Home


Gilles
Titolo:Gilles
Tecnica:olio su tela
Dimensioni:40 x 30 cm
Data:-
Nodi:
Ritratti
Home
ZigzagDownLoader (ZDL)
Download manager universale

un mio progetto freesoftware, rilasciato con licenza GNU/GPL v3 e successive:

ZigzagDownLoader (ZDL)

ZigzagDownLoader gestisce gli scaricamenti di alcuni downloader come Aria2, Axel, Wget, RTMPDump o cURL. Inoltre, può estrarre l'URL dei file da scaricare da servizi di file hosting e video streaming, scaricare TORRENT e richiedere e ricevere file via IRC/XDCC, senza alcuna interazione via CHAT. È compatibile con Conkeror, XXXTerm/Xombrero, Firefox (attraverso l'estensione Flashgot) e Microsoft Windows (tramite Cygwin).

Perché questo programma

ZigzagDownLoader è un gestore di download estensibile, robusto ed interamente controllabile da terminale. È nato come script specifico per la Bash e si è trasformato in un gestore per downloader come Wget, Axel ed Aria2 (downloader predefinito), estendendosi a servizi di video streaming e file hosting e integrandosi con altre applicazioni. Oggi ZigzagDownLoader è anche un downloader per IRC/XDCC: l'intero processo di scaricamento e recupero è automatico e non richiede alcuna interazione via CHAT. Inoltre, grazie all'adozione di Aria2, ZigzagDownLoader gestisce anche i TORRENT.

Nonostante i suoi limiti strutturali, il linguaggio della Bash si è rivelato adatto allo scopo, soprattutto per la flessibilità d'uso nella gestione dei processi di altri programmi. Una progressiva efficienza è stata raggiunta attraverso lo sviluppo di script monolitici nel linguaggio di Awk (Gawk). Il software include, inoltre, interpreti di altri linguaggi (attualmente: node.js e php, necessari al trattamento dei link di alcuni servizi), fornendo un supporto per ulteriori estensioni e sviluppi.

Almeno quattro direttrici di sviluppo

L'esecuzione dei downloader può richiedere assistenza: la connessione può interrompersi, l'indirizzo IP cambiare, i download incepparsi, i nomi dei file scaricati possono non essere intelligibili o coincidere con altri di file già salvati, ecc. In primo luogo, ZigzagDownLoader serve ad automatizzare la gestione ed il recupero dei download o a semplificarne eventuali interventi manuali. ZDL è pensato, soprattutto, per il download accelerato di grossi file e per il recupero del loro URL a partire da informazioni disponibili nel web o fornite dall'utente.

In secondo luogo, la gestione automatica è estesa a servizi di file hosting, video streaming, torrent e irc/xdcc: ZDL si sostituisce all'utente nelle operazioni inutili e noiose, riducendole all'unico atto di avvio del programma.

Un terzo obiettivo del progetto ZDL consiste nel fornire nuove articolazioni e modalità d'uso, allo scopo di costruire interazioni fra programmi e di rendere possibile un'automazione potenzialmente illimitata. La gestione dei download può essere controllata da terminali distinti in modalità diverse. Per esempio, ZDL può essere avviato in modalità demone e controllato in modalità interattiva. Anche l'avvio predefinito del programma offre diversi modi di interazione e di output. ZDL, inoltre, può essere integrato e collegato con altri programmi.

Infine, una peculiarità del progetto ZDL consiste nella ricerca di efficienza e portabilità: l'impiego degli strumenti forniti dalla Bash ne rende possibile l'esecuzione su hardware di limitate capacità e su sistemi operativi differenti. Pensato per GNU/Linux, ZDL è interamente funzionante anche su Windows tramite Cygwin (NB: perdendo molto in termini di efficienza). È tecnicamente possibile estenderne l'uso su altri sistemi operativi che supportano la Bash (per esempio MacOSX).

Installa ZDL

Installazione e aggiornamento

 

Sito web ufficiale:

Progetto di sviluppo software:

ZigzagProxy (ZPROXY) [italiano]
Un CLI per connettere via proxy

[GO TO THE ENGLISH VERSION OF THIS DOCUMENT]

Un'Interfaccia a Linea di Comando (CLI) (per Firefox, Chrome e altri programmi o comandi avviati dalla BASH)

Progetto (by zoninoz):
https://savannah.nongnu.org/projects/zproxy

Rilasci:
http://download-mirror.savannah.gnu.org/releases/zproxy/


ZigzagProxy (zproxy) è uno script Bash, attraverso il quale puoi connettere programmi e "linee di comando" ad Internet attraverso l'uso di proxy, selezionati per tipologia dall'utente (transparent, anonymous o elite/highly-anonymous). Zproxy estrae automaticamente proxy aggiornati da https://proxyscrape.com/free-proxy-list, li analizza, ne verifica l'effettivo funzionamento e li seleziona sulla base di una velocità ottimale (minimo 25 KB/s). È possibile, inoltre, attivare manualmente un proxy a scelta dell'utente.


