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CRITICAL MASS

28 settembre 2002, la prima critical mass a vicenza! guarda qui le foto

Un punto di vista su cosa e' critical mass
La critical mass è una azione diretta completamente orizzontale e spontanea non a caso nel tempo si è autodefinita: una coincidenza organizzata nel mezzo delle masse automobilistiche cittadine.
Proprio per questo critical mass e' di ogni ciclista che vi partecipa: della mamma con il seggiolone, del techno-freakettone metropolitano, dello stradista con specialissima e pedalini a sgancio rapido, del bmx-biker acrobatico, dell'anziano in "graziella", del ''ciclo-poeta-situazionista'', del postino con il borsone e anche del giocoliere in monociclo...
Dalla sua casualità dipende l'assenza di leader: non ha padroni, né sponsor, non e' di nessuna marca e non è protetta da alcun tipo di copyright.
Non ha linee da seguire, ma solo strade, di cui si appropria senza badare a regole consolidate, imponendosi perché massa e perché a misura d'uomo e non di auto.
Il singolo ciclista metropolitano fa di per se'una azione fuori dal comune scegliendo un mezzo alternativo e non inquinante ma se questa azione casualmente viene fatta da un gruppo che percorre la stessa strada, magari lentamente... magari al centro della carreggiata... in una via solitamente trafficata... all'ora di punta... tutto questo si avvicina a qualcosa di rivoluzionario perché è la dimostrazione pratica e reale di come un'altra città sia possibile, bella e divertente.
In italia ci sono una decina di citta' dove si svolgono delle masse critiche e la cosa va aumentando giorno per giono.
da italy.indymedia.org


Vicenza 28/09/02. Racconto di un cicloattivista.
"Noi non blocchiamo il traffico,noi siamo il traffico!". Con questo spirito circa 200 persone, "armate" di bicicletta, palloncini e campanelli, hanno paralizzato il traffico di Vicenza. La Critical mass di ieri è stata una manifestazione perfettamente riuscita con una partecipazione che è andata oltre alle più rosee aspettative. Infatti già alle 17 al piazzale del Mercato Nuovo,punto di ritrovo, il numero di "cicloattivisti" era già superiore al centinaio. Erano presenti anche alcuni ragazzi di Milano a portare il loro contributo ed esperienza. Gia' appena partiti, l'impatto visivo era positivo: un lungo serpentone compatto di biciclette stava bloccando le prime macchine. Non c'era un percorso stabilito,ma comunque sono stati attraversati tutti i punti nevralgici del traffico cittadino. Il primo di questi è stato Viale Milano: e' stata una sensazione stranissima e piacevole poterlo percorrere in totale libertà senza stare attenti alle auto.Il primo vero intasamento e blocco del traffico e' avvenuto alla rotatoria davanti alla stazione; infatti tutti hanno cominciato a girarci intorno per alcuni minuti e più gli automobilisti suonavano il clacson e più forti erano le nostre urla di soddisfazione!! La "massa critica" ha attraversato viale Roma, piazza Castello e ha girato attorno piazza S. Lorenzo sotto lo sguardo stupito di alcuni fasci.Una cosa importante da segnalare e' che molta gente si univa spontaneamente alla biciclettata e quando siamo giunti in viale D'Alviano eravamo 200 persone.Si e' proseguiti verso l' ospedale,poi corso padova fino a S.pio X. A questo punto il traffico nella parte nord-orientale del centro era andato completamente in tilt.Centinaia di automobilisti fermi in colonna erano invitati dai manifestanti a spegnere il motore.Le loro reazioni erano contrastanti: c'era chi sorrideva, chi la prendeva con filosofia e si rassegnava a rimanere incolonnato e chi invece non riusciva a trattenersi e lanciava qualche insulto(ciò si verificava soprattutto alle rotatorie). Comunque è importante sottolineare che ambulanze e automobilisti che dovevano recarsi all'ospedale sono stati fatti passare immediatamente. Dopo essere ritornati verso il centro e aver attraversato piazza matteotti , la critical mass si è conclusa verso le 7 al bar Astra,dove c'erano spritz per tutti e dove,visto il successo di questa iniziativa, è stata lanciata l'idea di farla una volta al mese: idea che è stata approvata con entusiamo da tutti. Quindi appuntamento alla prossima critical mass, un vero e proprio fantasma che da ieri si aggira anche per le strade di Vicenza.
magnagati

