Colonia Basilicata: Covacontro al Laboratorio Falkatraz

Colonia Basilicata, Cronache di un ambientalista pericoloso
domenica 11 dicembre dalle ore 17.30 al Laboratorio Falkatraz di Via Leopardi 5b di Falconara (Ancona), insieme a Trivelle Zero Marche,
presentazione di Colonia Basilicata con Giorgio Santoriello

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Ecomafie, corruzione, disastro ambientale, Eni Total Shell…la Basilicata è la fotografia perfetta dell’estrattivismo italiano, una colonia occupata, un esempio emblematico di razzismo ambientale. Cronache delle inchieste e dei monitoraggi dal basso di Cova Contro

Colonia Basilicata è una disamina cruda e serrata di tutte le ingiustizie impunite, i reati ambientali e le devastazioni in terra lucana. Una terra colonizzata dalle grandi multinazionali del fossile, con la colpevole connivenza delle istituzioni e l’apatia di chi ci vive. Una terra devastata da pozzi petroliferi e metanieri, da discariche abusive, impianti inquinanti, sopra e sotto il suolo e una pervasiva omertà.

La terra lucana è un esempio emblematico di razzismo ambientale, come l’Ilva di Taranto: il capitalismo ha bisogno di aree depresse da sfruttare, dove riversare rifiuti, con pochi controlli. La Basilicata, “regione da sempre a bassa densità demografica, con scarso senso civico, forte ricatto occupazionale” è stata la prescelta da tante multinazionali per fare lauti profitti. Per cercare e estrarre il petrolio, sono stati perforati suoli ricchi di falde acquifere, usando getti di acidi altamente inquinanti, col rischio (concreto) di inquinare le acque e di innescare sismicità. In queste terre sono stati abbandonati fusti e materiali radioattivi, sono state (e lo sono ancora) utilizzate cavità abbandonate, dove vengono gettati reflui e rifiuti speciali derivati da attività petrolifere, senza preoccuparsi se questi nei decenni potessero risalire poi in superficie.
Grazie anche alle denunce di Cova Contro si è arrivati a processare Eni in Basilicata, con l’accusa di disastro ambientale, per gli sversamenti di 400 tonnellate di petrolio dal centro Olio di Viggiano tra il 2016 e il 2017, che finirono per contaminare il “reticolo idrografico” della Val d’Agri.
Ma non solo Eni: nel settembre 2020 Santoriello scoprì un traffico di rifiuti dall’ILVA all’impianto Tecnoparco in Valbasento, “venimmo a sapere che erano 6 mesi che quei camion con la polvere rossa sulle gomme portavano rifiuti da Taranto alla Valbasente, ma neppure i politici locali chiesero di sapere cosa portavano e nessuno ci diede una risposta”.
Nel 2022 Cova Contro denunciò una vasca di reflui petroliferi a Tempa Rossa (giacimento petrolifero della Total): “vasca i cui liquami sversano sulla strada sottostante nell’indifferenza generale”.
Un libro che è un grido in mezzo ad un assordante silenzio, uno sprone a combattere, ad alzare la testa e ribellarsi, in difesa di una terra da decenni violentata:
“La questione ambientale lucana è il coacervo dei difetti storici di una terra ove acqua inquinate e multicolori, fusti di sostanze pericolose abbandonati e sepolti, pratiche industriali criminali prive di veri controlli e sanzioni, si intrecciano in una storia di mafia e di mancata programmazione ambientale.”
La Basilicata è la fotografia perfetta dell’estrattivismo italiano. Non solo perché dalla viscere del suo sottosuolo le multinazionali petrolifere – il campione nazionale Eni in primis – estraggono oro nero e gas in abbondanza, ma anche per come sono sfruttati, e spesso violentati, i territori a causa di tutto il corollario di nefandezze che quelle attività portano con sé. Questo ultimo aspetto ce lo racconta con una mole impressionante di dati, fatti ed evidenze fotografiche il giornalista e attivista Giorgio Santoriello nel suo Colonia Basilicata, cronache di un ambientalista pericoloso, edito dall’associazione Cova Contro, fondata dallo stesso Santoriello.
Nel volume non si fanno sconti alle diverse categorie di attori coinvolti in una vicenda ormai ultra-decennale: dai petrolieri alle istituzioni pubbliche, ai giornalisti alle autorità giudiziarie, sono in tanti a finire sul banco degli imputati e a essere indicati come responsabili del male che sta fiaccando giorno dopo giorno una regione ricca di bellezze naturalistiche, splendidi borghi e di terre un tempo fertilissime. Lo sfruttamento petrolifero ha inquinato, e parecchio, le menti. Così, come racconta Santoriello, la classe imprenditoriale non si è fatta scrupoli a puntare forte sul business dei rifiuti, in buona parte legati all’estrazione del petrolio. Così, alle discariche “legali” ma spesso controverse, si aggiungono quelle “illegittime”, sparse un po’ ovunque. Tante piccole terre dei fuochi, che possono spuntar fuori nei posti più improbabili. Nel libro si documenta come sotto la stessa cosiddetta “pista Mattei”, sita nei pressi di Ferrandina e usata per far atterrare i velivoli su cui viaggiava il fondatore dell’Eni, siano custodite schifezze di ogni risma.
Leggendo Colonia Basilicata si rischia di perdere il conto delle bonifiche da fare, ma che sembrano “osteggiate” dalle autorità preposte ai controlli, segnatamente ARPAB ed affini. Altra annosa questione, quella dei controlli. A Potenza sono in corso processi in cui sono coinvolti esponenti di enti pubblici che avrebbero “scordato” di compiere il loro dovere. E così anche l’invaso creato dalla diga del Pertusillo, che fornisce acqua a mezzo Sud Italia, sembra essere a fortissimo rischio, causa prossimità con il Centro Oli Val d’Agri a Viggiano. Le analisi eseguite a proprie spese da Santoriello e pochi altri coraggiosi dipingono un quadro sconcertante della situazione, ma nulla si muove. Perché nessuno deve disturbare i colonizzatori.

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