Iñaki Lasagabaster, José anuel Castells, Demetrio Loperena (cattedratici di Diritto Amministrativo) e Ignacio Muñagorri (professore titolare di Diritto Penale)
IL PARLAMENTO BASCO E IL TRIBUNALE SUPREMO

La sentenza del Tribunale Supremo che mette fuori legge Batasuna-Herri Batasuna-Euskal Herritarrok ha dato luogo ad una nuova risoluzione di questo tribunale che abbiamo conosciuto attraverso la stampa la settimana scorsa. Il suo contenuto principale, stando a quanto raccolto dai media, è la dichiarazione di scioglimento del gruppo parlamentare di Batasuna-HB-EH. Non esistendo questo gruppo parlamentare, il Tribunale Supremo (TS) vuole indagare per vedere se fra i gruppi parlamentari ve ne sia qualcuno i cui membri siano stati eletti nelle liste del partito messo fuori legge. Se così fosse, si ordinerà di procedere al loro scioglimento. Se la decisione giudiziaria va in questo senso, il TS avrebbe emesso una risoluzione che non trova sostegno in nessun tipo di norma. Di più, è chiaramente contraria ai principi più fondamentali che regolano la rappresentanza politica, al diritto dei parlamentari eletti ed al principio di inviolabilità del Parlamento Basco come istituzione rappresentativa. Il TS avrà conculcato, con questa risoluzione, i principi più fondamentali che caratterizzano qualsiasi sistema democratico e lo fa, inoltre, senza fondamento espresso in alcuna norma legale.

Per spiegare nel modo più comprensibile possibile una questione di tale rilevanza, faremo riferimento ad alcune idee preliminari che sono condivise dalla dottrina giuridica e dalla giurisprudenza, in quest’ultimo caso bisognerà dire che lo sono state finora.

La prima idea è che i partiti politici e le persone che risultano elette nelle loro liste non sono vincolati da alcuna relazione giuridica. Lo scioglimento volontario di un partito politico non coinvolge i suoi eletti, che continueranno ad essere tali fino al termine del loro mandato. La perdita della condizione di membro del partito politico non ha, come conseguenza, la perdita della condizione di eletto. Si ricordi qui il dibattuto tema del transfughismo politico. Allo stesso modo, la messa fuori legge di un partito politico non ha alcuna conseguenza sui suoi eletti. Questi sono rappresentanza del corpo elettorale e non del partito al quale appartengono o al quale sono appartenuti. Al contrario, non c’è alcuna norma che permetta ai tribunali di dichiarare la perdita della condizione di eletto come conseguenza della messa fuori legge del partito per il quale si è stati eletti.

La seconda idea ha a che vedere con i gruppi parlamentari. I gruppi parlamentari sono creazione degli eletti che, d’accordo con quanto affermano i corrispondenti regolamenti parlamentari, decidono liberamente di formare i gruppi parlamentari che ritengono opportuni. I gruppi parlamentari hanno una personalità giuridica differente rispetto ai partiti.
Giuridicamente, i partiti politici ed i gruppi parlamentari sono soggetti diversi. Il divenire del partito politico non coinvolge assolutamente, dal punto di vista giuridico, quello del gruppo parlamentare, né avviene il contrario. Il gruppo parlamentare si forma come conseguenza della volontà dei parlamentari. È un diritto che hanno i parlamentari, salvo casi eccezionali nei quali è prevista l’esistenza di parlamentari non iscritti ad alcun gruppo. Se i regolamenti delle camere, come nel caso del Parlamento Basco, prevedono la creazione di gruppi parlamentari, la creazione e la permanenza del gruppo si trasformano in diritti del parlamentare, che vengono a far parte del suo "ius in officium", del suo diritto in quanto eletto.

Se sono corrette le considerazioni sopra esposte, se i gruppi parlamentari sono creazione degli eletti, se il gruppo parlamentare e gli eletti sono giuridicamente indipendenti dai partiti, come spiegare giuridicamente che la messa fuori legge di un partito politico può significare lo scioglimento del gruppo parlamentare?
In nessun modo, secondo la legalità vigente.

Un’altra prospettiva di analisi di non minore importanza, è legata al carattere di inviolabilità del Parlamento Basco (art. 25.2 dello Statuto di Autonomia del Paese Basco). Una delle espressioni di questa inviolabilità è la sua libera ed incontestata competenza in tema di approvazione del Regolamento della Camera. Questo Regolamento regola la forma e i casi di creazione e scioglimento dei gruppi parlamentari, essendo questa una delle sue competenze più caratteristiche. L’inviolabilità del Parlamento, accettata come tale in tutti gli stati democratici, è espressione della sua legittimità democratica, della sua prevalenza sugli altri poteri in quanto rappresentante del popolo. Se il Parlamento Basco è l’unico che può regolare le forme di creazione e scioglimento dei gruppi parlamentari, su quale norma legale si è basato il TS per dichiarare lo scioglimento del gruppo parlamentare di Batasuna-HB-EH, scavalcando il Parlamento Basco?

L’inviolabilità del Parlamento Basco è un mandato giuridico, ma racchiude anche un importantissimo contenuto politico. Il Parlamento Basco, come espressione del corpo elettorale di Araba, Bizkaia e Gipuzkoa e anche come massima espressione democratica della Comunità Autonoma del Paese Basco, non può essere obbligato da una risoluzione del TS che attenta direttamente contro questa inviolabilità; di più, può e deve opporsi a questo intervento del TS, deciso senza base giuridica e di una tale rilevanza politica.
È una questione di dignità democratica. È una questione di dignità e di sopravvivenza dell’istituzione parlamentare. È un’esigenza del Parlamento verso sé stesso e verso il popolo che lo ha eletto.

Il Parlamento Basco non è obbligato ad obbedire alla risoluzione giudiziaria. Se non obbedisse, toccherebbe al TS cercare i mezzi giuridici per imporre l’esercizio dei suoi arbitrii giurisdizionali.

L’ordinamento giuridico non prevede meccanismi legali per questa ipotesi. Il percorso giuridicamente più adeguato per proporre una via d’uscita in questa chiave, per risolvere il grave problema, potrebbe essere individuato solo nell’intervento del Tribunale Costituzionale, attraverso il corrispondente conflitto costituzionale, anche se esisterebbe il problema di chi sarebbe legittimato a proporre detto conflitto.

Ciò che è più preoccupante, nonostante tutto, non è la legalità della risoluzione del TS, non è nella ricerca della via che l’ordinamento giuridico prevede per trovare una via d’uscita giuridica alla sciagurata decisione del TS. Il problema più grave è di legittimità delle istituzioni e, specialmente, per quanto concerne il potere giudiziario, la presunta perdita della sua indipendenza e l’utilizzazione esacerbata dei suoi poteri. In questo momento, risulta difficile capire i motivi che hanno portato il TS ad assumere una decisione di questo tipo (non si dimentichi che il Procuratore Generale dello Stato aveva già frenato il tentativo del giudice Garzón di procedere contro il Parlamento Basco per non aver sciolto il gruppo parlamentare di Batasuna-HB-EH) o, forse, sono motivi talmente ovvi che ci paiono incredibili. Crediamo che il TS stia agendo senza rispettare principi e diritti che le democrazie occidentali interpretano unanimemente nella direzione del rispetto istituzionale e, soprattutto, di chi è espressione della volontà generale. In questo caso concreto, questi principi non rispettati dal Tribunale Supremo sono l’inviolabilità dei parlamenti ed il rapporto vincolante dei giudici con la legge.