13 GENNAIO 2005

dal Giornale di Vicenza

Gli americani a Vicenza 50 anni senza integrazione
Furti e rapine, suona l'allarme.
Teatro, licenziato operaio. La CGIL accusa la Cogi "Così non si va avanti"
Decise due domeniche senza auto.
Alternativa sociale e Fiamma Tricolore unite al voto

La thienese Chiara Meneghello ha discusso la tesi di laurea a Udine
Gli americani a Vicenza 50 anni senza integrazione
«Le due realtà non entrano in contatto tra di loro»

di Marino Smiderle

«La sera del 13 aprile gli americani arrivarono senza quasi farsi sentire. Lunghe colonne di camion scesero dal nord scorrendo silenziosamente come un fiume lungo le strade alberate. La notte stessa gli americani si chiusero dentro le caserme della ex Gil messe a disposizione dal comune e lì vi rimasero quasi una settimana, invisibili». Goffredo Parise descrive così, nel suo "Gli americani a Vicenza", l’arrivo dei soldati a stelle e strisce alla caserma Ederle. Siamo nel 1955, esattamente 50 anni fa. Sì, sono passati 50 anni da quando tra Stati Uniti e Vicenza iniziò a stabilirsi un contatto stretto, particolare, che ha portato in questa città piuttosto chiusa una comunità "foresta" di circa diecimila persone, tra soldati e familiari. Comunità destinata ad aumentare, visto che, al termine della missione in Afghanistan, dovrebbero arrivare alla Ederle altri duemila soldati. Bene, a 50 anni di distanza, Chiara Meneghello, 22 anni, di Thiene, ha pensato bene di scandagliare questo mezzo secolo di storia vicentino-americana, per condensarlo in una tesi di laurea in Relazioni pubbliche, discussa all’Università di Udine.
«Lo scopo della mia tesi - spiega la neodottoressa - era quello di capire che relazioni intercorrono tra le due comunità, quella vicentina ospitante e quella americana ospitata. Non è stato facile, anche per la difficoltà di reperire la documentazione, ma alla fine penso di essere riuscita a offrire uno spaccato di questa realtà importante». Più ancora dei compiti militari, questa tesi è interessante per il punto di vista sociale che cerca di far emergere. «Gli americani, dopo circa una settimana, cominciarono ad uscire dalla caserma - scrive Chiara Meneghello - cercando di incontrare nuova gente, nuove amicizie, conoscere il popolo e la città. Cominciarono a prendere confidenza con gli abitanti, cercando di imitare i loro usi e costumi, e a volte usando il dialetto vicentino. Cominciarono a frequentare i bar dove si ritrovavano sempre gli italiani; gli americani si muovevano però sempre in gruppo, mai singolarmente. A volte creavano disordini, bevevano molto e spesse volte piccole discussioni sfociavano in risse, creando disturbo alla popolazione. Una grande novità che destò molta curiosità furono i neri». Siamo agli albori, e le due comunità di studiano, con sospetto reciproco. Ma non ci vuole molto a trovare dei punti di contatto. «Tra il ’58 e il ’59 - rileva Meneghello - si celebravano in media 9 matrimoni misti al mese». In più, spulciando dagli archivi della Camera di commercio, emerge che per Vicenza la nuova caserma diventa un’ottima occasione di lavoro: dagli elenchi degli occupati, risulta che l’insediamento Usa diede lavoro a mille vicentini (oggi sono 750 gli italiani che lavorano nella base), per non parlare dell’indotto, specie nell’edilizia. «Gli americani incentivarono la costruzione di nuove case ed appartamenti - conferma Meneghello - con il programma "build to lease", in cui spingevano gli italiani a costruire con la certezza poi di un affitto per 10 anni. Ci fu un boom dell’edilizia che nessun’altra città italiana ebbe in quegli anni». Tanto è vero che il presidente del Consiglio Mariano Rumor, nel ’69, protestò vibratamente con il presidente degli Usa, Richard Nixon, quando seppe che si voleva ridurre la presenza americana a Vicenza. Sarebbe stato un grave contraccolpo per l’economia locale, e per questo il politico vicentino faceva pressioni sul capo della Casa Bianca perché recedesse dalle proprie intenzioni. E adesso? A che punto sono le relazioni tra le due comunità? La Meneghello ha distribuito un questionario ad americani e italiani, da cui è emerso una reciproco rispetto. Però, pur essendoci oggi a Vicenza circa 10 mila statunitensi, le relazioni rimangono scarse. «Lo scorso luglio ho partecipato alla festa del 4 luglio - scrive Meneghello - ed ho potuto constatare come le sue popolazioni siano molto separate; non c’è alcun tipo di integrazione. Per gli italiani è un’occasione per vedere gli americani e per mangiare degli ottimi hot dog, e per gli americani è un’occasione per passare una serata in relax e bere una birra in più. Nient’altro». Va detto che, specie negli ultimi anni, la Ederle è diventata una caserma operativa, punto di partenza per le missioni Usa più delicate e pericolose (vedi guerra in Iraq). Non c’è stato troppo tempo per curare i rapporti con i vicentini. Il gen. Jason Kamiya, recentemente promosso, ha detto che tra i suoi obiettivi principali c’è quello di aprire il più possibile le porte alla comunità locale. Perché tra Usa e Vicenza si passi dalla convivenza forzata e separata alla condivisione di questo complicato terzo millennio

