Corteo contro la repressione, per le libertà, per la giustizia sociale

 

COMUNICATI

07-02-2008 Lettera al Governatore Loiero da un imputato del sud ribelle »
06-02-2008 [SupportoLegale] Sud Ribelle. Lo Stato: <<Ora fuori la grana!>> »
06-02-2008 [comunicato LiberiTutti] Noi non siamo contro... »
05-02-2008 A-Infos - Resoconto della manifestazione del 2 febbraio a Cosenza »
04-02-2008 No global/ PRC: richiesta di risarcimento dell' avvocatura è paradossale e grottesca »
04-02-2008 Contro la repressione, per le libertà, per la giustizia sociale. »
03-02-2008 [comunicato LiberiTutti] Assolutamente un successone. »
02-02-2008 L'intimidazione è chiara: Attenti siete tutt* in libertà vigilata e tutt* sovversiv*! »
01-02-2008 solidarietà dal Movimento Disoccupati Calabresi »
01-02-2008 La libertà è sovversiva! »
31-01-2008 Il giudice è la sorella di Fiordalisi. Rinviato il processo per il 6 novembre di Roma »
31-01-2008 Contro la repressione. Solo la lotta paga! »
31-01-2008 Lettera a Francesco Caruso ed ai giovani libertari imputati nel processo di Cosenza »
31-01-2008 Solidarietà da Lamezia »
30-01-2008 Manifestazione No Global, il Prc invita la Regione ad aderire »
30-01-2008 Dal diritto al dissenso alla dittatura democratica »
29-01-2008 Da Erri De Luca »
28-01-2008 La requisitoria di Fiordalisi del 24.01.08 »
28-01-2008 Conferenza stampa per Cosenza ed apertura processo 6 Novembre »
28-01-2008 Joggiavantfolk invita tutti a scendere in piazza con tamburelli, organetti, zampogne, surduline, chiavi e bottiglie... »
28-01-2008 La 'ndrina del giusto processo - Radicali di Sinistra »
28-01-2008 Cosenza per noi - di Spazio documentazione il grimaldello Genova e Oliva Vittoria »
28-01-2008 Tre personaggi in cerca di clamore - di Adriano D'Amico »
25-01-2008 L'ARCI sul Processo di Cosenza »
25-01-2008 Dichiarazione di Luciano Muhlbauer »
23-01-2008 Piperno e Catizone: COSENZA, CITTÁ SOVVERSIVA »


07-02-2008 - Lettera al Governatore Loiero da un imputato del sud ribelle

Durante la perquisizione subita dai carabinieri sono stato trattato come un latitante”, ha dichiarato Loiero profondamente turbato dal trattamento ricevuto dalle forze dell’ordine. Bravo, e mò se né accorto. Ma dove vive ? Possibile che non abbia mai letto di una perquisizione fatta ad un cittadino qualsiasi, possibile che non abbia mai visitato un carcere calabrese, possibile che non abbia mai parlato con un disoccupato, un senza lavoro, un rom, un precario, che abbiano avuto a che fare con qualche agente qualsiasi di qualsiasi forza dell’ordine ? Possibile , mi rispondo. Caro Loiero conosce l’inchiesta sul sud ribelle ? Qualche giornale locale ne ha parlato. Ha approfondito l’argomento ? Siamo in ogni caso, di certo non suoi elettori, e mai lo saremo, ma comunque cittadini calabresi. Siamo accusati di reati di opinione. Siamo giornalisti, professori universitari, operai, psicologi, volontari in servizi sociali. Operiamo nel sociale di questa terra che comunque amiamo e nella quale vogliamo restare per cercare ,nonostante la vostra politica ,di cambiare. Il 2 febbraio in un clima di festa si è svolta a Cosenza una manifestazione alla quale hanno partecipato 10 mila persone. Ricorda negli ultimi anni una manifestazione così partecipata per qualcosa ? Ha dato solidarietà per caso a questi imputati ? Non le è sembrato giusto, poteva sporcarsi le mani e ne sarebbe andata in crisi la sua onorabilità di certo. Ora io spero che l’arrestino. Si che vada in galera. Che lei vada in galera insieme ad Adamo, a Bassolino a tutti quegli altri indagati nelle tante ichieste che l’attanagliano. Non perché io creda in questa istituzione borbonica. Sono e resto un garantista e non voglio la galera per nessuno. Ma ricordo un episodio avvenuto negli anni di tangentopoli. L’arresto di Citaristi. Arrivò in aula in schiavettoni. Non le manette moderne. Quelle borboniche che si usano ancora nelle traduzioni dei detenuti. Fu uno scandalo. Non si potevano portare detenuti ancora in attesa di giudizio ammanettati in un aula. C’era stata già un richiamo da parte della Corte Europea su questa vicenda , ma il governo italiano se ne infischiò. E così ladri comuni, zingari, prostitute, ladri di mele e di caramelle, venivano trascinati come bestie nelle aule dei tribunali sotto gli sguardi delle giurie popolari e delle telecamere. Poi venne Citaristi ed il mondo politico scoprì le manette anzi gli schiavettoni e le eliminò. Se le lei e la sua banda di imputati finireste in galera , per soli tre giorni qualcosa cambierebbe di certo. Non sarebbe il solito Caruso, mio coimputato ad andare nelle carceri a visitare le condizioni dei detenuti, ma sarebbe in tanti a farlo, e scoprirebbero un mondo a parte. Gente malata di AIDS in celle di isolamento, come ho potuto constatare di persona nel carcere di Siano accompagnatore del solito Caruso, finestre blindate nelle celle, passeggi senza sole, ascensori rotti, riscaldamenti spenti, docce con acqua fredda ed un umanità pazzesca di gente che attende un giudizio per mesi. Noi al momento dell’arresto siamo stati trattati come animali, né come latitanti, né come terroristi. Portati in carceri speciali come Trani e Palmi. Vorrei che faceste tutti questo giro. Trani,Palmi, Siano. Trasportati in quei furgoni neri della Polizia Penitenziaria che incrociamo sulle autostrade dove dentro come animali vengono trasportati uomini. Una legge europea garantisce agli animali uno spazio maggiore di quello dentro quei furgoni dove pochi sanno degli uomini vengono fatti sedere e chiusi ulteriormente in una celletta ammanettati al sedile, e da dove non si può uscire né per fare un bisogno né per un caffè fino a quando si giunge a destinazione. Io le auguro tutto questo, non perché credo nella sua colpevolezza, ma perché solo così il mondo politico potrà mai capire come realmente funziona oggi tutto il sistema giudiziario.

Francesco Cirillo  


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06-02-2008 - [supportolegale] Sud Ribelle. Lo Stato: <<Ora fuori la grana!>>


Nell'udienza del 4 febbraio del processo al Sud Ribelle, che vede
imputati di associazione sovversiva 13 militanti - e che si svolge nelle
aule del Tribunale di Cosenza - la parte civile conferma la richiesta di
danni all'immagine per 5.000.000 di euro.
L'avvocato Luca Matarese, si associa alle richieste di condanna del pm
Domenico Fiordalisi (complessivi 50 anni di carcere, e 26 di liberta'
vigilata) e con il deposito di una memoria scritta di 20 righe e due
sterili paginette chiede che gli imputati vengano condannati al
pagamento dei danni all'immagine patiti dal governo italiano durante il
Global Forum di Napoli e il G8 di Genova nel 2001.
L'avvocato sfoggia testi vetusti e sentenze che vanno dal dopoguerra ai
primi anni '80. Dalla resistenza agli anni di piombo. Qualcuno nelle
segrete stanze lavora all'invenzione della macchina del tempo.
Subito dopo e' il tempo delle difese: l'avvocato D'Agostino ricorda le
tappe fondamentali del processo, le bugie dei testi, le fandonie del pm,
le falsita' aleggiate nell'aula e ripropone l'inutilizzabilita' delle
intercettazioni telefoniche, chiude con "questo e' un processo alle idee
e alle intenzioni. Una condanna sarebbe un colpo durissimo per la
liberta' d'opinione, vi state prendendo una responsabilita' enorme".
L'avvocato Mario D'Alessandro incentra l'arringa difensiva sulle
giornate di Napoli, solleva questioni di incompetenza del GIP/GUP,
analizza globalmente la situazione storico/temporale del movimento dei
movimenti bloccando le farneticazioni del pm. E ovviamente richiesta di
assoluzione.
Prossima udienza 5 marzo.
SupportoLegale
http://www.supportolegale.org/?q=node/1301 

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06-02-2008 - [comunicato liberitutti] Noi non siamo contro...

