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assemblea tutti i lunedì ore 15 Aula B Strada Maggiore 45

>> Seminari Autogestiti 2006 a Scienze Politiche <<


foto irruzione al consiglio di facoltà 19-04-05

i comunicati da aprile 2004 a giugno 2005 sono qui
i materiali da febbraio 2003 a marzo 2004 sono sul vecchio sito del collettivo

Indice:
Settembre '05
Settembre: Le verità nascoste dell'università di Bologna

Ottobre '05
Ottobre: DDL Moratti, un dramma all'insegna della continuità
Novembre '05
Bologna, città in rivolta
La Casa è un diritto di tutti, non un affare per pochi
Dicembre '05
La grande bufala della notte bianca a Scienze Politiche
Marzo '06
Il grande genocidio culturale a Scienze Politiche. Il caso Emiliani e Tarozzi, ma non solo...
Aprile '06
Non lasciamoci rubare la città!

Non lasciamoci rubare la città!
Molteplici percorsi di riappropriazione e lotta hanno attraversato in questi ultimi anni Piazza Verdi, che perennemente occupata dalle autoblindo e funestata dalle ronde sbirresche è ormai diventata emblema delle politiche autoritarie di un’amministrazione comunale che ha dimostrato chiaramente di non voler dare nessuna risposta politica alle rivendicazioni sociali, riducendole a semplici problemi di ordine pubblico da gestire in un'ottica meramente punitiva.
Rigettiamo innanzitutto la squallida categoria di DEGRADO che, indicando arbitrariamente ora microcriminalità e spaccio, ora il ben più innocuo vociferare o fare musica notturno che una città europea che ospita 40.000 studenti fuorisede non puo` non aspettarsi, finisce per rappresentare l’indistinto nemico a cui i sinistri poteri cittadini amano contrapporre la fascistoide categoria di SICUREZZA. In nome di quest’ultima vengono spettacolarizzati come medicine ineluttabili la militarizzazione del territorio, le ordinanze restrittive della libertà personale, il moltiplicarsi degli impianti di sorveglianza. Ma anche, analogamente, le continue deportazioni di migranti, gli sgomberi di spazi occupati dentro e fuori l’università, i tentativi di fare dell’emergenza abitativa una guerra tra poveri (occupanti/assegnatari ERP), il dispiegamento contro le lotte sociali dell’arsenale repressivo fornito dalle leggi emergenziali degli anni di piombo.

INVITIAMO TUTTE LE REALTÀ E GLI INDIVIDUI CHE SIANO INTERESSATI A COSTRUIRE NUOVE LOTTE  CHE, ATTRAVERSO LA PRASSI DELLA RIAPPROPRIAZIONE DIRETTA,  TORNINO A  RECLAMARE STRADE E SPAZI URBANI E A RIPRENDERSI IL DIRITTO A NODI DI AGGREGAZIONE, SOCIALITÀ E AUTOGESTIONE,  INIZIANDO DA PIAZZA VERDI MA NON LIMITANDOSI DI CERTO AD ESSA,  A CONFRONTARSI IN UN’

ASSEMBLEA PUBBLICA
giovedi` 20 aprile alle 17 all’ AULA C AUTOGESTITA
facoltà di Scienze Politiche, Strada Maggiore 45

Collettivo SPA - Rete Universitaria

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Il grande genocidio culturale a Scienze Politiche. Il caso Emiliani e Tarozzi, ma non solo…