Camp Ederle
Ora ci sono corpi d’elite per la guerra
Fino a pochi anni fa gli americani che venivano destinati alla caserma Ederle di Vicenza erano considerati i più fortunati. Buon stipendio, posto tranquillo, rischio zero: cosa volere di più dalla vita? Niente, effettivamente. Ma non poteva durare così a lungo. O la Ederle veniva smantellata (eventualità presa in considerazione alla fine della guerra fredda), oppure le veniva trovato un ruolo più incisivo, in linea con i nuovi obbiettivi politico-militari degli Usa. È chiaro che, con la caduta del muro di Berlino, è cambiata la strategia della nato, allargata ai paesi dell’est, e degli Stati Uniti. Alla fine si è scelto di destinare a Vicenza un vero e proprio corpo d’elite, la 173ª Brigata aviotrasportata, composta dai leggendari parà che si distinsero durante la guerra del Vietnam, dove pagarono un alto tributo di sangue. Si tratta di un corpo pronto ad entrare in azione dove le esigenze lo richiedano: è successo in Bosnia e, a seguire, in Iraq, in Liberia e, in questi giorni, in Afghanistan. La missione in Iraq, in particolare, è stata la più impegnativa dai tempi del Vietnam. Duemila parà si sono lanciati nei cieli del nord dell’Iraq, ripresi dalla telecamere della Cnn, i cui reporter viaggiavano embedded con la 173ª. Nel quadro di una nuova riallocazione dei soldati Usa, a breve la Ederle dovrebbe rafforzata con l’arrivo di un altro battaglione di parà. Da mesi sono in corso dei lavori, all’interno della base, volti a mettere a disposizione dei nuovi effettivi delle strutture adeguate.

Lo scrittore vicentino scrisse un racconto straordinario
Aprile ’55, Parise narrò l’arrivo dei primi soldati
E nel 2001 si scoprì che vennero "tagliate" tre cartelle

(ma. sm.) Certo, gli americani a Vicenza arrivarono prima, in tempo per liberare la città dal nazifascismo, dopo che, nel quadro dei cosiddetti "danni collaterali", causarono centinaia di vittime innocenti a causa delle famigerate bombe sganciate dal cielo. Però fu nella metà degli anni 50 che diventarono parte integrante della comunità vicentina. Un avvenimento, il loro, arrivo che non potè sfuggire all’occhio e alla penna di Goffredo Parise, capace di mettere nero su bianco le evoluzioni di una città un po’ bacchettona, chiusa e sospettosa. Nasce da questa sua curiosità, mista alla voglia di narrare le evoluzioni del suo tempo, "Gli americani a Vicenza", un racconto lungo che sarà pubblicato da Schweiller diversi anni dopo, e che, nel 2001, sarà al centro di un giallo grazie ad un manoscritto ritrovato da Pino Dato. In questo manoscritto c’erano tre cartelle piuttosto scabrose che non comparvero nell’edizione originale. Trattavano di un americano che, a bordo di una Chevrolet di colore scuro, girava nella notte vicentina a caccia di ragazzini per avventure sessuali. Pagine forse ritenute troppo torbide per l’epoca, che indussero lo stesso Parise (questo è almeno il parere degli amici dello scrittore vicentino) a disporre il taglio del capitolo incriminato. Siamo nella Vicenza del dopoguerra, dove la chiesa, rappresentata da queste parti dal vescovo mons. Carlo Zinato, ha una influenza determinante. Le tre cartelle di Parise sottintendono un’avventura omosessuale di un chierico del seminario vescovile, proprio col conducente americano della misteriosa Chevrolet. Roba impubblicabile, all’epoca. Comunque, è la testimonianza letteraria della rivoluzione sociale e del costume causate dall’arrivo e dall’insediamento stabile degli americani. Non c’era la globalizzazione, non c'era internet, e vedere un nero dell’Alabama girare per viale della Pace era un evento che neanche al circo poteva accadere. Si abituarono in fretta, i vicentini, alle "stranezze" degli ospiti, tanto che in pochi anni aumentarono i matrimoni misti e le relazioni tra le due comunità, pur improntate ad una certa freddezza di fondo, cominciarono a svilupparsi. Cinquant’anni dopo gli americani sono ancora qua. Ci vorrebbe Parise, per capire davvero come stanno le cose.