articolo del Gazzettino di Vicenza del 29/09:
MANIFESTAZIONE
"Solo biciclette per dire no allo smog" È l'esordio in città per le critical-mass
(M.M.) Niente etichette politiche solo bici per dire no allo smog. Noi siamo il caos. Abbasso il traffico e lo stress viva l'aria pulita. Questi gli slogan dei 350 che ieri hanno sfilato per le vie di Vicenza sino al centro storico. Si chiamano critical mass, ovvero masse critiche e sono comparse per la prima volta negli Usa e nei paesi del Nordeuropa, esattamente dieci anni fa. Sono manifestazioni semispontanee, dove percorsi e obiettivi dell'evento vengono decisi individualmente momento per momento. In occasione del decennale ce ne saranno altre nel resto del Paese.



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tratto da Indymedia Vicenza:
+bici, + baci. Una rivendicazione.
rivendico i miei metri di asfalto percorsi contromano
rivendico i semafori rossi attraversati con gioia
rivendico il disturbo alla circolazione di velenose automobili,
durato cosi' poco, e se fosse durato un quarto di luna sarebbe stato ancora troppo poco
non mi sorprendero' per multe e citazioni e intercettazioni che confermeranno la buona vista del grande fratello
aspetto reazioni stizzite di signore su mercedes e di cittadini onesti che pagano il bollo
aspetto imperativi categorici dal capo delle guardie del municipio
aspetto condanne a nove colonne sulla locale stampa servile

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alla conquista delle strade,
perche' non vi siano piu' mercanti ne' templi
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io sono Graziano Predelis
io sono stato ucciso da un'automobile


Racconto di un membro della ciclocolonna milanese giunta in visita a Vicenza
La Colonna Milano si sveglia presto e procede in treno oltre il monte Baldo imbiancato di neve verso oriente, supera la terra del valpollicella e punta spedita verso quella del soave tra i miasmi delle concerie dell'arzignanese. Dopo un discreto girovagare - ma con ore di anticipo - si trova piazza Mercato Nuovo e l'annesso baretto dove le risorse locali vengono analizzate attentamente. Lì si aspetta che la sorpresa della prima apparizione della Massa Critica vicentina faccia la sua comparsa: quanti saranno? come andrà? l'energia e la forza espressa a milano troverà da attecchire anche nelle lande a me note?
Piazza Mercato Nuovo, ore 17, vicenza, planeta tierra: ottantadue bici vengono censite (ma altre si accoderanno o sopraggiungeranno nel percorso!), incredulità generale sulla riuscita! Trovo gente carica, con una sanissima componente eterogenea, dai mods (che, come si sa a vicenza non sono mai scomparsi: echi delle feste dei Maiali Inquinanti dei tardi anni 80 si spargevano ingigantendosi in veneto) alle famigliuole con bimbi, eterogeneità nelle magliette - autoprodotte per lo più - una vettura dei vigli urbani e una presenza simbolica della digozz in borghese (smaterializzati entrambi subito). Si parte!