INSTALLAZIONE:

  1. Scarica lo script d'installazione da:
    http://download-mirror.savannah.gnu.org/releases/zproxy/install_zproxy.sh
     
  2. Dai i diritti di esecuzione allo script:
    chmod a+x install_zproxy.sh
     
  3. Avvia l'installazione automatica:
    ./install_zproxy.sh


Uso (l'ordine degli argomenti non è importante):

[source|.] zproxy [opzioni] [comandi|programmi]


[source|.]:
È possibile attivare/disattivare un proxy per tutti i programmi/comandi avviati dallo stesso terminale: 'source' (abbreviato con un punto, deve essere sempre inserito PRIMA del comando) 'globalizza' la variabile 'http_proxy', rendendola attiva per tutte le applicazioni avviate dal terminale dopo ZigzagProxy.

Opzioni:
-h        --help           Manuale di ZigzagProxy

          --ip             Indirizzo IP attuale

-u        --update         Aggiorna ZigzagProxy

-d        --disable        Disabilita il proxy

-s        --ssl            Proxy HTTPS (ssl)

-t        --transparent    Seleziona il tipo di proxy
-a        --anonymous      automatico da attivare:
-e        --elite          Transparent, Anonymous, Elite

-p PROXY, -pPROXY          [-p|--proxy=] permette di attivare
          --proxy=PROXY    un PROXY scelto dall'utente

 

Comandi o programmi:
Il programma o i comandi da avviare con proxy attivo. In presenza di argomenti o, comunque, di spazi, è necessario racchiudere il comando fra le virgolette o gli apici singoli.


Esempi:

  • verifica di attivazione proxy:
      zproxy --ip
      zproxy -t "wget -qO- http://indirizzo-ip.com/ip.php"

     
  • attiva proxy per Chromium (Transparent o Anonymous):
      zproxy -t -a chromium
    oppure:
      zproxy -ta chromium
     
  • prova con Chromium:
      zproxy -t "chromium http://indirizzo-ip.com/ip.php"
     
  • attiva un proxy Transparent, Anonymous o Elite per tutti i comandi, script e programmi avviati dallo stesso terminale, dopo zproxy:
      source zproxy -tae
     
  • disabilita il proxy e aggiorna zproxy:
      zproxy -du
     
  • attiva proxy "123.123.123.123:8080" per il terminale:
      . zproxy -p "123.123.123.123:8080"
    oppure:
      . zproxy -p"123.123.123.123:8080"
    oppure:
      source zproxy --proxy="123.123.123.123:8080"


Note:
ZigzagProxy può attivare un proxy anche per Chrome/Chromium e Firefox/Conkeror.


Copyright (C):
Gianluca Zoni , 2012


Licenza:
GNU/GPL v.3 o successive: http://www.gnu.org/licenses/

ZigzagProxy (ZPROXY) [english]
A CLI to connect using proxies (Firefox, Chrome and any other program started from bash)

[VAI ALLA VERSIONE ITALIANA DI QUESTO DOCUMENTO]

ZigzagProxy (ZPROXY) is a Command Line Interface (CLI) to connect using proxies (for Firefox, Chrome and any other program or command started from bash)

 

Project (by zoninoz):
https://savannah.nongnu.org/projects/zproxy

Releases:
http://download-mirror.savannah.gnu.org/releases/zproxy/


ZigzagProxy (zproxy) is a CLI bash script, with which you can connect programs from bash using proxy (transparent, anonymous or elite/highly-anonymous, selected according to the type required by the user).
Zproxy extracts proxies from https://proxyscrape.com/free-proxy-list, analyzes them and checks whether they work, selecting those that allow a download speed higher than a default value


INSTALLATION:

  1. Download the installation script from:
    http://download-mirror.savannah.gnu.org/releases/zproxy/install_zproxy.sh
     
  2. Give users the right to execute the script:
    chmod a+x install_zproxy.sh
     
  3. Start the automatic installation:
    ./install_zproxy.sh


Usage (the order of the arguments is not important):

[source |.] zproxy [options] [commands | programs]

[Source |.]:
You can activate/deactivate a proxy for all programs/commands started from the same terminal: 'source' (abbreviated with a dot, must always be inserted BEFORE the command) 'globalizes' the variable 'http_proxy', making it active for all commands/programs started from the terminal after ZigzagProxy.