Noi non siamo contro questo o quello per moda, tendenza o per partito preso. Noi siamo contro quello che, pur circondandoci, non ci convince affatto. A Cosenza ad esempio, la magistratura, focalizza tutti i suoi sforzi contro 13 attivisti, messi alla sbarra da un teorema visionario, tutto fumo e niente arrosto. Se desiderare che la magistratura di Cosenza si occupi di corruzione e clientele, di speculazione edilizia e del riciclo di danaro sporco, piuttosto che perseguire 13 persone ree di non voler accettare le dinamiche imposte dal malaffare, è sovversione, SIAMO TUTTI SOVVERSIVI. Ed ancora, a Cosenza, il nuovo capo della mobile, Fabio Ciccimarra, è persona sgradita a questa città. Per le torture di Napoli nel marzo 2001 e quindi sotto procedimento giudiziario, per falso, violenza e lesioni nel processo "Diaz" a Genova. Se stupire e predicare dissenso dinnanzi a questa nomina è sovversione, SIAMO TUTTI SOVVERSIVI. Ecco dunque, uno dei significati che vorremmo attribuiste al nostro "liberi tutti": l'auspicio cioè, che tutti vi liberiate dallo stereotipo che vi porta a scrivere ed a pubblicare che noi siamo contro la magistratura ed a favore della sovversione senza però, indagarvi sul perché.
SIAMO SEMPRE TUTTI SOVVERSIVI.

coordinamento LIBERITUTTI
Cosenza, 06.02.08

 


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05-02-2008 - A-Infos - Resoconto della manifestazione del 2 febbraio a Cosenza

A Cosenza il 2 febbraio 2008, in piazza Zumbini, luogo di concentramento della manifestazione nazionale promossa dal Coordinamento Liberi Tutti in solidarietà con i tredici compagni sotto processo per propaganda e associazione sovversiva, alle ore 14,00 si respirava una certa insofferenza: pochi gli striscioni, non molte le bandiere, molti gli spazi vuoti. La scommessa in gioco era soprattutto quella di voler dimostrare che dopo circa sei anni la città di Cosenza continuava ad essere solidale con i suoi sovversivi, sulle cui teste pende la richiesta di cinquanta e più anni di carcere, così come richiesti al PM Fiordalisi. ma ciò che metteva tristezza era proprio il fatto che mancava la città, che questa volta i cosentini sembravano assenti. Certamente nessuno pensava che si sarebbe potuta ripetere la giornata del 23 novembre 2002, quando più di centomila persone riempirono la città dei Bruzi di solidarietà per gli allora venti compagni arrestati e rinchiusi nelle carceri speciali, ma guardando la piazza semivuota i volti dei manifestanti di già convenuti non esprimevano contentezza. Verso le ore 15,00 la piazza inizia di colpo a riempirsi di striscioni e bandiere portati da compagni provenienti soprattutto da realtà di movimento del sud Italia e di alcune provenienti dal nord e dal centro, l'atmosfera cambia e i volti cominciano ad illuminarsi ma la risposta della città cosentina continuava a mancare. Dopo mezz'ora circa parte il corteo e man mano che avanza per le vie della città avviene il "miracolo": i cosentini non potevano lasciare soli i loro sovversivi, si aggregano e ben presto un fiume di persone si stringe con i tredici compagni imputati mentre scrosci di applausi provengono da gente che si affaccia sui balconi, da chi sosta sui marciapiedi, dai negozi quasi tutti aperti, nonostante che la zelante operosità della questura avesse cercato di convincere i commercianti a serrare porte e finestre contro l'ennesima "calata dei vandali". Ben visibile, nel bel mezzo del corteo, che raccoglieva complessivamente forse ben più di diecimila persone, lo striscione con su scritto Federazione Anarchica Italiana - Calabria, ed altrettanto ben visibili le bandiere nere e rossonere all'interno dello spezzone a cui hanno dato vita i compagni federati del cosentino insieme agli anarchici e libertari calabresi ed a compagni siciliani provenienti da Palermo, fra i quali un esponente della Commissione di Corrispondenza della FAI ed alcuni compagni della FdCA. Molto apprezzato il comunicato della CdC-FAI distribuito all'interno del corteo insieme a Umanità Nova, molti complimenti per le bandiere della FAI, molti gli applausi, i pugni alzati e il lancio di slogans che soprattutto dai marciapiedi della centralissima via Montesanto si univano alla vivacità dello spezzone anarchico. Senza dubbio, una bella giornata per la città di Cosenza, una città dove la parola "sovversivi" continua ad avere il fascino di sempre, il fascino dei primi anarchici e libertari che nel tardo ottocento venivano chiamati "malfattori"dai Fiordalisi di turno, il fascino della libertà e della lotta per una società di liberi ed uguali. 

http://www.ainfos.ca/it/ainfos06085.html 


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04-02-2008 - No global/ PRC: richiesta di risarcimento dell' avvocatura è paradossale e grottesca

Dichiarazione congiunta di Michele De Palma, responsabile movimenti Prc- segreteria nazionale e di Italo Di Sabato, responsabile Osservatorio sulla Repressione Prc

" La richiesta dell'avvocatura dello Stato, di cinque milioni di euro per i danni d'immagine subiti dallo Stato italiano, al processo in
corso a Cosenza contro 13 attivisti della rete del sud ribelle, è così
sorprendente da apparire grottesca e paradossale. E' bene dirlo e
ribadirlo con forza: la questione centrale, quando parliamo dei fatti di Napoli e Genova del 2001, è la violazione dei principi costituzionali
perpetrata in più occasioni, per più giorni, da apparati dello Stato.
Quelli in corso a Cosenza è un processo politico, e la tentazione di
arrivare a sentenze esemplari e vendette preventive è molto forte. Così si spiega l'applicazione del reato di sovversione dei 13 imputati, con le pene esagerate che ne conseguono, così si spiega anche l'esorbitante richiesta di risarcimento dell'avvocatura dello Stato. Si stanno creando dei capri espiatori e degli inutili polveroni, nel tentativo di coprire la cruda realtà dei fatti. Una volta di più, il "dopo Genova", per la nostra democrazia, si rivela peggiore delle tragiche giornate del luglio 2001 ".

Roma, 4 febbraio 2008

 


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04-02-2008 - Contro la repressione, per le libertà, per la giustizia sociale.

 

Sono trascorsi oltre sei anni da quella notte del 15 novembre 2002 in cui 13 compagni di Cosenza, Napoli e Taranto furono arrestati dai reparti speciali dei Ros .

A distanza di quattro anni dall'inizio del processo siamo alle requisitorie finali e nel mese di Marzo è prevista la sentenza.

 

Nel frattempo il lavoro "certosino" dei Ros sulla caccia alle streghe non si è fermato e i teoremi sulle cellule terroristiche e anarchico-insurrezionaliste fantasticate da un pool di magistrati perugini desiderosi di visibilità e di benemerenze ha portato ad un'altra "stupefacente" operazione capeggiata dallo "stupefacente" Comandante dei Ros Giampaolo Ganzer.

 

Lo scorso 23 ottobre 2007, così come nel 2002, furono tratti in arresto 5 giovani incensurati in quel di Spoleto contestando loro il reato di violazione dell'art. 270 bis del codice penale contro " le associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale e di eversione dell'ordine democratico".
I cinque avrebbero costituito, organizzato, partecipato a un gruppo di ispirazione anarchico-insurrezionalista denominato Coop-Fai, in Spoleto, dal marzo 2007 all'arresto.

Non sono accusati di nulla di specifico, ma soltanto indagati per associazione sovversiva prendendo a pretesto azioni non provate od a loro provocatoriamente attribuite. Ma lo scopo dichiarato dell'operazione non è tanto quella di identificare e punire gli autori di tali contestazioni, bensì quello di prevenire l'"innalzamento dello scontro".
Non esiste infatti uno straccio di prova che attribuisca ai giovani (tutti ventenni) alcuni misteriosi e ambigui fatti come: un tentativo di incendio ad una centralina, una busta con dentro alcuni proiettili dimostrativi recapitati alla Presidente della Regione Umbria Lorenzetti e qualche scritta sui muri.

 

Sulla scia dell'eccitazione seguita al blitz lo "stupefacente" Ganzer ha dichiarato alle televisioni locali che: "Pur non essendoci ipotesi concrete sugli obiettivi del gruppo, non era certo difficile prevedere l'innalzamento del livello di scontro. La cellula umbra, già strutturata, era in fase di crescita e l'apparente spontaneismo rientrava all'interno di una progettualità più ampia".

Gli aspetti farseschi dell'inchiesta hanno diversi elementi in comune con la vicenda degli attivisti del Sud Ribelle, colpevoli solo di essere protagonisti attivi del movimento altermondialista e delle lotte per il cambiamento, attività che viene quindi considerata sovversiva e cospirativa.

Pur trattandosi di reato di opinione, nonché di "pericolo presunto", nel testo dell'Ordinanza del Tribunale del Riesame di Perugia, non solo sono spesso attaccati e censurati il pensiero, la filosofia e l'ideologia anarchica, ma anche quelli delle varie associazioni ambientaliste che si battono per la salvaguardia e la difesa della natura e dell'ambiente.

Sta di fatto che, malgrado le ripetute istanze di scarcerazione formulate dagli avvocati, due ragazzi ( su cinque) restano detenuti rispettivamente, Andrea Di Nucci, nel carcere di Capanne (dove il 14 ottobre morì Aldo Branzino) a Perugia e, Michele Fabiani, trasferito improvvisamente nel carcere di massima sicurezza di Sulmona. in regime di elevato indice di vigilanza (EIV), consistente nell' isolamento diurno e notturno, compresa l'ora d'aria, e sottoposti a visto di censura per ogni tipo di corrispondenza.

 

E' necessario allargare la riflessione, la solidarietà e l'iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva securitaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso.

La giornata di oggi rappresenta un doveroso impegno per tutti coloro che credono fondamentale impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a praticare e vivere alternative.

Libertà per tutti gli imputati!         Libertà per i Compagni Umbri!

Coordinamento per l'Unità dei Comunisti

 www.coordinamento-comunisti.it


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03-02-2008 - [comunicato liberitutti] Assolutamente un successone.

Assolutamente un successone

Non potremmo definire altrimenti la manifestazione nazionale di sabato, non
potrebbe passare diversamente agli archivi della memoria nostra e della
città tutta.

Chi, dal basso o dall’alto, ha pensato bene di provare a gettare
discredito sul risultato ottenuto dal movimento dei movimenti, sceso
festosamente in piazza, lo ha fatto certo non per amor di cronaca o di
responsabilità ma perché, i pennivendoli cosentini tutti, assolutamente
funzionali alla realizzazione dei piani criminosi che si perpetrano in
questa città, non possono certo tradire le aspettative dei loro
finanziatori/fiancheggiatori occulti, spesso i soggetti contro i quali, il
movimento cosentino si scaglia nel combattere le sue battaglie per le
libertà e la giustizia sociale.

