Ott 042018
 

Fonte: Collettivo Senza Numero

All’inizio del 1998 mi capitarono sotto gli occhi due ricerche.

 La prima della Harvard Medical School rilevava che negli ultimi 20 anni si era registrato un peggioramento degli esiti nei pazienti schizofrenici negli Stai Uniti.
 La seconda dell’OMS che aveva osservato che l’evoluzione dei pazienti schizofrenici era migliore nei paesi poveri, come l’India e la Nigeria, rispetto agli altri paesi sviluppati.
 Allora intervistai vari esperti secondo cui i mediocri esiti rilevati negli Stai Uniti erano dovuti a differenze nelle politiche sociali e nei valori culturali.

 Nei paesi poveri i pazienti schizofrenici ricevevano più supporto dalle famiglie, dicevano.
 Non era per me, per quanto plausibile, una spiegazione soddisfacente.
 Mi lessi tutti gli articoli scientifici utilizzati nello studio dell’OMS.
 Fu allora che appresi un fatto sorprendente: nei paesi poveri solo il 16% dei pazienti assumeva continuativamente farmaci antipsicotici.
 Infine m’imbattei in uno studio dell’OMS che aveva trovato un’associazione fra risultati positivi e sospensione della terapia farmacologica!
 Così avviai una ricerca che ha dato vita a questo libro”

 

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