Options:

-h   --help           ZigzagProxy Manual

     --ip             Current IP address

-u   --update         Update ZigzagProxy

-d   --disable        Disable the proxy

-s   --ssl            HTTPS proxy (ssl)

-t   --transparent    Select the type of automatic
-a   --anonymous      proxy to activate:
-e   --elite          Transparent, Anonymous, Elite

-p PROXY, -pPROXY     [-p|--proxy=] allows to activate
     --proxy=PROXY    a PROXY chosen by the user


Commands or programs:
The program or commands to be started with active proxy. In the presence of arguments or, in any case, of spaces, it is necessary to enclose the command between quotes or single quotes.


Examples:

  • testing proxy activation:
      zproxy --ip
      zproxy -t "wget -qO- http://indirizzo-ip.com/ip.php"

     
  • activate proxy for Chromium (Transparent or Anonymous):
      zproxy -t -a chromium
    or:
      zproxy -ta chromium
     
  • testing with Chromium:
      zproxy -t "chromium http://indirizzo-ip.com/ip.php"
     
  • activate a proxy Transparent, Anonymous or Elite for all commands, scripts and programs started from the same terminal, after zproxy:
      source zproxy -tae
     
  • disable proxy and update zproxy:
      zproxy -du
     
  • activate proxy "123.123.123.123:8080" for the terminal:
      . zproxy -p "123.123.123.123:8080"
    or:
      . zproxy -p"123.123.123.123:8080"
    or:
      source zproxy --proxy="123.123.123.123:8080"


Note:
ZigzagProxy can also activate a proxy for Chrome/Chromium and Firefox/Conkeror.


Copyright (C):
Gianluca Zoni , 2012


License:
GNU/GPL v.3 or later: http://www.gnu.org/licenses/

 

È questo un vero NoBlog
Non uccidete la sperimentazione*

«Il medium è il messaggio»
Marshall McLuhan

È questo un vero NoBlog, perché il suo funzionare è già un concetto espresso, un "contenuto" immanente, che non è quello di un blog.
Il "progetto Rizoma", il software di questo sito dinamico, scritto in PHP e ospitato da Autistici/Inventati, è già un processo di ricerca che "esprime" una necessità di liberazione: ancor prima dei suoi supposti "contenuti", "desidera" esprimere l'espressione stessa.

(Quell'altro) "NoBlog" è ancora un blog, che fa uso di una logica di "esposizione" standard, è un "espositore" prefabbricato. In esso, il medium standard infor(m/n)a messaggi standard. Possiamo denominare un blog usando la "neolingua" del "bispensiero" e infarcirlo di retorica "no-blog", ma rimane un blog standard, fabbricato secondo un modello standard, fabbricato per uno standard adatto al cliché e al marketing.
La sperimentazione del bricolage dei concatenamenti possibili e di quelli impossibili e tuttavia reali, la ricerca della consistenza mai prima pensata perché limitata a priori dal "medium", restano programmaticamente FUORI da NoBlog. L'unica espressione permessa, secondo la sola consistenza/coerenza del mezzo prefabbricato, è quella di un software del "senso comune", secondo necessità e forma mentis che non sono e non possono essere quelle di chi vuole esprimere anche l'espressione stessa.

Fornire hosting per questo tipo di sperimentazione (esprimere l'espressione, praticando l'arte della tecnica qua tale) significa partecipare ad un'istanza di liberazione: supportare il tentativo di creare sempre nuovi modi di espressione, refrattari al fascismo del marketing.

«Se sai usare solo il martello, tutti i problemi ti sembreranno dei chiodi»

L'elaborazione di percorsi di liberazione passa attraverso la contestazione e la creazione di nuovi strumenti. Ogni "contenuto" del pensiero è "informato". Non si può prescindere dalle condizioni di possibilità e di realtà: lo stato di cose attuale va colto nella sua "virtualità" (in senso deleuziano) per poter essere compiutamente analizzato e dotato di un senso. E non c'è vera differenza di senso se vengono a mancare le condizioni per il "pensiero laterale". E parole pubblicate attraverso i media consueti tendono ad essere solo vecchia propaganda, perché tali parole funzionano ancora nel "modo" della propaganda: servono nuovi modi di inventare e praticare tecnologia.

«Non è il caso di chiedersi quale sia il regime più duro o il più tollerabile, perché è in ciascuno di essi che si scontrano liberazioni ed asservimenti…
Non è il caso né di piangere né di sperare, si tratta piuttosto di cercare nuove armi»

(da "La società del controllo")

Autistici/Inventati lo sa, perché è la sua vocazione originaria (mi sbaglio?). Non possiamo davvero arrenderci alla semplice fornitura di piattaforme prefabbricate, secondo modelli standard e di marketing! La vera rivoluzione non può che essere immanente e, per questo, necessita di sperimentazione immanente. Lo stesso "hacking" è una pratica potenzialmente rivoluzionaria, se in-clinata, attraverso il détournement, verso la costruzione di altri piani di consistenza. In Autistici/Inventati, per esempio, manca una piattaforma con lo scopo di supportare lo sviluppo di software libero e innovativo.