In questi ultimi anni è in atto un vero e proprio esodo di docenti dalla nostra Facoltà. Certamente abbiamo notato in molti il trasferimento del prof. Bianchini (Europa dell’Est), del prof. Tarozzi (Sociologia dello Sviluppo) e, cronologicamente ultimo, della prof.ssa Emiliani. Fino ad ora l'effetto di queste sparizioni è stato mitigato da soluzioni d’ingegneria amministrativa rese possibili (il più delle volte) dalla collaborazione di docenti già assegnatari di numerosi corsi, a cui è stato chiesto di tenerne altri ancora.
Ci viene detto che è un problema prettamente economico, che la Facoltà non ha abbastanza risorse da investire negli insegnamenti e che le forme di assunzione "a contratto" sono ora le uniche che si possono utilizzare per i nuovi docenti. La prof.ssa Emiliani ne è un esempio: da anni con assunzione a contratto, teneva corsi qualitativamente e quantitativamente degni di nota, e attendeva ogni anno il rinnovo della cattedra. La Facoltà di Scienze Politiche di Forlì ha aperto un concorso per professori di prima fascia (assunzione stabile) nella materia di sua competenza e ha fatto il grande affare. Naturalmente la prof.ssa Emiliani l'ha vinto. Dall'anno prossimo grazie alla sua buona volontà e al consenso (non scontato) della Facoltà di Forlì potrà ancora tenere il corso di Sviluppo Politico in Medio Oriente (Laurea Specialistica) ma non quello di “Storia e istituzioni dei Paesi del Mediterraneo”. Qui a Bologna ci dicono che risolveranno il problema chiamando un altro contrattista (non si sa però ancora a soli 6 mesi dal prossimo anno accademico chi sarà) ma, ad esempio, “Storia e istituzioni dell’Asia” lo scorso anno è scomparso e basta.
In ogni caso questa soluzione dei contratti rinnovabili annualmente non risulta affatto una soluzione stabile. La Facoltà dovrebbe invece dimostrare di credere alla validità di questi insegnamenti, attuando una seria politica di investimento sul lungo periodo, ad esempio evitando la precarietà dei contratti annuali. Sarebbe interessante capire perché Forlì investe nei settori che Bologna trascura, ma soprattutto sarebbe veramente “istruttivo” sapere PERCHE’ Bologna li trascura.

Allo stato attuale delle cose:
-    non è ancora chiara la linea politica che la facoltà vuol assumere per la copertura dei corsi tenuti dalla prof.ssa Emiliani
-    tutti e 3 i Media & Conflict (Medio Oriente, Balcani, e Grandi Laghi) verranno completamente soppressi

A chi giova questa linea politica di gestione della didattica?
Non di certo a noi studenti, che vediamo ogni giorno sempre di più negato l'accesso ad un sapere critico. Ed ecco così che in periodi come questo di tagli all’istruzione, ad averla vinta siano sempre le logiche di potere baronali. Come si spiegherebbe altrimenti il fatto che ad essere sacrificati siano sempre corsi che, in quanto a interazione con gli studenti e contenuto didattico, ottengono sempre buoni risultati?

Crediamo nella necessità di parlarne tutte e tutti, insieme. Per capire davvero cosa sta succedendo al futuro dei nostri corsi di laurea e soprattutto per rivendicare il fatto che è inammissibile continuare ad accettare questa situazione. Una situazione dove gli studenti sono sistematicamente esclusi da ogni decisione che viene presa nella costruzione dei nostri piani didattici.

Mercoledì ore 17 aula C
Assemblea studentesca
Facoltà Scienze Politiche – Strada Maggiore 45

Collettivo S.oggettività P.recarie A.utorganizzate

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La grande bufala della notte bianca a Scienze Politiche:
una necessità di chiarezza 

