ASSEMBLEA NAZIONALE per un BILANCIO POLITICO della Campagna 270
Firenze, 20 maggio 2006

CRIMINALIZZAZIONE DEI MOVIMENTI IN EUROPA, IL CASO BASCO

Ci stiamo abituando a una nuova batteria di mezzi antiterroristi che proviene da differenti centri di potere: Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Stati Uniti, Unione Europea, Consiglio d'Europa, parlamenti statali, regionali…, che riducono spazi di libertà, criminalizzano i movimenti dissidenti e i militanti attivi, e in definitiva creano un nuovo stato di emergenza.

Nel caso basco, la situazione è allarmante. Anche in una nuova situazione, dopo la dichiarazione di ETA di cessate il fuoco, gli apparati dello stato mantengono la loro dinamica repressiva: oltre a rimanere intatta la struttura repressiva -leggi eccezionali, tribunali speciali- continuano a prodursi detenzioni segrete, ci sono nuove testimonianze di tortura a detenuti sotto le leggi antiterroriste, si riproducono gli atacchi contro il collettivo di 670 prigionieri e prigioniere politiche basche, i controlli stradali e la presenza militare nel territorio basco sono evidenti e prevaricanti, continuano i processi politici contro associazioni culturali, sociali, politiche, mezzi di comunicazione baschi…, si mantiene una politica di apartheid che mantiene fuori dal combattimento elettorale un importante spettro della società basca… . Il laboratorio repressivo basco prosegue intatto, mentre risulta essere il territorio più militarizzato dell'Europa Occidentale.

Precisamente, Europa Occidentale, organizzata intorno all'Unione Europea, e che si trova in una grave crisi istituzionale dopo il rifiuto di Olanda e Francia del trattato costituzionale. Sono state create Europol, l'ufficio europeo di polizia per lo scambio di informazioni, dati di ogni tipo, e la realizzazione di operativi polizieschi in tutta Europa, e la CEPOL, un'accademia di polizia europea. Si disegnano sistemi di informazione, meccanismi per la creazione di archivi informatici con ogni tipo di informazione relativa a persone legate con la delinquenza organizzat, inizialmente, però che poco a poco si è andati estendendo fino a non aver quasi nessun limite. Si stabilisce l'Euro-ordine. Con questa decisione si limita il diritto alla difesa della persona così detenuta e richiesta, essendo il provvedimento una mera formalità burocratica. Per mezzo dell'Euro-ordine spariscono meccanismi basilari per la difesa dei diritti umani, civili, politici e sociali dei cittadini europei, sparendo inoltre l'asilo politico alle persone che fuggono da conflitti, esterni o interni all'UE. Dall'altra parte si cerca l'uniformazione poliziesca e giudiziaria in materia penale per una cooperazione più stretta fra le distinte polizie, fra le autorità giudiziarie, e l'avvicinamento delle regole del diritto penale fra gli stati membri. Si introducono legislazioni antiterrorismo con questa volontà uniformatrice. Infine, il Consiglio dell'Unione Europea il 27 dicembre del 2001 adottava differenti mezzi contro il terrorismo fra cui si distingueva la creazione di liste di persone e organizzazioni "terroriste". In queste liste, si inclusero dall'inizio solamente persone basche e arabe oltre alle organizzazioni Batasuna, Gestoras pro Amnistia, Ekin, Haika-Segi, che stavano lavorando su differenti fronti -politico e istituzionale, solidarietà coi prigionieri politici, giovanile- sempre in forma pubblica e legale, insieme all'organizzazione armata e clandestina ETA.