Temo che, con la decisione di chiudere l'esperienza di hosting, che dà modo di sperimentare ed esprimere nuova tecnica espressiva, Autistici/Inventati stia declinando omologandosi. Non basta fornire strumenti di comunicazione che garantiscano anonimato e privacy, se l'anonimato e la privacy servono, a loro volta, a garantire la permanenza di forme standard di pensiero, prefabbricate e non più contestabili con nuove pratiche.

Non chiudete questo sito!*

*) Appello rivolto ad Autistici/Inventati (questo scritto va letto in prospettiva bidimensionale "con nota":

  1. l'hosting rende possibili pratiche libertarie in tutti i sensi che il web può consentire a menti creative: non cedete alla logica del web pre-fabbricato!
  2. il mio sito ha un senso intrinsecamente legato al software, fabbricato da me con l'intento di realizzare un modo diverso, molecolare, di connettere idee, concetti, percetti e affetti. Si tratta di un progetto sperimentale in evoluzione permanente, con effetti su altri software
  • (nota) argomentazioni pro-sicurezza non reggono, sia per esperienze passate -sono stato io a dirvi quali erano le vostre falle, non voi a correggere le mie- sia per il futuro: è lo stesso argomento liberticida proposto da tutte le pseudo-democrazie attuali di fronte a una fonte di terrore ad hoc)
Creatività e rappresentazione.
[...se sai usare solo il martello tutti i problemi ti sembreranno dei chiodi]

«Le diverse rappresentazioni linguistiche dei numeri possono rallentarne o accelerarne l'apprendimento, a seconda della lingua. Un gruppo di psicologi guidato da Kevin Miller ha chiesto a bambini americani e cinesi della stessa età di dire più numeri che potevano a partire da 1: a quattro anni i bambini americani arrivavano in media a 15, mentre quelli cinesi riuscivano a contare fino a 40, e probabilmente una delle ragioni della riuscita meno buona dei primi è che la rappresentazione dei numeri a due cifre è meno trasparente in inglese che in cinese.

Spesso, il ruolo decisivo della rappresentazione nel pensiero viene minimizzato a causa di un'idea di razionalità per cui, quando due enunciati sono matematicamente o logicamente identici, rappresentarli in una forma piuttoso che in un'altra non dovrebbe avere importanza - e quei dati empirici che dicono che ne ha sono considerati un segno dell'irrazionalità umana. Così, però, si ignora il fatto che trovare una buona rappresentazione di un problema è essenziale per risolverlo e che il giocare con rappresentazioni alternative è uno strumento del pensiero creativo. Il fisico Richard Feynman ha osservato che rappresentazioni distinte della stessa legge fisica, benché matematicamente equivalenti, possono suscitare in noi immagini mentali diverse - e innescare di conseguenza nuove scoperte.

Le rappresentazioni esterne non sono solo degli input inerti forniti a una mente che poi ci lavorerà sopra: possono svolgere una parte del nostro ragionamento o del calcolo, rendendo più accessibili certe parti di un'informazione che rimane sempre la stessa. Nella rappresentazione numerica in cifre arabe, per esempio, vediamo subito se un numero è una potenza di 10 ma non se è una potenza di 2, mentre per i numeri binari vale la conversa. Inoltre, i numerali arabici sono più adatti di quelli romani alla moltiplicazione e alla divisione, e questa differenza ci aiuta a capire come mai la civiltà araba classica fosse molto più avanti in matematica di quella romana e del primo Medioevo europeo. Immaginiamo di voler moltiplicare fra loro i numeri XIX e XXXIV: col sistema arabico basta moltiplicare le singole cifre del primo fattore (19) per le singole cifre del secondo (34) e scrivere i risultati in modo che cifre consecutive rappresentino le unità, le decine, le centinaia e così via; ma coi numeri romani, che pure formano un sistema a base 10, questo è impossibile, perché le singole cifre non corrispondono a potenze di 10. E la conseguenza è che il sistema numerico romano non facilita la moltiplicazione e la divisione.

[...] ...uno strumento che può aiutarci a snebbiare la mente: passare dalla rappresentazione del rischio mediante probabilità a quella mediante frequenze naturali. Le probabilità - più esattamente, le probabilità condizionali - rallentano, tendenzialmente, le nostre inferenze; mentre le frequenze naturali richiedono meno calcoli e hanno una forma uguale a quella che ha avuto, per quasi tutto il corso dell'evoluzione, l'esperienza umana.»