Furti e rapine, suona l’allarme
Intercettazioni telefoniche e ambientali: speso un milione di euro
L’inaugurazione dell’anno giudiziario vicentino

di Ivano Tolettini

Il trend criminale è negativo. Non è un vero e proprio allarme, ma i segnali parlano chiaro. Nel Vicentino furti e rapine sono in sensibile aumento. È il dato più palpabile che esce dal confronto dei dati statistici sull’andamento della criminalità dello scorso anno rispetto a quello precedente. Ma anche altri reati sono cresciuti. Per combattere una delinquenza che se non è certo dilagante, denota comunque più aggressività, la procura della Repubblica spende 1 milione di euro (2 miliardi del vecchio conio) per intercettare sia con microspie telefoniche che con quelle ambientali e con le microtelecamere coloro i quali sono in odore di illegalità. Dimmi a chi telefoni e ti dirò chi sei. È una battaglia quotidiana che affida molte delle sue carte alla tecnologia, soprattutto quando ci sono di mezzo italiani e stranieri che si alleano per controllare i traffici della droga e della prostituzione, che rimangono i due principali business criminali. La risposta della polizia giudiziaria è forte, perché sono in costante aumento le richieste di cattura con ordinanza di custodia cautelare: 221 nel 2002; 244 l’anno successivo e 285 nel 2004. Inoltre, sono state 262 le persone arrestate e fermate di iniziativa dalle forze dell’ordine. Per usare un esempio medico la società vicentina sotto il profilo giudiziario presenta un malessere diffuso. A delineare questo stato di salute per gran parte della provincia - sono esclusi dall’analisi il Bassanese e l’Altopiano di Asiago - é il procuratore reggente Paolo Pecori nella relazione al procuratore generale di Venezia per l’inaugurazione di sabato dell’anno giudiziario. Furti e rapine. Se nell’ultimo anno i furti sono cresciuti del 15 per cento passando da 9mila 500 a 11 mila (più di 30 al giorno), e le rapine nel loro complesso sono cresciute del 40 per cento poiché c’é stato un aumento da 180 a 254, resta «inarrestabile l’espansione - scrive il dott. Pecori - del fenomeno criminale connesso allo sfruttamento della prostituzione, esercitata perlopiù da extracomunitarie, sotto il controllo di organizzazioni legate in particolare alla mafia balcanica». Certo, c’è stata una ferma risposta affidata a numerose inchieste coronate da successo, osserva il magistrato, ma bisogna fare i conti con una diffusa omertà poiché i gruppi criminali oltre che essere radicati nel territorio, colpiscono trasversalmente al loro Paese chi non si assoggetta alle regole del crimine.
Omicidi e Tentati. È il dato più positivo poiché soprattutto gli omicidi negli ultimi anni sono in calo. Quattro sono stati quelli consumati nel periodo analizzato e undici quelli tentati.
Violenze sessuali. Per contro a livello statistico aumentano anche i reati contro la Pubblica amministrazione (313 contro 256) e resta alto il numero delle violenze sessuali, sebbene rispetto all’anno prima ci sia stata una diminuzione (58 contro 61). Calano al contrario gli omicidi colposi, da 100 a 91, 85 dei quali riconducibili a incidenti stradali e i rimanenti 6 a infortuni sul lavoro. Rimangono sulla stessa linea gli inquinamenti gravi (37 rispetto a 39) e le violazioni ambientali di vario genere (218 invece di 219). Gli abusi edilizi segnalati sono stati 245.