Ridurre ad una mera questione numerica la portata della giornata di ieri,
ricorda il tentativo di qualcuno di voler definire sovversione la presa di
coscienza di tanti e tante che ancora, vogliono credere e vogliono lottare
per rendere il mondo un qualcosa di diverso; pubblicare di negozi chiusi e
commercianti trincerati dietro sbarre, è ammettere candidamente della
faziosità che contraddistingue le redazioni cittadine; provare a riesumare
simboli e frasi che Cosenza non ha mai conosciuto, sa semplicemente di
barzelletta fuori tempo.

E ieri si è scesi in piazza per ribadire questo: Cosenza è una città
viva, poco incline a subire passivamente strumentalizzazioni di sorta,
solidale e schierata al fianco dei suoi figli perseguitati da un teorema
visionario, un romanzo, un qualcosa che insomma tutto è, tranne che un
impianto accusatorio presentato per come la legge dispone ovvero basato su
delle prove certe.

Dunque, si riparte dalla piazza, piazza Zumbini per l’esattezza, piazza
scelta non a caso: dice Voltaire, che per misurare il grado di democrazia
d’un popolo, basterebbe fare un giro nelle sue carceri; crediamo noi, che
altro strumento per tastare il polso al grado di democraticità d’una
nazione, sia indagarsi su quante morti bianche vi occorrano ogni anno…
Proprio per voler dare luce a questo dolente tasto, è stato scelto il
monumento ai caduti sul lavoro per far da sfondo al concentramento dei
manifestanti, una sirena da “inizio turno” per scandirne la partenza.

Già la massiccia partecipazione alle iniziative d’avvicinamento alla
data di sabato, ci aveva confortato e non poco, donandoci ottimismo
nell’immaginare del corteo.

Ma la sete di partecipazione di Cosenza, ieri, ha stupito anche noi, ed in
specie quando il serpentone s’è inerpicato tra le strade del centro
storico, fredde ed ammuffite mura ma abitate da gente col cuore grande.

Questo è il dato che ci interessa analizzare e rilanciare: la gente non ha
mai smesso di credere e d’essere cosciente che è la partecipazione
l’unico strumento di cui dispone per far sentire la sua voce ed anche se
cittadini in una terra martoriata ed erosa nelle sue viscere dal malaffare,
nella quale ogni tentativo di creare una rete permanente promossa da chi
non vuole piegarsi a queste logiche di prevaricazione viene immediatamente
ostraciato da questure, procure e scagnozzi vari, anche loro, i signorotti
detentori dei poteri forti, tremano dinnanzi ad una partecipazione viva
come quella di sabato, mossa sulla scia dell’indignazione provocata dal
loro atteggiarsi in città.

Sosteniamo dunque, essere l’incontro il momento dal quale far emergere la
voglia di cambiamento mostrata ieri dai cosentini.

Incontro e confronto, quali reazioni genuine da contrapporre alle
illiberali coercizioni che s’abbattono quotidianamente sulle nostre vite.

Incontro e confronto che, proprio perché uniche armi in mano nostra,
dovranno avvenire come sempre alla luce del sole.

Rilanciamo dunque, come nelle giornate di preparazione del corteo, l’idea
di far ruotare il dissenso e la voglia di sovvertire alle dinamiche che ci
vorrebbero perdenti, attorno al chiosco comunale sito in piazza XI
settembre, cui chiederemo il prolungamento della concessione. Che diventi
il punto di raccolta del malcontento d’ogni cittadino, che diventi il
punto di partenza per la costruzione d’una nuova città vivibile. Che
faccia circolare non solo appelli di solidarietà a chi si trova sotto
processo, ma anche a chi nei territori lotta per non farsi schiacciare da
logiche che impongono il malaffare prima della dignità della popolazione.
Intanto ricordiamo che lunedì 4 febbraio, nell'aula di Corte d'Assise
riprenderà il processo con le arringhe della difesa, certi che il collegio
difensivo non incontrerà nessuna difficoltà a rendere, agli occhi della
Corte, semplicistiche le accuse mosse dal Fiordaliso.

Cosenza, domenica 3 febbraio
2008 COORDINAMENTO LIBERITUTTI
www.cosenza2febbraio.org
liberitutti@inventati.org

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02-02-2008 - L'intimidazione è chiara: Attenti siete tutt* in libertà vigilata e tutt* sovversiv*!

La storia si ripete e non ci stupisce !

Tutte le volte che un movimento di lotta sociale e/o sindacale per le sue azioni dirette e dal basso, sfugge al controllo dello stato e dei suoi apparti di governo, ecco arrivare la strategia della tensione la repressione la criminalizzazione del dissenso, lo stato di polizia.

I movimenti di lotta di questi ultimi anni, che hanno saputo resistere al tentativo egemonico dei partiti istituzionali o della burocrazia delle confederazioni sindacali, hanno dimostrato che l’autogestione delle lotte, la partecipazione dal basso, la democrazia sindacale, ottiene larghi consensi, e questo preoccupa i potenti e gli oppressori.

In questo contesto il capitale, preoccupato per la possibile realizzazione di un mondo diverso di donne e uomini liberi ed uguali, attaccato caparbiamente a difendere i suoi interessi interviene attraverso il potere repressivo dello stato, che da buon servo e garante attiva tutti i meccanismi necessari a creare lo spettro della repressione.

Da Torino a Genova, da Firenze a Cosenza non si placa la vendetta giudiziaria contro chi ha osato, e osa, contrapporsi alle scelte di guerra e di oppressione economica degli stati e del capitalismo e alla deriva neofascista e razzista delle nostre città.

Infatti anche le dure e incredibili condanne a sette anni dei compagni e compagne che a Firenze manifestarono nel 1999 contro la guerra, ci devono allarmare.

A tutto questo dobbiamo contrapporre una crescente coscienza di classe e una ritrovata resistenza di classe!

Ecco perché saremo a Cosenza il 2 febbraio, non solo per portare la nostra solidarietà ma perchè riteniamo che un’ampia partecipazione sia la giusta risposta contro le intimidazioni reazionarie e la criminalizzazione del dissenso.

Cosenza il 2 febbraio deve rappresentare un segnale chiaro e forte, che la lotta per un mondo migliore per la libertà per la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, non si lascia intimidire dalle vostre azioni repressive , e non basteranno i fascisti, i massacratori di Genova, i licenziamenti, le scomuniche, le condanne ingiuste, per fermarci .

Attenti ai sogni:

Se sogni un mondo migliore di liber* e ugual* “ puoi finire in galera

Se poi lotti per realizzarlo sei già in galera

Ora e sempre resistenza di classe

per costruire l’alternativa libertaria

Federazione dei Comunisti Anarchici

www.fdca.it


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01-02-2008 - solidarietà dal Movimento Disoccupati Calabresi

Non solo in Calabria le istituzioni non riescono a garantire una posizione dignitosa a migliaia di giovani precari, umiliati dal regime delle clientele e dalla servitù dei partiti. Adesso si accaniscono pure contro quei soggetti impegnati nel sociale, che cercano di costruire un'alternativa concreta a questa realtà umiliante. Siamo sempre stati al fianco dei nostri compagni e compagne imputati nel processo al sud ribelle che si sta celebrando in Corte d'Assise a Cosenza. Lo eravamo nel 2002, all'indomani degli arresti. Siamo tornati in piazza nel 2004, nel secondo grande corteo che ha attraversato la città chiedendo democrazia, giustizia, libertà. Saremo di nuovo vicini a chi lotta per costruire un'altra Calabria, sabato 2 febbraio, nella grande manifestazione popolare che sfilerà nelle principali strade della città dei Bruzi. Mettiamo a disposizione di tutti i manifestanti il nostro parcheggio dell'Amore nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Centro. È uno spazio conquistato con la lotta. Per un pomeriggio lo apriamo volentieri a chi cammina sui nostri stessi marciapiedi.

Movimento Disoccupati Calabresi
Luigi "Ninni" Gagliardi 


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01-02-2008 - La libertà è sovversiva!

Il teorema accusatorio del tribunale di Cosenza contro tredici militanti della Rete del Sud Ribelle costituisce un altro drammatico capitolo della più complessiva strategia repressiva e securitaria con cui lo stato intende soffocare i movimenti e tutte le forme di opposizione sociale.
Sono anni ormai che gli apparati repressivi dello stato utilizzano capi d'accusa pesantissimi volti alla criminalizzazione del dissenso per screditare e intimidire tutti coloro i quali si battono contro la l'arroganza del potere.
Nel quadro della profonda e generale crisi delle istituzioni, minate dall'incredibile degrado di una classe dirigente inetta e impresentabile, i poteri forti non trovano di meglio che affidarsi alla rappresaglia contro chi non si allinea alla miseria dello stato e dei suoi rappresentanti.
In Calabria e in tutto il Sud, dove la collusione tra mafie e politica dimostra la secolare identità di interessi e di vedute fra padroni e padrini, l'inchiesta contro il Sud Ribelle è un tentativo di sviare l'attenzione da quelle che sono le questioni sociali del paese: la disarticolazione e l'arretramento sociale, la povertà diffusa, la precarietà, la mancanza di una visione del futuro.
Da Genova a Torino, da Milano, a Cosenza e a Firenze, i tribunali pretendono di fermare le lotte per una società libera e giusta, contro il degrado, la devastazione e la guerra che lo stato e il capitalismo impongono quotidianamente alle vite di noi tutti.
Proprio per questo è necessario tenere alto il livello delle mobilitazioni e delle lotte come premesse irrinunciabili per reagire alla violenza del potere e creare le condizioni per un cambiamento profondo e radicale dell'esistente.
Invitiamo pertanto gli anarchici e i libertari a essere presenti alla manifestazione indetta per il prossimo 2 febbraio a Cosenza contro la repressione, per la libertà, per la giustizia sociale.


Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI

 


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31-01-2008 - Il giudice è la sorella di Fiordalisi. Rinviato il processo per il 6 novembre di Roma

Questa mattina era attesa la seconda udienza del processo a carico di 39 persone accusate di "rapina pluri-aggravata ed eversione degli organi dello stato", per aver preso parte alla manifestazione contro il carovita e per il reddito garantito del 6 novembre 2004. Il presidio organizzato davanti al Tribunale di Piazzale Clodio a cui hanno partecipato oltre 200 persone ha ricevuto poco dopo le 10.00 la notizia del rinvio al 26 febbraio dell'udienza odierna. Motivo del rinvio le dimissioni obbligatorie, come previsto dalla procedura penale, della Giudice presidente del collegio giudicante, strettamente imparentata (la sorella) con il pm Fiordalisi artefice nella procura di cosenza del teorema contro la "rete del sud ribelle" accusata di "turbare l'esecuzione delle funzioni del governo italiano, sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito nel nostro Stato, sopprimere la globalizzazione dei mercati economici, alterare l'ordinamento del mercato del lavoro". Contro queste inaccettabili e pesantissime accuse, contro le detenzioni preventive e le custodie cautelari che ne sono seguite, contro la repressione dei movimenti sociali rinnoviamo l'invito a partecipare al corteo previsto per sabato 2 febbraio a Cosenza.

Appuntamento ai pulman in partenza x Cosenza da piazzale del Verano ore 7.00.

CAROVITA, BLOCCO DEI SALARI, PRECARIETA' DIFFUSA, EMERGENZA ABITATIVA...

CHI RUBA A CHI? CONTRO LA PRECARIETA': CASA E REDDITO PER TUTT@!

I compagni e le compagne di Roma


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31-01-2008 - Contro la repressione. Solo la lotta paga!

Compagni! Studenti! Lavoratori!

Sta per concludersi a Cosenza il processo che vede 13 Compagni della Rete Sud Ribelle imputati con l'accusa di "sovversione violenta dell'ordine economico dello Stato" - in base alla normativa ancora vigente dal periodo fascista, Codice Rocco, art. 270 - per aver partecipato alle grandi manifestazioni in occasione del vertice OCSE a Napoli nel marzo del 2001 e del G8 a Genova, nel luglio dello stesso anno.

L'intero impianto accusatorio portato avanti dal PM Fiordalisi, ad oggi, risulta fondato solo su illazioni, supposizioni, congetture, che forzatamente tentano di operare una continuità tra gli imputati e le cosiddette "bande armate" degli anni 70. Nessuna prova certa è stata presentata a supporto di tali accuse, tant'è che svariate altre Procure d'Italia, diversamente da quella di Cosenza, hanno esplicitamente respinto l'intero "incartamento" presentato agli atti dal PM, considerandolo legalmente non rilevante.
Evidente allora risulta l'atto politico, prim'ancora del teorema giudiziario, tutto teso alla criminalizzazione del dissenso ed alla repressione dell'antagonismo sociale. Repressione diretta e giudiziaria, fatta di carcere e manganello. Obiettivo: colpire al cuore il Movimento, intimidire chi lotta, sradicare l'opposizione sociale da un Paese ormai condotto alla deriva antipopolare ed antioperaia dai governi dell'alternanza borghese tra centrodestra e centrosinistra, nel segno di Confindustria, banchieri e padroni. In una sola espressione: colpire alcuni in maniera esemplare e netta al fine di "educare" tutti gli altri all'osservanza dell'ordine politico ed economico costituito. 50 gli anni di carcere complessivamente chiesti dal PM e più 5 milioni di Euro di risarcimento al Governo per i danni d'immagine subiti dal Paese in occasione dei vertici di Napoli e Genova!

Il significato è dunque chiaro: l'Ordine e la disciplina sociale imposta dal Capitale e i suoi governi non si discute! Non si contesta! Per questo chi lotta, si organizza, manifesta con irriducibile dignità, commette reato. E i capi di imputazione, opportunamente gonfiati, inventati, estesi ad altri, trasformati in reati associativi, aggravati da termini che possano ricondurre ad un immaginario di guerra - quali la devastazione ed il saccheggio - in modo da moltiplicare la pena in proporzione, determinano l'accusa di terrorismo, come nuovo e rinnovato metro di misura adottato dagli apparati coercitivi dello Stato per "contenere" e poi "gestire" la lotta di classe, il conflitto sociale.
Così, mentre l'unica guerra evidente, con bombardamenti o meno, è quella scatenata dal Capitale contro il Lavoro e l'opposizione sociale per continuare ad opprimere e sfruttare, si prospetta un altro scenario di condanne per chi a questa guerra resiste.

Militanz Collettivo politico per l'autorganizzazione sociale degli studenti UniCal, esprime solidarietà militante agli imputati del processo di Cosenza ed a tutti i perseguitati e i prigionieri politici ad oggi detenuti nelle galere di Stato. Si rifiuta di cedere alle lusinghe di chi vorrebbe vederci imploranti a chiedere giustizia ai responsabili di un sistema giudiziario ingiusto e appannaggio esclusivo di un ceto politico che chiede l'impunità per se stesso, prescrivendo poi anni di galera a chi si organizza e lotta per la difesa dei diritti sociali, di popolo e di classe.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Genova 2001 - Cosenza 2008: Sette anni di vergogne

Cosenza - Sabato 2 Febbraio 2008
Concentramento Corteo P.zza Zumbini h 14.30

Militanz - Collettivo Politico
Studenti Unical in lotta

http://militanz-unical.blogspot.com/
militanzunical@libero.it

 

 


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31-01-2008 - Lettera a Francesco Caruso ed ai giovani libertari imputati nel processo di Cosenza

Caro Francesco,
seguo con interesse il processo che questa società balorda e violenta ha intentato contro di voi.
L'ossigeno che mi da ancora speranza di vita, essendo io verso il tramonto, mi spinge a riportarmi, sebbene con la mente, in mezzo a voi, nello stato in cui vi trovate per rispondere di una lotta sublime che con abnegazione andate conducendo per dare al mondo intero la libertà e la giustizia sociale che tuttora vengono negate.
Alcuni poliziotti, il più delle volte figli del popolo, vengono sguinzagliati per caricare giovani che manifestano nella maniera più democratica la loro aspirazione per un mondo migliore, più giusto, più equo e meno assassino.
Il tutto viene compendiato nella forza e nella prepotenza del capitalismo che stenta a morire, geloso della conservazione del potere, attuando discriminazioni fra i popoli e distruggendo i beni comuni,.
Oggi, i lavoratori e quanti producono i beni della società, senza peraltro poterne usufruire, sono considerati solo strumenti utili alle orge e agli sciali delle classi che ad ogni costo vogliono mantenere i propri privilegi.
E' questa la ragione per cui dal 1943 sono stato sulla breccia subendo carcere ed angherie per strappare quello che voi tutti, giovani sublimi, avete affrontato, anche insanguinati, col vostro coraggio, contro la furia degli strumenti di repressione e di morte voluta dall'apparato repressivo che si serve anche di ignari ed inconsapevoli giovani poliziotti.
Il tribunale che vi dovrà giudicare avrà nella sua componente anche figli del popolo che, nel segreto di una camera oscura, sapranno battersi affinché scaturisca un verdetto di completa assoluzione se non un certificato di benemerenza per la costruzione che voi ricercate di una società più giusta e meno ingorda.
Sono con voi sempre e ovunque, particolarmente sabato per le vie di Cosenza.
Giuseppe Verduci
Presidente Collegio di garanzia
Circolo Prc-Se Fausto Gullo - Cosenza
 


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31-01-2008 - Solidarietà da Lamezia

Solidarietà a chi lotta per un mondo migliore!!!

In questi ultimi anni tutti avrete sentito parlare della storia del "Sud Ribelle", definito la cupola sovversiva capace di coordinare gli scontri durante i controvertici di Napoli e Genova del 2001. Questa storia aveva portato ad un assurdo processo che vede imputati 13 compagni con l'accusa di aver voluto sovvertire violentemente l'ordine economico costituito nello stato, 13 compagni che rischiano 50 anni di carcere e 25 anni di libertà vigilata non per aver sfasciato vetrine, ma, cosa grave per una democrazia, per aver pensato. E dall'altra parte? Chi paga? Chi paga per le torture e le cariche di Genova? Chi paga per la morte di Carlo? La risposta la sappiamo tutti... Nessuno.
13 compagni rischiano di pagare per l'inefficienza delle forze dell'ordine durante il G8 di Genova per colpa di uno Stato che non ha voluto prendersi le proprie responsabilità per quei fatti gravissimi.
E' questa la fine che tocca a chi non china la testa davanti alle ingiustizie, a chi continua a credere che questo mondo di merda può ancora cambiare? Tutto questo mentre in Calabria politici e mafiosi vanno a braccetto e si dividono i soldi destinati alla sanità.
Questo volantino non vuole essere propaganda o accusa verso nessuno, serve a fare conoscere ai Lametini che a pochi km da casa nostra c'è gente che rischia anni di galera per aver provato a cambiare le cose e a ricordare che il 2 Febbraio a Cosenza ci sarà un corteo nazionale di solidarietà. Partecipiamo numerosi.

http://collettivomacondo.splinder.com
collettivo.macondo@yahoo.it

 


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30-01-2008 - Manifestazione No Global, il Prc invita la Regione ad aderire