["Quando i numeri ingannano - Imparare a vivere con l'incertezza" di Gerd Gigerenzer, ed. Cortina pag. 62]

Lezioni sull'intuizionismo
di Luitzen E. J. Brouwer, Cambridge 1946-51

Scritto nello stile asciutto proprio dell'autore, questo libro costituisce una sintesi sistematica e completa delle idee e dei metodi della scuola intuizionista di cui Luitzen Egbertus Jan Brouwer (1881-1966), uno dei massimi filosofi della matematica, fu il fondatore.

Le "Lezioni sull'intuizionismo" sono fuori commercio da decenni, per questo diventa necessario condividerle (ho trovato questo libro in una fornitissima biblioteca civica, l'ho scansionato, ripulito e trasformato in PDF), affinché siano oggetto di studio e libera ricerca.

SCARICA IL FILE

Pittura
Opere pittoriche by ZONINOZ
Nodi:
Home
User Liberation: Watch and share our new video
Dec 29, 2014

User Liberation: Watch and share our new video by Libby Reinish — Published on Dec 29, 2014 05:32 PM

Most people interact with free software every day, but many of those people don't know what free software is or why they should go out of their way to use it. We want to fix that (and we think you do too), so we commissioned a short video that makes free software easy for everyone to understand:

 

Download the video: Full resolution | 1080p | 360p | 240p | Production Files

Download subtitles: English | español | français | русский

Embed:

Il principio del divismo e l'effetto d'impotenza.
"Il nemico talvolta marcia alla vostra testa". (Bertolt Brecht)

di ZONINOZ

Pubblicato qui:
https://issuu.com/lamelmadeigiorni/docs/melma_revisione_2013_small/26

Il divo è il modello, noi solo una sua brutta copia: la ri-produzione sociale ha bisogno dei suoi cliché, perché ognuno se ne stia in riga al suo posto e sia realisticamente prevedibile. La "realtà" deve essere prevedibile, in linea di principio: senza regolarità o aspettative è solo caos, sogno, desiderio, "produzione" selvaggia e non ri-conoscibile, mentre è "reale" solo ciò che è regale. E il divo funge da calco regale per la decalcomania illimitata di una realtà adesiva "di massa": o si è "in" o si è "out", figo o sfigato, vincente o perdente, tertium non datur. Il divismo è un principio di realtà che opera per selezione e omogeneizzazione stratificata. Naturalmente serve una gerarchia fra modello e copie: se il divo è un assioma, deve essere irraggiungibile. Sono un figo perché gli assomiglio, perché mi si riconoscono proprietà conformi al marchio, non perché sono un divo ma perché ne derivo in modo univoco, perché "partecipo".
Come in ogni sistema assiomatico, anche la realtà adesiva dei divi deve chiudere il cerchio, trovare il suo principio di chiusura, colmare i vuoti, esaurire le possibilità combinatorie: se c'è il divo pro-sistema allora deve esserci anche il divo anti-sistema. Il divismo, come ogni principio di selezione, soffre di horror vacui: l'album delle figurine deve essere completo o completabile, anche se illimitato (come in ogni assiomatizzazione che si rispetti, non c'è limite al limite). E la scacchiera non può avere caselle scivolose o sfondate e pezzi a sorpresa, non numerabili o mutanti. I ruoli sono unità di misura su cui la realtà adesiva di massa deve poter contare. Naturalmente, ogni pezzo ha (o è) una parabola. Ma è fondamentale che sia la parabola di un divo: il desiderio che convoglia deve essere ri-producibile in traiettorie centripete ripetibili, opportunamente trafilato e montato in serie. La copia (il figo) deve essere conforme al modello (il divo), recare il marchio regale di ogni realtà rispettabile. Il divo anti-sistema, per esempio, per esser tale deve poter trafilare il figo anti-sistema. Se la trafila non riesce, allora non c'è divo (e, solo secondariamente, per il principio del divismo, ne deriva che non c'è figo).
Una "massa" può esistere senza divismo? Anzitutto una "massa" in quanto "massa e basta" è indifferenziata, indeterminata, inenarrabile e priva di profili e traiettorie. Non si può dire che sia attiva ma neppure passiva: già il semplice patire ha le sue linee più o meno segmentate. La "massa" è "reale in quanto massa" solo se riconoscibile come tale, entro la prospettiva gerarchica dei modelli e delle copie, altrimenti è una molteplicità non riproducibile. Perché si possa dire "reale" una massa, è necessario togliere differenza ed estrarre variabilità alle molteplicità non numerabili (moltitudini che non sono il mero multiplo di una unità elementare omogenea -regale- e che, dunque, non sono "massa"). Ci vuole una riduzione all'uniforme, attraverso selezione e omogeneizzazione perché si dia qualcosa come una "massa". Insomma, è necessaria una lavorazione per contrazione ed estrazione di differenze su larga scala per obliare dissomiglianze e ripetere soltanto somiglianze. Il principio del divismo è un principio di realtà o regalità che, contraendo somiglianze e sottraendo differenze, realizza una massa distaccandone ogni determinazione. Se un massa si ottiene per sottrazione e riduzione all'indeterminazione come elemento riempitivo di un calco, il divo in quanto modello ne è l'unità di misura vuota. Nessuno è un divo: c'é solo una decalcomania di vincenti (il figo) e perdenti (lo sfigato), presi nella parabola desiderante del divo (non dobbiamo confondere interpretato e interpretante: il divo è un ruolo). Se il divo è una unità di misura vuota, un cliché riproduttivo, allora il figo (non meno del sedicente sfigato) è impotente, perché è separato dalla propria potenza. Il figo è solo un adesivo scollato dalle possibilità che gli sono proprie, perché scartate in quanto "sfiganti" e "fuori gioco". In quest'ottica, il figo pro-sistema ed il figo anti-sistema sono intercambiabili, poiché entrambi, riconoscibili nell'album di figurine, si muovono impotenti sulla scacchiera di un gioco già dato e prevedibile, nel rispetto delle regole assiomatizzate dal divismo, riproducendo il cliché che li ha trafilati in serie e che li ha "realizzati".
Il divismo riduce ogni cosa all'impotenza della presenza in un piano di gioco prefigurato. Il suo grido è: "resistere è inutile!". Ci vuole ottimismo senza speranza per resistere al presente e non soccombere alla stupidità. Occorre inventare nuove strategie, divenire impercettibili e ripetere imperturbabili: "preferirei di no".

