasate dal traffico di merci e persone. La gente utilizza quindi una tattica diversa: il carrello viene posizionato in un punto strategico fuori dalla calca e funziona in pratica da punto base. I consumatori si muovono e corrono più agilmente da una parte all'altra fra gli scaffali per poi tornare a riempire il carrello. L'assalto al banco frigo è un classico: si torna alle casse stracolmi di vaschette di yogurt, latte a lunga conservazione, latticini e salse, tutti con date di scadenza che proiettano in avanti di mesi e mesi, tanto si fa scorta per ammortizzare il costo del viaggio. In tutto il baillame, gli unici che si trovano a disagio sono i pensionati e le persone anziane, alle prese con prezzi e date di scadenza scritti in corpo 6 e disorientati di fronte a questo turbinio consumistico. Usciti, poi, una volta arrivati a Montecchio Maggiore, non è difficile farsi affascinare dall'offerta dei grossi centri commerciali della città. Per chi non può, per i più svariati motivi, spingersi fino alla Nuova Frontiera della convenienza, c'è il consumismo nomade, alla giornata. È una realtà sotto gli occhi di tutti, infatti, che per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane il budget familiare si fa sempre più esiguo e colui - o, meglio, colei - che lo gestisce e che, come si diceva un tempo, apre la musina, è costretto ad una perenne rincorsa alle offerte più vantaggiose. Giorno per giorno. Il problema è che quasi mai le proposte più allettanti si concentrano in un unico punto vendita: più spesso costringono i potenziali acquirenti a snervanti pellegrinaggi per contrastare l'aumento dei prezzi. Specie nei supermercati. Al grido di "a me non mi fregano mica, io i prodotti li compro dove costano meno" centinaia di massaie rimbalzano da un supermarket all'altro per comporre quel delicato puzzle dei consumi che permette loro di mantenere in piedi il bilancio familiare. E se poi il costo della benzina annulla o riduce di molto il vantaggio economico, poco importa: fondamentale è far capire a "chi decide che non siamo più disposti a subire passivamente ogni loro indiscriminato aumento". Le consumatrici più integraliste e accanite arrivano a setacciare anche tre, quattro supermercati al giorno, comperando frutta e verdura da una parte, carne dall'altra e lo scatolame e i detersivi in un posto diverso ancora. Molte, ormai, sanno che i supermercati si sono specializzati in qualche merce particolare, che utilizzano come prodotto civetta per attirare i consumatori. Queste informazioni corrono di bocca in bocca sul filo del passaparola e ormai chiunque conosce qual è il pezzo forte di un certo punto vendita e agisce di conseguenza. Lunedì e giovedì si va a San Zeno per le offerte in numero limitato, la tal settimana è quella giusta per far scorta di verdura in sconto al Mantovano e quella dopo tocca alla frutta in via dell'Industria. La fedeltà al punto vendita è ormai un miraggio.

- Il fenomeno. Gestiti da stranieri, con merce d’importazione e clienti anche tra i locali
La globalizzazione e i negozi etnici
Nelle due città se ne contano una trentina, sono punti d’incontro

( m. m. ) Il pout-pourri di razze che colora la Valle del Chiampo ha riflessi anche sul mondo degli acquisti. Da qualche anno si è creata una nicchia di consumo alternativo data da chi, venuto a lavorare in fabbrica all'ombra del Grifo e dei Castelli, ha poi deciso di intraprendere la sua personale avventura aprendo un'attività. Negozi di alimentari, macellerie islamiche, call-center per chiamate internazionali, noleggio e acquisto di videocassette, kebab: ghanesi, iraniani, cinesi, marocchini e, soprattutto, indiani si sono guardati attorno, hanno visto le necessità dei loro nostalgici connazionali e hanno cercato di dar loro risposta. E in diversi casi sono stati premiati da un buon successo. Ad Arzignano, dopo il boom di un paio di anni fa, si contano oggi una quindicina di negozi multietnici, mentre a Montecchio Maggiore si è fermi a quota quattordici. Singh Gurskinder, detto Toni, è proprietario del "Good Will" in galleria Perazzolo a pochi passi dal municipio di Arzignano, e importa la merce del suo negozio direttamente dall'Inghilterra. Si può trovare ogni tipo di spezia, riso basmati, succhi, legumi. La clientela è costituita da connazionali e nativi del Bangladesh, ma uno su quattro è italiano. Poco distante, sempre in pieno centro, c'è "l'Ebony Afro-Asian Shop", gestito dal nigeriano Amanfo Vincent. All'interno del negozio si respira l'atmosfera del casolino: i clienti sono innanzitutto amici, ma anche qui i locali non mancano.

