Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Testimonianza di Mirko Del Carlo

Questa mia testimonianza non vuol parlare di cosa è successo a Genova ma di cosa è stato Genova. A Genova si è cercata la violenza, da parte di molti, di alcuni consapevolmente, da altriinconsapevolmente, con fini più vari possibile: politici, (da parte di alcuni esponenti del governo e di opposizione) di visibilità, (da parte di alcuni esponenti dei movimenti di protesta) di carriera, (da parte di alcuni individui delle forze dell'ordine). Sicuramente i pacifisti e coloro che si sono recati a Genova per una protesta civile sono stati utilizzati. Io sapevo di questa possibilità ma c'ero. Sono andato lì per esprimere una opinione, pacificamente e liberamente, come la nostra Costituzione dice che è possibile fare. Ed a Genova il 21 luglio è successo anche questo, fino a quando ce lo hanno permesso. Ciò che ho visto io ritengo lo debbano sapere quante più persone possibile: una bellissima festa con tantissimi colori, migliaia di persone di tutto il mondo che cantavano i loro cori in tutte le lingue. Fino a quando ce lo hanno permesso. Tutto è iniziato con l'arrivo in una città irreale, deserta, ed erano le 9,30 del mattino, piena di containers usati a mò di barricata dalle forze dell'ordine per isolare i settori della città. Verso le 12.00 è iniziata la festa, una bellissima festa piena di colore, di gente di ogni dove che cantava i loro slogan, si sentivano gli idiomi di tutti i popoli! Ero eccitato e felice, ho pensato di essere molto fortunato perché potevo assistere ad uno spettacolo del genere. La tragedia del giorno prima aleggiava su di noi, certamente, ma sembrava prevalere la voglia di stare assieme allegramente, quasi per esorcirzarla. O perlomeno io avvertivo questo. Poi ad un tratto ho avvertito un brivido che mi ha percorso la schiena, ed è stato quando, passando accanto ad una caserma, si sono levati alcuni cori: "assassini, assassini" ho pensato ecco ci risiamo, ma come si fa a non capire, le parole sono importanti, in questo momento non è sicuramente il caso di pronunciare frasi del genere, si deve usare il buonsenso di non cercare si sobillare gli animi, ma come fanno a non capire! Purtroppo ci sarà di peggio. Dopo alcuni metri sento dietro di me: "permesso compagno..." mi volto e mi passa accanto un ragazzo con un carrello pieno di bottiglie: lo guardo incuriosito, cosa sta trasportando? Cazzo, ha un carrello del supermercato pieno di molotov! Compagno a chi? IO non sono certamente un TUO compagno! Fortunatamente altre persone più pronte e coraggiose di me lo bloccano e lo disarmano, se così si può dire, ma da quel momento vedrò solo violenza. Violenza davanti a me, quando da Punta Vagno vedo sollevarsi da piazzale Kennedy le tetre colonne di fumo dei lacrimogeni e degli incendi. Violenza quando, mentre aspettavo i miei amici all'inizio di via Casaregis guardando scorrere, anzi correre, il corteo deviato dal suo percorso originale per fargli evitare la zona degli scontri, mi sono visto piovere tra i piedi dei lacrimogeni, non capendo da dove potessero arrivare, vista la lontananza dei tafferugli. Era il posto e nel momento in cui è stato deciso di spezzare il corteo. Infatti riflettendo mi sono detto che i lacrimogeni non potevano che arrivare dai tetti dei palazzi, quindi, trovandomi nel mezzo di un deliberato, insensato e gratuito attacco della polizia, non mi rimaneva altro che correre per evitare la carica, così ho fatto ma non è stato sufficiente ad evitare di farmi tutta la strada fino al sottopasso di via Tolemaide tra i lacrimogeni. Ma sono stato fortunato, sentendo poi cosa è successo a quegli amici che stavo aspettando... Io ho "solo" respirato un po' di gas, avevo "solo" la polizia in assetto antisommossa ad alcune decine di metri e intorno a me degli stupidi che lanciavano sassi, spostavano e incendiavano i cassonetti... e mi domandavo, una volta lasciati gli scontri dietro di me, come mai tutto questo? Non eravamo lì per fare una manifestazione pacifica? La polizia non era lì per garantire i nostri diritti, tra cui quello di opinione? E ripensavo alle stupende e felici immagini di un ora prima... Dobbiamo dire che a Genova ci sono state anche quelle immagini che ho visto all'inizio della manifestazione, che è successo anche quello, anzi soprattutto quello, per opporsi a chi sta manipolando i fatti, con grande abilità del mestiere, senza alcun scrupolo morale o legale, per i propri scopi, facendo vedere solo gli scontri e le violenze. Ma distinguendosi da coloro che gridano assassini senza proporre niente di costruttivo, solo violenza, non capendo che così fanno solamente il gioco di coloro che dicono di avversare; non capendo che le ragioni di quell'omicidio sono da ricercarsi nello scandalo dell'utilizzo di corpi militari (carabinieri e guardia di finanza) per compiti di polizia, inconcepibile per una stato democratico, e nell'inadeguatezza ed impreparazione di molti vertici delle forze dell'ordine, quando non è travisazione dei loro compiti costituzionali. Dobbiamo impedire che coloro che sono stati derubati dei diritti civili, che hanno subito violenze fisiche e psichiche, siano nuovamente utilizzati da loschi individui senza scrupoli. Dobbiamo far sì che il loro sacrificio non sia stato vano. Dobbiamo utilizzare le stesse armi dei signori della politica del terrore per affermare e far conoscere le nostre idee, le opinioni di chi riconosce solo modi civili per dire ciò che pensa, e che in realtà sono gli stessi motivi, le stesse ragioni che hanno fatto sì che a Genova si fosse radunata una moltitudine di persone che altrimenti mai si sarebbero schierate. Perché, e questo ritengo si difficilmente controvertibile, l'unica ragione per la quale a Genova c'era un così gran numero di persone mai viste prima, è stata che in tantissimi hanno intravisto la possibilità di manifestare ciò che pensavano indipendentemente dall'appartenere a qualche schieramento ben identificabile, ma tutti accomunati solamente dal medesimo scopo. Una cosa del genere è possibile e potrà avere un futuro solamente se i principi su cui si baseranno le forme di protesta saranno nonviolente. Non si deve fare una rivoluzione violenta in uno stato democratico. Si possono cambiare le cose solamente creando una opinione popolare, convincendo la gente con la forza della ragione, gridando i nostri pensieri in forma civile, quindi pacifica. La politica del terrore non deve essere la nostra, non porta a niente, la dobbiamo denunciare, avversare, da qualsiasi parte essa provenga. Violenza chiama solo violenza, Le farneticanti affermazioni di alcuni individui del movimento di voler penetrare nella "zona rossa" ad ogni costo, hanno fatto sì che agli occhi di molti fosse giustificato lo schieramento di 15.000 agenti, i quali alla prova dei fatti non hanno impedito a un migliaio di black block (ma sarebbe meglio chiamarli con il loro vero nome: delinquenti) di devastare una città, ma hanno saputo benissimo farci ricordare che violare i diritti fondamentali dell'uomo è molto facile, può avvenire anche nell'evoluta Italia, paese occidentale, facente parte dell'unione europea e degli 8 paesi che hanno la presunzione di decidere del mondo.

Mirco Del Carlo

 

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