ZONINOZ (2012)

L’Italia della "Liretta": sfatare il mito
di Valerio Spositi

http://www.qualcosadisinistra.it/2012/08/08/litalia-della-liretta-sfatare-il-mito/

Da quando l’ipotesi dell’uscita dall’Eurozona dell’Italia ha trovato (poco) spazio anche nei talk show, nei telegiornali e nei quotidiani (anche se non tutti) è sempre più frequente imbattersi in commenti del tipo: “Torneremo all’Italia della Liretta. Che fine faremo? Lo Zimbabwe? Saremo un paese da Terzo Mondo!”.

A fronte di tali affermazioni, vedremo come quest’ultime sono prive di fondamento grazie all’ausilio di grafici ed analisi economiche e statistiche della Banca d’Italia, ISTAT, OCSE ed istituti finanziari internazionali come Thomson Reuters.

Il grafico che vedete qui sopra è stato riportato dalla Banca d’Italia nella Relazione Annuale del 2011 nel capitolo “Andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’Euro”.
Come potete benissimo notare, nel 2001 l’Italia era la “prima della classe”. Il paese più produttivo.
Oggi, nell’Eurozona, l’Italia, come potete notare nella parte del grafico relativa all’anno 2012, è sprofondata al penultimo posto, prima della Spagna. La produzione industriale italiana è stata distrutta.
Ma date un’occhiata a chi, mentre nel 2001 era l’ultima della classe, ora, nell’Eurozona, è invece la prima: la Germania.

[...]

un paese con piena sovranità monetaria ed una fiat money non può mai fallire, neanche a fronte di debiti pubblici giganteschi.
Ciò è stato oggetto di numerosi studi accademici e soprattutto da parte dell’economista Charles Goodhart, professore alla London School of Economics che ha lavorato anche nel Bank of England Monetary Policy Committee dal 1997 al 2000.
Anche l’ex governatore della FED Alan Greenspan è dello stesso avviso:

“Gli Stati Uniti possono pagare ogni debito che hanno perchè possiamo sempre emettere moneta per farlo, quindi c’è una probabilità pari a zero di fare default.”

[...]

Ma noi siamo nell’Eurozona, dove non possiamo più emettere la nostra moneta per finanziare la spesa pubblica ma dobbiamo prendere in prestito dai mercati dei capitali privati internazionali (banche commerciali, fondi d’investimento, fondi pensione, hedge funds, ecc…) ogni singolo Euro ai tassi d’interesse decisi dai mercati dei capitali medesimi.
Questa è la principale e drammatica causa della crisi dell’Eurozona.
Per entrarvi più nel dettaglio possiamo leggere cosa scrisse un altro economista della Modern Money Theory nel 1998, ben 4 anni prima che l’Euro diventasse la moneta unica, Mathew Forstater:

"[...] le forze di mercato possono richiedere una politica fiscale pro-ciclica durante una recessione, aggravando gli effetti recessivi… Anche se non ci fossero limiti imposti sul deficit dei Paesi e dei debiti nazionali, la struttura della UEM rende quasi impossibile per un Paese adottare una politica anticiclica di bilancio anche se ci fosse la volontà politica. Questo perché, cedendo la loro sovranità monetaria nazionale, i Paesi non sono più in grado di condurre una politica fiscale e monetaria coordinata, essenziale per una risposta completa ed efficace alle crisi periodiche della domanda [...]"

