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Le bombe fanno più notizia delle proteste: non so se sapete che nella 
  sola giornata di giovedì hanno arrestato 1300 persone che protestavano 
  per le strade
  di San Francisco. Anch'io ho passato la maggior parte della giornata per le 
  strade.
Nonostante nell'aria ci fosse una grandissima tensione, la maggior parte della 
  manifestazione è state totalmente non-violenta. Ho visto qualche episodio 
  di violenza da parte della polizia, che ha faticato parecchio a mantenere il 
  controllo della città. Qualcuno dice che hanno tirato pietre alla polizia, 
  purtroppo 
  fanno più notizia 2 persone che tirano pietre, che 20 mila che manifestano 
  pacificamente. Più volte sono rimasto faccia a faccia con i poliziotti, 
  e non è stato facile per me, che comunque tenevo una posizione piuttosto 
  defilata, mantenere la calma e non provocare i poliziotti. Ho evitato di cacciarmi 
  nei guai: le 
  leggi speciali che hanno varato dopo 11 settembre, sono molto dure per chi non 
  e' cittadino americano: in teoria potrebbero mettermi in galera senza alcun 
  motivo e tenermi lì per mesi senza neppure avere la possibilità 
  di parlare con un avvocato.
Ma andiamo con ordine.
L'ultimatum di Bush scadeva il mercoledì alle 5 del pomeriggio, ora 
  locale. A quell'ora sono in ufficio, e così sia io, che il mio capo, 
  abbiamo passato l'ultima parte della giornata lavorativa continuamente a guardare 
  su Internet se c'era qualche nuova notizia. Il mio capo, nonostante alle ultime 
  elezioni abbia votato 
  Al Gore e non Bush, e nonostante pensi che Bush sia un emerito cretino, in qualche 
  modo appoggia questa guerra, come del resto fa la maggioranza degli americani. 
  Lui sa che io sono totalmente contrario alla guerra. Prima di lasciare l'ufficio, 
  quando la guerra non era ancora incominciata, mi ha solo detto: 
  "Mi raccomando, non farti arrestare".
La guerra e' incominciata quando qui erano circa le 7 di sera. Non sapevo bene 
  cosa fare, ed ho deciso di andare in piscina a nuotare. Le strade erano 
  deserte, tutti davanti alla TV.
Mentre camminavo, un uomo di colore attraversa la strada e mi fa: "They started the war, huh?". L'unica cosa che sono stato capace a dire e': "Yeah".
Anche quando ci fu l'attacco alle torri gemelle, qui era mattino, decisi di andare in palestra. Anche quella volta la città era deserta, la palestra pure. La prima persona che mi disse qualcosa fu la ragazza all'uscita della palestra: "Have a nice day". Quella volta non sono stato capace a rispondere nulla.
Giovedì mattina mi sono svegliato presto, molto probabilmente a causa 
  del rumore di tre elicotteri che hanno continuamente sorvolato a bassa quota 
  la 
  città per tutto il giorno. Ogni tanto li sento ancora oggi e penso che 
  sarà un rumore a cui mi ci dovrò abituare.
Sapevo che ci sarebbero state delle proteste piuttosto dure, e c'era stata una prova generale qualche giorno prima, quando i dimostranti hanno bloccato 3 incroci in centro per un'ora, mandando letteralmente in tilt tutta la città.
Faccio una colazione veloce e decido di muovermi in bici. Mentre scendo verso 
  il centro, una macchina della polizia mi accosta, non ho mai avuto un buon feeling 
  con la polizia, ma il poliziotto, il primo giorno di guerra, non ha niente di 
  meglio che domandarmi se mi trovo bene con la bici col telaio in alluminio 
  e se ho mai provato il telaio in carbonio. Non sa ancora (e neanch'io me l'immagino) 
  che nel giro di mezz'ora lo chiameranno per andare a manganellare chi protesta. 
  Gli faccio capire che non me ne fotte un granché della bicicletta e gli 
  rispondo che no, non ho mai provato il telaio in carbonio.
Da distante inizio a vedere qualche manifestante su Bush e Powell che sta bloccando tutto il traffico proveniente dalla periferia verso il centro.
Ma preferisco andare a vedere cosa succede su Market: attorno a Market&Mongomery 
  vedo seduti in fila, trasversalmente alla strada con le gambe
  incrociate una decina di ragazzi, età media 20 anni, collegati l'uno 
  all'altro con dei tubi di acciaio che molto probabilmente, non so come, si sono 
  ingessati alle braccia. Devono aver passato tutta la notte per conciarsi in 
  quel modo. E poi non ho idea di come abbiano fatto ad arrivare lì: non 
  e' una zona residenziale, quindi devono essere arrivati a piedi dalla periferia. 
  Un altoparlante da una camionetta della polizia gli intima di liberare la strada 
  altrimenti li arrestano, ma neanche i poliziotti riescono a dividere quei ragazzi. 
  Dovrebbero arrestarli tutti assieme, ma in un furgone non ci starebbero. E' 
  stata un'idea fantastica.
Arrivano i pompieri con una sega elettrica, ma ci vorranno ancora delle ore 
  per sgomberare la strada. Sui marciapiedi una folla di dimostranti canta, urla 
  