Damiano Guagliardi, capogruppo di Rifondazione comunista, ha reso noto il testo di un ordine del giorno con il quale si richiede l'adesione del Consiglio alla manifestazione contro la repressione, per le libertà e la giustizia sociale indetta per il 2 febbraio 2008 a Cosenza. "Il Consiglio regionale della Calabria premesso che: - La notte del 15 novembre 2002 - è scritto nel testo - furono arrestate venti persone, che erano state fra gli organizzatori del Forum Sociale Europeo di Firenze, una delle più importanti esperienze di partecipazione democratica nel nostro Paese, realizzata pochi giorni dopo la manifestazione di un milione di persone contro la guerra in Iraq. Ad altri cinque furono notificati gli arresti domiciliari. Quarantatre persone finirono indagate nel filone dell'inchiesta. Tredici persone furono rinviate a giudizio, accusate di aver voluto 'sovvertire violentemente l'ordine economico costituito nello Statò per essere stati fra gli animatori delle grandi manifestazioni di popolo in occasione del vertice Ocse di Napoli e del G8 di Genova, nel 2001. Quel processo, iniziato il 2 dicembre 2004 presso la Corte di Assise di Cosenza, è alle sue battute finali. La requisitoria del Pubblico Ministero è stata svolta il 24 gennaio scorso, e a breve sarà emessa la sentenza". "Solo un mese fa - prosegue il testo dell'Odg - il Tribunale di Genova ha comminato più di un secolo di carcere a ventiquattro manifestanti. Sono stati inflitti fino a 11 anni di carcere utilizzando reati da codice di guerra come l'accusa di 'devastazione e saccheggio'. Al contrario, nessuno ha pagato per le inaudite violenze compiute dalle Forze dell'Odine sui manifestanti a Genova, giudicate da Amnesty International la più grave violazione dei diritti umani in Europa dal dopoguerra. Nessuno dei dirigenti responsabili ha dovuto rendere conto degli errori ed orrori commessi: al contrario, sono stati tutti promossi. I processi per la macelleria della Diaz e le torture a Bolzaneto si avviano alla prescrizione per decorrenza dei termini. L'omicidio di Carlo Giuliani è stato archiviato senza un processo. Il Parlamento ha respinto la richiesta di istituzione di una Commissione Speciale di Inchiesta sui fatti di Genova. Al contrario, gli imputati di Cosenza rischiano pene severissime". "Ancora una volta - prosegue il testo - c'é bisogno di difendere la dignità calpestata del nostro paese e le garanzie democratiche, proprio nel sessantesimo anniversario della Costituzione Repubblicana. Una volta ancora, bisogna pretendere verità e giustizia sui fatti di Genova, e difendere il diritto a costruire un 'un altro mondo possibile'. Il nostro paese e la nostra regione sono pieni di lotte, vertenze nazionali e locali, resistenze e proposte per i diritti umani, sociali, civili, politici, ambientali, per la difesa dei beni comuni, contro la guerra ed il riarmo. L'attivismo civile e la mobilitazione sociale dovrebbero essere considerati una risorsa di questo paese. Al contrario, questi conflitti finiscono sotto processo e tante persone rischiano di vedersi rovinata la vita per il loro impegno sociale". "Considerato che: è necessario - è scritto ancora nel testo - allargare la riflessione, la solidarietà e l'iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva sicuritaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso. Agli imputati di Cosenza viene contestato di essere protagonisti attivi del movimento altermondialista e delle lotte per il cambiamento, attività che viene quindi considerata sovversiva e cospirativa. Questo processo riguarda perciò fino in fondo tutti coloro che credono doveroso impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a praticare e vivere alternative. Considerato, inoltre, che per sabato 2 febbraio 2008 è stata indetta a Cosenza una manifestazione nazionale contro la repressione, per le libertà e per la giustizia sociale". "La mobilitazione avviata - conclude il testo proposto da Guagliardi - coinvolge non solo realtà associative, forze politiche e cittadini, ma anche le rappresentanze democratiche e le Istituzioni". (ANSA) 


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30-01-2008 - Dal diritto al dissenso alla dittatura democratica

Uno stato che mette in discussione i diritti fondamentali dell'uomo, costituzionalmente garantiti, è uno stato in cui il rischio dittatura è reale. Quello che stiamo subendo in Italia, è vero, non è dittatura, ma ogni dittatura inizia con la repressione di chi dissente.

Repressione del pensiero, degli stili di vita, di chi ha la pelle scura, di chi lotta in difesa del proprio territorio e della propria salute. Eppure la Costituzione Italiana è fondata su valori quali la libertà, l'accoglienza e la tutela dei diritti per tutti. Il Popolo Sovrano. Ripudia la guerra. È fondata sul lavoro. Invece il lavoro uccide più della mafia e i padroni hanno l'impunità garantita, chi pensa che guerra e sfruttamento sono reati contro l'umanità è condannato ad anni di carcere mentre chi le fa, causando la morte di centinaia di migliaia di innocenti, viene riverito con gli onori di stato. Vengono agitati fantasmi "anarco-insurrezionalisti" tra le comunità che si oppongono alla devastazione ambientale e sociale dei propri territori. È più che mai necessario riaprire una discussione costruttiva attorno ai diritti umani e al sistema delle garanzie sempre più a rischio per chiunque osi esprimere un pensiero diverso da quello unico dominante che mette le merci e il denaro al centro dell'universo calpestando dignità e diritti. Si dissemina paura realizzando "business", perchè la paura fa business, consentendo l'approvazione di pacchetti sicurezza mirati a reprimere tutto ciò che è epidermicamente fastidioso alla società dell'apparire. Uno Stato feroce, arrogante e giustizialista con chi lotta per una società migliore, con i deboli, con chi vive ai margini e i "diversi" che diventa garantista, solidale e complice con gli sfruttatori e i predatori della terra.
Assoluzioni e promozioni eccellenti per quanti hanno ucciso e torturato a Genova come a Napoli, per le strade, nelle carceri, sul lavoro, di contro condanne e anni di carcere, per quanti lottiamo per un mondo migliore, ci impognono una riflessione costruttiva per la riapertura del dibattito su diritti e garantismo contro la repressione di stato che aleggia in ogni dove, annullando con un colpo di spugna le LIBERTA' per cui i Partigiani diedero la vita.
Dal diritto al dissenso alla dittarura democratica, sarà luogo di discussione comune a tutte le realtà di movimento che vorranno costruire dal basso proposte e percorsi a difesa dei diritti e delle libertà individuali e collettive.

Coordinamento Liberitutti


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29-01-2008 - Da Erri De Luca

Sto con quelli che si oppongono e si sono opposti alle spedizioni militari italiane in Afganistan e Irak.Devastazione e saccheggio sono i reati commessi dai poteri pubblici ai danni della costituzione italiana in materia di impegno militare.Mi dichiaro correo dei compagni sotto processo,erri de luca 


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28-01-2008 - La requisitoria di Fiordalisi del 24.01.08
Scarica file allegato »

E' possibile scaricare la requisitoria del PM Fiordalisi in formato pdf.
I nomi sono stati punteggiati.
Buona lettura.

 

Nelle conclusioni si può, tra l'altro, leggere la:

CONCLUSIONE

Spetta alla Corte di Assise ora la decisione sui fatti di reato commessi dagli imputati

Il Giudice ha l'obbligo di applicare le norme di legge.

l'unico riferimento in diritto penale deve essere il codice, perche', in un sistema democratico, solo la norma di legge vigente e' l'espressione legittima della volonta' popolare che il giudice deve attuare con serenita' ed equilibrio per adempiere ad un obbligo stabilito dalla costituzione. Lo Stato, applicando la Legge difende, anche

- i diritti dei cittadini a riunirsi ed a manifestare pacificamente;

- i diritti del movimento contro la globalizzazione, come di tutte le formazioni sociali, ad esprimere le proprie idee, anche con modalità forti, insolite e vivaci.

Proprio nel “movimento dei movimenti” confluiscono le realtà più disparate; tutte devono essere rispettate e tutelate.


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28-01-2008 - Conferenza stampa per Cosenza ed apertura processo 6 Novembre

 

 

Il 31 gennaio tutt@ sotto piazzale Clodio, in solidarietà agli imputati del processo per i fatti del 6 novembre ’04 e conferenza stampa sulla manifestazione di Cosenza.

ll 6 novembre del 2004, si svolse a Roma una importante giornata di mobilitazione contro la precarietà  e per il diritto a un reddito garantito. Importante non solo per il numero delle persone, delle realtà, delle vertenze, delle lotte che in quel corteo riuscirono a ricomporsi per reclamare i loro diritti, ma soprattutto per aver tentato, in un momento in cui la crisi economica, sociale e politica di questo Paese stava mostrando i suoi primi concreti segnali, di denunciare la drammaticità delle condizioni di vita di migliaia di persone. Le azioni di  contrattazione sociale all’ipermercato Panorama e alla libreria  Feltrinelli che centinaia di precari, migranti, senza casa, studenti, operai misero in pratica durante quella giornata, toccarono un nervo scoperto della nostra società: il carovita. Quel giorno, il 6 novembre 2004, si stavano portando avanti azioni dimostrative e di denuncia sociale e politica su un problema reale e concreto: l’iniziativa che fu svolta la mattina presso il supermercato Panorama fu in realtà un’iniziativa ampiamente pubblicizzata, nell’ambito della quale i manifestanti cercarono di contrattare con il direttore del supermercato una tariffazione sociale per beni di prima necessità, il “Paniere precario”, mentre durante il corteo del pomeriggio alcuni precar@ e studenti universitari, davanti alla libreria Feltrinelli, parlavano del bisogno di garantire il diritto al libero accesso, indipendentemente dalle condizioni di censo, alla cultura e a beni di primaria importanza, come possono essere appunto libri e altri materiali utili nel processo formativo. Da quel momento in poi il carovita, il malessere del consumatore, la “crisi della quarta settimana” esplodevano come questioni urgenti dell'agenda politica e sociale, mentre i media cominciarono a parlarne quotidianamente.

 

Ma la precarietà e il caro vita sono temi pericolosi per chi governa e  amministra questo paese, tanto da scatenare subito campagne stampa  criminalizzanti e mortificanti. Tanto da accendere subito le ire e le  saette dei tribunali che hanno trasformato, nei capi d’accusa, un’iniziativa pubblica e di denuncia in una rapina pluriaggravata, con il chiaro intento di depoliticizzare quelle iniziative per scopi repressivi e punitivi.

