"Rizoma" in "Mille piani"
di Gilles Deleuze e Felix Guattari

Mille piani - INTRODUZIONE

 

Oche, gramigne, tuberi e rizomi

 

«L’occhio, che sembrava un tempo l’elemento principale attorno a cui ruotava il concetto di comunicazione visiva, presupponendo il fenomeno percettivo, la componente psicologica, e così via, è divenuto un elemento meno centrale. Esso si è, per così dire, distribuito dentro più linee di relazione, comprendenti l’elaborazione mentale dei dati visivi, la loro interpretazione, la loro relatività culturale, e così via.
La comunicazione visiva appartiene sì alla categoria superiore della comunicazione, ma ne è anche una collateralità. In altre parole, possiamo percorrere in piano (sullo stesso piano) i sentieri che collegano rizomaticamente questi due concetti. Il viaggio si … randomizza!
Con il termine rizoma (rizhome) i francesi Deleuze e Guattari intendevano un particolare modello semantico da opporre a tutti i modelli basati sulla concezione di albero (imperanti in tutte le discipline, dalla linguistica alla biologia). Il modello ad albero prevede una gerarchia, un centro, e un ordine di significazione. Nell'albero i significati sono disposti in ordine lineare. Invece, secondo gli autori, a differenza degli alberi o delle loro radici, il rizoma collega un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi, e ciascuno dei suoi tratti non rimanda necessariamente a tratti dello stesso genere, mettendo in gioco regimi di segni molto differenti ed anche stati di non-segni. (…). Rispetto ai sistemi centrici (anche policentrici), a comunicazione gerarchica e collegamenti prestabiliti, il rizoma è un sistema acentrico, non gerarchico e non significante (Gilles Deleuze e Félix Guattari, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia (1980), sez. 1, Castelvecchi 1997, p 33 sgg.).

Per le sue caratteristiche semiotiche il rizoma è stato spesso impiegato come metafora della Rete, la quale sarebbe stata comunque realizzata in un tempo successivo al 1980.

Deleuze e Guattari descrivono sei principi che stanno alla base del rizoma. Alcuni di questi sono somiglianti a quelli che caratterizzano il funzionamento della Rete.

  1. Il primo principio, Principio di Connessione, ricorda il tessuto dei collegamenti ipertestuali della Rete. Infatti secondo tale principio "qualsiasi punto del rizoma può essere collegato con qualunque altro”.
  2. Secondo il Principio di Eterogeneità il rizoma mette in collegamento sistemi semiotici diversi. Il rizoma è una costruzione multimediale o, in altre parole, raggruppa elementi significativi di natura diversa, ognuno dei quali possiede una sua identità e una sua caratteristica.
  3. Il Principio di Molteplicità esalta il concetto che il rizoma è un sistema aperto, liberamente e infinitamente percorribile, come sarebbe stata la Rete, la quale, a sua volta, avrebbe permesso d’inseguire molteplici percorsi, dandovi altrettanti valori. Sempre nuove interpretazioni, pertanto, possono essere elaborate, proposte e diventare, a loro volta, dati del rizoma. Chi percorre il rizoma, in qualche modo vi è reso partecipe!
  4. Il quarto principio, o Principio di Rottura Asignificante, parte dalla constatazione che tutti i testi tradizionali sono separati da “rotture" significanti perché postulano sensi diversi. Nel Rizoma, così come poi nella Rete, invece il salto da un testo all'altro non comporta rotture significanti, anzi il senso della navigazione tra i punti, o dati, provoca l’esperienza d’imprevedibili scoperte da reintepretare e da riconnettere tra loro.
  5. Il quinto principio, detto della Decalcomania, strettamente collegato per via oppositiva al sesto, definito principio della Cartografia, apre la questione del calco, dell’imitazione pedissequa, indicando un testo, o un dato, il cui significato può essere infinitamente riprodotto, senza che in nessuna riproduzione il suo senso venga alterato o modificato: come nel caso dell’informazione genetica, che passa da un individuo all’altro della specie, ricalcando ogni volta lo stesso codice.
  6. La Cartografia, invece, si predispone alla forma della mappa, di un percorso di possibilità, apparentemente tutte segnate, com’è in effetti un foglio in cui sono stampate o disegnate tutte le vie e le piazze di una città: non è vero che siamo sempre obbligati a seguire le indicazioni della mappa. Possiamo arrivare dove vogliamo per infinite scelte di percorso. Possiamo perderci, ma – aggiungo io, che ho di molto semplificato la parte più ostica del pensiero dei due autori – è importante che sappiamo ritrovare la strada dell’albergo.

Un rizoma unisce tra loro fenomeni e concetti molto distanti, ma tali per cui noi possiamo sempre trovarvi relazioni logiche o casuali, e comunque, sempre interagenti reciprocamente.»