dal carcere di Teramo
Carissim* compagn*
Vi scrivo a distanza di poche ore dal presidio che i solidali hanno organizzato all’esterno del carcere di Castrogno (Teramo).
Grazie al volantinaggio che ha preceduto l’iniziativa molti erano a conoscenza dell’arrivo dei solidali e tanta è stata la gioia alla loro vista.
La settimana si era aperta con una discussione molto partecipata per parlare dei temi della mobilitazione lanciata dal “Coordinamento” e tutti hanno da subito appoggiato le rivendicazioni dello stesso.
Si è deciso di sostenere la protesta con uno sciopero del carrello e battiture provando a coinvolgere tutte le sezioni, ma le difficoltà sono state non poche.
Io ho intrapreso lo sciopero della fame e da martedì 10 ad oggi ho perso diversi chilogrammi; in questi giorni la solidarietà avuta dal resto dei fratelli carcerati mi ha dato la forza di continuare e fino a quando il fisico lo consentirà non mi fermerò.
E’ stato bellissimo vedere l’entusiasmo dei detenuti e anche se il carcere è un luogo pieno di infami e confidenti, molti non si sono tirati indietro e, a testa alta, si sono fatti sentire da chi fuori era venuto a portare il loro saluto.
In sezione, per “evitare” il contatto tra noi e chi era all’esterno, hanno usato il becero ingegno di chiuderci nelle celle e guarda caso l’ora di socialità è stata autorizzata al solo lato dove non era possibile vedere i compagni.
Questo trattamento è stato riservato solo alla sezione dove ero io… quanto è misera la vita negli abusi di potere.
La nostra è stata una protesta del tutto pacifica, molti si sono interrogati dell’utilità della stessa e figuratevi che alcuni mi hanno anche invitato a desistere dicendomi: “tanto chi ti sente?”.
Dopo la manifestazione invece tutti erano entusiasti, consapevoli che non eravamo soli e che le lotte possono e devono essere intraprese. Questo, a mio avviso, è un primo grande risultato.
Certo la strada è apparsa a tutti lunga ma i primi passi sono stati fatti ed ora possiamo solo fare di più.
Un grande ostacolo che ha influito sulla mobilitazione è stato quello di non aver avuto risonanza mediatica ma noi non ci lamentiamo, sappiamo di aver fatto il possibile e se in futuro si deciderà di riorganizzarci saremo più incisivi, di questo ne siamo certi.
La giornata appena trascorsa è stata allietata da buona musica, bombe carta e voci libere che si sono sentiti forte qui dentro e, mentre le guardie poste sulle torrette squadravano i compagni all’esterno e gli ispettori facevano sotto e sopra all’interno delle sezioni per intimorirci, si alzavano al cielo le note di “bella ciao” che io e diversi detenuti abbiamo cantato a squarciagola convinti che presto sorgerà il sol dell’avvenir.
La lotta non si arresta
Un abbraccio ribelle a tutti/e!
Davide
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