ELEZIONI CON APARTHEID

È ufficialmente iniziata la campagna per delle elezioni la cui caratteristica è l’imposizione da parte dello Stato spagnolo di un regime di apartheid in Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.), che restringe diritti fondamentali, fra i quali quello di suffragio, per decine di migliaia di persone, per motivi ideologici. In Sudafrica, la legalità vigente ha permesso per decenni la proibizione del voto alla maggioranza non bianca del paese ed il Governo del Partito Nazionale, «democraticamente» eletto in quelle elezioni, ufficializzò, a partire dal 1950, la segregazione razziale come «unico procedimento per conseguire la pace e lo sviluppo» e mise fuori legge l’African National Congress di Nelson Mandela. In Euskal Herria, una legge respinta dalla maggioranza del nostro paese, opinabile dal punto di vista della sua sintonia con i concetti fondamentali del Diritto e che è stata approvata grazie alle spinte politiche dello Stato ed al ferreo controllo al quale l’Esecutivo sottopone gli organi che devono costituire un contrappeso al potere, ha dato luogo alla messa fuori legge dell’espressione di un importante settore della società basca., al quale, inoltre, si proibisce di concorrere legalmente alle elezioni. In queste condizioni, apertamente antidemocratiche, le più gravi che si siano vissute in Euskal Herria negli ultimi decenni, c’è da chiedersi se l’obiettivo ultimo, al momento di andare alle urne, debba essere l’elezione di consiglieri comunali e parlamentari regionali o se l’impulso debba essere quello di porre un freno a tale abuso. È necessario chiedersi se di fronte al terribile arretramento che si sta verificando sul terreno dei diritti individuali e collettivi, all’attacco che ha subito un importante settore della società e che colpisce in realtà le fondamenta del paese, sia possibile guardare dall’altra parte, fare finta di nientee considerare la prossima tornata elettorale come una delle tante.

Da ciò che accadrà il 25 maggio dipende in grande misura il futuro di questo paese. È vero che, in prima istanza, chi in buona misura si gioca la sua sopravvivenza è la sinistra indipendentista, per la cui liquidazione il Governo del PP, che dimostra di essere disposto a portarla fino alle estreme conseguenze, ha ordito questa strategia; ma se ora non viene fermato, è improbabile che l’Esecutivo Aznar si fermi lì. Le libertà continueranno ad essere erose, mentre aumenteranno i collettivi colpiti dalla sua politica di apartheid; il suo obiettivo è impedire che questo popolo arrivi ad avere una voce propria e che sia padrone del suo destino. Questo è ciò che è in gioco.