12 MARZO 2006

dal Giornale di Vicenza

Immigrati, assalto al permesso
A palazzo Angaran ora è vietato dormire

Sportelli aperti tutto il pomeriggio per spedire le richieste e regolarizzare la posizione in base alla Bossi-Fini
Immigrati, assalto al permesso
Martedì la consegna delle domande: 4 mila i posti di lavoro disponibili Il rischio è di lunghe code davanti agli uffici postali già da lunedì notte

(al. mo.) A Torino è da venerdì che si danno il cambio per dormire davanti all’ufficio postale. Sono tre ragazze cinesi, decise a consegnare per prime il kit per regolarizzare la posizione di lavoro. Forse qui a Vicenza non arriveranno a tanto, ma c’è da aspettarsi battaglia perché i permessi concessi dal governo in base alla legge Bossi-Fini sono a numero chiuso. E chi prima consegna, più probabilità ha di ottenere la regolarizzazione. La data fatidica è martedì, ore 14.30. Quando in tutta Italia centinaia di migliaia di immigrati si metteranno in coda per presentare la documentazione. In pratica il nulla osta firmato dal datore di lavoro che chiede l’assunzione. In Italia per il 2006 non ne accetteranno più di 170 mila, nel Veneto sono 20 mila e 300. Per le province ci sono solo stime, ma per il Vicentino si parla di circa 4 mila posti disponibili. A Padova, per fare un confronto, sono circa 2000. E inutile dire che le richieste, da Nord a Sud, sono molte di più. Difficile dire cosa succederà martedì pomeriggio. O forse già lunedì sera: bivacchi, sacchi a pelo, turni. Ogni persona può presentare cinque domande, qualcuno forse si metterà d’accordo. Intanto i sindacati hanno fatto gli straordinari in questi dieci giorni per aiutare datori di lavoro e immigrati a compilare il kit. Che non è proprio facile, tanto per cambiare: quello per le badanti, ad esempio, è di sei pagine fitte di dati anagrafici, cifre, caratteristiche del contratto. Difficile fare da soli, anche perché “l’azienda” in questi casi è una normale famiglia che in genere con denunce Inps e calcolo delle tredicesime non ha molto a che fare. «Ci vuole una mezz’ora buona per completarne uno - spiega Fabiola Carletto, responsabile immigrazione della segreteria Cgil -. Fra gli uffici di Vicenza e quelli in provincia siamo arrivati a farne anche sessanta al giorno. In più ci si è messo il governo: sul modulo pubblicato su internet nei primi giorni c’era un errore, così molti hanno dovuto rifarlo. E poi quando la richiesta di assunzione la fa un anziano per la badante, è difficile spiegare certe cose. Comunque meglio dirlo chiaramente: questa più che una regolarizzazione è una sanatoria mascherata. Perché riguarda persone che lavorano qui da tempo, non sono nuovi arrivi...». E, dicono i sindacati, le necessità in Veneto sono molte di più. Perché c’è un sacco di lavoro nero e c’è grande richiesta di badanti e colf. Stessa situazione alla Cisl vicentina. Renato Riva, della segreteria organizzativa: «Abbiamo messo in piedi un servizio apposito, provincia compresa. I problemi? Molti: i nomi difficili da trascrivere, i dettagli del contratto e il fatto che sono documenti a lettura ottica, quindi guai se c’è un errore». Così da dieci giorni anche alla Cisl uffici aperti 8-10 ore. E anche le poste sono pronte agli straordinari: dalle 14.30 di dopodomani sportelli aperti a tempo indeterminato nei 12 uffici di Vicenza città e di altri 98 in provincia. E finché c’è qualcuno in coda non si chiude. Faranno testo data e ora di accettazione, rilevati elettronicamente in tutta Italia. Quindi consegnare il kit il giorno dopo potrebbe essere troppo tardi. Al di là della grande corsa al permesso di lavoro e di soggiorno resta il problema: «Non possiamo non elogiare lo sforzo delle poste - dice Riva -. Ma secondo noi bisognerà riflettere sul sistema delle quote. L’economia vuole lavoro, questa è solo la normalizzazione di situazione esistenti da tempo».


Primo blitz
A palazzo Angaran ora è vietato dormire

(al. mo.) Erano le 10 di sera appena passate quando sono stati svegliati: «Dovete alzarvi e raccogliere tutto...». Poi gli hanno fatto mettere in un sacco le coperte e la poca roba che avevano: venerdì erano in due, indiani o cingalesi, forse gli unici a non sapere ancora niente della nuova ordinanza di sgombero dei portici di palazzo Angaran (ma ieri sera i vigili ne hanno trovati altri cinque, tutti extracomunitari con permesso di soggiorno: la Croce rossa ha offerto loro bevande calde). L’operazione è partita appunto l’altro ieri con due pattuglie della polizia municipale e quattro vigili oltre al pulmino degli interventi sociali del Comune con tre assistenti. Uno spiegamento di forze magari un po’ spettacolare, forse perché era la prima volta da quando il Comune ha trovato l’accordo con l’Inps, proprietaria dell’antico palazzo accanto a ponte degli Angeli. Una storia che parte da lontano: l’accusa è che i senzatetto che da mesi dormono davanti all’edificio, soprattutto stranieri, lasciano sporcizia e rifiuti. Gli impiegati che vanno al lavoro protestano, l’Aim si rifiuta di pulire e scrive al Comune. Che contatta l’Istituto di previdenza: «L’amministrazione non può intervenire su una proprietà privata a meno che non ci sia una denuncia» dicono a Palazzo Trissino. L’Inps fa la denuncia per occupazione abusiva dei portici e si passa all’intervento: via le campane portarifiuti che tra l’altro sono anche brutte, intorno al portico verrà installata una cancellata in ferro e infine ogni sera passaggio dei vigili con gli assistenti sociali e accompagnamento all’albergo cittadino. Una sistemazione certo più decorosa di un pavimento in pietra ma che però molti extracomunitari rifiutano per paura dei controlli. Così l’altro ieri è toccato ai due indiani: «Se qui non posso dormire dove vado?» chiede Kumar, 37 anni. «Vieni all’albergo cittadino» gli dice l’assistente sociale. Lui ha una specie di fotocopia di documento: «Da quanto non lavori?». «Da un anno». L’altro non ha nemmeno la fotocopia e finisce nella caserma della polizia municipale. Per ricomparire poi il giorno dopo sempre a palazzo Angaran con sulla testa il solito provvedimento di espulsione: «Mi hanno tenuto dai vigili tutta la notte - dice seduto sotto il portico -. Dove andrò a dormire adesso? Non so...». Un altro sventola un foglietto: «Io ho preso 100 euro di multa perché dormivo qui». Era tornato di notte, lo ha pescato un’altra pattuglia. Comunque non li pagherà mai (a che residenza gli manderanno l’avviso di mora?). Intanto tutti si preparano ad un’altra notte, in cerca forse di qualche altro portico e fino all’arrivo del prossimo controllo. Come in un gioco dei quattro cantoni: via da una parte, ne conquisti un’altra.