Questo volantino, oltre che voler far luce sulla questione della notte bianca, vuole altrettanto essere  una denuncia. Denuncia di una situazione che non è ormai più tollerabile.
Alle assemblee nazionali di movimento di Roma e Torino la notte bianca è stata lanciata come giornata di conflitto. Giornata dove gli studenti, autorganizzandosi, si riappropriavano di spazi e luoghi per costruire un sapere altro. La notte bianca è una notte di rottura, contro chi ci nega palesemente il diritto di spazi autogestiti dagli studenti. Contro un sapere preconfezionato e nozionistico.
Ma qualcuno ha pensato bene di appropriarsi di una data del movimento, per farla propria, svuotarla della sua peculiarità politica e snaturarla; organizzando una vetrinetta coi lustrini, dove si preferisce la presenza di personaggi famosi, solo perchè fanno tendenza, all’analisi di contenuti politici e saperi critici.
Notte bianca per la quale è stata intavolata da Stefano Biosa (studente di giurisprudenza dello Spazio Sociale Studentesco) una trattativa malcelata con i “vertici dell’ateneo” per avere la garanzia di non subire conseguenze legali.
Una manovra politica squallida che non solo va contro un’iniziativa nata dal rilancio di percorsi di lotta, ma che risulta anche abbastanza meschina a pochi giorni dal primo sgombero (dopo anni) di un’occupazione degli studenti universitari (p.zza Scaravilli).
Così, mentre all’esterno la notte a Scienze Politiche viene spacciata come un momento di mobilitazione dal basso e di liberazione di spazi, questo gruppo (o meglio i suoi gerarchi, che lo nascondono alle stesse persone che ne fanno parte) con metodi clientelari intavola una trattativa nell’ombra, concordando così già a priori con le istituzioni un pacchetto offerta-divertimento da vendere agli studenti (ci vien qui da chiedere quale è il prezzo del biglietto…).
Risulta inoltre estremamente ridicolo vedere che qualcuno parla di spazi liberati e poi tratta con le stesse istituzioni che ci negano costantemente da anni l’apertura serale delle facoltà autogestite dagli studenti.

Si tenta così di nuovo di spaccare il movimento in due, attraverso queste manovrine politiche. La volontà, sempre più squallida, di catalogare gli studenti tra buoni e cattivi, risulta per noi una tattica inaccettabile.

Quindi ci dissociamo per due motivi: da un lato in quanto si tratta di una notte di riappropriazione di spazi e non c’è nessuna possibilità di conciliazione con logiche di contrattazione mascherata; dall’altro la nostra esigenza di spazi deve nascere dalla volontà di autogestire in maniera collettiva un sapere critico e liberato, coerente con un percorso politico che abbiamo intrapreso da anni.
Inoltre vorremmo precisare, contrariamente a quanto detto sui giornali, che i vari collettivi delle facoltà di Bologna hanno aderito alla vera notte bianca di via Zamboni. 
 
Per noi, collettivo autorganizzato di Scienze Politiche, la scelta di non fare iniziative in questa data nella nostra facoltà è stata una scelta sofferta. Ma vedendo ora come si sta gestendo la grandiosa finta occupazione, ce ne tiriamo fuori molto volentieri.
Perchè la vera notte bianca, la vera notte di riappropriazione di spazi, la vera notte condivisa dai collettivi di facoltà è in via Zamboni 38…

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La casa è un diritto di tutti, non un affare per pochi


Il diritto alla casa a Bologna è vissuto in questi anni come una negazione
di fatto. Una negazione che crea un enorme disagio sociale che attraversa
diversi soggetti all’interno della città (studenti, precari, migranti).
Una città universitaria, Bologna, che trae gran parte della sua ricchezza
dalla massa di studenti che quotidianamente la vive: dalle tasse
universitarie ai trasporti, dai libri ai bisogni più elementari come il
cibo e l’abitare si calcola che siano all’incirca 1.600.000 gli euro che
ogni giorno si riversano nelle casse di amministrazione comunale,
negozianti , università e padroni di casa.
Ma nessuna di queste ricchezze torna a noi studenti in nessuna forma.

Il livello di costi dettati dal mercato privato degli affitti, viene
aggravato dalle scelte della Giunta Cofferati in materia. Dopo mesi di
decantate promesse elettorali, il sindaco e il suo diretto assessore
Amorosi si stanno spingendo nella direzione opposta: mantengono in toto
una gestione aziendalisti-ca dell’Acer (l’agenzia addetta alla gestione
dell’edilizia residenziale pubblica) e favoriscono, con la non
assegnazione di centinaia di appartamenti sfitti, l’innalzamento del costo
degli affitti, lasciati in balia delle leggi del mercato.