- Prezzi shock. In espansione il fenomeno dei Lidl e dei Prix
L’hard discount per tutti
Clienti tipo non più solo pensionati e monoreddito

( m. m. ) Il termometro della sempre maggiore attenzione che nell'Ovest Vicentino si riserva al caro prezzi è dato anche dal successo che da qualche tempo riscuotono in zona gli hard discount. Prix, nato nel '71 sotto l'insegna dei Supermercati vicentini, è approdato nel settore dell'hard discount nel '92. Partito con 10 punti vendita, nel giro di dodici anni ha decuplicato la sua presenza sul territorio del Triveneto, e fra qualche mese taglierà il traguardo dei 100 supermercati, con oltre 650 dipendenti. Non bastassero questi numeri, il fatturato annuale per l'intera catena ha sfondato quota 200 milioni di euro e cresce ogni anno del 20%. Nell'Ovest Vicentino Prix è presente con quattro supermercati, a Cornedo, Valdagno. Montecchio Maggiore e Arzignano. Questi ultimi due sono piccoli (circa 350 metri quadri) rispetto alle superfici canoniche della catena (mille metri quadri) e si sta infatti pensando di ampliarli per assecondarne il successo di vendite.
«In questi 10 anni c'è stato sicuramente un cambiamento nel modo di intendere gli hard discount nell'intero Nord Est - spiega Riccardo Spluga, responsabile marketing di Prix -, e in questo senso Arzignano e Montecchio non rappresentano un caso a sé stante. Per quanto ci riguarda il primo periodo è stato di curiosità. In un secondo tempo, dopo che in tanti l'avevano visto e visitato, c'è stata la fase di scrematura della clientela: noi ci rivolgevamo ad un target medio-basso e ai pensionati, quindi le persone con un potere d'acquisto superiore si sono rivolte altrove». Da un paio d'anni, però, Prix ha ricominciato a guadagnare fette di mercato anche nel ricco Ovest Vicentino. «A causa dell’ inflazione siamo arrivati ad abbracciare tutta la popolazione - prosegue Spluga -. Probabilmente 10 anni fa la nostra qualità non era certificata, ma ora un acquirente ha la possibilità di verificare provenienza e bontà di quello che va ad acquistare, anche perché al Prix ci sono le marche note. E così il discriminante chiave torna ad essere il prezzo».

- Le interviste. Più d’uno preferisce l’esercizio di vicinato, più comodo a casa e dove c’è meno ressa e a volte si può arrivare anche a risparmiare
«Ma nel negozietto c’è il rapporto umano»
Compiti divisi quando si va in coppia, la moglie sceglie, il marito confronta i prezzi

( m. m. ) Ornella Cracco è nata ad Arzignano, ma vive a Montebello da tempo. Lei è una delle persone che la spesa va a farla ad Arzignano, controcorrente rispetto a chi pende sempre più in direzione di Vicenza. «Ormai per me è una questione di abitudine c'è un supermercato in cui mi trovo bene e vado quasi sempre là. Nel mio Comune prendo solo le cose che mi servono in giornata». Chi si è affacciato al mondo degli acquisti da meno tempo, difficilmente ha problemi di affezione e guarda al caro prezzi con più distacco. «Arzignano in effetti è mediamente più costosa di Montecchio, anche se le buone offerte si possono trovare anche qui - dice Andrea De Grandis , che abita nella città del Grifo -; l'importante, anche nel caso dell'abbigliamento, è avere le idee chiare su quello che si vuole acquistare e girare più di un negozio e confrontare i prezzi. La spesa al supermarket di solito porta via una mezza giornata e perciò cerco di organizzarmi con mia moglie: tante volte si entra con l'idea di acquistare solo poche cose e si torna a casa stracarichi di prodotti». «Per i piccoli acquisti vado nel negozio sotto casa - dice Susanna Targon , di Brendola -, ma quando devo fare scorta di prodotti non deperibili mi sposto fino ad Alte e a Vicenza: la distanza è compensata dal risparmio che si ha facendo una spesa sostanziosa». La pensa allo stesso modo anche Nicoletta Perazzolo , di Chiampo, che almeno una volta alla settimana punta decisa alle grosse distribuzioni tedesche e francesi di Vicenza. «La spesa maggiore vado a farla a Vicenza - chiarisce -, ma solo perché ci passo spesso per motivi familiari. Là i grossi centri commerciali sono molto convenienti, ma, per comodità, per le necessità quotidiane vado nel negozio più vicino». C'è poi anche chi ama andare nel casolino del paese per scambiare quattro chiacchiere con il titolare. «Non è vero che i prezzi in questi negozi sono sempre più cari rispetto al supermercato - dice Luciana Zini , di Arzignano -: l'unica differenza, spesso, è che in questi negozietti c'è meno scelta, ma i prezzi si equivalgono». Ad accompagnare le signore all'interno della jungla dei prezzi, tocca quasi sempre ai mariti. «Ne so qualcosa - sbotta Nicola Piersanti , arrivato in provincia nel '67 da Viterbo e ora residente a Montecchio -: in casa siamo in due e non consumiamo tanto: lavorando entrambi, il tempo per andare a fare acquisti è sempre poco, e quindi si cerca di concentrare le spese». Energie che, andando in certi supermercati, sono anche mentali oltre che fisiche. «Cerco di evitare i giorni in cui c'è la calca - spiega Luisa Tonello , di Montecchio Maggiore -, da un anno sono disoccupata e posso dedicare più tempo alla spesa, ma scovare i prezzi più bassi è un vero e proprio lavoro». Chi non cerca necessariamente i prezzi più bassi è Pahloan Mamun , che vive ad Arzignano, ma gestisce un call center ad Alte. «Io vado quasi sempre nei negozi dei miei connazionali - spiega -, là trovo pollo, carne, riso basmati, curry e altre spezie e in più resto a parlare con i miei amici. È vero, la roba è un po' cara, ma anche voi italiani quando siete all'estero siete disposti a spendere di più pur di mangiare la pizza o gli spaghetti».