Dic 102020
 

riceviamo e pubblichiamo

“Un gruppo di solidali, amiche e parenti delle persone detenute, oggi, ha fatto risuonare le voci prigioniere all’interno della #Asl Roma 1, in pieno centro di Roma e a pochi passi dal carcere di #ReginaCoeli.
Si è voluto denunciare la situazione sanitaria all’interno del #carcere e ricordare ai dirigenti della Asl che con il loro silenzio si rendono complici delle nefandezze che si verificano all’interno delle carceri.
Abbiamo chiesto loro cosa racconteranno ai loro cari a Natale.. gli racconteranno di essere complici e corresponsabili delle morti e dei contagi di tante persone detenute?
Mentre protestavamo, la polizia ci ha chiuso dentro la Asl, chiudendo il portone, identificandoci e dispiegando attorno a tuttx noi un “cordone sanitario”: loro sanno che la verità può essere contagiosa!
Ora siamo ancora qui, nonostante pioggia e diluvio, che non laveranno le loro colpe.
Il silenzio è complicità e l’unica sicurezza è la libertà.
Tornerà il sole…”
Roma, 3 Dicembre 2020
Qui una corrispondenza dal presidio
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Questa mattina un gruppo di solidali, amiche e parenti delle persone detenute è andato davanti alla #Direzione generale della #Asl Roma 2 a ricordare che sono #responsabili della salute di uomini e donne recluse a #Rebibbia. In questi uffici si trovano i dirigenti della rete sanitaria penitenziaria, che decidono le misure di prevenzione da applicare in carcere. Nulla dicono di come sia impossibile prevenire il contagio senza mantenere la distanza fisica, unica prevenzione imposta a noi fuori.
I medici hanno decretato la chiusura dei colloqui, malgrado fosse già impedito ogni contatto con divisori di plexiglass, determinando così un grave isolamento socio affettivo delle persone detenute. Nel frattempo il personale penitenziario continua a essere veicolo di contagio, come dimostrato dai numerosi casi nel regime di isolamento del 41bis. I provvedimenti del governo non hanno minimamente inciso sul sovraffollamento cronico. Per paura di perdere qualche voto lasciano morire le persone.
Siamo venuti a ricordare ai medici le loro responsabilità perché il potere non è mai nelle mani di una sola persona. Sarebbe comodo pensare che l’unico colpevole dei contagi e delle morti in carcere sia solo Bonafede. Accanto a lui e sotto di lui ci sono tante persone che nell’ombra delle retrovie danno un contributo fondamentale alle scelte politiche, un contributo spesso “tecnico”, ma non per questo meno responsabile. È lo stesso ministro della giustizia a ricordarcelo, affermando durante l’ultima interrogazione parlamentare sul sovraffollamento che sta facendo tutto a stretto contatto con le aziende sanitarie locali.
Il silenzio è complicità.
L’unica sicurezza è la libertà.
Roma, 10 dicembre 2020
Qui una corrispondenza sulla giornata