14 MAGGIO 2005

dal Giornale di Vicenza

THIENE.Il "no" alla festa della creatività oggi porta gli studenti in piazza
Hullweck si impegna:" Sposterò l'antenna di contrà del Quartiere"
Assolto l'ex assessore Baldinato "Non molestò le due impiegate"
SCHIO.Locazioni a prezzi calmierati All' Ater un nuovo progetto.

Il sindaco Schneck spiega: «Il permesso dovevano chiederlo i presidi»
Il «no» alla festa della Creatività oggi porta gli studenti in piazza

Non si sono limitati a incassare il diniego dell’amministrazione comunale all’utilizzo di spazi pubblici per la manifestazione studentesca sulla creatività, prevista per il 7 maggio, e allora, non sentendosi capiti dalla giunta, hanno scelto di protestare usando l’arma tipica degli studenti: il corteo pubblico, che invaderà stamani il centro storico. La partenza sarà alle 8.30, dalla stazione dei treni, i manifestanti arriveranno poi davanti al municipio, per terminare davanti al Parco del Donatore, dove si esibiranno due gruppi musicali. «Una protesta contro l’ipocrisia e contro la mancanza di spazi per i giovani» annunciano gli studenti, che non hanno gradito nemmeno l’annullamento del ballo studentesco di fine anno. «La giunta ha ritenuto di non concedere le autorizzazioni - spiega il sindaco Attilio Schneck - perché ritiene che la giornata della creatività debba essere gestita dalla scuola per gli studenti e, di conseguenza, autorizzata, e seguita, dai dirigenti scolastici». «Se la richiesta fosse partita dai presidi - precisa - allora non avremmo avuto nessun motivo per respingerla. Con tutto il rispetto per gli studenti, si tratta di liberi cittadini, che non hanno i requisiti per presentare una domanda del genere. Non possiamo mettere a disposizione degli spazi pubblici col rischio che possano sorgere dei problemi di ordine pubblico».


400 firme “contro”
Hüllweck s’impegna: «Sposterò l’antenna di contrà del Quartiere»
Garanzie del sindaco al comitato contro l’elettrosmog in centro storico

di Maria Elena Bonacini

«Sposterò l'antenna di contrà del Quartiere». E 15 centraline monitoreranno l'elettrosmog. Questo l'impegno assunto dal sindaco Enrico Hüllweck ieri mattina nel corso dell'incontro con il comitato contro l'elettrosmog in centro storico al quale hanno partecipato anche l'assessore all'urbanistica Maurizio Franzina, il consulente del Comune per la telefonia mobile Giuseppe Petrella, il difensore civico Massimo Pecori, il consigliere di Circoscrizione 4 Daniele Guarda, da anni attivo in questo campo e il professor Angelo Gino Levis, tra le altre cose già consulente dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) all'agenzia internazionale sul cancro, intervenuto a sostegno del comitato. A guidare la delegazione, una decina di cittadini tra cui la vicepreside del liceo Lioy Maria Luisa Nani, la presidente del consiglio d'istituto Elisabetta Viola e la rappresentante degli studenti Valentina Turchetti, il consigliere dei Ds in Zona 1 Mattia Pilan, che ha consegnato al primo cittadino le circa 400 firme raccolte contro l'impianto di contrà del Quartiere. «I cittadini - spiega il consigliere - sono preoccupati per la presenza di antenne di telefonia mobile nei pressi di scuole. I campi elettromagnetici sono infatti pericolosi per la salute dei ragazzi. Abbiamo quindi raccolto le firme per chiedere lo spostamento dell'impianto di contrá del Quartiere, ma anche di quelle poste in stradello dei Filippini vicino ai licei Lioy e Pigafetta, di contrá Burci e di quella in fondo a corso Fogazzaro non lontana dalla scuola Levis Plona. Il protocollo firmato dal Comune con i gestori prevede infatti che le antenne non siano poste accanto a siti sensibili». E questo proposito Levis ha ricordato che «in campo scientifico più dati si raccolgono più i valori di riferimento scendono, e al momento si pensa che un livello di qualità sia una potenza di 0,6 Volt metro, mentre quello massimo previsto per legge è 6». «Come medico - afferma il sindaco -ho riscontrato che siamo tutti geneticamente diversi e che quello che non nuoce alla maggior parte delle persone può essere mortale per alcune. Sono quindi convinto che si debba tendere non solo a livelli di qualità, ma a zero e dobbiamo usare tutti i mezzi possibili». La richiesta del comitato trovato concorde Franzina. «M'impegno - afferma - a trovare siti alternativi, anche con il vostro aiuto. La legge attualmente in vigore non dà ai Comuni gli strumenti per difendersi, e la ritengo incostituzionale in quanto prevarica i compiti delle Amministrazioni, ma finché c'è va rispettata. Con il protocollo d'intesa e un lavoro serio si può comunque andare oltre le norme stipulando accordi con i gestori come già avvenuto in altri casi. A patto di proporre un'alternativa». «La nuova legge regionale - continua l'assessore - prevede poi obbligatoriamente all'interno del Pat (piano d'assetto territoriale), un piano di localizzazione e un regolamento per le antenne, che sarà uno degli strumenti del Comune. Il vero mezzo per tutelare la salute è comunque effettuare misurazioni in loco». «Proprio per tenere i dati sotto controllo - precisa Petrella - verranno posizionate in città quindici centraline dell'Arpav, otto delle quali sono già arrivate e credo in corso d'installazione, che monitoreranno i valori dell'elettrosmog per una settimana o due». «Se sarà richiesto - conclude Franzina - potrebbero comunque diventare permanenti». Molto soddisfatto il comitato, che ha ottenuto, almeno a parole, il suo scopo. «È un primo passo avanti - afferma Pilan - che il sindaco, dopo anni di lotte, abbia accolto le proteste dei cittadini, ammettendo la pericolosità di questi impianti e prendendo un impegno concreto. Si tratta di una buona premessa alla realizzazione di un regolamento e vigileremo affinché a questo incontro seguano fatti concreti».

