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Il Collettivo Universitario Autonomo di Bologna si riunisce in assemblea tuti i martedi alle 17.00 nell'aula studenti di Via Zamboni 38. Per contattarci scriveteci a cua_bo (a) inventati.org

Qui di seguito riportiamo il testo frutto della prima assemblea, quella costitutiva, del CUA, tenutasi il 6 dicembre del 2005.

 

Collettivo Universitario Autonomo

Negli ultimi mesi a Bologna si sta proponendo con forza un nuovo movimento studentesco. Un movimento nato in occasione della mobilitazione nazionale contro il Ddl Moratti, ma che fin da subito ha saputo investire con una critica radicale tutto il sistema universitario.

Abbiamo analizzato come questa legge, riorganizzando ed estendendo la precarizzazione di docenti e ricercatori, e spalancando le porte all'ingresso massiccio del privato all'interno dell'Universita', sia perfettamente in linea con la logica delle precedenti ristrutturazioni del sistema universitario (dalla legge Ruberti, che sanci' l'autonomia finanziaria e amministrativa degli Atenei, alla Berlinguer-Zecchino, che introduceva il sistema del 3+2 e l'autonomia didattica).

Ma il movimento ha saputo anche andare oltre. Abbiamo saputo approdare nell'analisi ad una valutazione complessiva dell'insieme e delle logiche delle riforme inserite nell'ambito piu' ampio delle ristrutturazioni del mercato produttivo avvenute negli ultimi anni. Scuola e universita' sono perfettamente interne al contesto produttivo, ed anzi assumono la funzione strategica di formazione della capacita' umana, di formazione della forza-lavoro come mezzo della valorizzazione capitalistica e di produzione della cultura in quanto merce.

Vediamo inoltre come anche lo studente subisca direttamente e indirettamente il processo di precarizzazione dell'esistenza, attraverso la negazione dei suoi bisogni e desideri: trasporti, mensa, case, accesso alle tecnologie; mentre nell'ipermercato-Bologna ogni giorno gli studenti producono ricchezza materiale e immateriale che non viene loro riconosciuta.

Alla luce di queste considerazioni le mobilitazioni hanno dato forma alle analisi attraverso pratiche concrete di lotta, scegliendo i percorsi e le modalita' proprie dell'autorganizzazione in aperta critica contro ogni logica partitica o di rappresentanza.

Il centro delle pratiche di lotta e' stata la riappropriazione diretta, insieme pratica di denuncia e soddisfazione di quegli stessi bisogni e desideri che ci vengono quotidianamente negati, non ultima l'occupazione di un'aula in piazza Scaravilli, per riprenderci i luoghi e i tempi necessari al dibattito politico collettivo e alla costruzione dal basso delle mobilitazioni.

La determinazione nel rivendicare e nel riprendere cio' che ci spetta ci ha portato all'autoriduzione della mensa universitaria; ci ha portato ad occupare l'assessorato alla casa di Amorosi a fianco dei collettivi di occupanti di case, ribadendo anche le nostre istanze in merito ad un problema, come quello della casa, che, in un modo o nell'altro, colpisce l'intera citta' Bologna; ci ha portato a manifestare la nostra rabbia per i bisogni negati sotto Palazzo D'Accursio, subendo la repressione comandata da chi, in questa citta', non accetta alcuna forma di opposizione sociale; quella stessa determinazione che ci ha visto protagonisti il 25 ottobre occupando i treni che ci hanno portato a Roma, dove siamo scesi per riprenderci le strade, il tempo, il diritto di parola e il desiderio di un'universita' altra, riuscendo a portare fin sotto Montecitorio la nostra ferma opposizione al Ddl Moratti; determinazione che vede gli studenti sempre piu' attivi e protagonisti anche nel portare avanti le lotte sociali che quotidianamente si sprigionano nel ventre ricco e pasciuto della Bologna di Cofferati.

Dall'interno di questo percorso e' nata l'esigenza, da parte di alcuni compagni e compagne, di darsi un ulteriore passaggio di lotta e autorganizzazione nelle forme di un Collettivo Universitario Autonomo, che sia interfacolta', che rivendichi tutto il suo essere partigiano, cioe' di parte (antagonista) contro il sistema e lo stato di cose esistenti e che sia autonomo da partiti e sindacati. Un collettivo che su queste basi sappia arricchire e dare continuita' ai momenti di conflitto espressi da un movimento studentesco dimostratosi capace di porre tutte le contraddizioni proprie dell'universita' riformata, che necessita ora di articolare la sua azione producendo controsapere e luoghi di autonomia sociale dai quali partire per scardinare un'universita' sempre piu' elitaria e succube della logica del "profitto a tutti i costi".

 

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