Citiamo, anche se superficialmente, le contraddizioni che questa situazione ha generato:

- Le organizzazioni sono state sospese e molti dei loro membri sono rimasti in prigione in attesa di giudizio per quattro anni, tempo massimo di prigione preventiva nello stato spagnolo.
- Nello stato francese queste organizzazioni hanno potuto continuare col loro lavoro in forma pubblica e conosciuta, mentre nello stato spagnolo sono illegali.
- La base per l'inclusione di queste organizzazioni era l'accusa emessa da un giudice istruttore -Baltasar Garzón, giudice dell'Audiencia Nacional- che le accusava di terrorismo.
- Non c'è di fatto stato alcun processo contro gran parte di queste organizzazioni. C'è stato nel caso delle organizzazioni giovanili Jarrai-Haika-Segi. Il suddetto processo iniziò il 2 febbraio 2005 con 29 giovani al banco degli imputati. Dopo tre mesi, l'Audiencia Nacional -tribunale speciale spagnolo per i delitti di terrorismo- decise nella sua sentenza di condannare 24 degli accusati per il reato minore di "organizzazione illegale", con pene fra due anni e mezzo e tre anni e mezzo, considerando che il movimento giovanile "non è un'organizzazione terrorista". Questa decisione ha determinato un qualche cambiamento riguardo all'inclusione di Jarrai-Haika-Segi nella "Lista nera"? NO.
- Nella sua decisione 15453/01 del 18 dicembre 2001, il Consiglio dichiarò ufficialmente che sarebbe stato possibile ricorrere contro qualsiasi inclusione erronea nella lista. Senza dubbio, nella ratificazione del Trattato di Amsterdam i quindici stati membri dichiararono che le decisioni prese nell'ambito di Politica Estera e Sicurezza Comune non sarebbero state soggette al controllo del Tribunale di Giustizia dell'Unione Europea con sede in Lussemburgo. E' per questo che le organizzazioni colpite dall'inclusione in queste liste hanno presentato un ricorso davanti al Tribunale Europeo dei Diritti Umani contro i quindici stati membri -in quel momento- perché nell'ambito dell'Unione Europea non vedevano riconosciuto il loro "diritto a che il proprio caso sia valutato da un tribunale imparziale", un diritto riconosciuto dall'articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, oltre a vedersi colpiti i diritti di libertà di espressione e la presunzione di innocenza. SEGI e Gestoras pro Amnistia hanno ricorso anche davanti al Tribunale di Prima Istanza (TPI) della Comunità Europea, invocando il pregiudizio causato alla reputazione di dette organizzazioni dall'inclusione nella lista nera e esigendo risarcimento. I casi di SEGI e GESTORAS hanno generato un'importante contraddizione in seno all'UE per la mancanza di mezzi per opporsi alle sue decisioni, dimostando in più il carattere antidemocratico di questo tipo di costruzioni. Noruega impugnò queste liste perché includono gruppi difficilmente considerabili come terroristi e inoltre ciò interferisce nel suo ruolo di mediatore per la risoluzione di vari conflitti nel mondo.

Conclusione
L'Europa ha eretto un vero stato di eccezione, con la caratteristica, comune all'insieme delle decisioni degli strumenti stabiliti in questo contesto, di sottrarsi quasi totalmente a qualsiasi controllo democratico o giurisdizionale.

Il Partito Popolare spagnolo fu uno dei principali promotori di questi mezzi, internazionalizzando il conflitto politico del Paese Basco in chiave repressiva. Non si va a cercare nell'UE una politica di avvicinamento che faciliti la risoluzione del conflitto ma l'unica cosa che si va a fare è spingere sull'acceleratore in materia repressiva, cercando l'appoggio dell'UE a tutti i mezzi repressivi possibili per combattere la dissidenza basca. Questa linea è stata seguita successivamente dal nuovo governo del PSOE, anche se l'immagine di Zapatero ha dolcificato quella precedente di Aznar… per continuare facendo lo stesso.

Lo stato di eccezione non dichiarato nel Paese Basco è un autentico laboratorio della repressione nel centro dell'Europa, e potrà essere applicato ugualmente in altri paesi europei. Siamo coscenti che anche in Italia la situazione è grave.. Ci permettiamo di avanzare un avviso di allarme, dall'esperienza, di quello che Prodi farà in continuazione della linea tracciata da Berlusconi. Stiamo attenti, vediamo di conoscere le dinamiche repressive proprie di altri contesti prima che siano applicate nel nostro proprio contesto. Allora, sarà troppo tardi.

Vogliamo portarvi questa testimonianza da una delle comunità più criminalizzate dell'Europa Ovest.

Behatokia, Osservatorio Basco per i Diritti Umani
Julen Arzuaga, Avvocato