Bancarotte. Sono più che raddoppiate nell’ultimo anno le inchieste per bancarotta fraudolenta, passate da 14 a 35. È il segnale che da un lato c’è maggiore aggressività investigativa contro i reati economici, dall’altra però sono un ulteriore cartina di tornasole della difficile situazione economica. Questo dato si collega all’incremento del 30 per cento dei fallimenti.
Informatica. In costante aumento sono anche le truffe e i reati legati alla criminalità informatica e quelli relativi all’indebito utilizzo delle carte di credito. Per questo secondo aspetto, osserva il procuratore, «degno di rilievo è l’elevato numero delle parti offese che li caratterizza». Siamo infatti nell’ordine delle migliaia di parti offese.
Arresti. Aumenta il numero delle richieste di arresto formulate dai magistrati inquirenti, anche se cala il numero delle persone complessivamente coinvolte (406 nel 2004 contro 463 l’anno prima).
Intercettazioni. Il consigliere Pecori sottolinea che sono state 288 le intercettazioni telefoniche, 27 quelle ambientali di vario genere e 2 quelle informatiche disposte nel corso di 70 inchieste. Il costo complessivo è stato di 1 milione di euro, mentre altri 134 mila euro sono stati spesi per acquisire i tabulati e i documenti riguardanti il traffico. Del resto si sa, nei cellulari c’è il nostro Dna sociale.
Processi. Il procuratore osserva che c’è un oculato ricorso ai cosiddetti riti alternativi: patteggiamenti, riti abbreviati e decreti penali. Per i reati più gravi che passano attraverso il filtro dell’udienza preliminare, soltanto il 13 per cento si conclude con il rinvio a giudizio. Ben il 44,5 per cento si conclude con decreto penale, il 21,5 per cento con il patteggiamento e 16,8 per cento sono sentenze di proscioglimento. Quanto ai processi con dibattimento, ben il 44 per cento si concludono con patteggiamento e 37 per cento con il giudizio ordinario.
Personale. Questa è una delle note dolenti soprattutto per le sezioni di polizia giudiziaria, poiché il numero di carabinieri, poliziotti, finanzieri e poliziotti provinciali a disposizione diretta dei pm sono un numero nettamente inferiore rispetto a Verona e Padova.
Stranieri. Se consideriamo che gli immigrati sono 60 mila, dunque il 7 per cento della popolazione vicentina residente, per alcune tipologie di reato il loro ruolo negativo è palese. In media si sono resi responsabili del 20 per cento dei reati. «Sono numerosi i procedimenti penali - afferma Pecori - contro cittadini extracomunitari per la falsificazione di documenti di identità e di permessi di soggiorno, per furti e rapine nelle abitazioni e nei supermercati, per ricettazione di autoveicoli, motoveicoli e telefonini». Resta di fondo il problema, ormai cronico per il Vicentino, che il consigliere Pecori sintetizza in questi termini: «... l’inadeguatezza delle risorse umane e dei mezzi rispetto alla crescenti esigenze della giustizia é stata particolarmente avvertita nell’anno giudiziario decorso... a causa dei vistosi vuoti determinatisi nell’organico tanto dei magistrati che del personale amministrativo».


Teatro, licenziato operaio La Cgil accusa la Cogi «Così non si va più avanti»