E quella di Campedello trova casa...

(m. e. b.) L'antenna di Campedello ha trovato casa. Per l'impianto della Tim contro il quale nei mesi scorsi si è mobilitato un comitato spontaneo del quartiere è infatti «stato trovato un sito alternativo nel campo di un privato». Ad affermarlo è l'assessore all'urbanistica Maurizio Franzina durante l'incontro di ieri mattina in Comune con il comitato contro l'elettrosmog in centro storico. «Si tratta - spiega l'assessore - di un campo alle spalle dell'attuale sistemazione, il cui proprietario ci ha contattato per dare la propria disponibilità». Da un paio di mesi, infatti, Amministrazione e Circoscrizione 2 erano alla ricerca di un luogo dove decentrare l'antenna che ora è posizionata su un fabbricato che si affaccia sulla Riviera Berica poco lontano dalle scuole. Soddisfatta la presidente della Zona 2 Sabrina Bastianello. «Finalmente - afferma - è stata trovata una soluzione. Martedì faremo un sopralluogo, anche se si tratta di una formalitá, e sapremo presumibilmente indicare delle tempistiche». Il comitato, invece, rimane alla finestra. «Per ora - spiega il presidente Valter Bettiato Fava - aspettiamo il sopralluogo, poi decideremo cosa fare».


Assolto l’ex assessore Baldinato «Non molestò le due impiegate»
Il pm Pecori (ha chiesto 14 mesi): «Prima le motivazioni, poi l’eventuale ricorso»

