Apr 172020
 

traduzione di un testo da Athens Indimedia sulle violenze subite dalle prigioniere che si sono rivoltate nel carcere di Thiva il 9 aprile

Brutali pestaggi delle prigioniere durante il raid dei reparti antisommossa nelle carceri di Thiva il 9 aprile

Le prigioniere delle carceri di Thiva avevano appena annunciato la loro decisione di continuare la mobilitazione, quando hanno subito il trattamento speciale di una ingente forza di polizia, probabilmente fatta giungere subito dopo lo scoppio della rivolta di ieri. E, come è stato reso noto, le guardie hanno spedito ferite all’ospedale diverse donne.

In ogni caso, i pestaggi di massa e prolungati eseguiti la scorsa notte dai reparti antisommossa che hanno assaltato la prigione e invaso le celle trascinandone fuori e picchiando selvaggiamente le donne, sono senza precedenti. Persino una donna sofferente di epilessia è stata colpita brutalmente alla testa. È evidente quale sia la risposta del ministero e dell’amministrazione penitenziaria alle legittime richieste delle prigioniere. Perfino soggetti istituzionali (il Comitato del Consiglio europeo per i diritti umani durante la sua permanenza di 10 giorni, il rappresentante dell’ONU nel suo rapporto, Amnesty International sulla morte di prigionieri) hanno, pochi giorni prima di questi fatti, dato conto delle condizioni insostenibili nelle prigioni greche, delle detenzioni arbitrarie, delle condizioni terribili di carcerazione, del sovraffollamento dei penitenziari, dei commissariati, dei centri di detenzione per migranti, degli ospedali psichiatrici, eccetera.

Questa mattina le donne che hanno resistito e si sono mobilitate sono state denunciate al procuratore generale. In prima linea c’è la prigioniera politica Pola Roupa.

10/4/2020, Eleonas, carceri di Thiva, Grecia