Ott 152019
 

da nobordersard

Ieri sera è arrivata la notizia che il PM Guido Pani ha fatto richiesta di cinque sorveglianze speciali. I destinatari di tale richiesta sono gli stessi cinque compagni a cui Pani, meno di un mese fa, aveva fatto notificare le accuse di 270bis, associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Le udienze dovrebbero svolgersi i primi di Dicembre, ma su questo non abbiamo ancora notizie certe. Vi terremo aggiornati, seguite il blog anche per scoprire quali saranno le iniziative di solidarietà. A seguire il manifesto in solidarietà ai compagni, versione web e versione stampabile. Diffondiamolo!

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immagina 2019   Versione stampabile

Per approfondire sulla sorveglianza speciale:

La sorveglianza speciale è la più pesante fra le misure di prevenzione (le altre sono gli avvisi orali e i fogli di via), può essere data per un periodo che va da uno a quattro anni, tale misura non serve a individuare e reprimere la colpevolezza, ma bensì la presunta pericolosità degli individui. Non servono quindi prove o processi per condannare o scagionarsi, si gioca tutto in un’udienza dove il pm porta le informazioni a carico dell’imputato per dimostrarne la pericolosità. Queste informazioni non è richiesto dal giudice che siano supportate da prove, anzi per la maggior parte sono il risultato delle indagini e delle successive profilazioni che la polizia fa dei compagni.

Viene quindi valutato lo “stile di vita”, che lavoro si svolge, dove si vive, con chi si vive, chi si frequenta e dove lo si fa. Viene rivoltata e giudicata l’intera vita presente e passata delle persone e non è importante che questa magari non sia delittuosa, anzi. Ciò su cui i pm insistono è l’ipotesi che le caratteristiche e le idee di determinate persone possano portare al compimento futuro di reati.

Cosa prevede la sorveglianza?

Innanzitutto non prevede appello, non trattandosi di un processo non vi sono secondi gradi o cassazione, si può tentare un sorta di riesame, che non è mai stato accolto.

Viene data da uno a quattro anni, tendenzialmente prevede il rientro notturno (con possibile verifica della presenza in casa a qualsiasi ora della notte), il divieto di partecipare a manifestazioni pubbliche e assemblee, il divieto di frequentare pregiudicati o portatori di altre misure di prevenzione, l’abbandono di lavori saltuari, il ritiro della patente (anche per i 4 anni successivi  alla fine della sorveglianza), la limitazione negli spostamenti fuori dalla città di residenza (cioè ci si può spostare solo previa comunicazione alla polizia), vi sono stati dei casi in cui è stato dato l’obbligo o il divieto di dimora.

In caso di violazione di anche solo una di queste prescrizioni scatta un processino che può portare all’arresto del sorvegliato, se questo dovesse accadere, il sorvegliato riprenderà a scontare la sorveglianza speciale non appena uscirà dal carcere. Cioè le due misure non si sovrappongono.

Questo enorme ricatto crea le condizioni perché i sorvegliati speciali diventino carcerieri di loro stessi, in particolar modo quando sentono il fiato della DIGOS sul collo.

La misura della sorveglianza speciale è chiaramente uno strumento perfetto – e molto pericoloso – per far fuori i compagni dalle lotte, apparentemente più leggera del carcere per molti si è rivelata invece molto pesante da viversi, anche per la facilità con cui i giudici comminano un anno o due di misura.

A chi avesse voglia di approfondire ulteriormente consigliamo la visione di questo breve video – molto carino – montato dai compagni torinesi durante la campagna di solidarietà di qualche anno fa, quando a 8 di loro fu chiesta la sorveglianza.