Leggi l'articolo

Melville e il pragmatismo: il doppio principio di "arcipelago" e di "speranza" e il fallimento della rivoluzione americana.
[da Gilles Deleuze, "Bartleby o la formula"]

«[...]...la formula, "I prefer not to", non era né un'affermazione né una negazione. [...] "Preferirei niente piuttosto che qualcosa": non una volontà di nulla, ma l'avanzare di un nulla di volontà. Bartleby si è guadagnato il diritto di sopravvivere, vale a dire di starsene ritto e immobile di fronte ad un muro cieco. Essere in quanto essere e nient'altro. Si insiste perché dica di sì o di no. Ma sia che egli dica di no (collazionare, fare commissioni, ...), sia che dica di sì (copiare), sarebbe subito sconfitto, giudicato inutile, non sopravviverebbe. Non può sopravvivere che muovendosi continuamente in circolo girando su se stesso, in una sospensione che tiene tutti a distanza. La sua strategia di sopravvivenza è preferire "non" collazionare, ma con questo anche "non" preferire copiare. Aveva bisogno di ricusarne uno per rendere impossibile l'altro. La formula è a due tempi e non smette di rigenerarsi, passando per gli stessi stadi. Per questo l'avvocato ha l'impressione vertiginosa, ogni volta, che tutto ricominci da zero.»

[...]

«Non si comprende il pragmatismo se vi si vede una filosofia sommaria fabbricata dagli americani. In compenso, si comprende la novità del pensiero americano se si vede nel pragmatismo un tentativo di trasformare il mondo, di pensare un mondo nuovo, un uomo nuovo, nell'atto stesso in cui si "fanno". La filosofia occidentale era il cranio e lo Spirito paterno che si realizzava nel mondo come totalità e in un soggetto conoscente come proprietario. Non è proprio al filosofo occidentale che si indirizza la scherzosa ingiuria di Melville: "mascalzone metafisico?". Contemporaneo del trascendentalismo americano (Emerson, Thoreau), Melville schizza già i tratti del pragmatismo che ne sarà la continuazione. In primo luogo è l'affermazione di un mondo in "svolgimento" come "arcipelago". Non si tratta nemmeno di un puzzle, i cui pezzi adattandosi ricostruirebbero un tutto, piuttosto di un muro di pietre libere, non cementate, in cui ogni elemento vale per se stesso, ma anche in rapporto agli altri: gruppi isolati e relazioni fluttuanti, isole e inter-isole, punti mobili e linee sinuose, perché la verità ha sempre dei "bordi frastagliati". Non un cranio, ma un cordone di vertebre, un midollo spinale; non un abito uniforme, ma un mantello d'Arlecchino, magari bianco su bianco, un "patchwork" a prosecuzione infinita, a raccordo multiplo [...]: l'invenzione americana per eccellenza, perché gli americani hanno inventato il "patchwork" nello stesso senso in cui si dice che gli svizzeri hanno inventato l'orologio a cucù. Ma per questo occorre anche che il soggetto conoscente, l'unico proprietario, ceda il posto ad una comunità di esploratori, i fratelli dell'arcipelago appunto, e che sostituiscano la conoscenza con la fede o piuttosto con la "fiducia": non fede in un altro mondo, ma fiducia in questo mondo e tanto nell'uomo che in Dio: "tenterò l'ascensione di Ofo con la speranza, non con la fede... andrò per la mia strada..."

Il pragmatismo è questo doppio principio di arcipelago e di speranza. Che cosa dev'essere la comunità degli uomini perché la verità degli uomini sia possibile? "Truth" e "trust". Il pragmatismo, come già Melville, non cesserà di lottare sui due fronti: contro le particolarità che contrappongono gli uomini e alimentano una irrimediabile diffidenza; ma anche contro l'Universale o il Tutto, la fusione delle anime in nome del grande amore o della carità. Che cosa resta allora delle anime, quando esse non si aggrappano più a delle particolarità, che cosa le trattiene allora dal fondersi in un tutto? Resta loro esattamente la propria originalità, ossia un suono che ciascuna "rende", come un ritornello al limite del linguaggio, ma che rende solo quando si mette in cammino (o in mare) con il corpo, quando conduce la propria vita senza cercare la sua salvezza, quando intraprende il viaggio incarnato senza fini particolari e incontra allora l'altro viaggiatore, che riconosce dal suono. Lawrence diceva essere questo il nuovo messianismo o l'apporto democratico della letteratura americana: contro la morale europea della salvezza e della carità, una morale della vita in cui l'anima non si compie che mettendosi in cammino, senz'altro fine, esposta a tutti i contatti, non tentando mai di salvare altre anime, sconstandosi da quelle che rendono un suono troppo autoritario o lamentoso, formando con i propri simili degli accordi anche fuggitivi e incerti, senz'altro adempimento se non la libertà, sempre pronta a liberarsi per compiersi. La fraternità secondo Melville e Lawrence è una faccenda per anime originali: forse comincia solo con la morte del padre o di Dio, ma non ne deriva, è tutt'altra cosa - "Tutte le sottili simpatie dell'anima multiforme, dal più amaro odio all'amore più passionale". Occorre una nuova prospettiva, il prospettivismo ad arcipelago, che coniughi panoramica e carrellata [...]