In 105 sono stati accusati di rapina per la giornata e le azioni del 6 novembre 2004. Durante le udienze preliminari, dopo che l’inchiesta a distanza di mesi dai fatti aveva portato all’applicazione di provvedimenti di  custodia cautelare, obbligo di firma e arresti  domiciliari per 15 compagn@, 66 degli indagati sono stati assolti e 39 sono stati rinviati a giudizio. Il carico sanzionatorio che deriverebbe da un’eventuale pronuncia di condanna per il reato di rapina aggravata, secondo l’art. 628 del Codice Penale, è una pena che va da 4 anni e mezzo ai 20 anni di reclusione.

 

Il 31 gennaio’08 inizierà il processo a quest@ compagn@,  presso il  Tribunale di Roma.

 

Quello del 6 novembre è un processo politico.

Come il processo per gli scontri avvenuti durante le proteste contro il g8 a Genova, con le sue condanne assurde e spropositate: 110 anni totali per 25 persone accusate del reato inopportuno e vetusto di devastazione e saccheggio. 25 persone che pagheranno per tutt@. Un prezzo troppo alto solo per aver voluto esprimere le proprie idee, per aver rifiutato in massa la logica delle “zone rosse”, per aver concretizzato con determinazione l’opposizione allo stato di cose presenti.

Come il processo di Cosenza contro la Rete del Sud Ribelle, per il quale proprio in questi giorni durante la sua requisitoria il Pm ha richiesto pene per un totale di 50 anni , per 13 compagn@ imputati per il reato di associazione sovversiva, con l’accusa di “turbare l’esecuzione delle funzioni del governo italiano, sovvertire violentemente l’ordinamento economico costituito nel nostro Stato, sopprimere la globalizzazione dei mercati economici, alterare l’ordinamento del mercato del lavoro” e con la finalità di distruggere le città di Napoli e Genova durante le proteste del 2001. Un’accusa immotivata, inaccettabile, ridicola.

 

Come a Genova e a Cosenza, anche nel processo per i fatti del 6 novembre alla sbarra ci siamo tutt@.  Perché sotto processo c’è la libertà di manifestare e di esprimere il proprio dissenso.  Perchè i reati contestati, ancora una volta, negando lo spirito politico e sociale di quelle contestazioni, aprono la strada ad un'operazione pericolosa, che vorrebbe vedere le persone supine alle scelte di chi governa, inermi di fronte ai soprusi quotidiani, di un sistema in piena emergenza democratica, prima ancora che economica. Perché questi sono processi che hanno un chiaro contenuto di deterrenza, quindi sono processi attraverso i quali si realizza un passaggio di pressione e repressione nei confronti di settori e forze sociali che continuano a opporsi alla drammatica realtà della precarietà e della devastazione sociale che siamo costretti a vivere in questo paese e non solo.

 

Avere manifestato per i diritti che ci spettano, contro la precarietà, contro  il carovita, per l’accesso di tutt@ al bene pubblic, ci ha portato capi d'imputazione come "rapina aggravata", "estorsione", "eversione degli organi dello stato",  "associazione sovversiva" e altre simili accuse inaccettabili e pesantissime. Ma in questi anni sono stati migliaia i procedimenti giudiziari nei confronti di coloro che hanno agito il conflitto sociale nelle mille forme e con i mille contenuti che caratterizzano un movimento che mette in discussione gli assetti produttivi, sociali, culturali di questo paese. Il pacchetto sicurezza varato da questo governo è quindi solo l’ultimo risultato di una deriva securitaria e autoritaria, di una stretta repressiva in cui la "strategia della paura" diventa lo strumento attraverso il quale, occultare volontariamente le vere insicurezze e le vere problematiche che affliggono il corpo sociale di questo paese. Seguendo il principio secondo cui il conflitto sociale sarebbe ormai antistorico, i percorsi di lotta dei mille movimenti che si oppongono a questo presente fatto di precarietà, morti sul lavoro, guerra, devastazione ambientale, proibizionismo, dominio patriarcale, controllo, vengono derubricati a fastidiosi problemi di ordine pubblico.

 

Esprimiamo solidarietà e vicinanza ai compagni e alle compagne, ai  precari e alle precarie che stanno subendo ingiustamente una gogna  mediatica e giudiziaria pesantissima, rischiando molti anni di  condanna per reati che semplicemente non hanno commesso. Ai compagn@ sotto processo a Genova, ai compagn@ imputati nel processo di Cosenza, ai compagn@ inquisiti per i fatti del 6 novembre ’04.  Noi in risposta rilanciamo con forza le battaglie contro la precarietà del lavoro, dei  diritti, della vita.

 

* Il 2 febbraio saremo tutt@ a Cosenza, a manifestare contro la repressione,per le libertà e per la giustizia sociale.

* Il 31 gennaio a partire dalle 9:30 saremo tutt@ a Roma sotto il Tribunale di Piazzale Clodio per una conferenza stampa sulla manifestazione di Cosenza e per dimostrare ancora una volta che le lotte sociali non si processano, che la vera rapina è quella che noi precari@ siamo costretti a subire ogni  giorno, fatta di caro vita, di affitti impossibili, di devastazione ambientale, di lavori precari,  insicuri e a nero, di morti sul lavoro, di mancanza di spazi sociali fuori dalle logiche  del mercato e dall’ insostenibile assenza di reddito e garanzie sociali.

 

I COMPAGNI E LE COMPAGNE DI ROMA

 

 


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28-01-2008 - Joggiavantfolk invita tutti a scendere in piazza con tamburelli, organetti, zampogne, surduline, chiavi e bottiglie...

Per il processo al "SUD RIBELLE" che vede coinvolti 13 ragazzi/e meridionali (anche di cosenza), sono stati chiesti qualcosa come 50 anni di carcere. Abbiamo dato più volte spazio, anche all'interno del nostro festival, all'assurdo processo nei confronti dei ragazzi/e accusati di associazione sovversiva. Lo abbiamo fatto consapevoli non solo dell'assurdità dell'impianto accusatorio ma soprattuto perchè ci sentiamo vicini a chi lotta per la difesa dei beni comuni e del territorio, contro la guerra, per la libertà e per la giustizia sociale. E' importante oggi scendere in piazza e mobilitarsi per difendere il nostro diritto a voler cambiare il mondo!!!
lo joggiavantfolk invita tutti a scendere in piazza con tamburelli, organetti, zampogne, surduline, chiavi e bottiglie...al vino ci pensiamo noi!!!!


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28-01-2008 - La 'ndrina del giusto processo - Radicali di Sinistra

La Calabria si è trovata al centro di non edificanti vicende processuali e amministrative. Negli ultimi mesi, negli ultimi anni. Si è creato, nel dibattito politico, il convincimento nazionale che esista un caso Calabria, in ordine alla sua classe dirigente, che ha di certo fornito un nuovo impulso a un atto amministrativo tipico: la nomina. Solo quelle vivisezionate dalla stampa, più per elogi o per polemiche sottobanco che non per ragionamenti di merito. Solo quelle al centro dell'attività comiziale dei partiti calabresi tutti, con la tristezza di notare che il mal comune non è ancora diventato... mezzo gaudio. A ciò si aggiunga che molti dei procedimenti rivolti a presunti esponenti della criminalità cosentina hanno disvelato, se ve ne fosse bisogno, una volta di più le connessioni con altri gruppi regionali, ramo ‘ndranghetista, la mafia più potente ai tempi di oggi. Mafia militare, intendiamoci. Il metodo mafioso viene invece sperimentato anche in settori extracriminali, come si rende conto il Legislatore dei 416bis e ter, scritti peraltro approssimativamente, laddove si osservi che il diritto di voto non è più (se mai lo è stato) minato dalle erogazioni di denaro, ma dai giri chiaroscuri delle promesse, dei vantaggi, dei reticolati di piaceri. Questo quadro desolante dovrebbe continuare ad avere come già ha avuto una voce critica, fortemente attenta, sociale, non irreggimentata: il movimento che contesta la deriva economicistica, esclusivamente finanziaria, di industria bellica, estrattiva ed egemonica, della globalizzazione. Invece, questo tentativo di discussione e di legittimo dissenso è finito imbrigliato in un procedimento, quello cd "Sud Ribelle", che non ha risparmiato il grande dispiegamento di mezzi, informatici o tecnologici o comunque tecnici, un certo vaniloquio degli opinionisti, un'allarmante disattenzione verso i problemi, anche giudiziari, della Regione Calabria e della Città di Cosenza. I tredici imputati meritano ogni solidarietà, umana e politica. Su questo punto varrebbe la pena di spendersi: il merito non è stabilire se lottare contro la globalizzazione mercatoria sia giusto o sbagliato. Su questo, i tredici imputati e il mondo intero ne sono convintissimi, vigilerà la Storia. Il merito è che un giudizio di dissenso è pienamente legittimo e non c'è dissenso alcuno che induca pericolosità sociale. Inoltre il diritto penale, e quello processuale soprattutto, negli ultimi due secoli ha tentato di procedere e resistere esplicitamente mettendo al centro della propria azione il fatto (tipico) del reato. Come può ora tornare a reprimere il crimen dell'ideologia, della sovversione, sulla base del pensiero, della contestazione, dei convincimenti? È una contraddizione in termini insanabile. Il Codice Penale, intatto dal 1930, prevede ancora poco chiare figure di reato che nascono tutte da e tutte tipiche sono di un regime autoritario, corporativo, fascista. Accettare che vengano applicate ai ragazzi del procedimento "Sud Ribelle" significa riconoscere la necessaria sussistenza di un regime autoritario, corporativo, fascista, che la Costituzione però ha travolto da circa sessant'anni. A livello imperativo, cogente. Non di "indirizzo", di "raccomandazione", di "principio" e quant'altro. Prima la Storia e ora la Giustizia, anch'essa come la Fortuna rappresentata non raramente "bendata": la Giustizia bendata è giustizia ingiusta, cioè non è giustizia. Essa sola certamente saprà sbuffare via e scoppiare la bolla di sapone che in suo onore si è preteso di creare.
DOMENICO BILOTTI
Coordinatore Regionale Radicali di Sinistra


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28-01-2008 - Cosenza per noi - di Spazio documentazione il grimaldello Genova e Oliva Vittoria

In questi giorni sta per concludersi a Cosenza un processo molto
simile a quello appena terminato a Genova. Anche in questo caso un gruppo di
persone, appartenenti al "Sud Ribelle", si trova di fronte ad accuse
gravissime: "sovvertire violentemente l'ordine economico costituito nello
stato" per aver partecipato alle grandi manifestazioni in occasione del
vertice OCSE di Napoli e del G8 di Genova nel 2001.

