Spazio
Sociale Autogestito
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Antiautoritarismo |
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Antisessismo |
PINEROLO
2003. UN ALTRO MONDO É IN COSTRUZIONE
Pinerolo. Ridente cittadina ai piedi delle Alpi, nel nord-ovest dell'Italia.
Ci vivono 34.000 anime, che sembrano essere immerse in un mondo cristallizzato.
I giovani, alla sera, possono scegliere solo tra il trascorrere una
serata al pub con consumazione obbligatoria e lo stare a casa. Nessuno
spazio per concerti, nessuno spazio perché gruppi artistici,
politici o culturali possano incontrarsi; un solo spazio studi (la
biblioteca civica), un solo spazio per i gruppi musicali che vogliono
provare (la sala prove a pagamento).
Ed in tutto questo, una sempre più evidente frattura nella
società pinerolese, dove i giovani non parlano più con
gli anziani, dove i bambini non possono giocare all'aperto, se non
nei pochi parchi pubblici.
Tutto sembra ovattato. Le contraddizioni fanno parte di una realtà
lontana, che non tocca la gente, che non ci coinvolge. Gli immigrati
vengono visti come facenti parte del panorama locale. Torino, con
i suoi problemi, è lontana.
Ed è qui, in questa realtà edulcorata, dove però
le contraddizioni esistono, e soprattutto sono sentite sulla pelle
sempre e solo dai soliti, che è nata la proposta.
Decine di locali smessi. Vecchie fabbriche, vecchie case, scuole.
Locali in stato di abbandono un po'ovunque. Una società che,
proprio per la sua piattezza e stabilità, fatica ad incontrarsi,
a parlarsi, a fare politica, a socializzare, appunto.
E' da questa pazzesca contraddizione tra le contraddizioni, che ci
è balzata in mente l'idea.
Vogliamo sfondare il muro della normalità. Vogliamo svelare
le contraddizioni dove esse sono celate senza essere risolte. Vogliamo
riempire di colori il grigio che ci circonda, che ci avvolge, che
ci soffoca.
Ed è con questo grido nella nebbia che soffoca i cervelli atrofizzati
dai troppi discorsi della "politica" dei salotti, giocata
come spettacolo televisivo astratto e ruffiano, che noi diciamo: "ORA
BASTA". E' proprio questa frase, che otto anni fa venne usata
dal popolo del color della terra in Chiapas per gridare alle moltitudini
del mondo la loro rivolta, a spronarci nella nostra pratica quotidiana.
L'esperienza ci dice che l'unico modo per far tornare le persone alla
politica che fa dell'uomo e della donna, donne e uomini liberi, è
che ognuno la viva in prima persona, nella coscienza dell'importanza
della propria azione quotidiana nel proprio tempo e nel proprio spazio
(non è forse questa la politica?). Bisogna che partecipi, che
non deleghi passivamente ogni decisione agli altri, ma che prenda
ed assapori quella parte della vita, che è fatta di colori
e forme diverse, e per questo bella da scoprire.
Il grigio del clima si riflette sui muri delle case, quelle case che
ora sono vuote, figlie di una umanità che vive sugli sprechi,
e non sa usare quello che ha. Ora quelle case, quei palazzi riprenderanno
vita.
Vogliamo riempirli di progettualità e colori, di politica e
partecipazione. Vogliamo tornare a vivere, e con noi far tornare a
vivere la nostra città in una dinamica di interazioni, scambi
e partecipazione. E non ci dicano che sappiamo solo contestare e siamo
privi di idee propositive. Noi la nostra idea di società la
stiamo costruendo parlando, confrontandoci e lasciandoci mettere in
discussione da chi ha esperienze diverse dalla nostra, contaminandoci.
Ed è a partire da questo confronto che vogliamo far nascere
nuovi e reali spazi di libertà.
E ci opponiamo ad ogni schematizzazione. Noi siamo oltre ogni possibile
schema opaco e precostituito. Noi vogliamo colorarvi, e dirvi che
nella convinzione che UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE, ANZI IN COSTRUZIONE,
pretendiamo da questa società che si dice libera, delle nuove
opportunità di azione.