di Ivano Tolettini

Innocente. Il sex mobbing in primo grado fa splash e si dissolve al caldo sole di maggio alla lettura della sentenza. Sono le 12 e 13 minuti. Due anni di feroci polemiche politiche e di scandalo a palazzo Trissino si riassumono in una parola: assoluzione. L’ex assessore al personale Gilberto Baldinato, 64 anni, non ha sottoposto l’ex dirigente Laura Broccardo e l’impiegata Nicoletta Cusin a molestie sessuali. Non c’è certezza di nessun furtivo e lampeggiante palpeggiamento a natiche e seno, così ha sentenziato il tribunale, perché la prova non si è formata in aula. Dunque, assoluzione col capoverso, l’ormai famoso secondo comma del dubbio, perché il fatto non sussiste. Le accuse delle donne non sono state ritenute credibili, nonostante il pubblico ministero Paolo Pecori al termine della requisitoria del processo celebrato con il rito abbreviato, avesse chiesto la condanna a 1 anno 2 mesi di reclusione per l’ipotesi più lieve della violenza sessuale. A suo avviso la loro attendibilità era inoppugnabile. Per lui il quadro delle contestazioni era univoco e concordante. Le molestie, sebbene non gravi, secondo il pm c’erano tutte. Com’erano emerse dalle indagini dei carabinieri della procura. «Leggerò le motivazioni e, se del caso, promuoverò l’appello», è l’unico commento del consigliere Pecori uscendo deluso dall’Ufficio del gup. Deciso l’avvocato di parte civile Francesco Delaini, il quale ha preannunciato che chiederà alla procura generale di Venezia di impugnare la sentenza assolutoria. Al giudice dell’udienza preliminare Massimo Gerace sono bastati venticinque minuti di camera di consiglio per spazzare via quello che il prof. Enrico Ambrosetti, difensore dell’ex politico, ha sempre chiamato un teorema che si poggiava sull’acredine nei confronti del sindaco Enrico Hüllweck e del suo braccio destro Baldinato. A farne le spese era stato proprio l’anello debole, Baldinato, l’assessore al personale dall’aspetto mite, e magari dal linguaggio colorito, ma che non aveva sottoposto le impiegate del suo referato a chissà quali subdole insidie di natura sessuale. Questo è quello che ha sostenuto in più di un’ora di serrata e vibrante arringa l’avv. Ambrosetti, che al termine dell’udienza era il ritratto delle felicità. Come del resto il suo assistito. Il difensore ha scavato e instillato nel giudice il dubbio che Baldinato era al centro di un rancore maturato in certi ambienti, per il quale alcuni ex amici del sindaco (l’avv. Renato Ellero, l’ex segretario generale Letterio Balsamo e l’ing. Carlo Loro) avevano accelerato sul piano delle accuse con la complicità di certi ambienti dell’opposizione a fine del 2002, quando si approssimava il rinnovo del Consilio comunale e la rielezione del sindaco. In attesa di leggere le motivazioni per le quali il gup Massimo Gerace si è riservato tre mesi, restano gli ipotetici ragionamenti su che cosa ha portato il giudice ad assolvere Baldinato. Ambrosetti ha puntato molto sul fatto che le imputazioni nascevano in un ambiente particolare come quello della vita amministrativa, costellata di sgambetti e colpi bassi. Cose di cui è stato scritto più volte in questi anni. Come, ad esempio, la circostanza che le denunce fossero arrivate soltanto dopo che il caso era scoppiato a livello politico quando sotto le feste di fine 2002 era circolato uno scritto anonimo che chiamava in causa Baldinato. Il pm Pecori ha delineato anche il clima di allusioni verbali, non proprio da educande, perciò a sfondo erotico, in cui sarebbe maturato il quadro delle accuse nei salotti del municipio. Ma su questo punto Ambrosetti ha replicato che neppure una delle presunte parti offese, in particolare la dott. Broccardo, una donna bella ed energica, compagna nella vita di Balsamo, sarebbe andata sul leggero con gli scherzetti verso l’attempato assessore. Tra l’altro, ci sono di mezzo anche cause di lavoro e richieste di danni. Il giudice, pertanto, in base alle carte prodotte in aula non ha ritenuto che Baldinato, costretto a rassegnare le dimissioni dalla marea montante delle polemiche a fine gennaio 2003, avesse abusato dell’inferiorità psicologica delle sottoposte sul presupposto della sua superiorità gerarchica. Anche perché tra il momento in cui sarebbero avvenute le avance, e quello in cui erano partite le denunce, era passato troppo tempo. Perché non subito dopo i fatti? Non solo, quando una delle impiegate aveva detto alla dott. Broccardo che Baldinato avrebbe fatto il maschiaccio, la dirigente non le aveva confidato di essere stata anche lei oggetto delle sue attenzioni. Come mai? E sì che sarebbe stato normale da parte della manager confidare all’interlocutrice di avere subito analoghe morbosità se davvero ci fossero state. Epperò, all’epoca palazzo Trissino era già un ambientino quanto ad affaire amorosi. Ecco allora che il prof. Ambrosetti ha instillato il dubbio della macchinazione ordita da persone che avevano il dente avveleno con Baldinato e il suo mentore Hüllweck. Il caso del sex mobbing, pare comunque di capire dalle reazioni, sotto il profilo giudiziario non è concluso con il primo grado. Quanto al sindaco, tra un mese ci sarà il processo contro di lui per il presunto omesso rapporto alla magistratura proprio in relazione al caso Baldinato. Per l’accusa avrebbe saputo e avrebbe taciuto. Già, ma che cosa, dopo l’assoluzione dell’ex braccio destro? È un processo segnato dopo l’assoluzione dell’ex assessore?