Benché Bartleby viva rinchiuso nello studio senza mai uscire, non scherza affatto quando, all'avvocato che gli propone nuove occupazioni, risponde: "si resta troppo al chiuso..." E se gli si impedisce di fare il suo viaggio, allora il suo posto non è altro che la prigione dove muore di "disobbedienza civile", come dice Thoreau, "il solo luogo dove un uomo libero potrà soggiornare con onore". [...]

I pericoli della "società senza padri" sono stati spesso denunciati, ma non c'è pericolo più grande del ritorno del padre. A questo riguardo, non si può separare il fallimento delle due rivoluzioni, l'americana e la sovietica, il pragmatismo e la dialettica. L'emigrazione universale non è riuscita meglio della proletarizzazione universale. Per la prima la guerra di Secessione è già la fine, come lo sarà la liquidazione dei Soviet per la seconda. Nascita di una nazione, restaurazione dello Stato-nazione e i padri mostruosi ritornano al galoppo, mentre i figli senza padri ricominciano a morire. Immagini di carta, è il destino sia dell'Americano che del Proletario. Ma come molti bolscevichi sentivano fin dal 1917 le potenze diaboliche che bussavano alla porta, i pragmatisti e ancora prima Melville, vedevano sopraggiungere la mascherata che avrebbe travolto la società dei fratelli. Molto prima di Lawrence, Melville e Thoreau diagnosticavano il male americano, il nuovo cemento che restaura il muro, l'autorità paterna e l'immonda carità. Per questo Bartleby si lascia morire in prigione. [...]

Vocazione schizofrenica: anche catatonico e anoressico, Bartleby non è il malato, bensì il medico di un'America malata, il "Medicine-man", il nuovo Cristo o il fratello di noi tutti.»

[da Gilles Deleuze, "Bartleby o la formula"] ---> http://inventati.org/zoninoz/ebooks/Deleuze-Agamben_Bartleby-La_formula_della_creazione.pdf

["Bartleby, lo scrivano" di Melville] ---> http://www.postadelgufo.it/maestro/Bartleby.pdf

["Disobbedienza civile" di Thoreau] ---> http://it.wikipedia.org/wiki/Disobbedienza_civile_%28saggio%29

 

Il fallibilismo del "pragmaticismo" («parola abbastanza brutta per starsene al sicuro dai rapitori di bambini» diceva Peirce), il "dubbio reale e vivente" come motore per la "fissazione della credenza", è costitutivo del doppio principio di "arcipelago" e di "speranza", del pluralismo terreno di uno stile di pensiero libertario che si propone di "inventare" ("L'invenzione della verità" di Bruno de Finetti appartiene alla corrente "logica" che da Peirce passa per Vailati e Calderoni): ecco la fraternità di "anime originali", che non hanno "padri".
Bartleby è il mostro, la differenza, la linea di fuga... la sua resistenza non era stata "calcolata": "preferirei di no" è un taglio (una differenza ripetuta) sulla certezza rassicurante garantita dall'ombrello dell'opinione e del pensiero dogmatico, è il taglio "ventoso" che permette al caos, all'informe, all'indeterminato, di irrompere sotto l'ombrello e di mostrare l'incerto di cui ha bisogno una vita ("dubbio reale e vivente").
È evidente la simpatia filosofica di Deleuze per il pragmatismo americano e per Peirce.

 

Revolution OS 2
Idealmente il seguito di Revolution OS, questo film è girato in Italia.

 


Il film e' idealmente il seguito di Revolution OS, realizzato negli Stati Uniti. Questo invece è stato girato in Italia sotto la direzione di Arturo Di Corinto. Vi si possono vedere i protagonisti del mondo del software libero e dell´open source ripercorrere le tappe della "rivoluzione" negli ultimi anni, raccontare le esperienze internazionali, in Sudamerica e in Europa, le pressioni del mercato e le iniziative di valore sociale, il ruolo del software libero nella pubblica amministrazione e nell´istruzione.

Interviste a R. M. Stallman, Sergio Amadeu (Presidente dell´Instituto Nacional de Tecnologia da Informacao del Governo Brasiliano), Diego Saravia (argentino, Università di Salta), Benjiamin "Mako" Hill (programmatore, rappresentante del Debian Project international) e altri...

A cura di Arturo di Corinto.