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Le
discriminanti individuate da tutti/e per il centro sociale sono:
Antifascismo
A Pinerolo ed in
tutt'Italia assistiamo ad una ripresa ogni giorno più esplicita
del riciclaggio della retorica fascista, che sfocia sempre più
spesso in azioni di intimidazione, vandalismi ed intolleranza. Sentiamo
quindi il bisogno di ribadire ancora una volta ciò che ci accompagna
da sempre nella nostra storia politica e personale: e cioè
la pratica quotidiana dell'antifascismo, come discorso sia culturale
che di militanza.
Crediamo che il neofascismo oggi sia un fenomeno complesso e che non
può prestarsi a facili semplificazioni. Fenomeni come Forza
Nuova ed altri gruppi affini hanno un loro perché, che affonda
le radici non solo nell'ignoranza, ma anche in una dinamica di emulazione
e di moda di gruppo, e/o di paura e contrapposizione verso il diverso.
Schierarsi contro una tale deriva sociale e politica è compito
di ognuna ed ognuno di noi.
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Antiautoritarismo
Volendo contrapporsi
ai germi dell'autoritarismo che troppo spesso hanno inquinato le pratiche
politiche di ogni schieramento, rifiutiamo ogni pratica verticistica
e ogni organizzazione che subordina l'individuo a se stessa. Al contrario
pensiamo invece che la presa di decisioni tramite consenso e la partecipazione
collettiva alla costruzione del centro sociale siano i presupposti per
creare relazioni diverse tra le persone ed aprire reali spazi di libertà.
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Autogestione
dello spazio
Il progetto è
quello di un luogo "restituito" alla città nel senso
più ampio del termine.
Il prenderci in carico uno spazio pubblico, potrà aiutarci nel
ridefinire una pratica comune che si opponga al processo di atomizzazione
ed impoverimento che ha ormai inglobato anche le dinamiche relazionali,
ed è una occasione concreta per chi come noi pensa che il vivere
in una città significhi anche partecipare attivamente , essere
protagonisti e non spettatori passivi di ciò che accade a livello
amministrativo, culturale e sociale.
Concretizzando questo discorso, a noi pare importante sottolineare il
momento dell'autogestione come esperienza non soltanto educativa ed
in grado di legare vissuti personali dei singoli ad un progetto, ma
anche come fondamento di una modalità diversa di approccio verso
la collettività ed il bene comune. L'assunzione di responsabilità
che nella gestione, nella fruizione e nell'organizzazione di questo
spazio, comporterà una serie considerevole di responsabilità,
significherà:
- saper essere creativi, attivi, propositivi e collaborativi
- saper accogliere, ascoltare, discutere e prendere delle decisioni
- saper essere coerenti con i propri progetti di partenza, pur
essendo disposti a modificarli in caso di necessità
- saper dar luogo ad esperienze significative in fatto di condivisione
dei saperi e di dialogo
- avere cura a livello pratico della struttura che ci ospita.
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Non-lucro
Il problema sul quale
vogliamo concentrarci è quello della autoproduzione del reddito
al di fuori del circuito alienante del lavoro. Creare un lavoro quindi,
che non rispecchi il classico schema padrone - salariato, ma che sia
una ricerca cooperativa ed una sperimentazione di una socialità
diversa, in grado di creare reddito condiviso. Creare legami sociali
attraverso una modalità diversa di intendere il lavoro.
Abbiamo individuato due tipologie di lavoro che potenzialmente potrebbero
interessare il futuro centro sociale.
Occorre infatti distinguere tra due possibilità lavorative che
sono rispettivamente il lavoro sociale su progetti, e l'istituzione
da parte di chi vuole o ne ha le capacità, di corsi più
o meno a pagamento.
Per quanto riguarda questa seconda possibilità lavorativa, è
evidente che la stessa idea di corso non è in grado di assicurare
una condivisione libera dei saperi, ma rientra nel classico schema che
vede una sorgente di sapere, che dietro compenso elargisce conoscenze
a chi non le ha. In più il tramite monetario mercifica il sapere,
rendendolo equiparabile a un prodotto da vendere. Convinti e convinte
che la libera circolazione del saperi e delle conoscenze sia la base
per una società diversa, non possiamo accettare questa forma
lavorativa all'interno del centro sociale.