Hüllweck: «Rasserenato» Le donne Cub: «Un’offesa»
La sentenza è stata accolta con opposti stati d’animo. Contento il sindaco Enrico Hüllweck, inviperite le componenti delle rappresentanti sindacali unitarie RdB Cub che parlano di “molestate e offese due volte”. «Credo che la notizia dell’assoluzione del ragioniere Gilberto Baldinato non potrà che far piacere a tutti coloro i quali conoscono l’impegno professionale di quest’uomo - spiega il primo cittadino -, il quale finalmente è stato sollevato da un’accusa pesante». Il sindaco non può non soffermarsi sul fatto che tra un mese sarà lui sul banco degli imputati. «A maggior ragione mi sento rasserenato io stesso - continua - che, come noto, sono accusato di aver attuato in ritardo una segnalazione di fatti, riguardanti la vicenda Baldinato, sull’esistenza dei quali non sussistono prove, come ha sentenziato la magistratura». Quindi la stoccata finale «Ma se non sussistono prove per la magistratura, - sottolinea - che ha avuto a disposizione anni di tempo per effettuare indagini, interrogatori e confronti con l’ausilio competente degli organi di polizia, con quale capacità di giudizio avrei potuto muovermi io (all’epoca dei supposti fatti) che non ho certamente le umane competenze di un poliziotto e tanto meno di un giudice?». Agli antipodi il comunicato firmato da Franca Bassanese, Patrizia Cammarata e Maria Teresa Turetta a nome delle Rsu del comune di Vicenza “RdB CUB”. «Siamo profondamente indignate per la sentenza emessa dal tribunale. Per noi è una beffa, una ulteriore aggressione, stavolta solo morale ma altrettanto bruciante, sul corpo delle donne già umiliate e offese». Il loro ragionamento si spinge oltre: «Baldinato non è un uomo qualsiasi, uno della strada, o un immigrato clandestino. Egli è un uomo di potere, protetto da un’intera classe politica ed economica, uomo di fiducia del primo cittadino, inserito nel maggiore partito di governo». «L’insufficienza di prove non può essere considerata moralmente un’assoluzione piena: viene da pensare che la collocazione sociale di Baldinato abbia influenzato il giudizio. Siamo infine preoccupate, chi denuncerà ancora, chi lotterà contro i soprusi?».

«Vittima di attacchi politici»
«Volevano colpire il primo cittadino. Gli amici divennero nemici»

