Feb 102017
 

fonte: pagine contro la tortura

presidio_novaraSABATO 18 FEBBRAIO ore 14
PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI NOVARA
CAMPAGNA PAGINE CONTRO LA TORTURA
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41 BIS = TORTURA

Il carcere di oggi è parte di un “sistema penale” articolato, che distribuisce a piene mani a quanti lottano fogli di via, divieti e obblighi di dimora, sorveglianza speciale, arresti domiciliari “stretti” o “larghi”, processi in videoconferenza… Nel tentativo di annichilire ogni opposizione e spezzare ogni legame di solidarietà, incitando all’infamia e alla dissociazione.
Il regime del 41 bis è la punta dell’iceberg di tutto questo, con le sue torture bianche e continue vessazione a cui, da quasi un anno, si è aggiunto il divieto di ricevere libri o qualsiasi altra forma di stampa, sia attraverso la corrispondenza che i colloqui con parenti o avvocati, a causa di una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) con la complicità della magistratura tutta. Il carcere di Novara non fa eccezione e le dure condizioni in cui costringe i prigionieri hanno addirittura scomodato il Garante dei detenuti delle carceri piemontesi che ne ha chiesto la sua chiusura.

Il presidio sotto il carcere di Novara sarà una nuova occasione per lottare contro la direttiva del DAP e rompere l’isolamento che questa direttiva vuole ulteriormente amplificare. Sarà anche occasione per sostenere i prigionieri trasferiti proprio nel carcere locale in seguito ai violenti pestaggi subiti l’ottobre scorso nel carcere di Ivrea. Tali pestaggi furono ordinati dalla direzione per zittire le proteste scatenate dalle condizioni miserevoli in cui versa lo stesso carcere.

SABATO 18 FEBBRAIO, PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI NOVARA, ORE 14, DAVANTI
ALL’INGRESSO, IN VIA SFORZESCA 49.
paginecontrolatortura.noblogs.org
www.autprol.org/olga

Nei giorni scorsi è tornata più volte alla ribalta dei giornali locali, e non solo, la questione del carcere di Ivrea. Dalle visite di Radicali e Sel, che denunciano pessime condizioni di vita all’interno della struttura, alla notizia di domenica 29 gennaio secondo la quale il Dap ( Dipartimento amministrazione penitenziaria) avrebbe emesso un’ ordinananza di chiusura della cosiddetta “cella liscia”, nella sezione di isolamento, e di interdizione dell’ utilizzo della sala di attesa per le visite mediche. I sinceri democratici propongono niente botte ma un efficiente impianto di sorveglianza, lo Stato cerca di metterci una pezza. Per non parlare della notizia riportata su Stampa e fogliacci locali vari dell’espulsione di un detenuto marocchino che, dopo aver guidato la rivolta nel carcere, avrebbe progettato un attentato ad Ivrea e dichiarato di voler sgozzare americani ed inglesi. Si tratta di un tale falso da far scomodare anche il Procuratore di Torino Spataro che dà smentita della notizia alla Stampa. L’articolo sarà pubblicato nelle ultime pagine del 28/017 con una risposta della redazione secondo la quale la notizia sarebbe giunta direttamente dal Viminale. La disinformazione che galoppa, la paura del nemico arabo e barbuto che alimenta ogni genere di controllo e restrizione di libertà in una società marcia fino all’osso e colpevole della distruzione di interi Paesi, non solo in Medioriente ma ovunque nel mondo.