La CM vicentina si contraddistingue subito per la sua carica devastante nel preferire il contromano e le corsie di sinistra. Qualcuno cerca di mantenere la cosa nei limiti di una sola corsia (in effetti andare sparati verso un'auto che viene veloce verso di te non è cosa dalla sanità spiccata) ma non c'è niente da fare, la molla si vede che era tesa. Poi le vie sono strette, e allora diventa impossibile non occuparle tutte. Belle le salite e le discese a vicenza, compresa quella da infarto costruita solo per le bici da un assessore in via di rincoglionimento o -auspico io- un lettrista sotto copertura. A differenza di milano gli automobilisti praticamente non suoneranno mai, qui resteranno come dei baccalà senza polenta fermi nelle loro scatole a guardare sconvolti la festa che gli si va materializzando attorno: "spegni il motore!" e lanci di coriandoli multicolori sui tristi cofani. La gioia va aumentando via via che si capisce che è davvero possibile, è fattibile quello che sembra il sogno di un pazzo ubriaco: giocare colle auto sbeffeggiandole e mostrandole per quello che sono, rottami ridicoli. Mollate tutto, venite fuori, stùa el motore te go dito! Qualche sconsiderato ventenne, a bordo del solito bolide pagato coi soldi del sudore dei servi del papà - che presto incontrerà il suo platano se non si ravvederà - pigia l'accelleratore in folle per farci capire che anche se in colonna lui è meglio di noi perché può inquinare di più: boati di risate in faccia accompagnano la sua misera bravata impotente. Bravo cojòn bravo, sta in coda. Una appiedata siora par bene mi fa "staxìo faxéndo na manifestassiòn?" "no siora, semo solo drio ndare in bici!" "ah, eco, bene bravi!" Già, stiamo solo sconvolgendo tutte le regole del traffico... Un bel putiferio scoppia quando viene bloccata (qui la componente ciclozapatista è in prima fila) una camionetta di militi in tenuta da combattimento "dobbiamo andare in serviziooo!!", mentre le ambulanze anche se senza luci di emergenza vengono lasciate passare. E' evidente a tutt* che ci sono dei "servizi" che ci piacciono e altri che ..., be' ci siamo capiti. Piazza centrale, sotto il palazzo della ragione, una bonazza minigonnata e gonfiata artificialmente sta girando uno spot per qualche telefonetto, c'è lei e un manipolo di operatori in divisa aziendale ipertrendi: vengono immediatamente circondati da un indiavolato carosello di bici, loro non capiscono assolutamente che li stiamo prendendo per il culo, ci riprendono, poi uno della CM esce con "cazzo questi sono più ridicoli di noi!" e tra le risate della massa ripigliamo a buttarci nelle strette stradine del centro... finché, e qui scatta la componente locale più tradizionalista e c'è chi butta là un "andiamo a farci uno spritz!" e la CM unanime: "Sììììììì!!" * L'arrivo al baretto per il rito dello spritz, meta finale della CM, ci regala un'altra sorpresa: davanti al locale c'è bracco e i suoi giaguari (a dire il vero solo un giaguaro) che per noi canterà "... da quella curva spunterà, con quel naso dritto come una salita...con gli occhi tristi da italiano in gita..." Applausi! Giù dalla sella, svelo alla colonna milanese il rito dello spritz, la sua storia e le varianti locali (e scopro io stesso quella alla china, non si finisce davvero mai di imparare!) C'è chi vuole le magliette di CM "ma come ce le possiamo procurare?" è la domanda più ricorrente, c'è chi cerca di fissare un nuovo appuntamento, chi dice iscriviamoci tutt* a cm-crew-vicenza ADESSO, c'è chi mi chiede come è andata a milano e come a SF (e che: c'ho il satellite??). Chi riguarda i filmati in digitale, chi vuole le spille, chi dice è da quando avevo otto anni che non mi divertivo così, chi confabula su dove si potrebbe andare la prossima volta, chi mi dice che bisogna assolutamente farla a padova (dove il traffico è +kattivo). Poi racconto del giorno prima a milano, descrivo Giovanni Pesce in giacca e cravatta e mi sento dire: "come ...giovannipesce?!?!?? non esiste mika!" Bitte?? Insomma vengo a scoprire che a vicenza si pensava fosse un nome come Luther Blissett ("ma come si fa ad avere davvero un nome così?? :-)). La voglia di sapere è tanta, l'energia intatta, c'è la certezza di far parte, pedalando, di qualcosa di più grande, qualcosa che sta rimescolando le carte del gioco a un livello superiore. dentro la coscienza e anche sul territorio. In fondo è stato facile: bastava avere una bici!
baci e bici


