Set 202020
 

riceviamo e pubblichiamo

Visto e vissuto da uno strano distanziamento del reale, gli sforzi che mette e mettono in campo lo Stato/gli Stati con le sue varie forme di integrazioni – dalla culla alla bara – mi si presentavano cosi : non sono come voi (2).
Non mi voglio arrendere a queste misure, neanche a questa epoca, che non è nient’altro che la continuità di uno schifo del quale si riuscirà a mettere un punto. Punto.

Un bel po di cose sono state scritte sulla sorveglianza speciale, penso tutte valide e diverse dal loro angolo di analisi (3) e – di meno – dal loro vissuto effettivo, per fortuna ci si riesce a beccare dal vivo!

La premessa che mi viene da fare in questo momento storico (merda, sembra di parlare come dex storici pero!), è che abbiamo a che fare con diversi e numerosi attacchi repressivi di tante intensità e in tanti campi di battaglia. Rimane importante in questa guerra fare bene i conti con le nostre priorità rispetto alla repressione, cercando di liberare
le nostre voci da individui per non accumulare piccole sconfitte su misure e inchieste più piccole, bensì ridarci la grinta. Vorrei quindi che questo testo sia solo l’espressione di un sampietrino in più nelle barricate da tenere con se contro la repressione o da usare come proiettili per guadagnare un po di terreno nelle lotte da proseguire. Un
saluto quindi a chi si trova prigionierx e a chi sta affrontando sti processi autunnali. Prometeo, Scripta Manent, la copine en cavale «l’amica in latitanza». beccata da poco della Scintilla, Panico, Bialystok e anche chi si trova ancora con le misure delle operazioni precedenti. Chi, infine, affronta il dentro a testa alta e non molla niente.

Voglio ricordare che 3 miei co-imputati sono colpiti della SS che prevede obblighi di dimora e dunque un possibile arresto immediato in caso di violazione con condanne da 1 a 5 anni. Ciao Amma, Carlo e Francesco!
Noi 4, assieme ad una bella comitiva quel giorno del 5 gennaio 2019, abbiamo voluto – e ottenuto?! – il trasferimento di un compagno e amico rinchiuso nel carcere di La Spezia dove alcune merdose guardie approfittavano della loro non assoluta sicurezza della divisa per reprimere la sua resistenza combattiva. La prima udienza del processo per l’imbrattamento aggravato di quella via della Spezia avrà luogo il 17 Novembre, siamo in 14. L’appello del processo Panico inizierà il 13 ottobre. Questo un micro aggiornamento che ci voleva.

Ho avuto modo di sperimentare questi 7 mesi di sorveglianza speciale -semplice- legata a questo periodo di emergenza totalitaria sanitaria. Non volendo regalare segnalazioni allo Stato, non mi è stato notificato
un bel niente a riguardo. Ricordo che le violazioni di una SS semplice dovrebbero trasformarsi in denunce che porterebbero a dei processi con condanne da 6 mesi a 1 anno per un cumulo di 1 anno e 8 mesi, ma non ho
rintracciato esempi pratici.

Questa misura, la Sorveglianza Speciale, già storicamente, di speciale non aveva un granché, beh, ok, un documento in più da presentare (e non sempre!) nei controlli dei piedi piatti. Con prescrizioni già scritte sul foglio di ciò che non devi fare (sotto inteso che tutto il resto lo puoi fare?!!), con la loro idea che hai interiorizzato di trovarti già
nei guai e che farai lo sbirro di te stesso e ti auto-reprimerai, che nel linguaggio generico si direbbe «rispetti le regole sennò…». Una classica Spade di Damocle.

Ed è questo il problema : le regole da di questo sistema sono semplici : stai zitto, lavora, abbi un domicilio stabile, guadagnati la vita in modo onesto, abbi cura di conoscere tutte le regole della nostra ben amata civiltà occidentale, con la sua cultura, i suoi usi e costumi, la sua morale, le sue cartacce da tenere aggiornate,…insomma, liscio come
tutto ciò che già ben sai, no? Dai, sforzati un po : i genitori, i professorx, il padrone, addirittura qualche amicx te l’avrà ripetuto! Beh, per quanto mi riguarda, ne dubito ancora…

Ma l’accelerazione data del Covid 19, nuovo argomento dal quale, ammettiamo, non avevamo anticipato gli effetti – tutt’ora in corso e che durerà per un bel po’ – ha dato delle svolte non indifferenti ai nostri modi di vivere e di lottare. E anche nella testa di quest’ultimi che cercano di farci rigare dritto. Sarà complicato cercare qui di analizzare come si sta evolvendo la repressione statale, penso che attorno ai processi in corso contro anarchicx, scripta manent in testa,
e il risalto internazionale al livello di arresti e costruzioni di reati associativi e di identità, nella lotta e nella vita delle persone, ci si darà da fare…da ambe due i lati.

Al di là del «distanziamento sociale», arrivano segnali da tutto il mondo. Anche se si tratta di resistere ad un ordine sempre più asfissiante, man mano la ripresa dell’idea del abbattimento delle fondamenta del potere e di tutte le sue declinazioni o delle sue essenze si sta esprimendo e in tanti casi si sta muovendo qualcosa contro di esse : il patriarcato, le frontiere, l’economia, il lavoro, la proprietà, la produzione, l’inquinamento, il consumismo, l’autorità, il razzismo, le guerre interne e neocoloniali, ecc… E poi ci sono le rivolte contro la repressione e i suoi apparati. Gli episodi, conosciuti o sospettati, di rivolta nelle carceri di tutto il mondo continuano a dare forza e a gridare vendetta, e siccome il mondo assomiglia sempre più ad un carcere a cielo aperto, anche da fuori ci si dimostra presentx. Non un passo indietro è ancora attuale, dovunque ci si trova.