La volontà politica di questa Giunta Comunale è quella di criminalizzare
il movimento delle occu-pazioni di case. Un movimento che vede nella
riappropriazione, oltre che la soddisfazione di un bi-sogno, un metodo
efficace per denunciare la disastrosa situazione delle politiche
abitative. Crimina-lizzare questo movimento è il tentativo (mediatico) di
costruire un teatrino intorno alla questione: una guerra tra poveri, dove
ognuno cerca di rubare all’altro il proprio piccolo spazio assegnato. Non
è proprio così. Di fatto le case che vengono occupate illegalmente sono
solo una piccola $parte di quei 7400 appartamenti lasciati sfitti dal
comune di Bologna e dai privati, in modo da mantenere elevati i prezzi sul
mercato.
Inoltre, per quanto riguarda le graduatorie, esiste un problema legato
alla condizione dello studente fuorisede: per fare richiesta di
inserimento in lista bisogna dare la garanzia di reddito continuativo, una
condizione insostenibile per qualsiasi studente che abbia un contratto
interinale, o addirittura che lavori in nero.

Oggi nella nostra facoltà di Scienze Politiche alle ore 16.30 l’assessore
Amorosi interverrà in un dibattito per “spiegarci” la sua politica in
materia di case

Visto che l’ultimo tentativo di confronto è finito con le cariche di
Palazzo D’Accursio…


Collettivo
Soggettività
Precarie
Autorganizzate

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Bologna, città in rivolta
- Piccola analisi delle prospettive politiche di autorganizzazione dentro e fuori le facoltà -


Le mobilitazioni che in queste settimane stanno attraversando Bologna stanno facendo emergere la nascita di un movimento studentesco ed un percorso politico.
Un percorso che ha preso forma già da questa primavera, quando i collettivi autorganizzati delle facoltà, supportando l’analisi teorica con una linea di mobilitazione, hanno messo in discussione i dispositivi cardine della Riforma Zecchino (in primis la questione numeri chiusi). Con i blocchi di Senato Accademico e dei Consigli di Facoltà di maggio e giugno il movimento ha saputo mettere in discussione un meccanismo decisionale che escludeva a priori le istanze degli studenti. In questo senso la più grande vittoria è stata ottenere l’apertura della Specialistica in Culture e Diritti Umani, dall’anno accademico 2006/07.
Un percorso che si inserisce a pieno nel quadro di mobilitazione, locale e nazionale, contro la ristrutturazione del sistema università, e che nella fattispecie bolognese si è concretizzato con l’occupazione della facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze Politiche e Giurisprudenza.
La mobilitazione che ha avuto come scintilla la questione del Ddl Moratti, si è presto allargata, mettendo in discussione tutti quei disagi che l’universitario bolognese vive quotidianamente sulla sua pelle. E’ stato quindi un passaggio necessario entrare in contestazione contro chi questo disagio lo alimenta: basti pensare all’amministrazione aziendalistica del rettore Calzolari, alla gestione privatizzata della mensa universitaria, alle scelte che la giunta Cofferati sta attuando in materia della casa, supportando di fatto, con la condanna delle occupazioni, un mercato degli affitti che risulta tra i più alti in Italia. Le cariche del 24 ottobre sotto il Comune rappresentano a pieno la linea del sindaco: rispondere con le ruspe e la repressione a chi con le pratiche di lotta dal basso, espone un problema politico di natura sociale.
E’ nato un movimento diverso, dal basso, autorganizzato, che si è posto in aperta critica con ogni logica partitica o di rappresentanza. Un movimento che a Bologna non si vedeva da tempo. Un movimento che ha saputo elaborare una radicalità di analisi, lottando non semplicemente per piccoli problemi contingenti, ma mettendo in discussione quei meccanismi sedimentati, quelle scelte politiche che i poteri forti, su vari livelli, attuano sulla nostra pelle.
Da qui si evidenzia la grande crescita politica del movimento: la necessità di concretizzare anche nell’azione pratica tutto quello che l’analisi collettiva ha fatto emergere. Perché con la teoria si affronta una questione sociale, ma la costruzione di azioni pratiche risulta il modo più efficace per denunciare ogni problematica sociale, nel momento in cui ci si apre alla società.
Un’analisi senza denuncia è una lotta politica a metà, e quindi inefficacie. E pone un serio problema di coerenza al movimento stesso. In questa ottica si inseriscono appieno tutte le rivendicazioni di ogni nostro diritto: il presidio sotto l’assessorato alla casa, l’autoriduzione in mensa, l’occupazione del rettorato, la legittima richiesta di intervenire in un pubblico consiglio comunale, dove si stava ponendo la questione della legalità.
Chiuse le occupazioni delle facoltà dopo la manifestazione di Roma, la scelta del movimento è stata quella di riappropriarsi di uno spazio. Uno spazio libero e liberato, dove continuare il percorso di lotta intrapreso in queste settimane, per proseguire nella mobilitazione che parte dalla rivendicazione dei nostri diritti essenziali. L’aula di piazza Scaravilli diventa così l’aula del movimento. Il luogo fisico dove continuare la nostra elaborazione di analisi teorica e pratica.
La principale ricchezza di un movimento è la sua complessità, la sua diversità. Un crogiolo di percorsi individuali che si trovano a lavorare insieme per costruire una linea condivisa. Non è però un calderone, dove divergenze troppo radicate si contrappongo continuamente. Questo è un movimento nuovo, dinamico, che è però solo al suo inizio. Va tutt’ora costruito e tutelato. Al suo interno la vera forza è che le idee dei singoli costruiscano una prospettiva comune. Tutto questo va però difeso da chi pone le diversità come un’inevitabile contrapposizione. Come una frattura. E la frattura irrimediabile nasce da quei gruppi che, attraverso determinate scelte politiche, pongono continuamente un’alternativa contrapposta a priori al percorso che tutti noi stiamo condividendo.
Se un singolo individuo sceglie di partecipare attivamente a parti di questo percorso è una lecita e libera scelta. Ma se un gruppo si pone come obbiettivo quello di delegittimare un percorso condiviso, questa pratica si chiama ostruzionismo. Ed è una pratica che uccide il movimento stesso.
L’analisi collettiva che è emersa nei gruppi di lavoro durante l’occupazione a Scienze Politiche, è una grande ricchezza che deve crescere. Ma se questa viene in qualche modo pilotata verso la contrapposizione, si trasforma in un suicidio politico. Per tutti. Per quello stesso movimento che in queste settimane ha deciso di riprendersi le facoltà occupandole.
L’iniziativa individuale è una ricchezza enorme quando si sposa con l’istanza collettiva, ma retroagisce e diventa inefficace quando è fine a se stessa.
Proseguiamo nella lotta, per costruire una linea condivisa, dove le singole soggettività creative siano libere di esprimersi, confrontandosi in un percorso comune, cementando  così il lavoro svolto fin ora, e rafforzando il nascente movimento studentesco, di cui ci sentiamo pienamente parte integrante.


