Set 292013
 

PASSO DOPO PASSO
Il primo passo per spezzare queste catene è rompere il muro dell’indifferenza.

La solidarietà è un’arma, usiamola.
 
Si chiude con queste parole il comunicato diffuso da un coordinamento di detenuti delle carceri che ha lanciato una mobilitazione per il mese di settembre. Protesta che nasce contro determinate condizioni di invivibilità all’interno delle carceri quali “sovraffollamento intollerabile con detenuti ammassati in celle lager, in condizioni igieniche e strutturali al limite dell’indecenza, speculazioni sui prezzi della mercede, sfruttamento vero e proprio nei confronti dei detenuti cosiddetti “lavoranti”, trattamenti inumani di ogni sorta, abusi di qualsiasi genere e troppo, troppo altro ancora”, protesta che si estende “contro tutte quelle forme di tortura legalizzata in cui versano gli internati nei regimi di 41bis, 14bis e Alta Sorveglianza, che vengono quotidianamente uccisi, psicologicamente e fisicamente”, sempre per citare il suddetto comunicato. Motivi per i quali la protesta si sta svolgendo anche con lo sciopero della fame dei reclusi.
Si cerca di fare in modo che le galere siano lontane da noi sia fisicamente che idealmente, che chi vi è detenuto sia cancellato dalla vista, non esista più, isolato in una condizione, quella della privazione della libertà, che lo escluda dalla società di cui avrebbe intaccato le regole. Il carcere, struttura totalitaria impossibile da umanizzare, dimostra così la sua vera funzione, che non è quella – dichiarata – della rieducazione, bensì quella – reale – della messa da parte, dell’esclusione.
Ciò che ci preme è proprio impedire questo isolamento, rompere i muri dell’indifferenza come dell’iniquità, cause per le quali molti sfruttati sono reclusi, perché una società che rinchiude massicciamente chi non si adegua e che fa del controllo totale la sua ambizione è una società che rifiutiamo. Per questo siamo solidali e complici con i detenuti in lotta, perché i ponti che uniscono gli esclusi e gli sfruttati sono un mezzo per opporsi alle condizioni disumane dentro come quelle di sfruttamento fuori. Perché la lotta spontanea che nasce dall’interno del carcere è un consiglio pratico da seguire anche fuori, autorganizzandosi e facendo sentire la propria voce.
 
Solidarietà con i detenuti in lotta, per un mondo senza galere.  
Anarchici e solidali

DOMENICA 29 SETTEMBRE DALLE 16 ALLE 19

PRESIDIO E MICROFONO APERTO NEI PRESSI DEL CARCERE DI LECCE

Via Borgo San Nicola

L’unica chiesa che illumina è quella che brucia, l’unica prigione utile è quella distrutta.