(c. r.) All’interno del "fascicolo corrispondenza" sulla costruzione del teatro in viale Mazzini, già abbastanza corposo, ieri si è aggiunta l’ennesima missiva. Mittente la Cgil, destinatario il dipartimento Lavori pubblici del Comune. L’oggetto è quello che, ormai, va per la maggiore da molti mesi: "cantiere nuovo teatro". I sindacati "denunciano" l’ennesima inadempienza della ditta che si è aggiudicata l’appalto per costruire l’opera di viale Mazzini. In sostanza - scrivono i sindacati della Cgil - dall’ottobre del 2004 alcuni lavori sono stati subappaltati ad un’altra impresa (e non è la prima volta che accade) che si chiama El Bostano, ma gli operai non ricevono lo stipendio da tre mesi. Non solo, pare che l’impresa non sia iscritta nemmeno alla Cassa edile di Vicenza.
« Inoltre - scrive ancora Antonio Toniolo, segretario provinciale della Fillea Cgil - la Cogi, oltre a pagare gli stipendi degli operai sempre in ritardo, è a tutt’oggi irregolare con i versamenti alla cassa Edile. Senza contare che gli operai da alcuni giorni non hanno nemmeno la sicurezza di avere un pasto caldo dopo una giornata di lavoro perché al ristorante di via Battaglione Framarin non vengono pagati i pasti consumati ». Nei giorni scorsi, inoltre, è stato licenziato un lavoratore. « Quest’ultimo - prosegue Toniolo nella sua missiva - oltre a trovarsi senza posto di lavoro a 800 chilometri da casa, non può neppure acquistare il biglietto per tornare dalla propria famiglia, in quanto ha utilizzato gli ultimi soldi che aveva a disposizione come anticipo per conto della Cogi per l’acquisto del biglietto del treno che gli ha permesso di venire a lavorare a Vicenza ». Il sindacato su quest’ultimo caso ha già attivato tutte le procedure previste dalla legge e dal contratto nazionale di lavoro per la tutela dei diritti dei lavoratori. Insomma, la querelle continua e ogni giorno si aggiungono nuovi episodi: i lavori vanno avanti anche se con un notevole ritardo rispetto alla tabella di marcia che il Comune aveva imposto. Senza contare che ogni mesi gli operai non sanno se riceveranno la paga oppure no.


Decise due domeniche di stop totale delle auto
La prima dovrebbe essere il 27 febbraio Per la seconda si ipotizza il 20 marzo ma va conciliata con la StraVicenza. Polveri sempre alle stelle: da dodici giorni i valori di pm10 fuori controllo Oggi e domani tornano i blocchi dei vecchi diesel e non catalizzati

di G. Marco Mancassola

Non c’è tregua: martedì è stato infilato il dodicesimo giorno consecutivo con valori di pm10 fuori norma. A gennaio non è stata concessa ancora una boccata d’ossigeno. Finora tutte le concentrazioni registrate da Capodanno in poi hanno abbondantemente sorvolato il limite di 50 microgrammi per la protezione della salute umana. Addirittura da sette giorni a questa parte la centralina di viale Milano ha archiviato soltanto cifre a tre numeri, superiori ai 100 microgrammi per metro cubo d’aria. Qualche pallida prospettiva di miglioramento sembra venire dalle condizioni meteo, unica medicina efficace contro il mal da polveri sottili. Come recita il bollettino elaborato dall’Arpav, per oggi si prevede che nella prima parte della giornata persistano condizioni favorevoli all'accumulo degli inquinanti; in serata, tuttavia, l'ingresso di correnti settentrionali favorirà un maggior rimescolamento. Non c’è da star troppo allegri, comunque, dal momento che «la qualità dell'aria migliorerà leggermente e risulterà da scadente a pessima». La tendenza sarà per un clima moderatamente ventilato, che favorirà un discreto rimescolamento lungo la costa e sulla fascia pedemontana della nostra regione. Oggi e domani, nel frattempo, dalle 9 alle 18 tornano i blocchi ai vecchi diesel e ai non catalizzati nell’area interdetta, corrispondente a grandi linee alla circonvallazione cittadina. Per il momento si esclude di aumentare il numero di giorni in cui varranno i blocchi, mentre ieri in Giunta si è tornato a parlare di domeniche a piedi. L’orientamento espresso dall’assessore all’ecologia Valerio Sorrentino è di organizzare il primo blocco totale del traffico per il 27 febbraio. Calendario alla mano sono state escluse le domeniche in cui si sovrapponevano le partite del Vicenza calcio e altre manifestazioni di interesse generale, come il mercatino dell’antiquariato. La settimana prossima Sorrentino e il collega alla mobilità Claudio Cicero si metteranno al lavoro per definire i dettagli della giornata ecologica: non è escluso che ci possano essere novità sul perimetro dell’area interdetta, che potrebbe essere ritoccato ed eventualmente ampliato. Ma sono valutazioni che dovranno essere affrontate nei prossimi giorni. Se il 27 febbraio sembra attendere soltanto i timbri di un’ordinanza ufficiale, la seconda data dovrà essere ponderata e concordata con gli organizzatori della StraVicenza , come spiega Sorrentino. La data ipotizzata, infatti, è il 20 marzo, quando andrà in scena sulle vie del centro storico il tradizionale appuntamento podistico. «Se riusciamo a trovare l’accordo, si tratterebbe della soluzione ideale - argomenta Sorrentino -. Per questo stiamo valutando la possibilità di garantire bus navetta gratuiti per far affluire i partecipanti. Ne dovremo parlare con gli organizzatori».