INTERVISTA a Chris Carlsson, uno degli ideatori delle crtical mass
Cicli e ricicli di protesta
Si chiamano Critical mass e ogni venerdì bloccano le strade di San Francisco con le biciclette. «Vogliamo conquistare spazi nelle strade occupate dalle auto», spiega il fondatore Chris Carlsson
Compleanno A settembre il movimento festeggerà i dieci anni dalla nascita
LUCA FAZIO

Con quella scritta sulla maglietta da battaglia - one car less (un'auto di meno) - Chris Carlsson, 45 anni, ha tutta l'aria di un professore di Berkley in vacanza. E' scrittore, editore, produttore e designer multimediale, da venti anni factotum del movimento californiano. Dieci anni fa ha avuto un'idea geniale che sta facendo il giro del mondo. «Stavo pedalando quando mi è venuto in mente che sarebbe stato bello formare una massa compatta di ciclisti in grado di conquistarsi uno spazio di libertà nelle strade di San Francisco». La sua idea si chiama critical mass, è diventata un movimento senza capo ne coda che ha cambiato la storia sociale della bicicletta spingendo migliaia di anarco-ciclisti a formare grumi di resistenza nel traffico per contrastare un sistema che si regge sul dominio segregante dell'automobile (e per divertirsi). E' tutto scritto nel libro che Chris Carlsson ha curato e che presto potrebbe essere tradotto anche in italiano, Critical mass. Bicycling's defiant celebration. Le masse critiche oggi si ritrovano in centinaia di città nel mondo (180 negli Usa, 111 in Europa) e anche i ciclisti critici nostrani si sono mossi per dire Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico. E siccome il decennale di critical mass è alle porte - festa a San Francisco, 27 settembre 2002 - ovunque fervono i preparativi per rispondere con una pedalata all'invivibilità del modello urbano contemporaneo.
Torniamo al 1992
A San Francisco per le biciclette è sempre stata piuttosto dura. Negli Stati uniti, anche se per legge le biciclette hanno tutto il diritto di circolare, l'automobile è sacra. L'impianto stradale di San Francisco è stato concepito solo per le automobili e fino a dieci anni fa poche persone avevano il coraggio di scendere dall'auto per salire su una bicicletta. Se pedalavi, rischiavi di finire per terra fuori strada. I ciclisti prima di critical mass erano degli individui che passavano nella stessa strada senza conoscersi e senza entrare mai in contatto tra loro. Poi, una scelta individuale considerata stravagante si è trasformata in una svolta collettiva per la conquista di uno spazio di libertà. Una specie di zerocrazia dove ognuno fa quello che gli pare, nel gruppo si chiacchiera, si stringono amicizie, ognuno è libero di prendere l'iniziativa.
Come è andata la prima volta?
Dopo cinque o sei mesi di interminabili discussioni, ho proposto di incontrarci una volta al mese per organizzare una sorta di coincidenza collettiva. Per due settimane ho girato San Francisco mettendo un volantino su ogni bicicletta. Alla fine, era il 25 settembre del 1992, un venerdì, ci siamo trovati in un punto preciso alle 18 del pomeriggio - in Market Street - perché volevamo riunirci tutti insieme per tornare a casa dal lavoro in bicicletta, come una massa compatta che le automobili non avrebbero potuto fare a meno di superare. Avevamo intenzione di chiamare tutto questo Grumo del Pendolarismo, come un blocco nelle vene che fa saltare il sistema circolatorio, poi abbiamo scelto Critical Mass.
E' filato tutto liscio?
Le prime volte eravamo come invisibili, circa 45 biciclette, la gente ci salutava sorridendo come si sorride a una comitiva che va a farsi una scampagnata. Fin da subito la piccola massa critica ha espresso una contraddizione: c'erano ciclisti che non vedevano l'ora di bloccare il traffico e fare casino con gli automobilisti perché li consideravano avversari, altri invece, la maggioranza, cercavano di farseli alleati: scendete dall'automobile, gridavano. Il nostro slogan era: «Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico». E' stato subito un successo, perché non si trattava di una manifestazione per conquistare qualcosa in futuro ma di una cosa bella da vivere nell'immediato, era come se si fosse concretizzata la possibilità di crearsi uno spazio dove sperimentare un mondo migliore da vivere subito. Le prime volte arrivava gente che ci portava fiori e noi li gettavamo agli automobilisti.
Possibile che nessuno ce l'avesse con voi?

