Feb 282019
 

Riceviamo e pubblichiamo.

Durante la maxi-operazione antianarchica del 19 febbraio e nei giorni successivi, sono accadute alcune cose che, fuori da ogni piagnisteo o vittimismo, è importante rendere pubbliche.
Nel corso delle perquisizioni di martedì scorso, uno dei compagni arrestati è stato fatto inginocchiare da un carabiniere o poliziotto che gli ha puntato la pistola alla tempia.
Durante un’altra perquisizione, degli agenti hanno cercato di entrare in cantina prima di svegliare i compagni in casa, lamentandosi poi di nascosto di non essere riusciti a nascondere quello che volevano nascondere.
A perquisizione già finita, con una compagna arrestata e i compagni in commissariato, agenti in borghese vengono trovati ancora in casa dei perquisiti da altri compagni rilasciati un po’ prima. Anche la porta dello spazio anarchico “El Tavan”, chiusa dai compagni a fine perquisizione, viene trovata aperta un’ora dopo.
In concomitanza con l’assemblea pubblica in solidarietà agli arrestati, la casa di Bosco di Civezzano – dove viveva, oltre ai quattro compagni arrestati, un altro compagno – è stata posta sotto sequestro giudiziario. Di conseguenza Digos e Ros possono entrare e uscire senza alcun controllo. Sempre venerdì 22 febbraio, un’altra casa è stata perquisita senza che nessun compagno fosse presente.
Alcuni proprietari delle case dove vivono degli indagati sono stati minacciati da Digos e Ros al fine di sfrattare i compagni.
A buon intenditor poche parole.

25 febbraio 2019

anarchiche e anarchici di Trento e Rovereto