Via libera da Roma dopo settimane di fitti accordi. Nel comitato centrale anche Piero Puschiavo fondatore del Veneto Fronte Skinhead
Alternativa sociale e Fiamma tricolore unite al voto
«Un accordo storico - dice Tosin - soprattutto se pensiamo alle divisioni degli altri schieramenti»

di Silvia Maria Dubois

«Mentre voi vi dividete, noi ci riuniamo alla grande». Incredibile, ma vero: mentre il centro-sinistra e il centro-destra si frantumano in partiti e correnti che soffrono di improvvise crisi di indipendenza, all'estrema destra si raggiunge a sorpresa un accordo. La notizia (e il relativo simbolo che, a questo punto, si prevede essere una sorta di grande mosaico con all'interno tutte le sigle interessate) sarà resa ufficiale sabato prossimo, dopo la firma dal notaio, ma da Roma già si diffondono i primi entusiasmi: la coalizione di Alternativa Sociale si presenterà alle elezioni regionali assieme alla Fiamma Tricolore. Una decisione partorita dopo le ultime fitte riunioni che hanno visto dialogare Alessandra Mussolini (grande capo di As), Adriano Tilgher (Fronte Sociale Nazionale), Roberto Fiore (Forza Nuova) e Luca Romagnoli (Movimento Sociale - Fiamma Tricolore). L'accordo è festeggiato anche dai leader locali che, dopo i recenti attriti provocati dall'entrata dello skin Piero Puschiavo nella roccaforte tricolore, dimostrano di gradire e condividere un'unità che si auspicava, silenziosamente, già da tempo.
«Siamo veramente soddisfatti - dichiara Luigi "Benito" Tosin, segretario provinciale della Fiamma - in questo scenario nazionale di continue divisioni politiche, la nostra area politica ha saputo dimostrare la giusta maturità e l'adeguata lungimiranza nell'unire tutte le forze in nome del risultato finale, cancellando ogni traccia di antagonismo, al contrario di quello che stanno dimostrando centro-sinistra e centro-destra. Mi auguro che questo sia solo l'inizio di una lunga alleanza che ci porti a grandi risultati comuni, pur nel rispetto delle nostre diverse identità e dei nostri singoli programmi».
«È la stessa legge elettorale che implica certe scelte, se si vogliono raggiungere dei risultati - aggiunge Puschiavo, neo componente del comitato centrale della Fiamma - e noi siamo tutti ben consapevoli di questo».
«Certo, la notizia non è ufficiale - afferma Alex Cioni, coordinatore di Libertà D'Azione e portavoce di As - però stavolta sembra proprio fatta. Se è così, è un motivo di soddisfazione per tutta la comunità militante che rappresento, ma anche personale, visto che nell'ultimo periodo pochi credevano a questa soluzione, anche al nostro interno. Eppure, una volta tanto, la ragione e gli interessi comuni sembrano aver vinto sui personalismi e sugli egoismi di fazione». Cioni ricorda pure come «da quella maledetta svolta di Fiuggi del 1995, un'unità così piena di questo ambiente politico non si era mai più concretizzata». Mai più fino ad oggi, appunto, dove tutti i protagonisti dell'estrema destra italiana hanno deciso di correre uniti per la prossima campagna elettorale (sostenendo per il Veneto l'avvocato Bussinello, anche se questo nome non è ancora stato confermato ufficialmente).
«Adesso non ci resta che andare avanti a testa bassa e prepararci al meglio per le elezioni regionali - conclude Cioni - proponendo un programma incentrato soprattutto verso una forte politica sociale, per la salvaguardia della sanità pubblica e per una politica di difesa e di sviluppo del territorio».