  slogan, applaude. A loro volta, quelli sul marciapiede, quando la polizia avrà 
  arrestato i ragazzi del tubo, si siederanno in mezzo alla strada per farsi arrestare. 
  Ascolto due ragazzi davanti a me sul marciapiede che dicono: "Oggi non 
  ti fai arrestare?" - "No" - "Io sì tieni il mio orologio, 
  per favore". Soltanto in quel 
  tratto di strada a metà giornata ne avranno arrestati duecento. Li hanno 
  portati via sui bus della Muni, i bus di linea di San Francisco.
Mi rendo conto di non aver preso la macchina fotografica e che la bicicletta 
  e' solo un impaccio. Non so per quale motivo non amo fare foto, ma questa 
  volta e' diverso: a fine giornata avrò scattato 80 foto, un'enormità 
  per me. Quindi torno a casa per prendere la macchina fotografica. Mentre torno, 
  vedo 
  che altri incroci vengono via via bloccati dai manifestanti: Pine&Montgomery, 
  Market&First, Market&Freemont, Montgomery&Columbus, 
  Stockton&Sutter. La città è totalmente paralizzata.
Sulla segreteria telefonica di casa i miei capi mi hanno lasciato un messaggio 
  di non andare in ufficio perché i manifestanti hanno bloccato l'accesso 
  al 
  palazzo. In realtà non avevo ancora pensato che bisognava andare a lavorare, 
  ma adesso che lo so, voglio fare un salto davanti all'ufficio a vedere che 
  succede. Già altre volte ho utilizzato i loro messaggi di allerta, per 
  sapere dove e quando andare a manifestare.
A casa do uno sguardo veloce alle notizie su Internet, ovviamente sui siti 
  più importanti non si fa alcun accenno alla manifestazione. Una radio 
  locale, alle informazioni del traffico, non da' alcuna notizia che il traffico 
  e' completamente bloccato, quando oramai lo sanno tutti, ed e' ridicolo tenerlo 
  nascosto. 
  Appena riesco di casa , trovo un plotone di 30-40 poliziotti in tenuta da assalto 
  che si preparano per andare a sgombrare Bush & Powell, ad un isolato 
  da casa mia. Inizio a scattare foto.
Anche qui la polizia impiegherà ore a sgombrare l'incrocio: tra i manifestanti 
  c'e' una persona su una carrozzella a rotelle. Un'altra idea fantastica.
  Come fare ad arrestare uno su una carrozzella a rotelle?
Hanno dovuto far arrivare un mezzo speciale. In allegato c'e' una foto (P1.jpg), forse la foto più bella che ho fatto giovedì: i manifestanti seduti per terra in mezzo alla strada in primo piano, dietro la polizia, ed ancora più indietro la cable car ferma. Il cielo sereno come a Bagdad se lo sognano.
Intanto vengo a sapere che anche le autostrade sono bloccate: i manifestanti 
  hanno bloccato tutte le uscite. Ancora ieri sera ho visto gruppi di poliziotti 
  in 
  tenuta da combattimento a presidiare l'uscita di un'autostrada. Mi dirigo verso 
  l'ufficio ed ad ogni incrocio mi fermo a vedere cosa sta succedendo. 
  L'accesso al palazzo del mio ufficio e' completamente bloccato da una decina 
  di persone che non lasciano entrare nessuno. Strano, perché l'obiettivo 
  dei manifestanti e' bloccare il traffico, mentre l'accesso ai palazzi e' completamente 
  sgombro. Ma non mi lamento, così avrò occasione di andare tutto 
  il giorno a manifestare.
Verrò poi a sapere che nel mio palazzo ci sono uffici di una importante società che ha ricevuto numerose commesse dal Pentagono.
All'una del pomeriggio, mi chiama il mio capo per dirmi che hanno riaperto 
  l'ufficio. Faccio pranzo e poi, armato di macchina fotografica, alle due entro 
  in ufficio. Non passa neanche un'ora che dagli altoparlanti interni del palazzo 
  avvisano che una folla di manifestanti si sta avvicinando e che gli uomini della 
  
  security chiuderanno tutte le porte: chi e' dentro e' dentro, chi e' fuori e' 
  fuori. Mi precipito fuori e mi unisco al gruppo dei manifestanti che su Market 
  
  street si dirige verso il centro. Attorno alla terza strada veniamo fermati 
  dalla polizia che, visto il notevole gruppo di persone, decide dopo un paio 
  di minuti 
  di indietreggiare.
Vedrò ancora scene che non dimenticherò mai.
Due giovani, un ragazzo ed una ragazza, vengono trascinati in centro alla strada 
  dalla polizia per arrestarli: ma i due sono aggrappati l'uno all'altra ed i 
  