«Auto-reprimersi» e «seguire le regole» sono due faccende che dipendono tutte da se nella sorveglianza speciale, ed è importante per non sprofondare saperci giocare, o giocolare per essere più preciso. Con se stesso, con i rischi da correre senza paura delle conseguenze, permettendosi di sbagliare o di fare un errore. Pensare anche a chi si
ha intorno : le persone – compa compresx – che si preoccupano di come si è e di come te la gestisci con i rischi, fino ad infantilizzarti o a non ricordare le scelte che stai facendo in merito, e dunque perdere, secondo me, una possibilità di immaginare altre strade di fronte a questa e ad altre misure – ma non è grave – perché confronti e stimoli
aprono sempre a una decisione in più e un rendersi conto che qualcos’altro è fattibile, dalla vicinanza all’aiuto materiale e tant’altro. Le guardie sono semplicemente le stesse di prima : ne più ne meno ti controllano, ne più ne meno ti rompono le scatole con le loro domande inquisitorie, con il consultare i terminali, con verificare – o astenersi di verificare – le tue mosse e il colore delle tue scarpe e dei tuoi capelli in quel momento. Con trattenerti e denunciarti per qualcosa – nel mio caso le violazioni del foglio di via dall’Italia – o lasciarti andare avendo perso solo un po di tempo e avendo aggiunto una riga in più nella tua schedatura.

Il calcolo dell’influenza che avrà la SS nelle loro valutazioni delle prossime misure repressive (residui pena in primis, ma anche future misure cautelari) non sono, secondo me, da considerare soltanto attraverso la logica di «causa-effetto» : non è perché si è sottopostx ad una qualche misura che tutto l’apparato giudiziario ad ogni procedimento tirerà fuori quella misura per giustificare una repressione «più forte». In ogni caso lo può fare, ed inventare altre giustificazioni. Comunque non voglio spingermi fino a questi ragionamenti, perché sia l’esperienza dimostra che si ha poco da sperare e tanto da perdere, sia entrare nelle strategie/decisioni dei giudici non mi riesce affatto.

Cosi come prima, la tensione alla lotta mettendoci la faccia senza perdere troppa agibilità si trova stimolata dalle varie forme di controllo. E’ una provocazione, ovvio, sembra importante però cercare di tendere verso uno spirito dell’agire che non sia frenato da tutto ciò.
Il sempre più forte controllo tecnologico e schedature varie mettono a dura prova le nostre pratiche e inventività per cavarsela. La pioggia attuale di operazioni repressive rende chiaro che siamo possibilmente o probabilmente tuttx sotto sorveglianza ravvicinata, e che lo Stato, i PM e i giudici non aspettano altro che tirare fuori il prossimo faldone per aggiungere un altro bastone tra le ruote. Degli individui prima e della solidarietà poi e infine delle lotte da portare avanti. Mettere da parte e curare risorse, strumenti e relazioni, non smettere di sperimentare
per inventarne altre e andare alla ricerca di nuovi, e come dicono quellx di Terra Incognita in Grecia : attaccare, attaccare, attaccare.

Lo sforzo dello stare al mondo è quindi da portare in un altra direzione rispetto al farsi schiacciare da una sorveglianza speciale : le rivolte numerose dappertutto, il non-sottomettersi e il non farsi contaminare
dai discorsi dominanti, l’aiuto dato da un’incontrarsi che porta a scambiare, in sincerità, i propri vissuti; le solidarietà basilari espresse da una chiacchiera in autostop, da un volantino di distro, da un gancio dato per scontare dei definitivi, da situazioni che neanche ti aspetti, quelle forti e intense di chi si mette e si metterà in mezzo tra te e la repressione, solidarietà dalla quale prendiamo – e diamo – senza fare conti. E staremo insieme, tranki, prima o poi.

L’udienza in corte di cassazione avrà luogo, il 17 settembre a Roma. Non sarò presente, ma darò aggiornamenti in seguito.

Greg.

1-due tipi di SS esistono : quella «normale», che prevede un obbligo o un divieto di dimora, e quella detta «semplice», priva di una di queste misure sulla dimora. La differenza importante si trova nelle condanne
previste in caso di violazione : nella «normale» sono previsti possibile arresto immediato anche fuori dalla flagranza e condanne da 1 a 5 anni; in quella «semplice» non è previsto l’arresto immediato e la condanna
andrebbe dai 3 mesi ad un anno. Non si hanno abbastanza esempi di conseguenze alle violazioni per capire bene come vengono applicate queste condanne.

2-come recita il libro scritto da un compa di Torino alle prede con un periodo di repressione, lungo e difficile di misure e condanna pesante in primo grado- Condanna che non è riuscito a spegnere le fiamme delle
rivolte nelle carceri. Dall’avvio i un razzo di segnalazione – che in francese chiamiamo «fusée de détresse»- collettivo all’accusa di incendio doloso in concorso aggravato blablabla, ci mancava solo un’associazione che dimostrava quanto fosse bello quel saluto carico di rabbia che, come ogniunx vorrebbe, fosse capace di metter a fuoco una
delle cose che più odiamo : il carcere che rinchiude dex amicx, dex carx, delle persone…ciao boba!

3-numerosi opuscoli, tra cui l’ultimo uscito : «catene di carta»