Per quanto riguarda invece la prima possibilità, occorre fare
una precisazione. A nostro avviso infatti l'autoproduzione di reddito,
e quindi la creazione di lavoro, hanno due caratteristiche principali:
la struttura "a rete", e la caratteristica "sociale".
La struttura a rete è l'unica in grado di creare rapporti sociali
su basi egualitarie. Ogni nodo della rete ha infatti pari dignità
e pari possibilità di critica all'interno della struttura lavorativa.
La caratteristica di socialità invece assicura che tale lavoro
debba essere finalizzato alla creazione di relazioni sociali primarie;
un lavoro inserito nella società che si ponga come scopo un intervento
in grado di ripristinare relazioni laddove il panorama che ci si pone
davanti ne è assolutamente impoverito. L'applicazione dell'economia
neoliberista, attraverso un uso quasi religioso dell'individualismo
e la distruzione dei legami sociali preesistenti che questo comporta,
distrugge anche l'ambiente sociale in cui
ogni essere umano deve essere immerso per vivere bene. Opporsi a questa
deriva tramite l'autoproduzione di reddito, è il nostro obiettivo.
Un lavoro sociale a rete su progetti, quindi.
In questa prospettiva risulta importante anche sottolineare che in un
mondo nel quale la precarizzazione del lavoro, rende quest'ultimo deprivato
dei diritti condivisi nel xx secolo, mercificando il lavoratore, risulta
quantomai indispensabile sperimentare forme diverse di lavoro.
In questo modo la sperimentazione del lavoro diventa una vera e propria
pratica di resistenza all'economia neoliberista, e non può essere
considerata come "lucro", ma assimilata alla costruzione di
un mondo differente, basato su presupposti diversi.
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Antirazzismo
Crediamo
che i/le migranti attualmente vengano usati come risorse per il sistema
produttivo, facendo parte, loro malgrado, di quell'insieme di esclusi
(la stragrande maggioranza della popolazione) creato dal neoliberismo.
Come esclusi, essi non possono godere dei diritti di cittadinanza fondamentali.
Noi vogliamo partire invece da una logica diversa, che considera i/le
migranti come persone e come cittadini a tutti gli effetti, indipendentemente
dalla loro condizione "legale". Riteniamo fondamentale che
la società si apra ad un confronto e ad una contaminazione reciproca,
perché pensiamo che sia soffocante e degradante per il tessuto
sociale il dover vivere con la paura verso l'altro/a, rinunciando così
alla possibilità di un arricchimento reciproco portato da un
confronto sereno. L'unica via per uscire dalla chiusura della società
attuale, è quella che riporta le persone ad incontrarsi e parlare
anche con chi ha la pelle di un altro colore o proviene da una cultura
differente, spogliati dei pregiudizi reciproci.
L'intercultura quindi è, a parer nostro, l'unica strada per produrre
una reale sicurezza sociale, basata sul rispetto.
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I motivi
per cui scambi e confronti possono fallire nella loro autenticità,
sono purtroppo moltissimi. La vita sociale, strutturata com'è
su meccanismi di contrapposizione, competitività ed esclusione,
non può che produrre continue frustrazioni nelle relazioni.
Il sessismo si inserisce perfettamente nella logica di questa socialità
mortificante.
Noi ci opponiamo a qualsiasi pratica tesa a squalificare. In base ai
nostri principi, ogni differenza, anche la differenza di genere e l'identità
sessuale, deve poter essere nominata, esplicitata, vissuta nella sua
interezza. Per questo auspichiamo/vogliamo che il Niño possa
essere un luogo nel quale sperimentare relazioni non inficiate da pregiudizi.
Un luogo nel quale potersi esprimere senza correre il rischio di essere
giudicati e valutati sulla base della propria appartenenza sessuale.
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Primi
progetti
g[asp] - altrinformazione
sociale pinerolese
Per ragionare sui meccanismi dell'informazione e cominciare a parlare
di autoproduzione di informazione dal basso attraverso internet e tv
di strada.
Info: gasp@inventati.org
Sportello migranti.
Un sportello di servizi costruito dal basso con i/le migranti, per sfuggire
alle logiche assitenzialistiche e costruire contaminazione.
Laboratorio multimedia.
Un laboratorio aperto ad tutti, dove poter usufruire gratuitamente dei
servizi internet. Perché l'accesso alle tecnologie ed ai saperi
deve essere libero
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