Lettera aperta ai compagni, alle compagne

Un giudice, stavolta di sorveglianza, mi ha cercato, trovato e infine consegnato tramite la polizia una sua "ordinanza", che, come vedete segue questa lettera.
L' "ordinanza" rende esecutiva una "misura di sicurezza della libertà vigilata per anni uno" decreta 25 anni fa. Una condanna, la chiamo io, in quanto è una restrizione della libertà prima ancora di essere una "vigilanza"; una pena che non è in relazione ad alcun "reato", ma esclusivamente a quello che sei, per questo, pur se è mostruoso e ridicolo, può essere decretata in anticipo, anche di un quarto di secolo. E quello che sei non viene chiamato nel codice penale con nomi quali, ad esempio, "sovversivo", "eversore" ecc., ma con il generico "socialmente pericoloso". Una categoria che per definirsi non ha bisogno di fatti, le basta comporre supposizione, congetture sulle letture, le frequentazione, non so le espressioni del viso. Nazi-fascismo in pieno, ecco di che si tratta. Ed è una condanna usata ampissimamente con disinvoltura.

Ma che cosa è accaduto? Il tribunale di sorveglianza di Vercelli (competente nel mio caso poiché sotto la sua cappella di trova anche il carcere di Biella da cui sono uscito) ha "disposto" di "imporre" a me, la "liberà vigilata per anni uno di cui alla sentenza Corte Assise Appello di Firenze del 19.11.1980".

Il giudice di sorveglianza che ha reso esecutiva la condanna poteva dire: nel 1980 tu sei stato condannato ad un anno di liberà vigilata ed io nel 2005 la rendo esecutiva in quanto tu, comunque, eri e sei nemico dello stato. Chiuso. Invece ha voluto farsene una ragione ed è franato nella meschinità.
Scrive il giudice: "...il soggetto (uno dei tanti nomi che mi affibbia)...convoca dal Centro Servizio Sociale di Firenze...non si è mai presentato...il Centro Servizio Sociale di Milano...non è riuscito a contattarlo"...
Nessun servizio sociale mi ha mai "convocato", o , "cercato". Per verificarlo il giudice poteva rivolgersi anche alle persone che mi hanno ospitato, le cui abitazioni conosceva, come scrive nella sua "ordinanza", anche per avermi recapitato, sempre attraverso la polizia, altri atti nei mesi precedenti. Non lo ha fatto, si è limitato, scrive, a sentire i servizi sociali i quali avranno risposto con il rituale "tutto a posto dottore" - tanto nessuno può provare il contrario e il posto di lavoro non ne viene minacciato.
Questo dico anche a difesa delle persone che mi hanno ospitato, dato lavoro, che l'arroganza del giudice cerca deve essere troncata la consegna dei libri, al punto da impedire ogni loro attività intellettuale. Nemmeno quel sadico di Cardullo nel suo apogeo era sceso a tanto; voi di oggi siete vicini a Goebbels più di lui.

Fuori sto scoprendo che la condizione della gran parte di chi lavora è discesa nella schiavitù. Nei cantieri, presso i corrieri, ma anche nella scuole e nei call center, si lavora per 5-6 euro l'ora e in una situazione di assoluta indeterminatezza. Quel misero salario è succhiato per il 60-70 percento dall'affitto per la casa, sarebbe più vicino al vero chiamarla, in generale, posto-letto + punto-cucina. Chi ha trasformato i contratti di lavoro in un vero Bengodi per i padroni, ma in una disgrazia micidiale per la classe operaia, per chiunque sia alla ricerca di un posto; chi ha consegnato le case al mercato capitalistico, alle agenzie e al traffico borsistico, chi ha condotto la soddisfazione del bisogno dell'abitazione a divenire un incubo per la gran parte della popolazione; chi, come lei signor giudice, impone con le relative leggi questo immiserimento non solo materiale, voi siete "socialmente pericolosi", non c'è dubbio. Contro di voi e il vostro stato con il quale ora tormentate e saccheggiate anche il popolo irakeno, la lotta c'è e io sono li.

Milano, 26 Marzo 2005

Maurizio