(i. t.) Il ragioniere Gilberto Baldinato non resiste alla tensione, temendo l’esito negativo, e attende la lettura della sentenza al Minerva, il bar dei suoi fratelli Gaetano, Giorgio e Alvise. Dall’Ufficio del Gip dista cinquanta metri. L’ex assessore mezz’ora prima li ha percorsi con i più cupi pensieri, quando il giudice si è ritirato in camera di consiglio. A portargli la lieta novella è l’avv. Ambrosetti alle 12.20. Baldinato, che sgattaiola fuori dalla cambusa del locale, è quasi commosso, subito fa fatica a parlare dalla gioia, mentre la felicità contagia i fratelli che hanno sofferto questa storia giudiziaria rimbalzata per due anni su giornali e televisioni. Volano i tappi della festa. Sì, per loro è una liberazione. La vittoria dopo tante maldicenze. Una giornata da incorniciare. «Sono stato vittima di attacchi politici, l’ho sempre detto - attacca -, si voleva colpire Hüllweck e per questo si sono scaricate cose non vere sul mio conto, cercando di affossarmi come persona e di screditarmi davanti all’opinione pubblica. Ognuno ha le sue croci, a me è toccata questa. Ne sono uscito e sono contento. Spero che sia finita».
- A chi dedica questa assoluzione?
«Innanzitutto a mia moglie e i miei figli che mi sono stati tanto vicini. Non è facile vivere in una città piccola come Vicenza quando si subiscono determinati attacchi. Io sono una persona conosciuta e sono sempre stato intimamente convinto che alla fine sarei stato assolto, perché le accuse erano infondate. Nella vita, però, non si sa mai. Sul mio cammino ho avuto la fortuna di trovare l’avv. Ambrosetti che ha saputo scardinare tutte le accuse. Oggi in aula è stato superlativo. Lo scriva per cortesia, è stato un gladiatore». (Baldinato mentre parla quasi lo abbraccia).
- Che riflessione fa a botta calda?
«Si potrebbero dire tante cose» (sorride scuotendo un po’ la testa).
- Cominci col dirne una, allora.
«Per esempio, che in politica non bisogna usare altre armi, se non quelle proprie della politica, per attaccare gli avversari. Va bene la polemica e la critica sulle cose che non si fanno, ma non inventare cose che non esistono. Sono una persona seria. Io vorrei veramente che dalla vicenda uscisse questo messaggio. Sono stato dipinto come una sorta di babau assatanato, invece, chi mi conosce sa che sono una persona per bene, ed ho sempre cercato di fare il mio mestiere con dignità».
- E che un giorno si è messo in testa di darsi alla politica?
«No, non è esatto in questi termini. Sono stato chiamato dal sindaco Hüllweck, con il quale ho una consuetudine che risaliva a quando lui era presidente dell’ordine dei medici e io segretario. Ero una persona di sua fiducia che si è messa in testa di prestare un servizio alla città. Nient’altro. Invece, la politica è un mestiere molto duro, gli attacchi arrivano da tutte le parti».
- Poi sono cominciate le storie nelle stanze del palazzo...
«Chiamiamole col loro nome, calunnie belle e buone. Con un unico obiettivo, togliermi di mezzo come persona. Mi dispiace molto che si sia usato questo metodo. Ripeto, un conto è la critica politica, anche dura su questioni di merito, un conto è attaccare gli uomini screditandoli. Con me è stato usato un metodo inaccettabile».
- Oggi, però, si è preso la rivincita.
«Sono due anni e quattro mesi che soffro per questa storia. Che aleggiava il sospetto di cose assurde. Purtroppo in Comune sono successe cose sgradevoli dove si sono intrecciate questioni di lavoro e di cuore, visto che la dott. Broccardo e il dott. Balsamo sono compagni nella vita. Ognuno poi agisce secondo coscienza».
- Lei si era dimesso da assessore.
«Lo feci per potere difendermi senza coinvolgere il Comune, anche se poi dal tenore di certe accuse si è rivelato che il vero obiettivo era Hüllweck, non a caso anche lui a processo tirato in ballo dalle stesse persone che mi accusano. I suoi amici che si sono trasformati in nemici e che hanno cercato di affossare lui e me».
- Hüllweck sarà processato tra un mese giusto, il 13 giugno.
«Gli auguro di essere assolto, come del resto dovrebbe accadere dopo questa sentenza. Il contrario sarebbe una contraddizione in termini».
- Ragioniere, vuole tornare in Giunta, visto che è stato assolto?
Baldinato subito non risponde e guarda il cronista. Poi articola il suo ragionamento: «Ripeto, la vicenda che mi ha ingiustamente coinvolto ha solo connotazioni politiche. Quanto al resto, ho sofferto troppo. Bisogna provarle sulla propria pelle certe vicende per capire che cosa significa. Con la vita amministrativa penso di avere chiuso».

Ambrosetti: «Emersa la verità storica»
Ma la parte civile replica: «Un verdetto errato che va riformato»