Quello di cui invece non si parla sono le conseguenze che subiranno i detenuti coinvolti in questa vicenda. Perchè saranno proprio loro a dover pagare per il loro gesto di ribellione.
Attraverso le corrispondenze mantenute con i detenuti, prontamente trasferiti a Novara, Cuneo, Vercelli, siamo venuti  a conoscenza della richiesta di rapporti disciplinari e continuo isolamento che stanno scontando.
E’ partita infatti la richiesta di regime 14 bis per Angelo Grottini, detenuto nel carcere di Vercelli, a cui già veniva ritardata e censurata la posta. Si trova in isolamento e al freddo. Surco Edoardo, trasferito nel carcere di Novara, si trova in isolamento e denuncia le condizioni della struttura sempre pessime. Non gli sono stati consegnati opuscoli, volantini e articoli di giornale. Dolce Marco, detenuto nel carcere di Ivrea, parla di una calma apparente scandita dalle frequenti tensioni con le guardie.Continua ad essergli negata una importante visita medica. Infine  Matteo Palo, che per aver scritto la prima lettera di denuncia di ciò che era accaduto nel carcere di Ivrea, pur non partecipando alla rivolta, si é ritrovato in isolamento e gli sono stati impediti i colloqui con i familiari.
In generale il tentativo da parte dell’ istituto di Ivrea e di tutte le istituzioni carcerarie, è di isolare e punire tutti coloro che hanno partecipato alla rivolta di quella notte.
Per noi poco importa quello che scrivono i soliti pennivendoli dei giornali locali e nazionali, i quali denunciano l’ esistenza di una cella dedita alla tortura solo per dichiararla da ristrutturare o che spalleggiano i piagnistei continui degli aguzzini che lamentano carenza di personale (una squadra antisommossa contro un individuo limitato è ancora troppo poco!).
Continuiamo a pensare che le disuguaglianze di questa triste società non si potranno colmare infliggendo anni di carcere a chi infrange una legalità, fatta per mantenere in piedi i privilegi della classe dominante.
A fronte di  tale repressione ed occultamento dei fatti, sosteniamo inoltre che la rivolta accaduta ad Ivrea non sia l’unico obbiettivo raggiunto ma un inizio per infondere coraggio e speranza a chi è dentro, per continuare a lottare per la propria libertà.Sabato 18 febbraio, campagna Pagine contro la tortura, presidio al carcere di Novara, ore14.
Ribelli canavesani, Castellazzo Assediato.
Dal 2015, ormai in maniera “legittima” (come espresso recentemente dalla Corte Costituzionale) chi è sottoposto al regime carcerario 41 bis può ricevere libri soltanto acquistandoli per il tramite dei carcerieri; si va dunque a determinare il blocco di qualsiasi forma di stampa attraverso qualsiasi tipo di corrispondenza, il che restringe ulteriormente la socializzazione in carcere e la possibilità di relazione con l’esterno.
Come abbiamo avuto modo di affermare più volte, il 41 bis (e la sua progressiva estensione) si colloca tra quelle misure cosiddette “emergenziali” con cui lo Stato mira a formalizzare rapporti di forza a sé favorevoli: la ristrutturazione del sistema penitenziario in termini di individualizzazione del trattamento, la differenziazione tra i prigionieri e l’attribuzione di poteri sempre maggiori alla direzione penitenziaria ed alle guardie sono strumenti che mirano ad aumentare le capacità di gestione del potere statuale ed allo stesso tempo a far sì che questo sistema di barbarie venga progressivamente ritenuto naturale.
Il presidio sotto il carcere di Novara di questo sabato – a cui parteciperemo e che rilanciamo – sarà una nuova occasione per mobilitarsi contro l’isolamento che questa direttiva vuole ulteriormente amplificare, e contro l’azione degli apparati statali – sempre più pressante in ogni ambito della società e dei rapporti sociali – volta a disciplinare corpi e menti, piegandoli alle esigenze di uno scenario di guerra in atto che si dispiega sia sul fronte esterno che su quello interno.

“La criminalità consiste nella egoistica ricerca del profitto e del successo ad ogni costo, nella sopraffazione dei deboli, nello sfruttamento, e tutto ciò è roba vostra. Consiste nell’accettare il carcere diventando dei delatori, degli opportunisti, dei ruffiani per ottenere privilegi, concessioni, libertà anticipata, calpestando i compagni di pena, ingannando l’opinione pubblica, con falsi pentimenti, tradendo tutto e tutti e prima ancora se stessi. Io rifiuto tutto questo, anche se questo rifiuto mi costerà caro.

