Allein machen sie dich ein
La solidarietà è un'arma

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Iniziativa di solidarietà

MERCOLEDI' 30.11.2005

Ore 19.30 Cena di Solidarietà
A seguire assemblea: "repressione, che fare";
Relazioni di compagni di Magdeburg e italiani.

Al Kafe Marat im Tröpferlbad Thalkirchner Str.
Organizzatori: Libertad SUD - AGI
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[Leggi l'intervento fatto a nome della Campagna 270]

Ovunque emerga la resistenza contro la classe dirigente prima o poi i protagonisti si troveranno di fronte alla repressione statale. Non c'è nessun sistema politico nel mondo che sia disposto a tollerare una resistenza che miri ad abolirlo, perciò è impossibile per un movimento antagonista agire nel quadro legale stabilito dalle stesse forze che combatte. Lo scopo della legge è la conservazione e non il cambiamento di una struttura statale.

Dunque, dal punto di vista della classe dirigente ogni tentativo di cambiare una società radicalmente sarà sempre illegale. La lotta contro un sistema di potere viene definita terrorista e viene combattuta impiegando ogni mezzo necessario.

Nel periodo precedente al 11.09.2001 il concetto di "terrorismo" aveva un significato complesso. Ogni nazione poteva definire qualsiasi movimento di resistenza sul proprio territorio "terroristico", altri paesi però potevano non aderire a tale definizione e concedere asilo politico ai protagonisti delle rispettive lotte. C'erano governi che sostenevano movimenti armati in altri paesi più o meno apertamente.

Anche se ci sono stati diversi tentativi di una sempre più stretta collaborazione internazionale per combattere qualsiasi resistenza contro l'egemonia del capitalismo, gli attacchi del 11.09.2001 hanno senz'altro dato una spinta decisiva a questi sforzi. Oggigiorno ogni governo può godere dell'appoggio internazionale nella lotta contro i propri "terroristi". Il concetto "terrorismo" è stato globalizzato e viene impiegato ovunque vi siano movimenti contro il potere. Gli scontri durante una manifestazione, il regime della Corea del Nord, gli attacchi suicidi o i sindacati baschi, l'etichetta di "terrorismo" è onnipresente.

Un obiettivo centrale della legislazione che mira contro la lotta antagonista è la prevenzione. La repressione non serve solo alla punizione del nemico politico ma fondamentalmente all'intimidazione di tutti coloro che possano prendere in considerazione la difesa dei propri diritti. Tramite leggi draconiane viene determinata una linea che non va attraversata senza rischiare tremende conseguenze personali.

L'intimidazione vuol togliere il terreno a ogni movimento, provvedere a che non si sviluppino nuove leve e a che i vecchi attivisti si ritirino a vita privata. Ci sono senza dubbio degli esempi in cui questa strategia risulta efficace, ma ci sono anche tanti che hanno affrontato la repressione uscendone con più chiarezza e più forti. Come far fronte alla repressione senza rinunciare alla propria identità sarà una domanda centrale della nostra iniziativa del 30 novembre.

L'armonizzazione della legislazione antiterrorismo europea avanza a passo svelto. Articoli come il 129a esistono in molti altri paesi, e anche lì vengono più applicati per intimidire e indagare che per arrivare a vere condanne. I compagni fanno fronte a questa minaccia in tutto il mondo.
In Germania negli anni 90 l'articolo 129a serviva anzitutto come strumento di prevenzione, intimidazione e controllo. Meno del 3% delle istruttorie aperte a causa dell' §129/129a si concludeva con una condanna, vale a dire che solo 38 dei 1362 indagati sono stati condannati. L'articolo permetteva tuttavia metodi speciali come perquisizioni, intercettazioni, sequestri, interrogatori e arresti durante le indagini che altrimenti sarebbero stati illegali.

Abbiamo invitato gli interessati al tema e alcuni gruppi di solidarietà di Magdeburg, dell'Italia e del Paese Basco che affrontano una repressione paragonabile senza farsi intimidire. Vorremmo analizzare insieme con loro le esperienze e le conseguenze della repressione. Quali sono le affinità, quali sono le differenze? Come possiamo aiutarci e appoggiarci sia nella lotta contro la repressione che nelle nostre attività politiche.

Anche a Monaco ci sono dei processi contro gli antifascisti. Questi puntano ovviamente all'intimidazione. Bisogna più che mai sviluppare progetti comuni per affrontare la repressione in modo da poter continuare la nostra lotta.