Beh, quando siamo diventati un migliaio il traffico di San Francisco si è bloccato completamente. La polizia non sapeva come comportarsi, arrivava e cercava di individuare chi avesse organizzato la manifestazione, voleva parlare con il "leader", chiedevano se era un appuntamento politico o sportivo. Facevano multe a caso, 50 o 200 dollari, per esempio se un ciclista passava col rosso, ma non ha funzionato: presentavamo ricorso in tribunale, poi è bastato rispettare le regole del traffico per farli impazzire.
Un venerdì però è finita male...
Nel luglio del 1997 il sindaco di San Francisco si era messo in testa di sradicare critical mass. Voleva aprire una trattativa e si affannava a cercare un leader per raggiungere un ragionevole compromesso. Insomma, voleva stabilire una specie di percorso protetto per trasformare il tutto in un'insipida parata ecologica. A dire il vero, qualche leader improvvisato è andato a trattare, ma critical mass non ha mai risposto ad alcun leader e il tentativo del sindaco è fallito. Quel giorno il sindaco si è presentato all'appuntamento per augurarci buon divertimento, ma ha raccolto solo una tremenda bordata di fischi. La polizia era già piuttosto nervosa. Al primo tentativo di blocco, più di 7 mila ciclisti si sono sparpagliati come uno sciame per tutta la città bloccandola completamente. Non sapevano più cosa fare. Gli elicotteri volteggiavano in cielo senza sapere dove andare, sono arrivati i poliziotti con i caschi anti-sommossa e hanno inutilmente cercato di costruire una diga per bloccare la massa critica. Alla fine, sono riusciti a imbottigliare un centinaio di ciclisti, prima li hanno pestati per bene e poi li hanno arrestati: a ripensarci adesso fa anche un po' ridere vedere un cop tutto bardato che manganella una povera ciclista, ci sono le foto...
Adesso il venerdì è tutto ok?
I poliziotti hanno imparato che non possono controllare critical mass, hanno anche imparato che devono stare alla larga. Ci tollerano. Ormai siamo circa 7-800 ciclisti fedeli e un venerdì al mese San Francisco ha lo stesso "problema".
Ma essere ignorati non può anche significare che la massa critica è stata assorbita e quindi disinnescata? Insomma, la mancanza di conflitto non rischia di fiaccare i movimenti?
La storia non finisce mai. E' proprio in quel momento che si può portare un'esperienza a un altro livello: perché se veniamo lasciati soli siamo davvero liberi di rendere le nostre iniziative più interessanti, il difficile è che a questo punto tocca a noi. Quando il conflitto rientra, siamo gli unici responsabili dello spazio che ci siamo guadagnati.
Dopo dieci anni, quali risultati concreti avete ottenuto?
Molti. Intanto la città è cambiata radicalmente: basta pensare che dal 1992 a San Francisco ci sono in circolazione il 700% di biciclette in più. Oggi finalmente la bicicletta esiste nella testa della gente, anche se è difficile misurare il grado di consapevolezza delle persone sulla reale portata politica di questo cambiamento. Sono convinto che chi ha partecipato a critical mass è cambiato, perché la gente, anche persone che con la politica non avevano niente a che fare, ha sperimentato per una volta che si può essere protagonisti di un cambiamento, anche se piccolo.
Davvero non c'è niente che non abbia funzionato?