Perché saremo tutt* meno liber* finché resta in piedi una prigione!
I compagni e le compagne del CPA Firenze Sud

GALERE: NON UNA QUESTIONE PER POCHI

 

Solidarietà ai prigionieri in occasione del presidio che si terrà sabato 18 Febbraio sotto il carcere di Novara.
Il 18 Febbraio, sotto il carcere di Novara, compagni e compagne si troveranno sotto le mura di un’altra patria galera per esprimere solidarietà ai detenuti ed aggiungere un altro tassello alla lotta contro le carceri, in modo particolare contro la tortura del 41 bis.
Il presidio fa parte di una mobilitazione partita da collettivi e individualità all’inizio dell’agosto del 2015 quando prese avvio la campagna Pagine contro la tortura per denunciare e lottare contro l’ennesima privazione, riservata (per ora) ai detenuti in 41bis: divieto di lettura, sostanzialmente, divieto di leggere ciò che si vuole. Riprendendo, infatti, un provvedimento che oltre 10 anni fa era stato proposto dall’allora ministro della Giustizia Castelli, il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria) ha disposto una circolare con la quale si vieta ai detenuti stretti in 41bis di ricevere libri o riviste dall’esterno, sia che questi vengano spediti, sia portati dai familiari o dall’avvocato. Il DAP prevede che il prigioniero possa fare richiesta all’amministrazione carceraria che dovrebbe così far avere il libro richiesto al detenuto. Immaginate con quanta solerzia il carcere ha desiderio di far entrare libri in carcere, per di più se di un certo peso politico. Risultato, come dimostrano già i reclami dei detenuti in 41bis, i libri non arrivano.
Il presidio di Novara è, inoltre, un atto concreto di solidarietà verso le vessazioni e le torture subite quotidianamente dai detenuti: nell’ottobre scorso nel carcere di Ivrea i detenuti che protestavano vennero violentemente pestati e alcuni trasferiti e messi in isolamento.
Eppure, il divieto di lettura, i pestaggi compiuti dietro quattro mura, per di più se lontani dall’abitato, possono sembrare cose che riguardano pochi, chi le subisce o al più qualche manciata di individui solidali. Eppure la nostra terra, quella sotto i nostri piedi, ci racconta una storia diversa. La Sardegna da sempre ha rivestito un ruolo centrale nello scacchiere carcerario dello Stato Italiano e non solo. Sin dalla fine degli anni ’90 le potenze Nato sancivano la necessità per gli Stati occidentali di dotarsi di carceri di massima sicurezza, preferibilmente isolate. A partire dal 2009, insieme alla circolare del DAP che sanciva la necessità per “I detenuti sottoposti al regime carcerario speciale di essere ristretti all’interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero all’interno di sezioni speciali e separate dal resto dell’istituto” si dava avvio al Piano Carceri: in Sardegna spuntavano come funghi 4 nuove carceri, più di 285 milioni di euro per 2.700 posti letto (1.500 per i detenuti provenienti da altre carceri), strutture dotate o di sezioni a 41bis o di sezioni AS.
Così come la Nato anni or sono decretò per la Sardegna un futuro di militarizzazione per il suo importante ruolo nel Mediterraneo, così ancora una volta l’isola venne scelta per diventare una terra di carcerazione. Basi e carceri, due tasselli di uno stesso puzzle, quello che delinea una nuova strategia degli Stati per il controllo capillare del sociale, per i piani di conquista di altri territori, per una logica sempre più introiettata in ognuno di noi che lo stato ci protegge. Le basi, come le carceri, rappresentano una sottrazione di territorio alle popolazioni. Le basi, come le carceri, rappresentano l’uso e abuso della Sardegna agli interessi del capitale. Le basi, come le carceri, sono i due volti di una stessa occupazione militare.
Così come le basi assicurano la possibilità di organizzare i conflitti oltre mare, così le carceri rappresentano una funzione repressiva basata sull’isolamento totale dei prigionieri sia dal loro contesto di riferimento sia dentro le carceri stesse; una funzione di controllo poiché sono un oggettivo presidio militare sul territorio; una risposta all’immaginario securitario che ha come obiettivo quello di far del Regime speciale un Regime per tutti poiché le norme di inasprimento che ora vediamo solo per alcuni prigionieri saranno piano piano allargate a tutti gli altri.
Il carcere è parte integrante della ristrutturazione in atto del capitale, è il braccio armato che ci si sta stringendo intorno, le mura che aspettano di “accogliere” tutti quelli che si oppongono a questa guerra in atto.
La galera, dunque, è ancora questione per pochi?
SOLIDARIETA’ AI DETENUTI IN LOTTA
SOLIDARIETA’ AL PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI NOVARA
 
Collettivo S’idealibera