Collettivo S.P.A.


-    Bologna Occupa ! –
    Aula occupata in p.zza Scaravilli

DDL Moratti: un dramma all’insegna della continuità

Le riforme dell’università Zecchino-Moratti sono andate ad eliminare qualsiasi margine di formazione critica dello studente attraverso la compressione dei piani di studi in inconsistenti corsi triennali e la creazione di bienni specialistici chiusi ad una ristretta “clientela”. Alla logica del profitto in ambito universitario sono stati forniti gli strumenti dalla tanto decantata autonomia, che impone alle facoltà una gestione aziendale. Gestione mai messa in discussione dagli organi universitari locali, Ateneo e facoltà, avvallando nella prassi le scelte dei ministeri.
E’ da questa analisi che la primavera scorsa è partita la mobilitazione a Scienze Politiche, che ha poi investito tutto l’Ateneo di Bologna. Gli studenti hanno preteso che la questione fosse discussa dagli organi, con una presa di posizione chiara sulla situazione universitaria.
Nostro rammarico, dobbiamo prendere atto del modo in cui le istituzioni si sono defilate in tutti i modi dall’esporsi a livello politico rispetto alla questione, nascondendosi dietro ad alibi tecnico-giuridici.
La mobilitazione si è svolta con dinamiche nuove, non attraverso la logica delle trattative nelle sale del potere (in cui gli studenti contano quanto le lineette dell’elettroencefalogramma di Pombeni), ma attraverso l’intervento diretto, prendendosi legittimamente ciò che ci viene costantemente negato. Abbiamo bloccato le riunioni di Senato Accademico e della facoltà. Dimostrando per la prima volta dopo anni l’efficacia dell’azione diretta come pratica politica, superando completamente la “prottopolitica” di partito.
Nella piena convinzione che vada proseguito
il percorso tracciato la scorsa primavera

