Ott 042013
 

riceviamo e pubblichiamo:

150x150Venerdì 11 ottobre 2013, dalle 15 presso il tribunale di Bologna, andrà in scena la prima vera udienza dibattimentale del processo per l’operazione “Outlaw” che vede 21 compagni imputati dell’accusa di aver dato origine ad un’“associazione a delinquere finalizzata all’eversione dell’ordine democratico”.
Nell’udienza dell’11 ottobre verrà sentito il dirigente della Digos Marotta, direttore di fatto dell’inchiesta.

Un’inchiesta “contro la minaccia anarco-insurrezionalista” della procura di Bologna che nell’Aprile 2011 aveva portato ad arresti, allontanamenti e alla grave chiusura dello Spazio di Documentazione Fuoriluogo.

L’operazione, costata 260mila euro (di cui 17mila spesi solo per proteggere la sede di forza nuova) e scattata all’indomani di alcuni attacchi a sedi di multinazionali come Eni e Ibm, è stata celebrata dai giornali come un grande successo della digos contro il terrorismo anarchico anche se, a onor del vero, di questi fatti nell’inchiesta non c’è alcuna traccia.

Concretamente ciò che l’accusa mira a sostenere è che l’essersi distinti per l’impegno speso nelle lotte (contro Cie, carceri, nucleare, tav, guerra e sfruttamento) da parte degli attuali imputati farebbe di loro i promotori o i partecipanti ad un’associazione a delinquere.
La prova di ciò dovrebbero essere le molte denunce a loro carico: blocco stradale, manifestazione non autorizzata, resistenza, imbrattamento ecc. (“curriculum” comune a chiunque sia attivo in un “movimento antagonista”), oltre ad alcune idee più o meno comuni tra gli imputati (il rifiuto nel vedere le istituzioni come un interlocutore, l’appoggio dell’azione diretta, la necessità di opporsi concretamente ai fascisti ecc.).

Se da un punto di vista logico questo costrutto può sembrare traballante e presentare una miriade di contraddizioni (anarchici strutturati verticalmente, sedi pubbliche in pieno centro come covo segreto ecc.) dall’altra è evidente che ci sono pressioni forti (dall’allora ministro Maroni, al responsabile Eni per la sicurezza, alla Cancellieri, alla Procura) per far sì che il teorema stia in piedi a dispetto di tutto.
La posta in gioco è evidente: se in questo processo la tesi di associazione a delinquere per colpire le lotte degli anarchici passa potrà essere utilizzata contro chiunque lotti e si organizzi un domani.

Quel che resta della classe dirigente, protetta dagli apparati di polizia, sa bene che da offrire ha solo il continuo peggioramento delle condizioni di vita di tutti, non può quindi stupire che si attrezzi a contenere fin da ora le rivolte di un domani che potrebbe essere molto vicino.

VENERDI’ 11 OTTOBRE h:15.00 AULA 11 TRIBUNALE DI VIA FARINI 2 (BO)

Avranno anche il potere di condannare sulla base del nulla, ma i loro argomenti sono scarsi. Presentiamoci in tanti, sentiamo cosa ci verranno a raccontare.
Un pomeriggio fuoriluogo in un’aula di tribunale.

In una città in cui fogli di via, fermi di polizia, intimidazioni e denunce sono una costante per chi decide di opporsi al potere senza mediazioni occorre partire dal rilanciare la solidarietà

Compagni imputati e solidali
FIP VIA ZAMBONI 36 BOLOGNA 4.10.2013