54718Poliziotto condannato per violenze e abuso d’autorità durante le giornate dell’Esercito del 2007. Una goccia nel mare della repressione. 

Vi ricordate l’ultima settimana di novembre del 2007?

L’armata elvetica era scesa in forze a Lugano in una sorta di “operazione simpatia” per mostrare la potenza di fuoco del “glorioso esercito svizzero”. Incontri pubblici, esposizioni, un FA18 sul lago che perdeva carburante, bambini abilitati all’uso delle armi e una parata celebrativa sul lungolago luganese.

Un coordinamento formato da decine di gruppi, collettivi, associazioni e individualità, costruì una serie di controproposte: serate di riflessione, proiezioni, discussioni, atelier e azioni sul tema dell’antimilitarismo e, in occasione della parata domenicale, organizzò una giornata d’azione burlesca con animazioni proposte dalla pacifica clown-army, per ironizzare sulla marzialità del momento.

Ma il senso dell’ironia non abbondava in chi gestì l’organizzazione della giornata; un ingente dispositivo di polizia, coadiuvato da personale dell’esercito, represse duramente.
L’osservatorio AntiRepressione ticinese registrò un uso massiccio di violenza fisica, verbale e psicologica nelle strade e all’interno della centrale di polizia, dove vennero trasferiti gli undici “pagliacci” fermati. Una passante venne irrorata di gas urticante, una fotografa francese venne minacciata e malmenata (con una ginocchiata sul volto) da un ufficiale dell’esercito. Il processo, tra mille ricorsi, è ancora in corso. Di fronte alla sede della polizia (via Bossi), gli agenti risposero caricando i manifestanti alle spalle, ignorando il principio di proporzionalità. Le violenze e gli insulti continuarono poi nella centrale di polizia.
Ragione per cui, con il supporto di un team d’avvocati vennero depositate al ministero pubblico cinque denunce (da parte di singoli e con il sostegno dell’Anti-Rep) contro l’operato degli agenti, del corpo di polizia e del graduato militare: aggressione, abuso d’autorità, sequestro di persona, lesioni gravi e subordinatamente semplici.

Sono passati sette anni e qualche risultato inizia ad arrivare.
Dopo che le denunce ai manifestanti sono terminate in sentenze di non luogo a procedere, il procuratore pubblico ha emesso un decreto d’accusa contro un agente della Polizia Comunale di Lugano. Ritenuto colpevole di lesioni semplici e abuso d’autorità, aveva provocato la rottura dell’ulna allo scopo di recar danno ad un mediattivista che stava documentando gli eventi senza ostacolare le operazioni di polizia. La Lesione venne inferta in seguito alla minaccia, pronunciata dall’attuale capo della polizia di Locarno, che “prometteva” al mediattivista di spaccargli la telecamera.
L’agente è stato condannato a una multa, sospesa con la condizionale, e al pagamento delle spese legali, mediche e delle tasse di giustizia.

Una piccola goccia in un panorama repressivo sempre più preoccupante.

Se, supportati da una rete come quella dell’AntiRep, difendersi dalla violenza istituzionale, mediatica e poliziesca risulta difficile, diventa praticamente impossibile per tutti quei migranti che subiscono regolari violenze e abusi da parte delle forze dell’ordine. Lo strumento repressivo è sempre più utilizzato nei confronti di chi dissente, come documenta l’accanimento contro chi ha osato contestare il procuratore Caselli in visita a Lugano.

Sempre al fianco delle compagne e dei compagni sotto attacco della repressione,
le lotte non hanno confini!

CS()A il Molino / gruppo AntiRepressione Ticino

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