  poliziotti faticano a dividerli brutalmente. La ragazza ha un sopracciglio sanguinante, 
  penso che avesse un piercing che durante la colluttazione si e' strappato. Alla 
  vista di questa scena, la tensione diventa altissima. Una signora accanto a 
  me, che avrà avuto 50 anni, a questo punto si incazza col il poliziotto 
  di 
  fronte a noi e gli chiede se ha una figlia.
Ho allegato una foto (P11.jpg) di quando picchiano questa ragazza.
 Ad un altro incrocio (Market e la Sesta) i manifestanti vengono invitati dalla 
  polizia a sgombrare. Questa volta, appena il plotone della polizia parte 
  all'attacco, tutti si ritirano sui marciapiedi, mi viene in mente quando da 
  piccolo si giocava a quel gioco che somigliava a "CE l"HAI", 
  di cui non mi ricordo il nome "Rialzo?": sul marciapiede sei libero, 
  per la strada sei preso. E' drammatico pensare che in realtà tutta questa 
  Storia della guerra sia soltanto un grande gioco per adulti imbecilli. Come 
  si fa a bombardare fino ad incenerire completamente una città ed allo 
  stesso tempo i prigionieri vanno trattati bene da 
  ambo le parti, secondo le convenzioni internazionali? Dove sta la logica di 
  tutto ciò? Dove sta la logica di dire: sei sul marciapiede? sei libero 
  - sei per 
  la strada? ti arresto. Dove sta la logica quando Bush si e' congratulato che 
  il nemico non ha (per adesso) usato armi di distruzione di massa, perché 
  
  sono bandite dalle convenzioni di guerra, quando al tempo stesso stanno radendo 
  al suolo Bagdad?
 A parte questa breve digressione sulla logica della guerra, quando parte all'attacco 
  la polizia, tutti si ritirano sul marciapiede, tranne una signora con due
  bambini su un passeggino a due posti. Gran donna. Anche qui
la polizia rimane disorientata. Che fare? Arrestare la donna coi bambini?
 E dove mettono il passeggino? Arrestare solo la donna? E chi guarderà 
  i bambini? Discutono per un po' con la donna. Sembra quasi che la donna sia 
  rimasta intrappolata dalla manifestazione e che chieda aiuto ai poliziotti per 
  andare via, ma poi, appena i poliziotti liberano la presa e lei vede che ha 
  uno spiraglio 
  libero, parte di corsa in mezzo all'incrocio, e si fa una cavalcata strafottente 
  da una parte all'altra della strada. I poliziotti le corrono dietro, pur non 
  sapendo 
  cosa poter fare, finché la donna, nonostante cercassero di trattenerla, 
  riesce a salire su un marciapiede ed a confondersi in mezzo agli altri. Applausi. 
  
Vicino a me un ragazzo con un gessetto, proprio di fronte ad un poliziotto, scrive per terra "Dorks", babbei, e poi fa disegna una freccia in direzione di ogni poliziotto lì vicino. Il poliziotto di fronte a lui sorride.
In un altra occasione a fine giornata vedrò un altro poliziotto che 
  non ce la fa più e fa un lungo sospiro sbuffando. Non so se sbuffa perché 
  vorrebbe poter 
  alzare le mani su tutti quelli che gli stanno intorno, ma deve mantenere la 
  calma; oppure sbuffa perché anche lui a questa guerra non ci sta, ma 
  e' lì perché 
  hanno mandato.
Alle sei di sera mi unisco ad alcuni amici per una cena, ma alle 10, mentre 
  torno a casa, vedo ancora elicotteri sorvolare la città Verrò 
  poi a sapere che 
  qualche gruppo è andato avanti fino alle 11.
Il giorno dopo, venerdì ne arresteranno altri 800, ma ho passato la 
  maggior parte della giornata in ufficio. Sabato (ieri) c'e' stata una grande 
  manifestazione a 
  cui ho partecipato anch'io: 75 mila persone, che in confronto ai 3 milioni di 
  Roma, sembrano poche, ma per l'America sono tante visto che la maggioranza 
  degli americani appoggia questa guerra.
Oggi, domenica, sembra che sia una giornata tranquilla. Ma immagino che domani 
  non sarà cosi: negli occhi delle persone ho visto una determinazione 
  incredibile. Sono rimasto sorpreso dalla voglia e dalla sagacia tattica dei 
  ventenni che, essendo studenti, sono l'ossatura delle manifestazioni durante 
  i giorni feriali. Hanno messo continuamente in scacco i poliziotti, conoscono 
  molto bene le tecniche non violente, sono molto determinati a seguire i loro 
  ideali, e se necessario, si prendono la loro dose di botte. Molti paragonano 
  questo movimento a quello della guerra del Vietnam. Di sicuro questa guerra 
  cambierà 
  la storia, ma ho una gran fiducia in questo movimento che ha la possibilità 
  di cambiare l'America.
Dopo il piattume degli ultimi anni, spero che nasca un nuovo movimento culturale, nuova musica che ci faccia riflettere, nuovi ideali per cui lavorare.
Un abbraccio.
Franco.