09 APRILE 2006

dal Giornale di Vicenza

SCHIO.La disputa sul piano antenne spinge il Comune in tribunale
MONTEBELLO.«Indagate: Vicenza ci avvelena»

Dopo il ricorso di Telecom al Tar. L’assessore Baiocchi: «Occorre un piano di installazione concordato»
La disputa sul piano antenne spinge il Comune in tribunale

di Mauro Sartori

Il braccio di ferro fra Comune e Telecom si trasferisce nelle aule del tribunale. La giunta comunale ha ieri autorizzato il sindaco Luigi Dalla Via a resistere in giudizio nei confronti della società Telecom Italia Spa, che è ricorsa al Tar del Veneto chiedendo l’annullamento dei provvedimenti con i quali il Comune negava la possibilità di realizzare nuove stazioni radio base per la telefonia cellulare in diverse zone del territorio comunale. Un duello condotto con il fioretto più che con la sciabola, in verità. Se infatti da una parte c’è l’intenzione di dare battaglia, dall’altra si avverte la necessità di coinvolgere le compagnie di telefonia nella redazione del piano di localizzazione delle antenne, che è in fase avanzata di stesura e sarà pronto prima dell’estate, per essere poi confrontato e condiviso con la popolazione. «La decisione di resistere in giudizio - sottolinea l’assessore all’ambiente Lorenzo Baiocchi - è un segnale forte che il Comune lancia sull’esigenza di tracciare una seria regolamentazione all’installazione delle antenne per la telefonia. Il nostro obiettivo è quello di creare un piano concordato che permetta di scegliere attentamente i siti e di controllare sistematicamente gli effetti. È un impegno che ci siamo assunti con i cittadini». Nel regolamento comunale diventato oggetto di disputa fra Comune e vari concessionari telefonici si tutelavano gli edifici e gli spazi sensibili come scuole, chiese, centri di assistenza e sanitari, parchi e impianti sportivi, indicando le misure entro le quali non potevano essere installate stazioni. Regolamento superato, secondo le compagnie, dall’efficacia della normativa vigente, il decreto Gasparri, che stabilisce limiti meno penalizzanti. Nel piano in fase di studio si tiene conto di questo fattore ma si punta, secondo le prime indiscrezioni, a contenere l’emissione delle onde elettromagnetiche privilegiando antenne di minore potenza. Ci sono poi da individuare i siti pubblici più indicati sul territorio, in modo da ottenere una distribuzione compatibile nel rispetto delle aree sensibili. L'installazione su siti pubblici delle antenne permetterà inoltre al Comune di ricavare degli introiti che saranno destinati esclusivamente a finanziare un monitoraggio continuo e costante della situazione. Lo studio, realizzato da una società che vede la partecipazione dell’Anci, è attualmente in stato avanzato; sarà avviata nei prossimi mesi la fase di partecipazione per la definizione del piano di localizzazione. I ricorsi presentati al Tar del Veneto da Telecom si riferiscono a numerose richieste di installazione che il Comune di Schio aveva sospeso proprio in vista dell’elaborazione del piano di localizzazione o perché ritenute in contrasto con il regolamento edilizio comunale.


«Indagate: Vicenza ci avvelena»
Comuni veronesi all’attacco con un esposto presentato in Procura

di Luca Fiorin

«Svolgete indagini sull’inquinamento incontrollato che stiamo subendo da anni a causa degli scarichi che vengono dal Vicentino». A chiederlo, con un esposto che hanno presentato venerdì in Procura a Vicenza, sono i sindaci dell’Unione Adige-Guà. Secondo i quali l’inchiesta giudiziaria che una decina di giorni fa ha portato a perquisizioni, sequestri e notifiche di avvisi di garanzia per le anomalie riscontrate nella gestione del depuratore di Montebello Vicentino dovrebbe essere allargata all’intero sistema di depurazione della Valle del Chiampo, le cui acque reflue arrivano nell’Adige-Guà dopo essere trasportate a valle nel cosiddetto «tubo». Il collettore che raccoglie gli scarichi degli impianti di depurazione di Arzignano, Trissino, Montecchio e Lonigo, oltre che di quello di Montebello, ed attualmente le scarica nel fiume Togna-Fratta-Gorzone a pochi metri dall’ingresso del corso d’acqua nel territorio comunale di Zimella. «Dopo aver valutato assieme ai nostri legali quali misure potevamo prendere - spiega Stefano Marzotto, presidente dell’Unione e sindaco di Pressana - abbiamo deciso di chiedere un incontro con il Procuratore capo di Vicenza Ivano Nelson Salvarani per illustrargli le nostre preoccupazioni e di presentare un esposto nel quale chiediamo che le indagini siano volte ad accertare la situazione complessiva degli scarichi del collettore, valutando le eventuali ipotesi di reato configurabili per gli inquinanti presenti nelle acque che trasporta. La nostra iniziativa era insomma volta a fare in modo che ci siano delle verifiche su quello che sosteniamo da anni, ovvero che il "tubo" inquina, e che si tenga presente l’impatto che questo fatto ha sull’ambiente. Anche perché in merito agli inquinanti l’Arpav di Vicenza e quella di Verona riportano dati diversi fra loro». «Il magistrato - continua Marzotto - ci ha ricevuti nel giro di soli tre giorni e credo che l’incontro sia stato molto positivo, perché abbiamo potuto spiegargli in maniera approfondita questa annosa vicenda». Una spiegazione che verrà suffragata da documenti. Giancarlo Lunardi, sindaco di Zimella ed ex presidente dell’Unione, che era presente all’incontro con il magistrato assieme a Marzotto ed ai legali dell’Unione, aggiunge infatti che il dottor Salvarani ha chiesto di avere copia degli atti relativi alla questione in possesso dei Comuni veronesi. «Nei prossimi giorni - dice - consegneremo un dossier sul tema Togna-Fratta-Gorzone e sul collettore per il quale stavo personalmente raccogliendo quei documenti che permettono di ripercorre questa vicenda dal suo inizio, che risale a ben 40 anni fa, sino ad oggi. Comprese tutte le azioni legali amministrative messe in atto dai Comuni e dagli enti di bonifica che si trovano a valle dello scarico del tubo». Quelle azioni che sinora hanno peraltro portato ben pochi risultati, tanto che anche l’ultimo ricorso al Consiglio di Stato contro lo scarico del «tubo» è stato bocciato ed ora se ne dovrà discutere in Cassazione. «Per questo - conclude Marzotto - c’è un po’ di amarezza a dover constatare che si è arrivati ad una verifica della situazione solo dopo che si sono mosse la magistratura penale e Striscia la notizia (il tg satirico era presente all’avvio delle perquisizioni al depuratore di Montebello, ndr)». Sta di fatto che se verrà dato ascolto ai sindaci dell’Adige-Guà l’inchiesta giudiziaria dovrà inevitabilmente diventare ancora più a largo raggio. Un’inchiesta che sinora ha già comunque portato alla scoperta di diluizioni irregolari degli scarichi, di condotte segrete, di situazioni gestionali tutte da approfondire ed all’emissione di otto avvisi di garanzia.