Gen 262021
 

Riceviamo e pubblichiamo

Oggi 22 gennaio Fabiola si è unita allo sciopero della fame iniziato ieri da Dana e S. Calabria e M. E. Calabrese, anche loro prigioniere nel carcere delle Vallette di Torino. La protesta è motivata dalla diminuzione delle ore di colloquio previste per legge, anche in video-chiamata: le sei ore che ogni detenuta ha a disposizione per legge in presenza, sospesi per via della pandemia Covid-19, sono stati sostituiti da video chiamate che però non mantengono mai il monte ore settimanale complessivo, lo diminuiscono o direttamente lo dimezzano. Inoltre dal momento in cui il carcere ha riaperto la possibilità di effettuare le visite ai familiari, tantissimi parenti si sono recati agli sportelli per le prenotazioni, ma una volta presentatisi in loco a tutti quelli provenienti da fuori Torino è stato vietato l’accesso al carcere con la scusante della “Zona Arancione”. A questi è stato anche rifiutata la consegna dei pacchi dicendo che sarebbe dovuta avvenire per posta. A fronte di questa immotivata privazione, il carcere delle Vallette non prevede ad oggi alcuna forma sostitutiva che garantisca le 6 ore di colloquio anche sotto forma di video chiamata. Il completo disinteresse nel risolvere la questione è dimostrato dal fatto che le prenotazioni attraverso l’email dei colloqui sono bloccate e impossibili da effettuare. Attraverso questa forma di protesta si richiede che vengano immediatamente riammesse le video-chiamate, la telefonata ordinaria e anche quella aggiuntiva introdotta proprio durante la sospensione dei colloqui in presenza. Siccome il problema del taglio delle ore non è solamente per chi non ha ancora accesso alle visite in presenza, viene richiesto che tutti i detenuti e le detenute abbiano possibilità di integrare con video-chiamate le ore in presenza così da raggiungere comunque il monte ore complessivo settimanale. Inoltre viene richiesto che la chiamata con il proprio legale non rientri nell’elenco delle telefonate ai familiari, evitando così che quella chiamata ne sottragga una con i propri cari, come del resto avviene per le visite in presenza degli avvocati che sono escluse dal monte ore settimanale. Pertanto la logica vorrebbe che lo stesso avvenisse con le telefonate. Le rivolte di marzo hanno fatto emergere le invivibili condizioni delle carceri e la sacrificabilità dei detenuti di fronte al pericolo del contagio. L’unica gestione attuata dai vertici delle amministrazioni penitenziarie è stata quella della repressione delle rivolte, dove sono state ordinate vere e proprie mattanze e per le quali 14 persone hanno perso la vita. Per questo attraverso lo sciopero della fame si ribadisce la richiesta urgente di ricevere reali misure di tutela sanitaria che il carcere di Torino ancora non ha previsto. Unica sicurezza è la libertà. Domani Sabato 23 gennaio alle ore 16 davanti all’ingresso del carcere delle Vallette si terrà un presidio in sostegno alle detenute in sciopero della fame e di tutti gli altri reclusi.

Solidarietà alle prigioniere in sciopero della fame!