Non che sovvertire con qualsiasi mezzo necessario l'ordine economico
costituito nello stato sia di per sé un fatto gravissimo, anzi ci sembra
essere l'unico obiettivo sensato per ogni sfruttato. Il problema è che
gravissime sono le pene previste. Infatti il pubblico ministero ha chiesto
una cinquantina di anni carcere ed altri di libertà vigilata

Chi detiene il potere vuole continuare a tenerselo e per questo vorrebbe
"regalare" anni ed anni di carcere a chi ha lottato, si è ribellato, ha
manifestato irriducibile dignità. Per questo una serie di fatti specifici,
avvenuti ad esempio durante le manifestazioni, sono stati gonfiati,
inventati, estesi ad altri, trasformati in reati associativi, aggravati da
termini che possano ricondurre ad un immaginario di guerra (quali la
devastazione ed il saccheggio) in modo da moltiplicare la pena. Così, mentre
l'unica guerra evidente, con bombardamenti o meno, è quella scatenata dal
capitale per continuare ad opprimere, si prospetta un altro scenario di
condanne per chi a questa guerra resiste.

Le risposte che si vorrebbero dare ai continui attacchi repressivi
languono. Non è bastato l'esito del processo di Genova per sgombrare il
campo dagli appelli grondanti di lezioni di democrazia, di sdegno per accuse
risalenti al codice del periodo fascista, di richiami alla Costituzione, di
paragoni con le avvenute promozioni dei torturatori in divisa: un'altra
manifestazione con una lista chilometrica di adesioni, zeppa di partiti e di
rappresentanti delle istituzioni, pesa come un macigno sul futuro di coloro
che con partiti ed istituzioni non hanno nulla a che spartire, quelli che,
ancora una volta, potrebbero essere i "cattivi" che pagano per tutti perché
rivendicano in toto la radicalità delle azioni avvenute.

L'appello lanciato per indire la manifestazione di sabato 2 febbraio a
Cosenza sottolinea che, per i fatti del vertice OCSE di Napoli e del G8 di
Genova, furono arrestate venti persone che erano state fra gli organizzatori
del Forum Sociale Europeo di Firenze, "una delle più importanti esperienze
di partecipazione democratica realizzate nel nostro paese". Per definizione,
dunque, queste persone dovrebbero rientrare fra i buoni. Se qualcuno non
avesse contribuito all'organizzazione di importanti esperienze democratiche,
al contrario, rientrerebbe per definizione tra i cattivi.

A noi non importa un fico di qualsiasi cosa abbiano organizzato nello
specifico queste persone. Ci importa, caso mai, che durante la lunghissima
storia che ha portato al processo contro il "Sud Ribelle" molti fra gli
accusati abbiano già preso le distanze dai coimputati e che alcuni abbiano
fatto carriera all'interno di partiti ed istituzioni. La discrepanza fra
imputati eccellenti ed imputati "qualunque" si rivela, quindi, ancora più
rilevante che nel processo di Genova.

Ci importa che ancora una volta non riesca il gioco che ha indicato Carlo
come primo cattivo e dopo lo ha riabilitato perché le forze dell'ordine
erano state più cattive, quello stesso gioco che ha poi additato i
processati di Genova come "blocco nero" per poi scagionare la metà. Non è
affatto una consolazione che Carlo ora sia un simbolo, che molti il 17
novembre pensassero di essere in piazza a Genova per manifestare solidarietà
a tutti gli imputati, che un tribunale abbia riconosciuto le menzogne di
qualche poliziotto o carabiniere. Il fatto è che Carlo è morto, che 10
persone dovranno affrontare un processo di appello per devastazione e
saccheggio con una tremenda condanna alle spalle, che ancora nel napoletano
o a Cagliari persone che non vogliono morire avvelenate siano state
selvaggiamente picchiate da altri poliziotti o carabinieri.

In questa fase di involuzione di molte coscienze (sollecitate solo
dalla salvaguardia degli interessi clericali) e di allarmismo sicuritario,
tendente ad un'oggettiva fascistizzazione, che complicano l'esistenza di
tutti coloro che vogliono continuare a lottare, stanno però intervenendo
altrettanto oggettivi disastri economici ed ambientali che sempre più spesso
determinano reazioni non solo rabbiose, ma organizzate e raccordate fra
loro. Basti pensare alla TAV, agli inceneritori e le basi militari, ai posti
di lavoro segnati da continue morti, a quanti supportano le rivolte e le
fughe dai CPT dove vengono deportati gli immigrati che cercano scampo alla
guerra e alla fame. Questo va letto in una possibile prospettiva di
cambiamento dei rapporti di forza e deve essere pratica per una crescita
comune che eviti i particolarismi e le alleanze puramente tattiche.

Ricominciamo quindi a gestire collettivamente e in un ottica di classe
la storia di questi anni, non cediamo alle lusinghe di chi vorrebbe vederci
imploranti a chiedere giustizia ai responsabili dell'ingiustizia: ci
chiederebbero ben presto di implorare perdono.

Costruiamo ovunque momenti di informazione e solidarietà attiva con gli
imputati del processo di Cosenza per dimostrare in modo palese la nostra
determinazione nel continuare la lotta e per rivendicare i percorsi di
ribellione allo stato di cose presenti: del resto che le masse scese nelle
piazze di Napoli e Di Genova fossero storicamente nel giusto è dimostrato
dalla realtà devastata che è sotto gli occhi di tutti nonché dalle squallide
disavventure di un ceto politico dirigenziale, di qualsiasi colore o
sfumatura, che chiede l'impunità per sé stesso comminando anni di galera a
chi si ribella.

Spazio di documentazione il grimaldello Genova

vittoria oliva

L'Avamposto degli Incompatibili
www.controappunto.org

 


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28-01-2008 - Tre personaggi in cerca di clamore - di Adriano D'Amico

Cosenza, dopo le richieste del PM al processo No Global
Dopo una requisitoria di sei ore, Domenico Fiordalisi, pubblico ministero nel processo No Global a Cosenza, ha decretato l'atto finale del suo impianto accusatorio, confermando le gravissime accuse mosse a tutti gli attivisti del Sud Ribelle, differenziandone le condotte, ergo gli anni di galera richiesti: dai 6 anni e 6 mesi di reclusione, più tre di libertà vigilata, per Francesco Caruso, Luca Casarini e Francesco Cirillo; ai 3 anni e 6 mesi di reclusione, più 2 di libertà vigilata, per Michele Santagata, Giuseppe Fonzino, Antonino Campennì ed altri; ai 2 anni e 6 mesi di reclusione, più 1 di libertà vigilata, per Claudio Dionesalvi ed altri.
E' la rivincita del pubblico ministero o la sconfitta della politica? E' o non è un processo politico? Tanti gli interrogativi che alla fine dell'udienza aleggiano nell'aula della Corte d'Assise di Cosenza. Fiordalisi lo sa bene che è il suo giorno, ed utilizza fino in fondo gli strumenti di un copione scritto a più mani, del quale, ahi noi, siamo in parte complici.
Fiordalisi sa bene che è un giorno importante. Sono passati tanti anni da quando, giovane magistrato, fresco di nomina, con i fronzoli argentati sulla toga, si imbattè in quelle maledette carte della Jolly Rosso; e poi il Caso Lanzino: grane, tante grane, che gli stoppano l'ascesa. Pensieroso e taciturno, lascia la Procura di Paola e viene trasferito a Rossano Calabro, lontano da scandali e pettegolezzi, in mezzo a tante scartoffie civili: decreti ingiuntivi ed azioni possessorie gli curvano le spalle. Li, tra i meandri cupi del Tribunale, nelle stanze grigie dell'udienza civile, medita e sogna il ritorno. Poi finalmente il trasferimento a Cosenza. Qui, insieme ad uno strano GIP e ad un ancor più strano capo della Digos, sotto gli occhi protettivi di un procuratore imbalsamato, la manna dal cielo per tre personaggi in cerca di clamore: il rapporto-spazzatura dei Ros, rifiutato dalle procure di mezza Italia. L'astuto PM, voglioso di riscatto, si immagina già le prime pagine dei giornali, la gloria, quella gloria postuma che tanto sognava.
Eccolo il processo No Global, che fa il paio con i 9.000 processi sociali ad oggi pendenti in Italia; che da linfa avvelenata ad una procura collassata come quella di Cosenza, ove avanzano i potenti con le mazzette della 488 sotto il braccio; quelli con i colletti bianchi ed il pc; quelli con la tonaca; ma arrangano i deboli, ai margini di una società di merda, che si rispecchia nello squallore di un pacchetto sicurezza, varato dal governo che ci meritavamo.
Domenico Fiordalisi ha usato gli strumenti che l'ordinamento giudiziario gli consente di utilizzare; altro che processo politico, ha processato tutti noi, perché le accuse a carico di Michele Santagata e compagni ci riguardano; ha processato tutti noi che in questi anni non siamo riusciti a cancellare l'ignominia dei reati ideologici; i corpi speciali di Polizia e Carabinieri e quant'altro non ci fa uscire da una legislazione d'emergenza varata ai tempi in cui si imbrattavano i muri con la Kappa; il maledetto archivio non autorizzato dei Carabinieri, che consente ai Questori, sul paradigma annotazione di polizia uguale precedente penale, di emettere condanne senza appello nei confronti dei deboli e degli oppressi.
E' in questo contesto che Fiordalisi si muove da primo attore: i suoi capelli sono più bianchi, certo; ma sulla toga nera sfoggia fronzoli dorati, segno del tempo passato, che significa gloria e successo; è il protagonista in un teatrino che vorremmo non vedere, ma che rispecchia bene il mondo che viviamo.
Alla fine della requisitoria, dall'alto della sua cattedra, il PM indica, nell'autunno del 2001 la scomparsa del Sud Ribelle. Questo no! Non possiamo consentirlo a lui, né a nessun altro di scrivere la storia, la nostra storia. Ne siamo convinti, lo so, ma non basta.
La speranza nel futuro, che si coglie nello sguardo fiero di Vittorio, nell'assemblea autogestita al Rialzo, luogo simbolo dell'Altracosenza, ci deve indicare la strada, quella che il 2 di febbraio ci farà ritrovare tutte e tutti a Cosenza, per riprenderci il mondo che vogliamo.
Adriano D'Amico
Segreteria Provinciale PRC Cosenza