Visione opposte e dialettiche, non potrebbe essere altrimenti, anche tra gli avvocati. Il difensore Enrico Ambrosetti, ovviamente soddisfatto, il patrono di parte civile Francesco Delaini di Verona, naturalmente deluso. «Il giudice ha preso atto con correttezza della verità storica e processuale - commenta il prof. Ambrosetti -. Questo era un caso dalle forti connotazioni politiche, maturato in un contesto complesso nel quale Baldinato rischiava di rimanere stritolato. A chi grida, magari in maniera scomposta, contro la sentenza d’assoluzione, vorrei ricordare che due anni da indagati sulle prime pagine dei giornali sono un fardello psicologico pesantissimo, che nessuna assoluzione può risarcire». L’avvocato si spinge anche a valutare il processo a carico di Hüllweck. «Sono contento per il ragioniere Baldinato - analizza - e anche per il sindaco, e, molti dimenticano che fu lui a segnalare in Procura il caso, nonostante fosse legato verso Baldinato da rapporti di amicizia e stima». Per contro l’avv. Delaini dà una valutazione di tutt’altro taglio all’assoluzione di Baldinato con la formula del dubbio. «Chiederà l’impugnazione alla Procura generale di Venezia. Non sono abituato a commentare le sentenze - sottolinea -, perché quando non si condividono si impugnano, tuttavia trattandosi di un caso del tutto particolare per le molte implicazioni, ritengo che si tratti di una sentenza errata e ingiusta. La ricostruzione della Procura di Vicenza era invece corretta e da condividere. Quelle donne sono state molestate».


Emergenza casa. I programmi per gli alloggi secondo il presidente Tolettini
Locazioni a prezzi calmierati All’Ater un nuovo progetto

(m. sar.) Un edificio riservato alle locazioni, a prezzi calmierati. L’Ater risponde ai problemi abitativi di Schio con un progetto pilota destinato a far discutere e ad aprire nuove frontiere all’emergenza casa. «Noi dell'Ater che ci occupiamo di costruire case destinate prevalentemente alle categorie più deboli e disagiate della società - esordisce il presidente dell'azienda vicentina, Marco Tolettini -. Sappiamo bene che, soprattutto in questi ultimi anni, la tensione abitativa è aumentata in modo consistente. Questo dato, come è stato rilevato da più parti, è determinato da molteplici fattori, non ultimo quello legato alla nuova moneta europea che ha incrementato i valori immobiliari sia in termini di prezzi d'acquisto che di affitto delle abitazioni». Altri fattori determinanti sono legati a fenomeni recenti, come la disgregazione dei nuclei familiari causata dall’aumento di separazioni e divorzi, alla base di una maggiore richiesta di alloggi. «Se consideriamo che tali nuclei, che in origine non avevano problemi di reddito potendo contare su una doppia entrata, oggi sono composti da un solo coniuge che si ritrova con i figli a carico ed un unico stipendio - sottolinea Tolettini - si può facilmente comprendere come pagare un affitto secondo i prezzi del mercato attuale possa diventare un serio problema». Rispetto al passato, anche il ceto medio si trova a fare i conti con difficoltà di carattere economico, che si ripercuotono sul mercato immobiliare. Insomma, non ci sono più soldi per acquistare e pure i canoni rischiano di diventare troppo onerosi. Ecco perchè l’Ater si rivolge ai nuovi bisogni di questo ceto e così, accanto agli interventi sociali per i quali vengono utilizzati gli appositi finanziamenti pubblici stanziati dalla Regione, ha iniziato a costruire alloggi da vendere a prezzi calmieratori del mercato utilizzando fondi propri. Nell'ambito del territorio scledense, tra gli interventi destinati alla locazione a canone sociale,attualmente sono in corso di realizzazione 21 alloggi a S.S. Trinità, nel Peep alle Giarette, 21 nel Villaggio Pasubio ed altri 20 sono previsti nel futuro progetto nel Peep al Leogra. Sul versante delle iniziative immobiliari, invece, va ricordato il successo ottenuto con la vendita a prezzi calmierati di 27 alloggi all'interno del Villaggio Pasubio, la realizzazione in corso di 18 alloggi sempre nel peep alle Giarette, di ulteriori 9, in fase di appalto, in via Fusinato e di altri 5 in progetto in via Manin, tutti finanziati con fondi propri. Ma è la nuova iniziativa a destare particolare interesse: riguarda la destinazione alla locazione a prezzi calmierati di un immobile situato in via Rovereto, di fronte al Villino Panciera. Si tratta di 11 alloggi che saranno ricavati da uno stabile già di proprietà dell'Ater e che presenteranno una superficie utile che varia dai 50 ai 90 metri quadrati, tutti dotati di relativi posti auto coperti, impianti autonomi e serviti dall'impianto di ascensore. Saranno disponibili sul mercato fra un paio d’anni.