2008.04.18



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#1

Per risolvere problemi paesi poveri non servono Ogm ma moderni programmi di coltivazione

"Gli Ogm non risolvono i problemi delle agricolture dei paesi piu' poveri, ne' sono la panacea della fame del mondo". E' quanto sostiene il presidente della Cia-confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi, in merito alla "situazione veramente esplosiva" in molte aree del pianeta sotto il profilo alimentare. "Non vorremmo - aggiunge Politi - che dietro i rincari di materie prime alimentari, come grano, riso, mais, ci fossero quelle multinazionali che spingono per le loro sementi geneticamente modificate". "La soluzione Ogm - rimarca il presidente della Cia - non è percorribile. Credo che bisogna percorrere altre strade. Occorre prima di tutto abbandonare il vecchio tipo di cooperazione internazionale che puntava solo sull'assistenza verso i poveri della terra". Sec ondo Politi, quindi, bisogna "aiutare i paesi poveri a migliorare le loro agricolture attraverso seri e moderni programmi di coltivazione. Solo così si possono accrescere le produzioni".

"Il forte aumento delle coltivazioni Ogm nel mondo sotto le pressioni delle multinazionali non solo non ha risolto il problema della fame, ma ha anche aggravato la dipendenza economica dall'estero di molti paesi in via di sviluppo". E' quanto afferma la Coldiretti in riferimento all'allarme lanciato dalla Fao sugli effetti nei paesi poveri dell'aumento dei prezzi e della riduzione mondiale nelle scorte di cereali. "Nel mondo - spiega la Coldiretti - ci sono 854 milioni di persone che soffrono la fame, un numero che non è mai calato dal 1990-1992 mentre nello stesso periodo si è avuto un forte incremento delle superfici coltivate con organismi geneticamente modificati (Ogm) che hanno raggiunto i 114 milioni di ettari". "La diffusione di queste coltivazioni ogm nei paesi poveri - conclude la Coldiretti - si concentra peraltro sopratutto su produzioni destinate all'esportazione che non riforniscono il mercato interno dove lasciano una situazione aggravata dalla perdita di varietà locali e in generale della biodiversità".