Mi sarebbe piaciuto che lo spirito situazionista di critical mass avesse contagiato altri punti di rottura del sistema dove stanno nascendo i conflitti. Invece non è così.
Perché proprio attraverso la bicicletta è stato possibile aggregare una massa inedita capace di porre con forza una questione fondamentalmente politica? Quanto conta il mezzo?
In una società dove il capitalismo governa tutto e lo scontro di classe, incredibilmente, sembra superato - in America tutti sgobbano ma si credono potenziali milionari... - credo che nel trasporto ci sia ancora un piccolo spazio per sottrarsi alla strategia del controllo: staccarsi dal volante dell'automobile. Magari lo fai anche perché sei spinto da alcuni principi anti-sistema, ma il fatto è che appena pedali stai bene perché realizzi subito alcuni tuoi bisogni. Salire in bici è un modo immediato per disertare un mondo atomizzato realizzando subito qualcosa di diverso.
Il problema è come tradurre una scelta individuale in una azione politica.
Per molti la forma più normale di resistenza alle forze economiche più deteriori è il sabotaggio, l'attacco frontale, l'azione collettiva. Io personalmente sono molto più individualista. Se qualcosa nei meccanismi che regolano la società non mi piace, semplicemente dico «ciao, io me ne vado». Per molti della mia generazione la forma più normale di opposizione è la diserzione. Non mi piace stare fermo in coda col culo incollato al sedile? Mollo l'auto e mi diverto molto di più. Il problema però è che le scelte individuali sono poco visibili, poco politiche. Noi disertori dobbiamo metterci insieme in gruppi temporanei e far vedere agli altri quanto si viva meglio da disertori, in un'azione di comunicazione in positivo, da individuo a individuo. Credo che questo sia il significato di critical mass.
Immagino che attorno alla massa critica sarà fiorito un marketing molto insidioso. Siete di moda?
In America si vende tutto e ce l'aspettavamo, eppure non è successo. Siamo sempre stati tutti d'accordo nel non voler commercializzare questo spazio libero, sottrarsi al consumo è un altro modo per disertare questo tipo di mondo.
A Milano ho visto una bici in vetrina, mi ha colpito l'estetica aggressiva del modello e il fatto che venisse pubblicizzata con lo slogan "illegal bike". Forse il mercato ha già inventato il prodotto giusto per il ciclista critico?
Non penso che si siano ispirati a noi. Nelle città americane ci sono i "messangers", quelli che voi chiamate pony express. Forse quella bicicletta riprende l'estetica dei ciclisti-postini. Sono molto aggressivi e spericolati, fanno i duri, hanno i polpacci tatuati...anche loro vengono con noi il venerdì sera ma si annoiano subito se non ci sono scontri con la polizia. In America c'è una vera sub-cultura dei ciclisti machos, organizzano bike-rodeos, gare a lancia in resta, ci sono anche bici con razzetti sputa fuoco...
Un consiglio per le neonate masse critiche italiane
Concentratevi sul piacere e divertitevi: critical mass serve a dire che non bisogna aver paura di abbassare lo standard di vita. Si può vivere bene anche guadagnando meno, spendendo meno, lavorando meno. L'auto è una macchina che succhia energie, soldi, tempo. La sua funzionalità è sopravvalutata, la verità è che le auto servono a far girare soldi e produrre posti di lavoro. Anche l'industria bellica crea lavoro, ma questo non vuol dire che vada difesa.