MANIFESTAZIONE STUDENTESCA
MERCOLEDI’ 12 OTTOBRE
ORE 9 PIAZZA NETTUNO
SPEZZONE DELL’ AUTORGANIZZAZIONE

CONTRO LA ZECCHINO-MORATTI NON SCENDIAMO A PATTI!

Collettivo S.oggettività
P.recarie
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Le verità nascoste dell’università di Bologna

Comincia subito il calvario del povero studente. La triennale si dimostrerà presto una stimolante corsa a slalom tra corsi soppressi, aule sovraffollate e svilenti esami a crocette. Presto conoscerà il triste primato del credito formativo, una logica che polverizza ogni possibilità di analisi critica delle materie studiate, basandosi su un insegnamento di tipo nozionistico, dove l’unica cosa che conta è la conquista dei 180 bollini/spesa che servono per laurearsi. Presto capirà anche cosa significa studiare nell’università più antica d’Europa che sfruttando a pieno la sua fama, mantiene da sempre una mentalità medievale nel gestire le nostre misere vite di studenti precari.
Dopo 3 anni di studi cresce la presa di coscienza tragicomica che la laurea triennale è semplicemente un foglio di carta senza nessun valore: poco ti lascia a livello di coscienza critica e ancora di meno a livello di spendibilità sul mercato del lavoro (a meno che il tuo sogno sia sempre stato quello di lavorare interinale in un call-center).
Ma ecco che quando ormai è chiaro che l’unica via di salvezza è la laurea specialistica, improvvisamente un muro di cemento si erge davanti alla possibilità di costruirsi un futuro. L’Ateneo ha infatti già attivato tutta una serie di forme di sbarramento (numeri chiusi, test d’accesso e onerose tasse universitarie) per impedire ad almeno 2/3 degli studenti un decente proseguimento dei propri studi.

In una città come Bologna, dove il fare politica è sempre più assoggettato a logiche di partito, la riscoperta di pratiche sociali dal basso risulta per noi un punto fondamentale. Siamo al fianco di chi occupa le case sfitte, perché avere un tetto sotto cui proteggersi è un bisogno ancor prima che un desiderio. Siamo per una quotidianità meno grigia del presente, dove la socializzazione spontanea, il confronto di idee, la libertà di esprimere la propria soggettività vengano prima di ogni contingenza economica o di ordinanze antidegrado. Siamo per la creazione di spazi di socializzazione liberi e liberati. Perché c’è una sottile linea rossa che accomuna le delusioni, i problemi, le chiusure che quotidianamente sviliscono la nostra capacità creativa, dentro e fuori dalle università, alimentando quel livello di disagio cronico che assaggiamo ogni mattina a colazione.
Da sempre contro ogni tipo di politica da tesseramento, che sminuisce il concetto stesso della libera scelta, vediamo nell’autorganizzazione la pratica di lotta politica più efficace per conquistare ciò che ci spetta di diritto.
Contro ogni forma di precarietà, sia sociale (lavoro sottopagato), sia culturale (il sempre più scadente livello di analisi critica che ci viene propinato a lezione), rivendichiamo un pensiero liberato dalla dittatura della nozione.

Contro una quotidianità di obblighi e divieti, facciamo esplodere il nostro potenziale creativo!

Assemblea di Collettivo
ogni lunedì ore 15 Aula B
Facoltà Scienze Politiche – Strada Maggiore 45

Lotta per i tuoi diritti – Combatti ogni forma di precarietà – Autorganizzati

Collettivo
S.oggettività P.recarie A.utorganizzate

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