Il principio del divismo e l'effetto d'impotenza.
"Il nemico talvolta marcia alla vostra testa". (Bertolt Brecht)

di ZONINOZ

Pubblicato qui:
https://issuu.com/lamelmadeigiorni/docs/melma_revisione_2013_small/26

Il divo è il modello, noi solo una sua brutta copia: la ri-produzione sociale ha bisogno dei suoi cliché, perché ognuno se ne stia in riga al suo posto e sia realisticamente prevedibile. La "realtà" deve essere prevedibile, in linea di principio: senza regolarità o aspettative è solo caos, sogno, desiderio, "produzione" selvaggia e non ri-conoscibile, mentre è "reale" solo ciò che è regale. E il divo funge da calco regale per la decalcomania illimitata di una realtà adesiva "di massa": o si è "in" o si è "out", figo o sfigato, vincente o perdente, tertium non datur. Il divismo è un principio di realtà che opera per selezione e omogeneizzazione stratificata. Naturalmente serve una gerarchia fra modello e copie: se il divo è un assioma, deve essere irraggiungibile. Sono un figo perché gli assomiglio, perché mi si riconoscono proprietà conformi al marchio, non perché sono un divo ma perché ne derivo in modo univoco, perché "partecipo".
Come in ogni sistema assiomatico, anche la realtà adesiva dei divi deve chiudere il cerchio, trovare il suo principio di chiusura, colmare i vuoti, esaurire le possibilità combinatorie: se c'è il divo pro-sistema allora deve esserci anche il divo anti-sistema. Il divismo, come ogni principio di selezione, soffre di horror vacui: l'album delle figurine deve essere completo o completabile, anche se illimitato (come in ogni assiomatizzazione che si rispetti, non c'è limite al limite). E la scacchiera non può avere caselle scivolose o sfondate e pezzi a sorpresa, non numerabili o mutanti. I ruoli sono unità di misura su cui la realtà adesiva di massa deve poter contare. Naturalmente, ogni pezzo ha (o è) una parabola. Ma è fondamentale che sia la parabola di un divo: il desiderio che convoglia deve essere ri-producibile in traiettorie centripete ripetibili, opportunamente trafilato e montato in serie. La copia (il figo) deve essere conforme al modello (il divo), recare il marchio regale di ogni realtà rispettabile. Il divo anti-sistema, per esempio, per esser tale deve poter trafilare il figo anti-sistema. Se la trafila non riesce, allora non c'è divo (e, solo secondariamente, per il principio del divismo, ne deriva che non c'è figo).
Una "massa" può esistere senza divismo? Anzitutto una "massa" in quanto "massa e basta" è indifferenziata, indeterminata, inenarrabile e priva di profili e traiettorie. Non si può dire che sia attiva ma neppure passiva: già il semplice patire ha le sue linee più o meno segmentate. La "massa" è "reale in quanto massa" solo se riconoscibile come tale, entro la prospettiva gerarchica dei modelli e delle copie, altrimenti è una molteplicità non riproducibile. Perché si possa dire "reale" una massa, è necessario togliere differenza ed estrarre variabilità alle molteplicità non numerabili (moltitudini che non sono il mero multiplo di una unità elementare omogenea -regale- e che, dunque, non sono "massa"). Ci vuole una riduzione all'uniforme, attraverso selezione e omogeneizzazione perché si dia qualcosa come una "massa". Insomma, è necessaria una lavorazione per contrazione ed estrazione di differenze su larga scala per obliare dissomiglianze e ripetere soltanto somiglianze. Il principio del divismo è un principio di realtà o regalità che, contraendo somiglianze e sottraendo differenze, realizza una massa distaccandone ogni determinazione. Se un massa si ottiene per sottrazione e riduzione all'indeterminazione come elemento riempitivo di un calco, il divo in quanto modello ne è l'unità di misura vuota. Nessuno è un divo: c'é solo una decalcomania di vincenti (il figo) e perdenti (lo sfigato), presi nella parabola desiderante del divo (non dobbiamo confondere interpretato e interpretante: il divo è un ruolo). Se il divo è una unità di misura vuota, un cliché riproduttivo, allora il figo (non meno del sedicente sfigato) è impotente, perché è separato dalla propria potenza. Il figo è solo un adesivo scollato dalle possibilità che gli sono proprie, perché scartate in quanto "sfiganti" e "fuori gioco". In quest'ottica, il figo pro-sistema ed il figo anti-sistema sono intercambiabili, poiché entrambi, riconoscibili nell'album di figurine, si muovono impotenti sulla scacchiera di un gioco già dato e prevedibile, nel rispetto delle regole assiomatizzate dal divismo, riproducendo il cliché che li ha trafilati in serie e che li ha "realizzati".
Il divismo riduce ogni cosa all'impotenza della presenza in un piano di gioco prefigurato. Il suo grido è: "resistere è inutile!". Ci vuole ottimismo senza speranza per resistere al presente e non soccombere alla stupidità. Occorre inventare nuove strategie, divenire impercettibili e ripetere imperturbabili: "preferirei di no".

ZONINOZ (2012)