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25-01-2008 - L'ARCI sul Processo di Cosenza

PROCESSO DI COSENZA:
IL PM CHIEDE LA GALERA PER GLI ORGANIZZATORI DI GENOVA 2001
L'ARCI INVITA A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE A COSENZA IL 2 FEBBRAIO

Sei anni di carcere con l'aggiunta di tre anni di libertà vigilata. Sono le richieste del Pm Fiordalisi per Francesco Caruso, Luca Casarini, Francesco Cirillo accusati, insieme ad altri 10 attivisti di "associazione finalizzata a sovvertire l'ordine economico dello stato". Pene fino a tre anni per gli altri imputati.

 

Il processo di Cosenza si avvia a conclusione.

 

Nessun altro reato è contestato agli imputati se non quello di essere stati fra gli organizzatori delle giornate di Genova e Napoli nel 2001.

 

Nella requisitoria Fiordalisi ha portato come prova dell'impianto accusatorio, tra l'altro, la partecipazione degli imputati alle riunioni del Genoa Social Forum, a cui eravamo presenti in tanti e tante, in rappresentanza di associazioni, organizzazioni non governative e di terzo settore, sindacati e in cui abbiamo sempre lavorato insieme e per consenso.

 

Organizzare la partecipazione democratica in questo paese è un diritto garantito dalla Costituzione. Riteniamo nostro dovere difenderlo.

 

Domani nella Giornata Globale del Forum Sociale Globale saremo di nuovo in azione in tutto il mondo.

 

Sarà una occasione importante per difendere la democrazia di questo paese, per esprimere solidarietà agli imputati, e per invitare tutti a partecipare alla manifestazione nazionale che si terrà a Cosenza, il giorno prima della sentenza, sabato 2 febbraio.

 


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25-01-2008 - Dichiarazione di Luciano Muhlbauer

COMUNICATO STAMPA

 

NO GLOBAL: SOLIDARIETÀ CON GLI IMPUTATI DI COSENZA

UN PROCESSO PER ASSOLVERE I RESPONSABILI DELLA REPRESSIONE DI GENOVA

 

Dichiarazione di Luciano Muhlbauer,

consigliere regionale Prc-Se

"Il processo di Cosenza contro 13 attivisti di Sud Ribelle rischia di trasformarsi da farsa in tragedia. Infatti, il Pm Fiordalisi ha chiesto pene da 2 anni e mezzo fino a sei anni, per un totale di 50 anni.

Questo processo ha tutti i requisiti per essere ricordato dai nostri posteri come un esempio di malagiustiza. Il castello accusatorio è talmente inconsistente da basarsi unicamente su un teorema politico, cioè sulla considerazione che la partecipazione degli imputati all'organizzazione delle mobilitazioni contro il Global Forum di Napoli e il G8 di Genova del 2001 equivalesse al reato di associazione sovversiva. Insomma, sono accusati di un qualcosa che nel 2001 hanno fatto migliaia di persone in tutta Italia, il sottoscritto compreso, nell'esercizio delle proprie libertà civili e politiche.

A riprova della totale inconsistenza dell'accusa, possiamo poi ricordare che il drappello di funzionari di polizia, inviato nel 2002 alla ricerca di una procura disponibile ad aprire questo procedimento, dovette bussare a mille porte, prima di trovare quella spalancata del Pm Fiordalisi. E questo spiega anche la stranezza che un processo che riguarda fatti accaduti a Napoli e Genova si svolga nella lontana Cosenza.

In altre parole, se fossimo di fronte a una mera questione di giustizia e di legge, questo processo non sarebbe nemmeno mai iniziato. Ma qui la legge non c'entra, qui c'entra invece quella politica che da sette anni tenta di trascinare con ogni mezzo i movimenti nei tribunali, per postulare la loro presunta colpevolezza e, così facendo, assolvere i responsabili della sospensione dei diritti civili e delle violenze contro i manifestanti nel luglio 2001, che allora sedevano nei Ministeri e al massimo vertice della Polizia di Stato.

Esprimiamo quindi la nostra completa solidarietà con i 13 attivisti sotto processo e invitiamo alla partecipazione al corteo che si terrà il 2 febbraio prossimo a Cosenza, contro la repressione, per le libertà e per la giustizia sociale." 

Milano, 25 gennaio 2008

 


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23-01-2008 - Piperno e Catizone: COSENZA, CITTÁ SOVVERSIVA

 

COSENZA, CITTÁ SOVVERSIVA
 

   La vicenda giudiziaria dei militanti della rete "Sud Ribelle" - degli altri coimputati calabresi nonché del napoletano Francesco Caruso e del veneziano Luca Casarini - ha avuto inizio quasi sei anni fa, quando la nostra città viveva ancora quella sua fase di rinascita culturale e rinnovamento urbanistico. A quei tempi, Cosenza costituiva un riferimento non solo per le altre città calabresi ma anche per quelle, di dimensioni urbane analoghe, sparse per tutto il Meridione.

   Va detto subito, per l'intelligenza di tutta la vicenda, che, all'epoca, anche l'amministrazione cittadina era diversa, talmente diversa da organizzare subito, all'indomani degli arresti, assieme a centinaia di giovani militanti no-global di ogni parte d'Italia, una grande manifestazione di protesta contro i provvedimenti giudiziari e di solidarietà attiva verso coloro che ne erano colpiti.

   Si è trattato di una delle più grandi manifestazioni, per numero di partecipanti e fusione collettiva, che Cosenza abbia mai conosciuto nel corso della sua lunga storia. La città era quasi tutta là, orgogliosa e fiera dei suoi giovani figli ribelli.

   In effetti, i mandati di cattura apparivano provvedimenti giudiziari molto gravi ma poco seri, scarsamente credibili. L'idea della locale Procura era che, dalla Calabria, tra Diamante e Cosenza, fosse partito, nel ‘98 un disegno sovversivo contro "l'ordine economico mondiale"; e che le stesse giornate sanguinose di Genova rientrassero in quel disegno; tutto questo prima d'essere incredibile risultava, con ogni evidenza, ridicolo.

   V'era, piuttosto, il sospetto che la stessa mano che aveva ordinato le cariche ed i pestaggi a Genova, avesse voluto, l'anno successivo, costruire, a Cosenza, un contro-altare al processo avviato nella città ligure contro gli alti funzionari di polizia responsabili, insieme a decine di agenti e carabinieri, non solo di violenze fisiche al limite del sadismo ma anche di omissioni e false testimonianze volte ad occultare quelle stesse violenze. Così sembrava; anche perché v'era un raccordo istituzionale tra i pestaggi contro i no-global  a Genova ed i mandati di cattura contro i no-global a Cosenza, cioè  tra capo della polizia e procura cosentina, rappresentato da un certo sottosegretario del governo Berlusconi, sottosegretario qualche po' corrivo, il cui nome, al momento, ci sfugge...

   Da allora, il processo si è trascinato stancamente, udienza dopo udienza, per tutti questi anni. Nel frattempo la città è degradata: i finanziamenti europei sono intercettati e dissipati dalla più pericolosa tra le criminalità, quella rappresentata da certo ceto politico; la pubblica denuncia delle attività della malavita tradizionale ha il sapore dell'alibi; sorgono come funghi palazzoni brutti e costosi; i nuovi quartieri sono privi di piazze e perfino di marciapiedi; le strade, sempre più strette, sono intasate dalle macchine; le assunzioni del personale pubblico avvengono secondo un criterio familistico-clientelare, talmente sicuro di sé da evitare l'ipocrisia del nascondersi.

   Anche l'amministazione è cambiata, come è giusto che sia; ora ve ne è una del tutta adeguata ai tempi.

   Quel che risulta paradossale è che la Procura cosentina abbia speso i soldi dei contribuenti per occuparsi delle vite parallele di Cirillo e Caruso, piuttosto che gettare una occhiata  nel mondo purulento della speculazione edilizia e della corruzione istituzionale.

   In mezzo a tanta degenerazione vi sono questi ribelli che testimoniano con le loro vite contro la rassegnazione ed il cinismo. Sono loro che salvano l'onore della città. Per questo anche noi saremo presenti agli appuntamenti pubblici in occasione delle ultime scadenze processuali; ed invitiamo le donne e gli uomini a dimostrare, come sei anni fa, la solidarietà ai figli migliori di questa città.

Franco Piperno   Eva Catizone

 


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